user preferences

italia / svizzera / vari / documento politico Monday August 03, 2020 17:43 byAlternativa Libertaria/FdCA

La pandemia determinata dal virus Covid-19 sembra, almeno sul continente europeo, in via di attenuazione benché continuino ad apparire sempre nuovi focolai di infezione e sul futuro penda l’incertezza di una possibile e paventata nuova ondata nel periodo autunnale; al momento la diffusione del virus colpisce, sia per contagiati che per vittime, soprattutto il continente americano con la massima espansione proprio in quei paesi come gli Usa ed il Brasile dove i rispettivi presidenti ne avevano minimizzato la pericolosità in maniera superficiale ed irresponsabile. E ovunque la gestione della pandemia aggrava le condizioni delle classi subalterne e delle categorie sociali più deboli.

La risposta di classe dei diversi governi

Dovunque i governanti, di qualsiasi tendenza politica, sono stati costretti ad interventi sulla filiera produttiva ed a varare delle misure di sostegno alla popolazione in buona parte confinata nelle proprie abitazioni. Così è stato anche in Italia, in una situazione sempre più difficile e spesso drammatica, mentre il sistema sanitario mostrava tutte le proprie deficienze prodotte dai tagli degli ultimi decenni e si reggeva sull’impegno dei lavoratori e delle lavoratrici del settore. Il governo Conte, come tutti i governi, è intervenuto con provvedimenti determinati da precise scelte di classe; ci riferiamo in primo luogo alla spinta degli imprenditori che, soprattutto al nord, ha visto il protrarsi della produzione pure in industrie non essenziali per la popolazione e con gli operai costretti a lavorare senza adeguate protezioni mettendo a rischio la propria salute. Anche sul fronte delle misure di sostegno si è vista la differenza tra bonus che, benché di entità limitata, sono stati erogati velocemente a liberi professionisti, piccoli imprenditori, commercianti, e la cassa integrazione in deroga giunta ai lavoratori dipendenti spesso in tempi biblici. Per non parlare dell’esercito dei lavoratori in nero che in questo paese rappresentano milioni di lavoratori che non stati presi in considerazione con contributi economici di alcun tipo. Ma di fronte a segnali di rivolta sociale anche questo governo ha dovuto prendere alcuni provvedimenti urgenti come il momentaneo blocco dei licenziamenti – sostenuto in pratica dal ricorso massiccio alla cassa integrazione – e la messa a disposizione dei Comuni di limitati fondi per la povertà.

La terza fase come accelerazione di uno sviluppo forsennato

Con l’inizio della cosiddetta terza fase, cioè la riapertura di tutte le attività produttive, culturali, sociali, la situazione è sembrata normalizzarsi. Ma non è così. Il padronato, Confindustria in testa, dopo il periodo più difficile attraversato nei mesi di marzo ed aprile in cui chiedeva ipocritamente l’aiuto dei lavoratori (“siamo tutti sulla stessa barca”), ha alzato la voce chiedendo un ridimensionamento dei contenuti normativi dei contratti nazionali, una ulteriore flessibilità e deregolamentazione dei rapporti di lavoro, mano libera nello sfruttamento dei dipendenti (oggi chiamati “collaboratori”).

Le ultime misure del governo in fatto di appalti e grandi opere di fatto rispondono alla necessità di ripartire, come prima e più di prima, in uno sviluppo forsennato, slegato da qualunque logica territoriale. Davvero un bel segnale di fronte all’emersione dei disgustosi casi di frode registrati anche in questi ultimi drammatici mesi.

Lucrare sulle catastrofi

D’altronde, lucrare sulle catastrofi è una frontiera del capitalismo da tempo all’interno del nostro orizzonte. Rapidamente tramontata ogni ipotesi di ripensamento in ambito ambientale che vada oltre il bonus per l’efficientamento energetico delle abitazioni private, il capitalismo nostrano cerca di riprendere la sua corsa forsennata, come se nulla fosse successo e fosse solo il caso di recuperare il tempo perduto.

