France at a Crossroads 06:59 Jan 16 3 comments Apoyo a los y las Trabajadoras de los Servicios Públicos en Rosario (Argentina) 01:37 Dec 31 0 comments Labor in the age of Duterte: The Pacific Plaza strike 00:20 Mar 14 0 comments The Google Walkout: An International Working-Class Movement 18:55 Nov 05 2 comments [South Africa] Stop the repression of casualised/contract workers in Ekurhuleni! 07:27 Sep 29 0 comments more >> |
Recent articles by Segreteria Nazionale FdCA
Oltre le elezioni 0 comments Tra l'incudine russa e il martello occidentale 0 comments Fuoco di sbarramento 0 comments Recent Articles about Italia / Svizzera Lotte sindacaliUnificare le lotte Mar 18 21 Nuovo numero de "Il Cantiere" Jan 31 21 Gli anarchici e l’occupazione delle fabbriche del 1920 Jan 26 21 Ottobre, si sta come tre foglie sugli alberi?
italia / svizzera |
lotte sindacali |
opinione / analisi
Sunday October 13, 2013 17:15 by Segreteria Nazionale FdCA - Federazione dei Comunisti Anarchici fdca at fdca dot it
Abbiamo passato mesi di soporifera assuefazione agli psicodrammi di una politica istituzionale sempre più avvitata sull'autoconservazione. Una politica paga della riuscita trasformazione autoritaria impressa dalle politiche neoliberali della oligarchia finanziaria. Una elite che ormai comanda ed impera in tutto il mondo, totalmente sorda alle necessità e alle urgenze di una crisi causata dall'esproprio delle ricchezze a danni delle forze più deboli della società. Ma ora le realtà di lotta e di opposizione ricominciano a muovere qualche passo. Ottobre, si sta come tre foglie sugli alberi?Abbiamo passato mesi di soporifera assuefazione agli psicodrammi di una politica istituzionale sempre più avvitata sull'autoconservazione. Una politica paga della riuscita trasformazione autoritaria impressa dalle politiche neoliberali della oligarchia finanziaria. Una elite che ormai comanda ed impera in tutto il mondo, totalmente sorda alle necessità e alle urgenze di una crisi causata dall'esproprio delle ricchezze a danni delle forze più deboli della società. Ma ora le realtà di lotta e di opposizione ricominciano a muovere qualche passo. Importanti passaggi nel deserto prodotto del governo unico, orfani di ogni dove che tentano di rinsaldare le fila di una aggrovigliata e complicata situazione. Da quella che sarebbe stata chiamata in passato la frangia riformista - e che ora è costretta a lottare per conservare qualcosa - si muove un tentativo estremo di ripartire dalla difesa di una Costituzione ormai violentata in tutte le sue parti. Un tentativo - quello della manifestazione del 12 ottobre a Roma - che vorrebbe perlopiù permettere una ridislocazione intelligente a quanti nella cosiddetta sinistra radicale sono entrati in una fase di convulsione che li ha portati a perdere il senso stesso dell'azione politica. Non certo per rimettere al centro dell'agenda politica la possibilità di contrattare condizioni di difesa di qualsivoglia diritto. In contemporanea, (ampi) settori di movimento rilanciano una settimana di mobilitazione che parte sempre dal 12 ottobre con una giornata di lotta a difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e azioni diffuse per il diritto all'abitare, per terminare in piazza il 19 ottobre, inglobando lo sciopero/manifestazione dei sindacati di base e conflittuali del 18 ottobre, e lanciando mobilitazioni locali il 15 ottobre. Ma il sindacalismo di base sembra non riuscire ad andare oltre la ritualità dello sciopero generale, pur unendo vecchie e nuove sigle che ancora non trovano uno spazio politico condiviso per battaglie condivise. Anch'esso si dimostra incapace di essere l'alternativa credibile alla difesa degli interessi di classe. E si trova in parte suo malgrado inserito in un percorso plurale che potrebbe essere una bella risposta in attesa della nuova legge sulla stabilità, pronta a tagliare e dismettere quanto di pubblico e di collettivo rimane in questo paese. Siano servizi, posti di lavoro o beni demaniali, tutto è sacrificabile per garantire il rispetto del 3% di indebitamento netto nel 2013. Nessuna difesa di classe sembra più consentita. Il liberismo dello stato minimo e dei massimi profitti per le imprese private sembra privo di alternativa. Eppure