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La protesta non é un crimine! Basta con la criminalizzazione dei movimenti sociali!

category brasile/guyana/suriname/guiana francese | repressione / prigionieri | comunicato stampa author Friday June 21, 2013 18:07author by Coordenação Anarquista Brasileira - CAB Report this post to the editors

Nota della Coordenação Anarquista Brasileira

In questi primi sei mesi dell'anno diverse mobilitazioni dal nord al sud del Brasile si sono scontrate con la reazione conservatrice del governo, dell'apparato repressivo e dei media. Dalle lotte in difesa del trasporto pubblico nelle grandi città, agli scioperi nei cantieri del PAC, fino alla resistenza dei nativi indigeni, tutte queste lotte sono state fatto oggetto di criminalizzazione della protesta nel paese che ospita la Coppa del Mondo. [Português]
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La protesta non é un crimine! Basta con la criminalizzazione dei movimenti sociali!


In questi primi sei mesi dell'anno diverse mobilitazioni dal nord al sud del Brasile si sono scontrate con la reazione conservatrice del governo, dell'apparato repressivo e dei media. Dalle lotte in difesa del trasporto pubblico nelle grandi città, agli scioperi nei cantieri del PAC, fino alla resistenza dei nativi indigeni, tutte queste lotte sono state fatto oggetto di criminalizzazione della protesta nel paese che ospita la Coppa del Mondo.

Viviamo in un momento di duro attacco delle classi dominanti contro i popoli indigeni del Brasile. Il capitale internazionale avanza quodianamente a grandi passi, sfruttando i lavoratori e le lavoratrici alla ricerca del profitto.

La Coppa del Mondo è in arrivo! E oltre a mega-eventi come questo, abbiamo i mega-progetti del PAC (Plano de Aceleração do Crescimento) e dell'IIRSA (Iniciativa para a Integração da Infraestrutura Regional Sul-americana). Questi mega-progetti sono all'origine di molte delle attuali politiche urbanistiche, energetiche e rurali, sono causa di questi attacchi, approfondendo le ferite frutto di 500 anni di massacri!

Espropri e sfratti sono in pieno svolgimento e nascono cantieri in un batter d'occhio. In una frazione di secondo il denaro del popolo finisce in discarica. In varie città che saranno sede delle partite della Coppa (ed anche in quelle che non lo saranno), si annunciano costruzioni su costruzioni. Di offerta in offerta, gli appaltatori fanno soldi a scapito del popolo, mentre le amministrazioni statali e municipali si mettono a disposizione come controllori a vantaggio delle grandi imprese e della speculazione immobiliare.

Mentre avanzano questi grandi progetti di cui beneficeranno le elites, si fa strada anche un processo di criminalizzazione della protesta e della povertà con la repressione e la persecuzione di coloro che lottano contro le ingiustizie in questo paese.

La lotta per i trasporti pubblici come saggio di prova per il potere degli oppressi nelle città

Nei primi mesi di ogni anno, in ogni città del nostro paese, subiamo gli attacchi da parte delle imprese dei trasporti pubblici e del potere pubblico sottoforma di aumenti esorbitanti nei prezzi dei biglietti degli autobus. Trasporti pubblici precari con autobus in pessime condizioni (senza i necessari adattamenti per i disabili), linee in ritardo e superaffollate, un regime di super-sfruttamento dei lavoratori del settore unito a tariffe esorbitanti, fanno insieme parte di una serie di umiliazioni inflitte ai lavoratori ed agli oppressi del nord e del sud di questo paese.

Questa scandalosa situazione ha portato soprattutto i giovani a mobilitarsi ed a scendere in strada contro gli aumenti, per l'abbonamento bus gratuito agli studenti ed ai disoccupati e per un altro modello dei trasporti, che sia pubblico al 100%. Sono quasi 10 anni che le grandi città del Brasile sono letteralmente scosse dalle lotte contro l'aumento delle tariffe degli autobus e per gli abbonamenti gratuiti a studenti e disoccupati. Ne abbiamo un esempio a recente con la vittoria ottenuta grazie alla forza delle strade sia a Porto Alegre/RS che a Goiânia/GO. Lungi dall'essere una conquista esclusiva della politica di un determinato partito, la revoca dell'aumento delle tariffe è stato il frutto della forte decisione presa dai giovani, dai lavoratori e dai disoccupati, di prendere le strade, di occupare i terminali, di organizzare picchetti nelle autorimesse e di mobilitare amici e compagni nei posti di lavoro, di studio e di vita, per la lotta contro gli aumenti.