E se tutti gli indici, pur variabili, danno una forte flessione della produzione, la risposta sarà come sempre sulla pelle dei lavoratori, e, se e quando i soldi promessi dall’Unione Europea arriveranno, non saranno sufficienti né a rilanciare i consumi né a tutelare i lavoratori.

Al netto dei teatrini elettorali, a settembre, con lo sblocco dei licenziamenti e la cessazione della cassa integrazione in deroga, la crisi sociale rischia di farsi drammatica, acuita inoltre dal problema della casa e dagli sgomberi che rischiano di moltiplicarsi per l’incapienza dei disoccupati e degli stessi lavoratori poveri la cui fascia si sta sempre più allargando, dal venire meno delle risorse delle amministrazioni locali a sostegno delle fasce più deboli. Ma questa estate già rischia di travolgere anche quei settori dei servizi, commercio e turismo che finora aveva trovato spazio di sopravvivenza, anche se spesso con ricorso strutturale allo sfruttamento stagionale sempre più esacerbato. Per non parlare del settore agricolo, dove la sanatoria in corso non solo non sta contrastando minimamente il caporalato e la gestione semischiavistica di molte delle nostre campagne, ma non ottiene neanche l’effetto minimo di emersione dalla clandestinità, ma si configura come una operazione di cassa e sciacallaggio istituzionale.

Sostenere obiettivi di classe, ambientali e sociali e contrastare la deriva di destra, fascista e razzista.

In una situazione politico istituzionale in cui l’emergenza ha reso pressoché superflua anche la finzione parlamentare, ridotta a espressione di lobby d’affari, in cui la questione sociale viene agitata prevalentemente dalla destra, e in cui la lettura sovranista della crisi rischia di travolgere anche ampi settori della sinistra, tanta attenzione deve invece essere fatta ai tentativi di convergenza e allargamento delle richieste e rivendicazioni di classe, ambientali e sociali che cercano di emergere nonostante la riduzione ormai strutturale degli spazi di agibilità politica.

Contro ogni tentativo di strumentalizzazione delle richieste sociali che possono aprirsi a pericolose derive di destra, occorre essere pronti a sostenere e difendere all’interno dei movimenti sociali e di quanto si potrebbe verificare nei prossimi mesi, obbiettivi chiari e di classe che vedano al primo posto la difesa delle condizioni di vita e di lavoro di chi abita questo paese. Difesa delle condizioni di vita che passa anche dal blocco degli sfratti e degli sgomberi delle abitazioni, dal diritto allo studio, dal ripristino di una sanità pubblica efficiente, da una riduzione dell’orario di lavoro far per ripartire l’occupazione assieme ad adeguati aumenti salariali, da una lotta al precariato in tutte le sue forme introdotte dalle leggi degli ultimi decenni, dal riconoscimento dei diritti sociali a tutte le persone che vivono e lavorano nel nostro paese. Mantenendo alta la partecipazione e la vigilanza antifascista e antirazzista in ogni ambito di mobilitazione che sia sociale, sindacale o politica. Rinnovando la prospettiva di superamento del capitalismo, un modello che mai come in questa fase storica appare efficiente solo per soddisfare l’avidità di pochi, dimostrandosi totalmente inadeguato nel far fronte ai bisogni di tutti gli esseri umani e del pianeta.

107° Consiglio dei Delegati di Alternativa Libertaria/fdca

Reggio Emilia 12/07/2020
italia / svizzera / storia / opinione / analisi Monday July 20, 2020 22:21 byLucio Garofalo

19 anni or sono, il 20 luglio del 2001, Carlo Giuliani era solo un ragazzo di 23 anni. Era nato nel 1978, un anno di straordinari cambiamenti intervenuti nella società italiana, anzitutto sul fronte dei diritti e delle libertà civili e del costume...

