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Terza repubblica: una vittoria annunciata?

category italia / svizzera | movimento anarchico | documento politico author Wednesday May 14, 2008 19:31author by Consiglio dei Delegati della FdCA - Federazione dei Comunisti Anarchiciauthor email fdca at fdca dot it Report this post to the editors
Il nostro obiettivo rimane quello di rafforzare l'unità di classe con tutti coloro che comunque esplicano il loro agire politico e sociale e lavorano per favorire, stimolare e incentivare ogni espressione di auto-organizzazione, puntando ad unificare le diverse lotte parziali, a costruire reti, coordinamenti e poli multipli di resistenza e solidarietà collettiva nella battaglia più generale contro il capitale e lo Stato. [ English ] [ Castellano] [ Έλληνικά]


68° Consiglio dei Delegati della FdCA

Cremona, 27 aprile 2008

Terza repubblica: una vittoria annunciata?

La breve parentesi del governo Prodi non ha inciso in meglio sulla situazione economico e sociale del paese, che era uscito stremato dal quinquennio di rapina del governo della Casa delle Libertà tra il 2001 ed il 2006. In 20 mesi di governo, le priorità dei risanamento del bilancio, dell'allineamento con i vincoli europei sono state ritenute più importanti di qualunque - benché timida - politica di redistribuzione di ricchezza al lavoro dipendente, e finanche di qualunque politica di allargamento dei diritti sociali e delle libertà civili. Di questa scelta si sono resi responsabili anche quei partiti della coalizione dell'Unione che poi sono andati a costituire la Sinistra Arcobaleno. L'esito delle urne è stato per loro senza appello. Il Partito Democratico s'insedia ora al centro dello scenario politico pur restando elettoralmente stabile. La destra italiana conferma ancora la sua presa vincente sul paese, ma con margini di manovra piuttosto limitati data la situazione economica internazionale di recessione. La Confindustria coglie invece il dato numerico della stabilità di governo ed intende ora chiudere definitivamente con la validità del contratto nazionale e del suo ruolo di tutela collettiva e di funzione rivendicativa, sapendo di poter contare sulla disponibilità di CISL, UIL e di parte della stessa CGIL.

Lotte sociali, capitale e Stato

I comunisti anarchici ritengono opportuno ripetere una volta di più, ed a maggior ragione in occasioni come questa all'indomani delle elezioni, che solo con lo sviluppo delle lotte nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nel territorio, le classi sociali oggi sfruttate ed impoverite dalle politiche neoliberiste possono riuscire a tener testa al padronato e al capitale. Ma vittorie e sconfitte delle lotte non dipendono da quanti seggi la sinistra occupi nel Parlamento; ma da quanto le lotte, che -nella loro forma organizzata, politica e di massa- difendono e conservano gli ambiti di agibilità politica per assicurare quelle libertà elementari che permettono all'opposizione delle classi sfruttate di crescere e svilupparsi.

Fuori dal Parlamento uscito dalla elezioni del 13 e 14 aprile, ogni giorno va in scena il quotidiano conflitto sociale, si organizzano e lottano organismi di base nei luoghi di lavoro e nel territorio che si oppongono al degrado sociale e culturale imposto dal neoliberismo e dalle politiche securitarie e repressive. Il Parlamento di oggi, come quello di ieri rappresenta molto meno di quanto esprima il conflitto sociale e molto di più una convergenza di tutti i partiti ivi presenti verso l'assenso alle politiche del padronato. Governo e parlamento sono da sempre luoghi non neutrali in cui si concentrano potere economico e potere militare, potere di controllo sociale e potere mediatico, poteri esercitati per rendere possibile lo sfruttamento. Non è in quei palazzi dunque che si costruiscono le condizioni per resistere a questo attacco devastante.

Congiuntura italiana e situazione internazionale

Ma poiché l'organizzazione politica dei comunisti anarchici si pone rispetto alle scelte ed agli esiti elettorali non sul piano dei principi ma su quello più concreto delle dinamiche reali ciò che avviene oggi in Italia, per essere compreso a pieno, va collocato anche all'interno di un panorama più vasto.

Nelle aree a capitalismo forte e sviluppato, e certamente in quella europea, le forme nazionali di democrazia borghese rappresentano ormai strutture arretrate di dominio, poiché i processi di globalizzazione richiedono sempre più il rafforzamento di corrispondenti centri decisionali a livello sovranazionale e la gestione delle risorse economiche a livello macroregionale (vedi ad esempio il federalismo fiscale). Quello che ha fatto la globalizzazione in questi 15 anni (concentrazione del potere e della ricchezza, creazione di vaste aree commerciali a livello continentale, nuova divisione del lavoro all'interno di queste aree con i flussi migratori, massicci processi di espulsione di forza lavoro, creazione programmata di aree povere, aree di conflittualità militare circoscritte, ecc.) conferma la necessità di articolare strategicamente e in senso extraparlamentare e internazionale l'azione di tutta l'opposizione sociale.