La riduzione delle tariffe nei trasporti pubblici grazie alla forza delle strade è la vittoria morale di un movimento popolare guidato da una gioventù combattiva. Lungi dall'essere mobilitazioni virtuali, questa revoca è il frutto del duro lavoro di tanti compagni e compagne, a cui anche noi abbiamo dato modestamente il nostro contributo.

Altre lotte per la riduzione delle tariffe si stanno moltiplicando in Brasile ed allo stesso tempo la reazione conservatrice in capo al governo, ai media ed agli imprenditori cerca di legittimare la repressione e la criminalizzazione dei combattenti sociali con decine di arresti nel corso delle proteste e con i processi giudiziari. La classe padronale, le autorità municipali e statali, l'impresa monopolista, tutti costoro sono impegnati nello stesso piano: criminalizzare i combattenti sociali, creare spaventapasseri, scoraggiare la partecipazione popolare alla lotta per il diritto alla città.

Non possiamo subire la persecuzione politico-giudiziaria dei compagni di lotta. La nostra mobilitazione deve essere ferma e decisa per non retrocedere e per difendere ora il nostro diritto di riunione, di associazione e di manifestazione. La solidarietà con i processati deve essere una parola che abbia la forza di una tonnellata per tutta la sinistra conflittuale.

Così rafforziamo la nostra posizione, la questione del trasporto pubblico non si risolve con la polizia, la questione sociale urgente e necessaria che viene sollevata può essere risolta per decisione politica. E per far rispettare le sue rivendicazioni, il popolo non può affidare i suoi interesse al potere burocratico dei cospiratori di gabinetto ed alle decisioni prese a porte chiuse tra le elites politiche ed i gruppi economici dominanti.

La democrazia di base è un meccanismo sociale che si rappresenta nella politica delle assemblee, delle manifestazioni e delle specifiche forme di lotta ed organizzazione di base dei settori popolari.

Dobbiamo essere uniti nella difesa di un modello di trasporto pubblico al 100%, che la faccia finita con il profitto dei padroni e con lo sfruttamento dei nostri diritti, che dia libertà pubblica di accesso e di mobilità a tutto il popolo della città. Per noi anarchici della CAB, il modello pubblico é un punto di forza per accumulare capacità di cambiamento, per la promozione dei diritti e per conquistare migliori servizi a scapito del controllo del capitale privato. Lottare per dare potere al popolo e non per accomodarsi nelle strutture burocratiche del potere, che usurpa la forza collettiva nel diritto pubblico.

La resistenza indigena contro l'agrobusiness ed i mega-progetti

Diverse manifestazioni delle popolazioni indigene hanno segnato i primi sei mesi di quest'anno, la legittima occupazione dell'assemblea della Camera dei deputati da parte di circa 300 indigeni, oltre alle molte proteste in tutto il Brasile nella settimana internazionale dell'ambiente, il 5 giugno. Ci sono oltre un centinaio di progetti di legge lesivi dei diritti dei popoli pendenti presso la Camera ed il Senato. Tra questi, si segnala la PEC 215. PEC sta per Proposta de Emenda à Constituição, che può essere presentata dal Presidente, dal Senato o da più della metà delle Assemblee Legislative e, una volta approvata, permette che si facciano dei cambiamenti nel testo della Costituzione. Insieme al cambiamento del Codice forestale, questa PEC 215 è più che altro un attentato della lobby rurale conservatrice contro il popolo, appoggiata da partiti come il PMDB, PP, DEM, PSD, PR, PSDB, PTB, PDT e PPS. Se fosse approvata, la proposta di emendamento darebbe al Congresso il diritto e la responsabilità di delimitare, ratificare e stabilire criteri di regolamentazione delle terre indigene e dei popoli indigeni originari, attività che fino ad oggi sono attribuite al FUNAI. Le volpi vogliono prendere il controllo completo delle cooperative, dato che all'interno del Congresso Nazionale c'è una forte lobby rurale che cerca di prendersi le terre indigene per trasformarle in latifondi al servizio del dilagante profitto agroalimentare.