Carlo Giuliani, un ragazzo ribelle

19 anni or sono, il 20 luglio del 2001, Carlo Giuliani era solo un ragazzo di 23 anni. Era nato nel 1978, un anno di straordinari cambiamenti intervenuti nella società italiana, anzitutto sul fronte dei diritti e delle libertà civili e del costume. Si pensi solo a due leggi di fondamentale rilievo storico promulgate in quell'anno: la legge 180 del 13 maggio 1978 (giusto per la cronaca, 4 giorni dopo gli omicidi, di matrice mafiosa e brigatista, del Compagno Peppino Impastato e del leader democristiano Aldo Moro), meglio nota come Legge Basaglia, che prese il nome da Franco Basaglia, il fondatore del movimento "Psichiatria Democratica" in Italia ed uno dei principali artefici di quella riforma psichiatrica che intervenne a legiferare su una materia assai delicata e controversa come gli "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori" (in pratica, la Legge Basaglia abolì l'abominio incivile e disumano dei manicomi); la legge 194 del 22 maggio del 1978, che regolamentava la "interruzione volontaria di gravidanza". In altri termini, si trattò di due conquiste di civiltà giuridica e progresso della nostra società, su cui sarebbe opportuno avviare un percorso approfondito e serio per vagliare, accertare e monitorare limiti e criticità prodotte da un'applicazione distorta, scorretta e parziale dei succitati provvedimenti di carattere giuridico, che hanno legiferato su aspetti non insignificanti della vita civile del nostro Paese. In ogni caso, il 1978 costituì un anno eccezionale per svariate e molteplici ragioni storiche, politiche, culturali, per i preziosi rinnovamenti sorti nella sfera dei rapporti e delle consuetudini di vita in Italia, dopo un decennio più che vivace ed intenso, iniziato nel 1968 e segnato da vaste mobilitazioni e da contestazioni di massa, da accese rivendicazioni sul terreno politico e sociale, espresse in termini radicali da un movimento di lotta di origine generazionale, ma anche di classe, che non si era mai visto di tale entità e portata in Italia, un'ondata di rivolte studentesche e lotte operaie che investì diverse nazioni quali la Francia e la Germania su tutte. Dopo le sommosse giovanili insorte nel 1968 e nel 1977, l'apice e, nel contempo, l'inizio del declino e del riflusso storico e politico-culturale della società italiana, coincisero proprio nel 1978. Da quel momento "debuttarono" gli anni del disimpegno civile, del ripiegamento individuale nella sfera esistenziale del privato, del cosiddetto "edonismo reaganiano": gli anni Ottanta. Sorvolo sul periodo, che ha registrato una successione di mode e fenomeni socio-culturali più futili e frivoli, all'insegna del conformismo esistenziale e del consumismo di massa. Bisognerà attendere proprio la fine degli anni Novanta e l'inizio del 2000 (direi fino al luglio del 2001, o 2002, con il Social Forum di Firenze), per assistere ad una nuova ondata di lotte, di proteste e proposte messe in campo da imponenti movimenti di impronta sociale e politica di massa, ossia il "Popolo di Seattle", meglio noto come "movimento no-global", poi ribattezzato "movimento dei movimenti". All'indomani dei luttuosi avvenimenti del luglio 2001, durante il G8 di Genova, con l'assassinio del giovane Carlo Giuliani (il 20 luglio di 19 anni fa), le botte e le violenze di piazza da parte delle forze dell'ordine, i massacri di stampo cileno nella Scuola Diaz, la notte del 21 luglio, con l'irruzione dei Reparti mobili della Polizia di Stato e il supporto operativo dei Carabinieri, gli atti di tortura subiti da vari manifestanti nella caserma di Bolzaneto, dopo tutto ciò, temo che le passioni civili e politiche di tanti si spensero assieme alla vita di Carlo ed alle speranze dei numerosi attivisti e simpatizzanti del movimento, provenienti da diverse nazioni, per dar vita ad una grandiosa, irripetibile esperienza politica e civile di massa. L'ultima alla quale io mi convinsi ad aderire ed avallare senza esitazioni, né indugi, con risoluto, sincero entusiasmo giovanile, con il bagaglio delle passioni e dei valori ideali condivisi da vaste moltitudini di ribelli.