Ciò non significa che le politiche governative nazionali non esistano o che pur esistendo non possono essere combattute e sconfitte dall'opposizione sociale, ma solo che tale opposizione deve svilupparsi fuori e contro le istituzioni parlamentari borghesi e a livello internazionale se vuole essere efficace.

Rimane quindi valida la tradizionale indicazione dei comunisti anarchici di lottare contro il capitale e contro lo Stato che di esso è l'articolazione politica, di privilegiare sempre e comunque il terreno extraistituzionale perché solo in tal modo avviene il coinvolgimento diretto delle masse nella lotta e cresce la loro coscienza politica.

Si apre la terza repubblica?

L'esito della scadenza elettorale del 13 e 14 aprile ha sancito il provvisorio vincitore in uno scontro di interessi proprio delle varie fazioni borghesi che si danno coperture ideologiche e politiche più o meno mutevoli, anche per cercare di catturare all'interno di questo scontro classi e ceti che per loro natura sarebbero estranee a questo scontro. La sinistra istituzionale ne è uscita invece massacrata e l'ambiguità delle alleanze interclassiste da essa praticata negli ultimi lustri è stata pagata a caro prezzo. Se la scomparsa della sinistra istituzionale dal Parlamento segna comunque un arretramento del quadro culturale generale in Italia ed induce preoccupazione per il vuoto che essa apre e per il venir meno di un suo ruolo anche formale di garante dei diritti democratici soprattutto in alcune occasioni cruciali di repressione contro i movimenti, a risentirne non saranno tanto le capacità di mobilitazione di base a livello popolare, quanto la pretesa di rappresentatività della sinistra arcobaleno e quel suo ruolo di mediazione col palazzo sempre più al ribasso che alla lunga le ha fatto perdere credibilità. Il ceto politico che l'ha guidata -privo di un progetto ed orfano della coperta di coalizione- non è sopravvissuto allo strappo di coalizione voluto dal Partito Democratico e troppo supinamente avallato.

Il PD, pur sconfitto - come era facilmente prevedibile - si conferma tuttavia cospicua aggregazione politica di centro necessaria per poter trasformare l'Italia in un paese più rispondente alle esigenze dei mercati globali. Al di là del ruolo di minoranza parlamentare, esso esprime ceti sociali ed interessi contigui ed intrecciati con quelli rappresentati dal Popolo delle Libertà, il quale non potrà non tenerne conto.

Berlusconi ritorna al governo del paese-senza per la verità averlo mai lasciato davvero- fortemente supportato dal successo provvidenziale della Lega Nord, ottenuto anche nelle fabbriche. Già, in quelle fabbriche dove la cultura della solidarietà e degli interessi collettivi di classe è stata distrutta dall'individualismo e del particolarismo del guadagno immediato, dove la proposta di gabbie salariali e del federalismo fiscale viene presentata ai lavoratori come redistribuzione di reddito su base territoriale e interclassista.

Il circo politico si prepara ad uno spettacolo farsesco dove in gioco con v'è altro che il perpetuarsi dell'attuale assetto di potere con l'effetto non secondario di una omologazione del gioco politico-istituzionale di questo paese a quello di tutti i suoi partners europei, devitalizzando la peculiarità del movimento operaio italiano che ha saputo esprimere una vitalità e una radicalità tra le più costruttive e originali.

Da parte nostra, di fronte alla strada già da tempo segnata - di un passaggio da Berlusconi e Berlusconi - ci sentiamo rafforzati e ancor di più convinti della necessità di impegnare ogni energia nella lotta di classe, nella difesa dei lavoratori, anche precari e immigrati, nella ricostruzione delle loro organizzazioni, pronti a difendere gli spazi di agibilità politica che comunque sono destinati a ridursi ulteriormente.

Il nostro obiettivo rimane quello di rafforzare l'unità di classe con tutti coloro che comunque esplicano il loro agire politico e sociale e lavorano per favorire, stimolare e incentivare ogni espressione di auto-organizzazione, puntando ad unificare le diverse lotte parziali, a costruire reti, coordinamenti e poli multipli di resistenza e solidarietà collettiva nella battaglia più generale contro il capitale e lo Stato.

Consiglio dei Delegati
Federazione dei Comunisti Anarchici

Cremona, 27 aprile 2008

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