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Intervista con Alternative Libertaire sulle recenti elezioni presidenziali in Francia

category francia / belgio / lussemburgo | la sinistra | intervista author Tuesday June 26, 2007 20:06author by Pepe - Workers Solidarity Movement (Irlanda) Report this post to the editors

Il WSM intervista AL

Lo scorso maggio, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Edith Soboul, della Segreteria Federale di Alternative Libertaire, nostra organizzazione sorella in Francia. L'intervista riguarda la recente elezione di Sarkozy, la svolta a destra in Europa ed il suo impatto sui diritti dei lavoratori e dei migranti, i compiti dei libertari in Francia e le ultime proposte di AL.


Intervista con Alternative Libertaire sulle recenti elezioni presidenziali in Francia

Il Workers Solidarity Movement (Irlanda) intervista Alternative Libertaire (Francia)

Lo scorso maggio, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Edith Soboul, della Segreteria Federale di Alternative Libertaire, nostra organizzazione sorella in Francia. L'intervista riguarda la recente elezione di Sarkozy, la svolta a destra in Europa ed il suo impatto sui diritti dei lavoratori e dei migranti, i compiti dei libertari in Francia e le ultime proposte di AL.



Che opinione vi siete fatti della vittoria di Sarkozy?

Ci sono due dimensioni nella vittoria di Sarkozy: innanzi tutto è la vittoria di un uomo, cosa che ha sempre avuto un peso non indifferente nelle elezioni presidenziali in Francia. E probabilmente ancor più in questo caso: la personalità e l'ambizione di Sarkozy, il suo rapporto con il potere e la sua concezione della carica presidenziale si sono sposati alla perfezione con l'inarrestabile moda alla "show business" di fare politica in Francia. Tutto ciò comporta una pericolosa deriva personalistica nella politica.

Ma dietro la sua vittoria personale, vi è la vittoria della sua corrente all'interno dell'UMP (Union pour un Mouvement Populaire), il principale partito di destra, corrente economicamente ultra-liberista e politicamente reazionaria. Per la prima volta dal maggio 1968, un candidato di destra ha vinto le elezioni presidenziali con un programma dichiaratamente di destra e non di "centro". Sarkozy pensa di avere un compito storico: quello di distruggere le conquiste sociali operaie fatte a partire dal 1945 e piegare i sindacati. Per cui, il suo obiettivo politico coincide in qualche modo con quello che aveva Margaret Thatcher.

La vittoria di Sarkozy è la vittoria del MEDEF - il Mouvement des Entreprises de France, l'associazione degli imprenditori - il cui vice-presidente è fratello di Sarkozy ed al cui interno il nuovo presidente della repubblica può contare su molti amici. I provvedimenti che egli ed il suo governo intendono adottare sono una dichiarazione di guerra alle classi lavoratrici. Si tratta delle stesse politiche liberiste e da Stato di Polizia che abbiamo visto in questi ultimi anni, ma con una marcata accelerazione già all'indomani delle elezioni.

Grande è anche il suo potere sui mass media, dato che è amico personale dei patron della grande stampa. E già minaccia i giornalisti indipendenti. Da questo punto di vista, somiglia molto a Berlusconi.

Si è detto che la sinistra è il grande sconfitto di queste elezioni... l'esito elettorale riflette questi profondi problemi della sinistra?

Il PS (Parti socialiste) ha perso le elezioni presidenziali per la terza volta consecutiva. Una sorta di sentenza di morte autodicharata, visto che il PS aveva assunto sui temi sociali ed etici posizioni molto simili al quelle dell'UMP. Così, parte dell'elettorato socialista non riusciva a distinguere il PS dal Mouvement démocrate cristian-democratico di Bayrou. Non c'era una contrapposizione tra un progetto socialista ed uno di destra, per cui Sarkozy e Bayrou potevano presentare i loro programmi come una sorta di svolta, una novità per il cambiamento.

Per anni, il PS ha fatto discorsi di sinistra, ed ha agito per lo più come un partito di destra quando è stato al governo. Ora, finalmente i suoi discorsi sono coerenti con le sue decisioni politiche. L'ala destra del PS sta lavorando duramente per allontanare il partito dalla sua matrice socialista originaria, al fine di collocarlo al centro, al pari di tanti altri partiti socialisti europei. Questa rinuncia alle origini priva la sinistra all'interno del partito delle basi per una opposizione istituzionale alle politiche di destra, con conseguenze disastrose per tutta la sinistra e l'estrema sinistra.

