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Rojava: Fantasie e realtà

category mashrek / arabia / irak | lotte sul territorio | opinione / analisi author Saturday November 08, 2014 17:56author by Zafer Onat Segnalare questo messaggio alla redazione

La resistenza a Kobane che dura da oltre 45 giorni ha spostato l'attenzione dei rivoluzionari di tutto il mondo sulla Rojava. Grazie al lavoro svolto da Azione Rivoluzionaria Anarchica (DAF, Turchia, ndt), i compagni anarchici di varie parti del mondo hanno inviato messaggi di solidarietà alla resistenza di Kobane (1). Questa posizione internazionalista è di grande importanza per il popolo che resiste a Kobane. Tuttavia, se non analizziamo cosa sta accadendo veramente e se invece facciamo del romanticismo, i nostri sogni potrebbero essere delusi in un breve lasso di tempo. [English]


Rojava: Fantasie e realtà


La resistenza a Kobane che dura da oltre 45 giorni ha spostato l'attenzione dei rivoluzionari di tutto il mondo sulla Rojava. Grazie al lavoro svolto da Azione Rivoluzionaria Anarchica (DAF, Turchia, ndt), i compagni anarchici di varie parti del mondo hanno inviato messaggi di solidarietà alla resistenza di Kobane (1). Questa posizione internazionalista è di grande importanza per il popolo che resiste a Kobane. Tuttavia, se non analizziamo cosa sta accadendo veramente e se invece facciamo del romanticismo, i nostri sogni potrebbero essere delusi in un breve lasso di tempo.

Inoltre, se vogliamo costruire un'alternativa rivoluzionaria mondiale che appare sempre più urgente, dobbiamo avere la mente lucida ed essere realisti nonché fare delle valutazioni che siano fondate. Segnaliamo di passaggio che questi messaggi di solidarietà inviati alla resistenza di Kobane dimostrano come sia urgente mettersi all'opera per costruire un'associazione internazionale in cui i rivoluzionari anarchici ed i comunisti libertari possano discutere questioni locali e globali e costruire solidarietà durante le lotte. Si è sentita la mancanza di una internazionale come questa proprio negli ultimi 4 anni quando ci sono state numerose rivolte sociali in molte parti del mondo e, in Turchia, ne abbiamo avvertito la mancanza durante la rivolta del giugno 2013.

Oggi, comunque, dobbiamo discutere sulla Rojava senza illusioni e porre la nostra analisi sugli assi corretti. Non è per niente facile per chiunque valutare gli sviluppi degli eventi osservandoli dall'interno o mentre accadono. E' evidente che valutazioni inficiate dai sentimenti che nascono in condizioni di disperazione e di messa all'angolo possono rendere ancora più difficile giungere a risposte lucide.

Oggi in nessuna parte del mondo esiste un reale movimento rivoluzionario nel nostro senso del termine o in termini di forte movimento di classe che possa fare da precursore. Le lotte che pure emergono si dissolvono o per la violenta repressione che subiscono o perché riassorbite dal sistema. In ragione di ciò, sembra che proprio come è successo a parte significativa dei marxisti e degli anarchici in Turchia, anche in varie parti del mondo ci sono organizzazioni rivoluzionarie ed individualità che stanno attribuendo alla struttura che è emersa nella Rojava un significato che va oltre la sua realtà. Prima di tutto, non è giusto da parte nostra caricare il peso della nostra incapacità di creare un'alternativa rivoluzionaria nei luoghi in cui viviamo e il fatto che l'opposizione sociale è in gran parte cooptata nel sistema, sulle spalle delle persone che lottano in Rojava . Quella Rojava, dove l'economia è in gran parte agricola, e che è circondata da blocchi imperialisti guidati da un lato dalla Russia e d'altra parte dagli Stati Uniti d'America insieme ai regimi repressivi e reazionari collaboratori nella zona nonché dalle organizzazioni jihadiste brutali come l'ISIS che hanno potuto prosperare in questo ambiente. In questo senso, è altrettanto problematico attribuire alla Rojava una missione che va oltre ciò che è o ciò che potrebbe essere oppure biasimare queste persone impegnate in una lotta per la vita o per la morte perché si aspettano un sostegno da parte delle forze della coalizione o perché non stanno realizzando "una rivoluzione di nostro gradimento ".

Prima di tutto dobbiamo riconoscere che il processo nella Rojava ha caratteristiche progressiste, come i passi importanti nella direzione della liberazione della donna, come il tentativo di costruire una giustizia laica e pro-sociale insieme ad una struttura democratica pluralista mentre ad ad altri gruppi etnici e religiosi viene data una rappresentanza nella amministrazione. Tuttavia, il fatto che la struttura che sembra emergere non miri alla eliminazione della proprietà privata e quindi alla abolizione delle classi e che il sistema tribale rimanga con i leader tribali che partecipano all'amministrazione, mostra che l'obiettivo non è la rimozione delle relazioni feudali o dei rapporti capitalistici di produzione, ma è invece come emerge dalle loro parole "la costruzione di una nazione democratica".

Dobbiamo anche ricordare che il PYD fa parte della struttura politica guidata da Abdullah Öcalan da 35 anni, che punta alla liberazione nazionale e che soffre delle limitazioni politiche di tutti i movimenti orientati su base nazionale a cui il PYD non sfugge. Inoltre, l'influenza di elementi che appartengono alla classe dominante all'interno del movimento curdo è in costante aumento a causa del "processo di soluzione" (patto tra PKK e governo turco, ndt), soprattutto in Turchia.