Lucio Garofalo
italia / svizzera / scuola e università / opinione / analisi Friday June 26, 2020 17:09 byLucio Garofalo

Io sono un maestro di scuola primaria, e non un docente universitario, per cui posso garantire che i danni arrecati dalla didattica a distanza in questo segmento, e direi in tutto il primo ciclo dell'istruzione, sono notevoli. C'è chi, invece, ripete come una sorta di mantra spirituale la tesi propagandista che la DaD avrebbe "salvato la scuola" dall'emergenza pandemica...

"La DaD ha salvato la baracca"?

Io sono un maestro di scuola primaria, e non un docente universitario, per cui posso garantire che i danni arrecati dalla didattica a distanza in questo segmento, e direi in tutto il primo ciclo dell'istruzione, sono notevoli. C'è chi, invece, ripete come una sorta di mantra spirituale la tesi propagandista che la DaD avrebbe "salvato la scuola" dall'emergenza pandemica. Io so solo che c'è chi ha lavorato sodo, per non sortire granché dai propri alunni, ed a parità di retribuzione, e chi si è "grattato la schiena", per dirla senza peli sulla lingua, percependo regolarmente lo stipendio. Direi che è la prassi vigente anche nella realtà quotidiana di chi vive la scuola in presenza, e direi in tutto il mondo del lavoro: "Fantozzi docet". Ma non è il punto centrale del ragionamento. Non mi interessa il "divide et impera" tra i lavoratori della scuola. Dicevo che c'è chi si dimostra convinto, in buona o in mala fede, che "la DaD ha salvato la scuola". Io dico che ha mortificato, in misura ulteriore, i valori della cultura, della democrazia e della giustizia. Ma non è nemmeno questo l'elemento cruciale della mia riflessione, che non è inficiata da umori personali, né da preconcetti. Il nodo centrale è di natura didattico-educativa e, quindi, culturale. È quasi un assioma apodittico, tale è la sua evidenza, che la DaD non abbia sortito risultati di rilievo sul versante pedagogico e culturale. Nella migliore delle ipotesi, la DaD ha tamponato il vuoto che si è generato in seguito ad una crisi epidemiologica di portata planetaria. Il ricorso agli strumenti digitali è stato utile forse per ricucire un legame virtuale con alcuni allievi, specie i più piccoli e fragili. In alcune situazioni virtuose, quanto eccezionali, la DaD ha mantenuto le classi in relazione telematica ed ha favorito un dialogo tra i docenti e i loro discenti. Ed è stato un bene. Io stesso ho impiegato varie forme di didattica a distanza, anzitutto per ripristinare un rapporto di dialogo ed empatia con gli alunni. Ma non tutti i bambini e le loro famiglie hanno avuto la possibilità di disporre degli strumenti (tecnici, economici, umani e culturali) per poter seguire in maniera efficace le attività didattiche on-line. Ma non è soltanto la questione dei dispositivi digitali in comodato d'uso gratuito a beneficio delle famiglie più bisognose (specie le più numerose), o di connessione alla Rete web. È anche e soprattutto una distanza di origine socio-economica, che si ripercuote a livello culturale, ed è riconducibile ad un profondo divario di classe, di status socio-materiale, che esiste al di là della didattica in remoto, ed è una contraddizione insita nella realtà iniqua del sistema capitalista vigente, che si riflette nelle dinamiche della scuola in presenza, o a distanza. Chi potrebbe negarlo? In classe, un valido insegnante, magari provvisto di qualità umane, morali ed intellettuali, intrise di cultura, di estro creativo, prestigio carismatico ed autorevolezza, di sensibilità e di empatia, avrebbe le potenzialità per riuscire a colmare o almeno a ridurre il divario sociale e culturale tra gli allievi, mentre la DaD concorre solo ad accrescere le distanze. In termini astratti, un tipo di didattica proposta in modalità on-line potrebbe servire ad infondere un ricco bagaglio di nozioni didascaliche, nella migliore delle ipotesi. Ma con chi è studioso di suo. Non a caso, i corsi di recupero e/o di integrazione degli apprendimenti, che dovranno attivarsi nel prossimo mese di settembre, sono la spia che tradisce i limiti e le carenze innegabili derivanti dall'esperienza, fallimentare, della didattica digitale. Ne sono convinto.

