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Friday August 02, 2013 19:31 by Lucio Garofalo
Come è noto, l’esperienza dei Soviet degli operai e dei contadini è finita male, ma Lenin ha fatto il suo “dovere” nelle condizioni storiche oggettive in cui era costretto ad agire, sebbene abbia commesso qualche errore politico, più o meno grave. La degenerazione in senso burocratico ed oppressivo dello stato sovietico ebbe inizio, seppure in minima parte, già con Lenin, ma si realizzò pienamente sotto Stalin, che fece strage di comunisti, anarchici e rivoluzionari vari, attuando una vera e propria controrivoluzione. Un movimento di proletari auto-organizzati, non etero diretto da un manipolo di rivoluzionari di professione, o che dir si voglia, agisce sempre meglio di un nucleo di militanti o, peggio ancora, di funzionari e burocrati di partito. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che senza uno “stato maggiore” la guerra non si vince. In linea teorica è così: almeno in guerra. Con gli eserciti e, appunto, gli stati maggiori. Ma la lotta di classe non è una guerra intesa in senso militaresco, o militarista, bensì un movimento di massa di un popolo che lotta per emanciparsi rispetto al giogo imposto dai dominanti. Che debba servire uno stato maggiore o un gruppo dirigente alla guida di una rivoluzione, nutro dei seri dubbi visto che tutte le esperienze storiche etero dirette, ovvero gestite dall’alto, sono finite puntualmente male. E’ l’idea (di origine giacobina e poi leninista) del Partito demiurgo che surroga il proletariato, cioè che pretende di sostituirsi alle masse popolari nella gestione dello Stato e, quindi, della società, che va messa radicalmente in discussione, poiché è la storia che ha dimostrato, nei fatti, il suo carattere fallimentare. |
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