Pertanto, la attuale configurazione della lotta di classe e del capitalismo in Brasile, che riguarda anche i popoli nativi, può essere intesa come un modello segnato, in un aspetto, dalla forza dell'agroalimentare, basato sulla monocultura da latifondo da esportazione, la quale per espandersi attacca le agricolture di famiglia, sfrutta ed espelle i lavoratori rurali e ruba le terre dei popoli indigeni. Questo modello concentra la rendita, genera miseria, violenza e povertà praticamente in tutte le regioni in cui prende piede. In campagna e nelle città uccide lentamente i lavoratori che consumano cibi avvelenati con pesticidi. Vi è anche l'aumento dei prezzi dei cibi di base (come riso, fagioli e frumento) che rappresentano il 70% dei consumi nel paese, ma che occupano appena il 30% delle terre coltivate, a causa dell'espandersi delle monocolture da latifondo.

Pur con rapporti di forza sfavorevoli, i popoli indigeni hanno dato una dimostrazione di resistenza e di azione diretta, occupando la Camera e facendo rinviare la votazione sulla vergognosa PEC. L'azione degli indigeni si è dimostrata molto più efficace nel fermare la votazione sulla PEC 215 rispetto all'inerte "lotta per l'egemonia" dei parlamentari della sinistra che si sono opposti al progetto di voto.

Dal sud al nord del paese la nostra forza militante è vigile e solidale con la questione dei popoli indigeni. Dai processi di resistenza ad Aldeia Maracanã di Rio de Janeiro, alla vittoriosa lotta dei Pitaguarys a Ceará e all'appoggio alle mobilitazioni dei Guaranis e dei Kaingangs nel Rio Grande do Sul, siamo spalla a spalla uniti agli indigeni nella difesa del territorio contro l'impatto del Piano IIRSA.

Solidarietà è molto più di una parola scritta! Praticare la solidarietà con chi lotta!

Con l'avanzare degli attacchi delle classi dominanti (nazionale ed internazionale) e dei suoi progetti, saranno sempre più frequenti le minacce ai popoli indigeni ed a tutti coloro che sono oppressi nelle campagne e nelle città. Per procedere nell'organizzazione e nella resistenza ai mega-progetti ed all'avanzare dell'agroalimentare, è necessario accumulare forza sociale per l'auto-organizzazione della classe lavoratrice e degli oppressi nei campi e nelle città. Noi, anarchici federati politicamente nelle organizzazioni che compongono la CAB, modestamente riaffermiamo il nostro impegno, rafforzando le organizzazioni di base dei lavoratori su un progetto di federalismo e di potere popolare che non ha il suo orizzonte strategico né nelle urne e nemmeno nelle dispute tra apparati parlamentari.

Non ci siamo costituiti in organizzazione politica per fare da intermediari burocratici di pressione sociale, non cerchiamo il riconoscimento dei media e delle autorità borghesi come interlocutori validi. La nostra politica punta alla costruzione di un popolo forte. L'azione diretta come metodo di lotta e la democrazia di base come fattore di partecipazione decisiva del soggetto nelle sue rivendicazioni sono gli strumenti perché cresca il potere popolare, dal basso. Il nostro ruolo è dare l'impulso creativo all'interno delle linee guida del movimento sociale, favorire lo sviluppo di fattori ideologici di cambiamento conflittuale, la costruzione della capacità politica di unità solidale degli oppressi. La protesta sociale deve avere le sue proprie prospettive e non essere la scalata per carriere elettorali.

Nostro compito è ora circondare di solidarietà i compagni perseguitati, non farsi intimidire e seguire fermamente i nostri propositi, rivendicando con fermezza la legittimità della nostra lotta e dei metodi che abbiamo utilizzato. Questi sono gli impegni prioritari per coloro che sono impegnati nelle lotte di tutti i giorni.

Coordenação Anarquista Brasileira

19 giugno 2013

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.

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