Lucio Garofalo
italia / svizzera / scuola e università / opinione / analisi Saturday June 13, 2020 18:18 byLucio Garofalo

L'improvvisa emergenza epidemiologica, dovuta al Covid-19, ha finito (temo) per infliggere il colpo di grazia agli ultimi baluardi o fermenti di resistenza di qualsiasi forma di sapere autentico, vale a dire di matrice umanistica, nella realtà della scuola, oramai asservita a logiche di segno aziendalistico ed al dominio ostentato della burocrazia e delle tecnologie digitali, in funzione degli interessi più luridi del mercato del lavoro e del profitto capitalistico...

Un'esperienza maturata sul campo. Anzi, sul monitor...

L'improvvisa emergenza epidemiologica, dovuta al Covid-19, ha finito (temo) per infliggere il colpo di grazia agli ultimi baluardi o fermenti di resistenza di qualsiasi forma di sapere autentico, vale a dire di matrice umanistica, nella realtà della scuola, oramai asservita a logiche di segno aziendalistico ed al dominio ostentato della burocrazia e delle tecnologie digitali, in funzione degli interessi più luridi del mercato del lavoro e del profitto capitalistico. Le tecnologie digitali vengono imposte come uno strumento di alienazione e di asservimento del soggetto, e non di emancipazione, come dovrebbe essere, per cui io non mi adeguo ad un modello di sviluppo spacciato in termini di un "progresso", che è un falso progresso e che in realtà si rivela come una forma strisciante di schiavismo nuovo, camuffato dietro un paravento ipocrita ed elegante di modernità. Ci hanno imposto un'aberrazione, un ossimoro, la DaD, sotto la pressione psicologica di una psicosi collettiva scatenata da una grave pandemia. Il prolungarsi della didattica digitale è stato logorante ed estenuante per tutti: alunni, genitori e docenti. Ebbene, meno male che è finita! Spero che si ritorni in aula, alla scuola in presenza, in quanto è l'unica forma di scuola che, nel bene e nel male, è formativa, è viva e stimolante, è l'habitat naturale di un pensiero critico e di una crescita integrale della personalità umana, in quanto consente agli studenti di socializzare tra loro e con gli insegnanti in maniera emotiva, dialettica, vitale ed empatica. La DaD, nella migliore delle ipotesi, può servire solo a trasmettere qualche arida ed insulsa nozione di tipo didascalico. Questa è la mia più sincera opinione, elaborata alla luce di un'esperienza che ho maturato sul campo. Anzi, sul monitor.

Lucio Garofalo
italia / svizzera / scuola e università / opinione / analisi Tuesday May 26, 2020 21:06 byLucio Garofalo

Ormai siamo alla conclusione di un anno scolastico anomalo e temo che i bambini siano esausti. Sarò una sorta di bastian contrario, ma è già tanto se gli alunni hanno avuto la pazienza di seguire fino ad oggi la DaD. Secondo me, la didattica digitale non è efficace, tutt'altro. Anche se numerosi presidi propugnano e sponsorizzano la DaD. E persino qualche collega "fanatica".

