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Fontenis: Luci e ombre

category internazionale | storia dell'anarchismo | recensione author Tuesday November 24, 2015 17:05author by Giorgio Franchi - Opinione Franchi Report this post to the editors

La vulgata vorrebbe i comunisti anarchici, alias "piattaformisti", alias cripto-marxisti infiltrati, come immutabili nel tempo e nello spazio, assolutamente fedeli al sacro verbo della "Piattaforma Organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici" elaborata nel 1926. Ovviamente la cosa è destituita di ogni fondamento poiché nei decenni successivi sono stati scritti decine di documenti teorici e pratici che arrivano fino ai giorni nostri, in tal senso l'America Latina è una vera e propria fucina.
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Fra i documenti "piattaformisti" più controversi, ma allo stesso tempo brillanti ed originali, troviamo l'opera di George Fontenis "Manifesto del Comunismo Libertario". Documento elaborato nel 1953, quindi figlio ideale di quella cosiddetta IV ondata rivoluzionaria del comunismo anarchico (giusto per usare la periodizzazione di Michael Schmidt) da cui nacquero in Italia i famosi (si fa per dire) Gruppi Anarchici di Azione Proletaria.

L'opera è stata editata nel 2011 dal Centro Documentazione Franco Salomone con il titolo "Manifesto del Comunismo Libertario. George Fontenis e il movimento anarchico francese".

L'opera presenta oltre al vero e proprio manifesto di Fontenis, una pregevole introduzione del militante cileno José Antonio Gutiérrez, ed una corposa appendice formata da ben cinque contributi su cui mi riprometto di tornare con un contributo a parte in quanto occupano ben la metà del testo. Quello che invece mi interessa è porre in rilievo gli elementi peculiari del manifesto vero e proprio.

Si tenga bene a mente che senza la "Piattaforma Organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici" non sarebbe stata possibile l'elaborazione del "Manifesto del Comunismo Libertario" di George Fontenis, senza quest'ultimo non sarebbero state possibili le moderne teorizzazioni che oggi hanno nell'America Latina il loro laboratorio precipuo: lo stesso militante cileno José Antonio Gutiérrez che ha curato la prefazione alla traduzione italiana pone l'accento sull'influenza del pensiero di Fontenis in America Latina.

Alla fine del secondo conflitto mondiale il confronto fra sostenitori dell'organizzazione specifica e quelli dell'organizzazione di sintesi era molto aspro ed il discorso di Fontenis è come benzina sul fuoco poiché va dritto al sodo e parla senza reticenza di:

- Avanguardia: da intendersi non in senso leninista, ossia minoranza che dirige di fatto la massa dall'alto di una coscienza / conoscenza vera o presunta, bensì come elemento che agisce in senso orientativo (termine usato anche nella celebre Piattaforma del 1926 e tradotta per ripicche puerili da Volin con direzione n.d.a.). L'avanguardia in senso comunista anarchico non impone niente a nessuno, ma propone una via operando all'interno di quei canali ritenuti tatticamente paganti. Anche in caso di vittoria l'avanguardia continua ad operare trasversalmente nella società vigilando su possibili processi involutivi;

- Potere politico: quasi una bestemmia per alcuni "puristi" per lo più arroccati su posizioni etiche ed anti-politiche che non considerano debitamente i fatti storici oggettivi dall'Ucraina 1917 - 1921 alla Spagna 1936 - 1939. Mi pare abbastanza scontato che un atto politico impone sempre l'esercizio della forza, se così non fosse vorrebbe dire che esiste l'unanimità totale. Fontenis per spiegare il potere politico come inteso dai comunisti anarchici mutua un pensiero di Camillo Berneri risalente al 1936:

" Gli anarchici ammettono l'uso di un potere politico da parte del proletariato ma tale potere politico lo intendono come l'insieme di sistemi di gestione comunista, di organismi corporativi, di istituzioni comunali, regionali e nazionali liberamente costituite fuori e contro il monopolio politico di un partito e miranti al minimo accentramento amministrativo".


Questi elementi peculiari portarono anche la Federazione Comunista Libertaria a provare la tattica elettorale alla fine del secondo dopoguerra. La mossa fu successivamente definita da Fontenis "spregiudica" ma "realistica"; spregiudicata di sicuro, realistica ho dei seri dubbi.

Il trattato, a mio modesto parere, ha anche alcuni punti che tradiscono posizioni del tutto soggettive ed in parte errate come la trattazione relativa all'evoluzione del capitalismo anche se Gutiérrez la vede diversamente: ritenere che il capitalismo liberale possa essere considerato una variante di quello di stato non regge, in alcun modo, gli anni '70 ed il passaggio progressivo dal capitalismo industriale a quello finanziario hanno reso la cosa ancora più evidente.