Su questo punto, è utile esaminare il contratto sociale che definisce il confederalismo democratico che è alla base del sistema politico in Rojava (2.) Alcuni punti della introduzione scritta da Öcalan meritano la nostra attenzione:

"Questo sistema dovrà tenere conto delle differenze etniche, religiose e di classe nella società (..) Nel Kurdistan saranno applicati tre sistemi di diritto: le leggi della UE, le leggi dello stato unitario e le leggi del sistema confederale democratico".
In sintesi, si afferma che la società di classe rimarrà e che ci sarà un sistema politico federale, compatibile con il sistema globale e lo stato nazionale. In accordo con questo, l'articolo 8 della Costituzione, dal titolo "diritti politici e libertà della persona" difende la proprietà privata e la sezione C dell'articolo 10 intitolato "Responsabilità fondamentali" definisce la base costituzionale del servizio militare obbligatorio in quanto afferma che "Nel caso di una guerra di legittima difesa, come requisito di patriottismo, vi è la responsabilità di partecipare attivamente alla difesa della patria, dei diritti e delle libertà fondamentali ". Anche se la Costituzione prevede che l'obiettivo non è il potere politico, comprendiamo anche che l'obiettivo non è la distruzione dell'apparato statale, bensì l'autonomia all'interno degli Stati nazionali esistenti. Quando la Carta Costituzionale viene analizzata nella sua globalità, l'obiettivo che emerge è quello che non si va al di là di un sistema democratico borghese, che si chiama confederalismo democratico. In sintesi, anche se le foto delle due donne che portano il fucile (una scattata nella guerra civile spagnola, l'altra fatta nella Rojava) che hanno fatto il giro dei social media, corrispondono per somiglianza nel senso che si tratta di donne che lottano per la loro libertà, è chiaro che le persone che combattono l'ISIS nella Rojava non lo fanno in questo momento per gli stessi obiettivi e ideali degli operai e dei contadini poveri che hanno combattuto all'interno della CNT-FAI al fine di rimuovere lo stato e la proprietà privata del tutto. Inoltre, ci sono profonde differenze tra i due processi in termini di condizioni di emergenza, di posizioni di classe dei loro soggetti, di linee politiche di coloro che gestiscono il processo e di forza del movimento rivoluzionario in tutto il mondo.

In questa situazione, non dobbiamo essere sorpresi, nè biasimare il PYD se sono costretti ad abbandonare anche la loro posizione attuale, al fine di fondare un alleanza con le potenze regionali e globali per rompere l'assedio dell'ISIS. Non possiamo aspettarci che le persone che lottano in Kobane possano abolire l'egemonia su scala mondiale del capitalismo o che possano resistere a questa egemonia a lungo. Questo compito può essere realizzato solo da un forte movimento di classe e di alternativa rivoluzionaria in tutto il mondo.

Il capitalismo è in crisi a livello globale e gli imperialisti che stanno cercando di superare questa crisi esportando la guerra in ogni angolo del mondo, insieme alle politiche dei regimi repressivi della regione, hanno trasformato la Siria e l'Iraq in un inferno. In queste condizioni in cui non c'è un'alternativa rivoluzionaria in atto, la rivolta sociale che era emersa in Ucraina contro il corrotto governo filo-russo ha portato al potere le forze pro-UE sostenute dai fascisti, mentre la guerra tra i due campi imperialisti continua. Il razzismo e il fascismo sono in rapida crescita nei paesi europei. In Turchia, si susseguono le crisi politiche e le divisioni etniche e settarie nella società si stanno approfondendo. In queste circostanze, in cui la Rojava può apparire come un'ancora di salvezza a cui aggrapparsi, dobbiamo considerare che oltre l'assedio militare di ISIS, la Rojava è anche sotto l'assedio politico di forze come la Turchia, di Barzani e dell'Esercito Siriano Libero. Fino a quando la Rojava non sarà sostenuta da un'alternativa rivoluzionaria in tutto il mondo su cui contare, pare proprio che non sarà facile per la Rojava mantenere la sua attuale posizione nel lungo periodo.

Il percorso per difendere la Rojava non solo fisicamente e politicamente ma anche per andare oltre, sta nella creazione delle condizioni di classe per l'organizzazione e per la lotta, insieme ad un forte ed organizzato progetto di alternativa rivoluzionaria. Lo stesso vale per prevenire l'atmosfera di conflitto etnico, religioso e settario che segna i popoli della regione sempre di più per ogni giorno che passa, e per prevenire che i lavoratori scivolino nel radicalismo di destra di fronte alla crisi di livello mondiale del capitalismo. La solidarietà con Kobane, se da un lato è importante è però insufficiente. Al di là di questo, abbiamo bisogno di discutere su cosa deve essere fatto per creare un processo rivoluzionario, che necessita di organizzazione a livello internazionale ovunque siamo e che è indispensabile non solo per coloro che resistono in Kobane ma per milioni di lavoratori in tutto il mondo.

Zafer Onat


Traduzione a cura di Alternativa Libertaria/Fdca - Ufficio Relazioni Internazionali.

Note:
1. http://meydangazetesi.org/gundem/2014/10/dunya-anarsistlerinden-kobane-dayanismasi/
2. http://tr.wikisource.org/wiki/KCK_S%C3%B6zle%C5%9Fmesi

Dal sito Servet Düşmanı - Piattaforma di dibattito comunista libertario

Link esterno: http://www.servetdusmani.org/
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