Una riflessione sincera sulla DaD

Ormai siamo alla conclusione di un anno scolastico anomalo e temo che i bambini siano esausti. Sarò una sorta di bastian contrario, ma è già tanto se gli alunni hanno avuto la pazienza di seguire fino ad oggi la DaD. Secondo me, la didattica digitale non è efficace, tutt'altro. Anche se numerosi presidi propugnano e sponsorizzano la DaD. E persino qualche collega "fanatica". Da settembre, con la speranza che si riparta in una situazione vicina alla normalità, si potrà recuperare. Piaccia o meno, la DaD ha fallito in modo clamoroso ed eclatante. Con la DaD non si può più andare avanti: è noiosa, monotona ed alienante. Pure con le videolezioni i bambini e i ragazzi si addormentano. Chi si professava contrario alla DaD, ha cambiato idea da un giorno all'altro. Un livello di coerenza assai scarso e ridicolo. La nostra categoria ha una credibilità pari a zero. È per questa ragione che ci prendono a pesci in faccia. La DaD costituisce un grave vulnus pedagogico, un precedente serio e pericoloso, che si ritorcerà contro di noi, equiparando i docenti ad uno status impiegatizio. Nel futuro ce ne accorgeremo, ma a nostre spese, ossia quando i dirigenti scolastici potranno imporci la DaD in qualsiasi momento, nei vari periodi di sospensione delle attività didattiche svolte in presenza. E ci tratteranno alla stregua dei colletti bianchi, bensì sottopagati. Anzi, già siamo trattati in tal guisa, se non peggio. Il discorso non si riferisce alla situazione che si è determinata in seguito alla grave emergenza sanitaria, per cui si è avviata la DaD in quanto soluzione "tecnica" tampone, ma solo grazie al nostro volontariato, va ricordato, che alcuni dirigenti scolastici hanno presentato, come al solito, in termini di un obbligo, che non c'è. Il problema si proietta in futuro, allorquando la DaD sugellerà l'ultimo passaggio verso uno stato giuridico da impiegati, quale già siamo visti da molti (dirigenti, genitori ed utenti vari). Mi preme ricordare che la nostra non è una mera professione impiegatizia, bensì una funzione intellettuale assai speciale, da non confondere, però, con una "missione religiosa". Il tutto è calato dall'alto, senza un minimo di discussione e di condivisione collegiale da parte dei docenti, che vivono ogni giorno la realtà concreta della didattica (in presenza oppure a distanza). Ebbene, abbiamo vissuto un precedente grave e preoccupante. Ce ne accorgeremo solo quando sarà troppo tardi. Senza nemmeno sfiorare la questione, assai delicata, della privacy e delle piattaforme digitali (quelle che il MIUR ha sponsorizzato ufficialmente e che fanno capo al colosso Google), che fanno lucrare una multinazionale privata. Un tema a dir poco spinoso e controverso. Così come scottano altri argomenti che non sto qui a sollevare solo per ragioni di spazio e di tempo. Ma una cosa è certa: la messa in atto della DaD ha fornito il pretesto che tanti (dirigenti scolastici, nonché funzionari del MIUR) attendevano da tempo per un ultimo passo verso la subordinazione totale e definitiva del corpo docente in un mero ruolo impiegatizio. Senza offesa per costoro, la professione del docente è di tipo intellettuale ed è molto speciale, in quanto ha lo scopo di educare le menti dei più giovani ad uno spirito critico, ad una capacità di analisi e di giudizio, ad un'attitudine al discernimento e al pensiero libero. Ed è l'esatto contrario di una mansione di ordine impiegatizio.

Lucio Garofalo

This page has not been translated into 한국어 yet.

This page can be viewed in
English Italiano Català Ελληνικά Deutsch



Italy / Switzerland

Fri 29 Mar, 02:44

browse text browse image

francesco_mastrogiovanni.jpg imageΟ ηθελημένος θάν^... May 25 21:42 by Αργύρης Αργυριάδης 0 comments

textUnificare le lotte Mar 18 06:36 by AL/FdCA 0 comments

textSostieni il documentario "Quando i Papi avevano la coda" Mar 12 02:48 by Papicoda produzioni 0 comments

textRecovery Fund in salsa lombarda Jan 31 20:47 by Alternativa Libertaria/FdCA 2 comments

textNuovo numero de "Il Cantiere" Jan 31 20:43 by Alternativa Libertaria/FdCA 0 comments

textGli anarchici e l’occupazione delle fabbriche del 1920 Jan 26 06:25 by Alternativa Libertaria/FdCA 1 comments

textNumero di dicembre de “il Cantiere” Jan 08 05:08 by Alternativa Libertaria/FdCA 0 comments

textTre linee di risposta Jan 08 05:04 by Alternativa Libertaria/FdCA 0 comments

textÈ Uscito Il Primo Numero De "Il Cantiere" Sep 19 19:21 by Alternativa Libertaria/FdCA 0 comments