i diversi soggetti che abitano la crisi, rivendicano a sé, a noi, la capacità - comunque declinata, riconosciuta, vissuta - di non non far parte di questo disegno autoritario. Soggetti diversi che rivendicano l'indisponibilità ad essere sacrificati alla ristrutturazione del capitale. Che rivendicano la possibilità di costruire dal basso soluzioni umane alla rapina capitalistica. Questa eterogenea assemblea richiama quanti - precar*, lavoratori e lavoratrici, giovani, pensionat*, disoccupat* - richiedono reddito e casa, rivendicano difesa dei territori e possibilità di vita per tutti, nell'esigenza di conquistare spazi ed agibilità politica, per altro affermata in contesti territoriali dove la mediazione politica, quella dei partiti, è completamente saltata. Una cosa però è chiara a tutti: se è vero che nulla sarà più come prima, che non si tornerà alla vita "pre crisi" e che l'espulsione in massa di forza lavoro e la chiusura di centinaia di fabbriche hanno modificato tanto la composizione ed ancor più la coscienza di classe, è altrettanto vero che il simulacro della democrazia parlamentare mostra la corda proprio di fronte alla necessità del capitale di costituzionalizzare l'avvenuta svolta autoritaria. La de-integrazione sociale non è più una variante sociologica degli effetti della crisi. E' e si manifesta attraverso l'esclusione politica e sociale dei ceti subalterni, che in primis subiscono la perdita di salario e di tutele economiche. L'accumulazione per esproprio e l'ideologia dominante della borghesia neoliberale hanno messo in conto i costi che i lavoratori stanno pagando nella ristrutturazione del capitale. Sappiamo tutti della stretta repressiva già in atto da tempo, con cui si cerca di legittimare l'esclusione politica alla quale tutti siamo sottoposti; sappiamo che la tendenza è come sempre a criminalizzare le lotte e la partecipazione, e come sempre si accenderanno riflettori di una regia complice, per spegnerli poi a piacere e dosarne i fotogrammi nella più classica della disinformazione di regime. Non è un buon motivo per non esserci, non è mai un buon motivo. Sta a tutte e tutti noi, che non chiediamo nulla al potere politico ed autoritario che governa l'Europa, noi che rifiutiamo ogni approccio nazionalistico all'uscita dalla crisi con ricette che ci porterebbero agli anni '30, essere consapevoli che è nei territori che si deve continuare ad alimentare le lotte. Costruendo l'alternativa a questo sistema - dal basso - rafforzando e collegando organismi di base capaci di esprimere vertenzialità e conflittualità a partire dai bisogni immediati e dalla solidarietà reciproca; progettando forme e modi del potere popolare a partire dalle sacche di resistenza e di progettualità che esistono e resistono, creando forme di contropotere costituendo organismi orizzontali e sviluppando prassi libertaria, patrimonio sempre più largamente condiviso tra chi ancora lotta e prefigura la trasformazione sociale, tra chi non intende rinunciare ai diritti, alla dignità, alla pace e all'eguaglianza sociale. Segreteria Nazionale Federazione dei Comunisti Anarchici11 ottobre 2013 |
Front pageSupport Sudanese anarchists in exile Joint Statement of European Anarchist Organizations International anarchist call for solidarity: Earthquake in Turkey, Syria and Kurdistan Elements of Anarchist Theory and Strategy 19 de Julio: Cuando el pueblo se levanta, escribe la historia International anarchist solidarity against Turkish state repression Declaración Anarquista Internacional por el Primero de Mayo, 2022 Le vieux monde opprime les femmes et les minorités de genre. Leur force le détruira ! Against Militarism and War: For self-organised struggle and social revolution Declaração anarquista internacional sobre a pandemia da Covid-19 Anarchist Theory and History in Global Perspective Capitalism, Anti-Capitalism and Popular Organisation [Booklet] Reflexiones sobre la situación de Afganistán South Africa: Historic rupture or warring brothers again? Death or Renewal: Is the Climate Crisis the Final Crisis? Gleichheit und Freiheit stehen nicht zur Debatte! Contre la guerre au Kurdistan irakien, contre la traîtrise du PDK Meurtre de Clément Méric : l’enjeu politique du procès en appel |