Le correnti anti-liberiste e radicali, partiti e settori del movimento sociale, puntavano a presentare un candidato comune, sulla base dei gruppi locali che erano nati durante la campagna "No alla costituzione europea". Non ci sono riusciti per diverse ragioni, e comunque si trattava secondo noi di una "falsa buona idea" (vedi: www.alternativelibertaire.org/spip.php?article982). Partiti come la LCR (Ligue communiste révolutionnaire) stanno cercando ora di lanciare un appello per costruire una coalizione promotrice di un "partito della sinistra radicale". Noi ovviamente non partecipiamo a questo gioco elettoralistico e preferiamo condurre una campagna basata sull'idea che la resistenza ed il mutamento politico e sociale possono nascere solo dalle lotte. La sinistra estrema e radicale devono ora assumersi la grande responsabilità di resistere per costruire lotte sul diritto di sciopero, contro la riforma delle leggi sul lavoro e contro tutte le misure antisociali e reazionarie che il nuovo governo varerà molto presto. Governo che intende agire molto rapidamente, tenendo conto che l'esito delle elezioni legislative per i partiti della sinistra ora spinge gli stessi, al pari dei sindacati, di cercare uno scontro frontale. E l'estate, come si sa, è il periodo perfetto per adottare provvedimenti impopolari. La lotta dovrebbe iniziare proprio ora!

Quali conseguenze avrà la vittoria di Sarkozy sul popolo e sulla classe lavoratrice?

I primi ad essere colpiti ed anche duramente saranno i lavoratori, legali o illegali, che vivono nei quartieri operai. Il primo atto simbolico del nuovo governo è stato quello di trasferire la competenza sulla questione del lavoro dal Ministero degli Affari Sociali al Ministero dell'Economia e delle Finanze. Lo slogan "travailler plus pour gagner plus" (lavorare di più per guadagnare di più) annuncia una politica che comporterà bassi salari e più alti livelli di disoccupazione. Verrà creato un nuovo ed unico contratto nazionale di lavoro, che renderà più agevole il licenziamento. Ciò che Sarkozy chiamava "la valeur travail", il "valore del lavoro", è una trappola per rendere i lavoratori ed i disoccupati individualmente colpevoli dei problemi occupazionali e per costringerli ad accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione di impiego. La distruzione dei diritti e delle tutele del lavoro, la flessibilità, i lavoro part-time, bassi salari per i lavoratori e meno tasse per i padroni; sono queste le basi del programma del governo, col pretesto della crescita economica e della stabilità finanziaria. Tutto ciò contribuisce sempre più a screditare ed infine distruggere i valori sociali collettivi e solidalitistici.

Le disuguaglianze sociali e la precarietà sono in crescita da anni. I diritti sociali, come la sicurezza sociale, il diritto alla pensione, l'indennità di disoccupazione, il salario sociale minimo, verranno drasticamente tagliati. Parte dei compiti pubblici dello Stato verranno privatizzati. Si tratta di un processo già iniziato, ed alcune riforme in questo senso sono già molto avanti.

A proposito di privatizzazioni, questa è una sfida tremenda che in questo periodo attraversa tutta l'Europa: le lotte dei lavoratori francesi hanno portato ai servizi dello stato sociale sulla base di un'idea per la quale i settori come la sanità, l'istruzione, le comunicazioni e l'energia dovrebbero essere accessibili per tutti ed alle stesse condizioni, e non potevano essere mercificati. L'attacco al settore pubblico, collegato anche alle politiche della UE, richiede la nascita di una opposizione a livello europeo, anche in quei paesi in cui l'esistenza del settore pubblico è già debole.

L'accesso al suolo francese sarà molto più difficile per i lavoratori migranti: sarà impossibile ottenere permessi di residenza, tranne che per i settori in cui i migranti sono necessari... per lo sfruttamento! Per esempio, va continuata più che mai la mobilitazione UCIJ (Uni(e)s contre une immigration jetable), che ha recentemente impedito al governo di collegare il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, il che significa che se perdi il lavoro perdi anche il diritto a poter restare in Francia. Si possono immaginare gli effetti di una simile norma sui migranti innanzi tutto, ma anche su tutti i lavoratori: la xenofobia, che già esiste in Francia, viene manipolata in modo demagogico per dividere i lavoratori ed alimentare quel "sentimento di insicurezza" che giustifica poi le peggiori politiche da Stato di Polizia. Inoltre la "etnicizzazione" delle relazioni sociali è un modo per svuotare la questione sociale ed il conflitto di classe.