460_0___30_0_0_0_0_0_carlo_cafiero.jpg imageCarlo Cafiero Sep 04 20:20 by Dmitri (republishing) 0 comments

textSta andando come prima anzi peggio Aug 03 17:43 by Alternativa Libertaria/FdCA 0 comments

textCarlo Giuliani, un ragazzo ribelle Jul 20 22:21 by Lucio Garofalo 0 comments

textLa DaD (didattica a distanza) ha salvato la "baracca"? Jun 26 17:09 by Lucio Garofalo 0 comments

textUn'esperienza maturata sul campo. Anzi, sul monitor... Jun 13 18:18 by Lucio Garofalo 0 comments

textUna riflessione sincera sulla DaD May 26 21:06 by Lucio Garofalo 0 comments

videoAnarquismo, organização e o covid na Itália Apr 06 07:52 by Bloco A 0 comments

41361235_188643928724116_5568968783120812821_n1.jpg imageFasciocapitalismo e Antifascismo Apr 04 06:06 by Alternativa Libertaria/fdca 0 comments

_111366331_gettyimages1207345948.jpg imageLotta di classe al tempo del corona virus Mar 29 18:52 by Igle 0 comments

cnla.jpg imageΕθνική Σύνοδος Α_... Oct 22 19:48 by Guido Barroero 0 comments

textA proposito del tema della violenza Jul 23 17:13 by Lucio Garofalo 0 comments

d1a7tr8844d17b000345539be5273f2110f598.gif imageIn memoria di Carlo Giuliani e degli avvenimenti del G8 Jul 22 00:21 by Lucio Garofalo 0 comments

Donato Romito (1954-2018) imageCiao Donato ! Jan 18 09:16 by FdCA 0 comments

Donato Romito (1954-2018) imageA propos du départ prématuré de notre compagnon et ami Donato Romito Jan 17 20:52 by Anarkismo 0 comments

460_0___30_0_0_0_0_0_donato_romito.jpg imageDonato Romito (1954-2018) Jan 17 16:29 by anarkismo.net 0 comments

Donato Romito (1954-2018), pintando un cartel durante el encuentro anarquista de St. Imier, Suiza, Agosto 2012 imageSobre la prematura partida de nuestro compañero y amigo Donato Romito Jan 17 03:15 by Anarkismo 0 comments

Donato Romito (1954-2018), painting a banner during the St. Imier, Switzerland, anarchist conference, August 2012 imageOn the untimely departure of our comrade and friend Donato Romito Jan 17 00:06 by Anarkismo 1 comments

Donato Romito (1954-2018) imageCiao, Donato! Jan 14 09:15 by FdCA 1 comments

argentina.jpeg image“¡Que Se Vayan Todos!” – una nuova rivolta in Argentina? Jan 04 03:03 by Acción Socialista Libertaria 0 comments

ram.jpeg image[Argentina] Terrorista è lo Stato: Comunicato sul dossier intitolato "RAM" Jan 03 00:08 by Acción Socialista Libertaria 0 comments

300_0___20_0_0_0_0_0_1o_referendum_1_de_octubrecatalunadeclaracion_unilateral_de_independenciaespana_250986131_48825056_1024x576.jpg image[Catalogna] Continuismo o rottura. Sulle elezioni del 21 dicembre Jan 02 18:55 by Embat 0 comments

more >>
© 2005-2024 Anarkismo.net. Unless otherwise stated by the author, all content is free for non-commercial reuse, reprint, and rebroadcast, on the net and elsewhere. Opinions are those of the contributors and are not necessarily endorsed by Anarkismo.net. [ Disclaimer | Privacy ]