Inoltre a sentire il nostro il capitalismo, nel momento in cui scriveva il manifesto, era in "crisi" ed a punto di svolta, ma a conti fatti Fontenis è sotto terra ed il capitalismo invece è vivo, vegeto e pure vittorioso.

Come dicevo la seconda parte del libro è occupata da una corposa appendice con ben 5 contributi.

Il primo contributo è la traduzione della comunicazione che ufficializza al grande pubblico la costituzione dell'Internazionale Comunista Libertaria dopo il congresso di Parigi del giugno 1954; a seguire il documento programmatico sui principi dell'Internazionale in cui è ravvisabile l'influenza del periodo: gli anni '50 sono quelli della decolonizzazione, quindi è evidente che che l'I.C.L. presti un certo interesse al fenomeno imperialista. Fin dalla prima lettura, anche superficiale, si evince una certa influenza del marxismo se non altro a livello semantico anche se a livello prettamente ideologico sono chiari, evidenti e lampanti i riferimenti al Manifesto del Comunismo Libertario di Fontenis. Quindi è plausibile che l'I.C.L. sia nata in seguito ad un preciso stimolo di rinnovamento portate dalla teorizzazioni del transalpino: la "liquidazione dello stato", l'importanza del sindacalismo, l'unità teorica e tattica, ecc. . Purtroppo l'I.C.L. ebbe vita breve: dal 1954 al 1958. Se non altro non si può accusare i comunisti anarchici di allora di aver voluto tenere in vita un inutile contenitore basandosi su inutili e negativi sentimentalismi.

Il secondo contributo è un breve scritto di Fontenis intitolato "Cos'era l'Internazionale Comunista Libertaria? (giugno 1954 - luglio 1958)". da questo contributo cosa emerge:

a. nelle intenzioni di Fontenis dei "piattaformisti" l'Internazionale Comunista Libertaria era la naturale prosecuzione della vecchia AIT;

b. i "piattaformisti" francesi non sono nati dal nulla, ma furono una risposta all'immobilismo politico dell'anarchismo di sintesi all'interno della Federazione Anarchica (francese n.d.r.). La corrente comunista anarchica arrivò ad essere una maggioranza schiacciante all'interno della F.A., da qui la scissione che porterà alla nascita della Federazione Comunista Libertaria.

c. la tendenza in atto in Francia non era inedita poiché pulsioni simili erano ravvisabili in altri paesi europei, ecco spiegata la necessità di uno strumento di collegamento internazionale;

d. similmente agli italiani G.A.A.P. si fa strada la necessità di aprire un dialogo con le forze comuniste dissidenti rispetto alla linea stalinista;

e. l'esperienza dell'Internazionale Comunista Libertaria è franata per una serie di errori della federazione francese che a conti fatti erano il vero punto di riferimento. L'esperienza è terminata non per mancanza di volontà ma un errore tattico imperdonabile: ritenere che i francesi potessero sobbarcarsi per intero il peso della struttura internazionale.

Il terzo contributo è la cronistoria del movimento comunista anarchico transalpino dal 1945 al 2011. Contributo senz'altro apprezzabile per contestualizzare l'opera di Fontenis e lo sperimentalismo del comunismo anarchico sempre attivo su due direttrici: il movimento politico in senso stretto e l'azione sindacale. Salta subito all'occhio il dedalo di sigle proposte, realtà specifiche che raccoglievano alcune decine di militanti, molto compatte e coese: di norma la divisione all'interno del movimento comunista anarchico non è mai avvenuto in base a personalismi, bensì su questioni di merito circa la corretta applicazione delle linee teoriche.

Il quarto contributo è un intervista rilasciata da Fontenis quando già si era ritirato a vita privata. Uno spaccato delle dinamiche occorse nel movimento comunista anarchico viste attraverso gli occhi dell'intervistato: il periodo della clandestinità e l'impegno sindacale durante l'occupazione nazista, la ricostituzione della struttura dell'anarchismo sociale, la divisione fra sostenitori della struttura di sintesi e della struttura specifica. Forse l'intervista sarebbe stata più utile se si fosse focalizzata soprattutto sugli errori commessi. Historia magistra vitae.

Il quinto contributo è una biografia di George Fontenis, dal 1920 al 2010. Forse sarebbe stato più appropriato mettere la nota biografica come primo contributo d'appendice: non tutti, anzi pochi se non pochissimi sanno chi era George Fontenis. Detto ciò il libro è ottimo e spero di poter presto leggere in italiano le opere di questo brillante attivista politico anarchico.

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