Aumenterà la repressione contro i movimenti sociali e la reazione popolare, per poter evitare lo sviluppo di una opposizione di massa. Tale repressione già agisce sulla base di alcuni articoli delle leggi contro il "terrorismo" o contro la "delinquenza" che portano la firma dell'ex-ministro degli interni, Nicolas Sarkozy. La repressione non è poi solo un fatto di polizia. C'è anche un incoraggiamento alla intimidazione insieme a pratiche molto perverse di sorveglianza e controllo delle persone (usando per esempio gli alunni delle scuole per avere informazioni sulle loro famiglie).

Per concludere, tanti vantaggi per i padroni, attacchi ai diritti sociali e del lavoro, repressione contro il movimento sociale, controllo sulle libertà individuali e divisione dei lavoratori, con relativo grande impatto su tutti i lavoratori, sulle loro condizioni di vita e di lavoro.

Vi sono le possibilità per opporsi con fermezza all'attacco antipopolare di Sarkozy?

Non è detto. La vittoria di Sarkozy potrebbe lasciare il proletariato organizzato in una situazione di smarrimento, e vi è il pericolo che molti attacchi liberisti si succedano in un breve lasso di tempo senza che vi sia una risposta popolare di massa ed organizzata. Non dobbiamo dimenticare che Sarkozy è stato eletto con quasi il 54% dei voti e con un bassissimo tasso di astensionismo. Ma questa è solo una faccia della medaglia. Al tempo stesso, Sarkozy è anche il più odiato presidente della storia francese, per cui egli resta una figura altamente controversa ed in grado di polarizzare simpatie ed antipatie. La sera della sua elezione, ci sono state contromanifestazioni e disordini in molte grandi città della Francia. Sarkozy è stato ministro della polizia per 5 anni e tutti si attendevano provvedimenti durissimi. Diversamente da Chirac, Sarkozy non è considerato un idiota ambulante. Ma tutto questo non è sufficiente per una risposta popolare decisiva.

I disordini nelle periferie nel 2005 sono ancora vivi nella nostra memoria: in un contesto di grande tensione sociale, quelle manifestazioni sollevarono chiaramente i problemi di disoccupazione, discriminazione, segregazione urbana; ma erano politicamente prive di sbocco e non portarono ad una mobilitazione di massa su questi problemi.

D'altro canto, la campagna elettorale non ha placato né gli scioperi né le manifestazioni, contrariamente al solito. Erano in sciopero l'Airbus (industria aereonautica), la Peugeot (motoristica) ed altri settori, e c'era una mobilitazione sulla questione degli alloggi. Ed è ancora viva la memoria della lotta contro il CPE (quello speciale contratto di lavoro per i giovani). Uno degli interrogativi principali è capire quanto i principali sindacati sono pronti ad accordarsi con il governo ed i padroni e quanto avanti è andata la strategia di addomesticamento del sindacato.

Su questioni ideologiche e sui temi sociali, come quello scandaloso del Ministero nazional-razzista per "l'identità nazionale e l'immigrazione", ad esempio, la mobilitazione cresce, ma è circoscritta di fatto per ora solo agli attivisti ed agli intellettuali.

Può essere di grande interesse vedere la reazione degli studenti di fronte alla riforma dell'Università, col progetto di legge sulla "autonomia delle Universita": cioè maggiore selezione e maggiori spese per l'iscrizione; un'altra legge che - come si diceva prima per altri provvedimenti - aspetta l'estate per essere varata. Potrebbe svilupparsi un movimento studentesco, che potrebbe saldarsi con le lotte dei lavoratori, per dare vita ad una mobilitazione convergente sui temi dell'università, del diritto di sciopero e del contratto unico di lavoro.

Quali sono le proposte di AL per lo sviluppo delle lotte?

Lavoriamo per costruire una strategia fondata sul contropotere ideologico e concreto e sulla convergenza delle lotte. Sul sindacalismo per la trasformazione sociale, sulla solidarietà con i migranti come le esperienze del RESF (Réseau Éducation Sans Frontières) or dell'UCIJ, sulle lotte contro lo Stato di Polizia come il "Gruppo Anti-soffiata", tutti temi cruciali per noi, come pure la convergenza di lotte quali quelle sull'immigrazione e quelle sindacali.

E comunque, noi abbiamo bisogno di agire su due livelli:

  • a livello di massa, in cui partecipare alla costruzione di un fronte sociale con i sindacati e le associazioni di protesta, in cui unire tutti i lavoratori e le lavoratrici disponibili alla lotta;
  • a livello politico, in cui è necessario costruire un fronte anticapitalista ed autogestionario con valori forti, al fine di resistere all'offensiva ideologica ultraliberista, per promuovere lotte di classe e di emancipazione nonché di radicale trasformazione della società, anche per bilanciare l'influenza del PS sulla gente. E già, perché anche senza un progetto proprio, il PS potrebbe comunque trovare l'appoggio del generico "antisarkozysmo".

Questo fronte deve essere profondamente radicato nei luoghi di lavoro, nel territorio, nelle scuole. Dobbiamo lanciare un appello agli attivisti, ai movimenti sociali ed ai sindacati ma anche ai partiti della sinistra radicale. Ed in questo processo dobbiamo avere molto a cuore l'autonomia del movimento rispetto ai partiti.

Abbiamo anche bisogno, in quanto comunisti anarchici, di promuovere i nostri valori e osare parlare di utopia. Uguaglianza, solidarietà, redistribuzione della ricchezza, autogestione ed autorganizzazione, lotta antipatriarcale e così via devono far parte del dibattito politico e delle pratiche in cui siamo coinvolti. Ed in rapporto fra loro, nella prospettiva della società che noi perseguiamo.

Dobbiamo anche essere più creativi nella comunicazione alternativa, nelle pratiche di resistenza e nei quartieri, nell'azione non violenta e nella disobbedienza civile. Alcune questioni come la lotta allo Stato, vanno riprese. Non sono certo cose nuove, ma sono questioni che riacquistano forza con la radicalizzazione della situazione che abbiamo da affrontare. Il sindacalismo nel settore dei servizi ed in tutti i settori di grande sfruttamento dei lavoratori, come la ristorazione fast-food, le imprese di pulizia o i call-center, ad esempio, rappresenta oggi un'emergenza. I compagni di AL a Rennes, ad esempio, stanno costruendo un movimento nelle pizzerie da asporto, mentre gli attivisti sindacali di AL lavorano nei movimenti e nei sindacati dei lavoratori delle pulizie.

Quale sarà il futuro della sinistra rivoluzionaria e libertaria nei prossimi due anni?

Probabilmente avremo una situazione simile a quella dei due anni passati. Dovremmo forse consultare i compagni della FdCA in Italia per sapere come si sono regolati durante gli anni di governo Berlusconi. La situazione sociale si sta molto seriamente evolvendo al peggio di pari passo con la crescente repressione dei movimenti di protesta. Durante una massiccia operazione di strada della polizia per arrestare degli immigrati (i cosiddetti "raffles"), una studentessa è stata anch'essa arrestata o condotta in prigione per "oltraggio, insulti and ribellione", e pochi giorni fa su un aereo, la polizia ha quasi ucciso un uomo che rifiutava l'espulsione ed ha arrestato i passeggeri che hanno reagito al barbaro evento. Gli attivisti sindacali conflittuali e gli studenti sono molto esposti alla repressione. Insomma, dobbiamo affrontare la distruzione sociale e l'offensiva ideologica lanciata dai media e le politiche autoritarie tutte insieme. Le organizzazioni libertarie avrebbero tanto da guadagnare da un coordinamento maggiore negli anni a venire.

Per concludere questa intervista?

Ci sarebbero tante altre cose da dire. Ci aspettiamo una politica estera di mano tesa verso gli USA, il rifiuto all'ingresso della Turchia nella UE, la continuità della "Françafrique", e così via. Ma anche l'ipocrita posizione sull'ambiente, le posizioni sull'ordine morale e sulle religioni... Ne parliamo un'altra volta.

Siamo di nuovo sotto le elezioni per l'Assemblea Nazionale. La Destra probabilmente vincerà alla grande ed il governo avrà la via libera per le sue riforme. In questo contesto, la sfida per noi sta nel lasciare da parte le posizioni "puriste", per cogliere invece l'opportunità di lavorare con altre organizzazioni e movimenti sociali della sinistra radicale, sia a livello locale che nazionale, senza peraltro rinunciare alla nostra "bussola" politica, alle nostre basi politiche ed ai nostri scopi: l'anticapitalismo, l'emancipazione delle lotte, l'autogestione, la democrazia diretta, l'autonomia dei movimenti sociali ed un progetto di società comunista e libertaria!

Sappiamo bene infine che abbiamo bisogno di condividere informazioni, analisi ed esperienze con le altre organizzazioni comuniste anarchiche nel mondo.

Intervista a cura di Pepe

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali

Alternative Libertaire alternativelibertaire.org


Articolo pubblicato come editoriale di Anarkismo.net del 25 giugno 2007. Versione originale in inglese.

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