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Monday March 19, 2012 18:09 by Octavio Alberola e Ariane Gransac
Domitila è morta come ha vissuto: in modo semplice e tra la gente del suo villaggio. [Castellano] Domitila Chungara: una combattente coerenteAlla fine il cancro si è preso Domitila Chungara, l'indomabile donna delle miniere che ha lottato instacabilmente contro le dittature militari che hanno governato la Bolivia tra il 1964 ed il 1982. Il 7 maggio prossimo avrebbe compiuto 75 anni, la maggior parte dei quali dedicati alla lotta contro lo sfruttamento del lavoro e per conquistare le libertà democratiche. Nel 1967, il governo del generale René Barrientos intervenne militarmente nei distretti minerari per reprimere uno sciopero. La repressione provocò la morte di decine di uomini e di donne nelle miniere di Catavi e XX Secolo. La indignata reazione di Domitila le costó la vita di un figlio nato morto nella cella dove era stata picchiata e presa a calci dai secondini. Domitila continuó la lotta durante la dittatura del generale Banzer che aveva inviato l'esercito ad occupare nuovamente i distretti minerari. Nel dicembre 1977, Domitila e quattro mogli di minatori, si misero in sciopero della fame, nei locali dell'arcivescovato di La Paz, per ottenere una amnistia politica ed il ripristino della democrazia con la indizione di elezioni generali. Fu uno sciopero che ebbe rapidamente il sostegno di migliaia di boliviani in tutto il paese fino a costringere Banzer a concedere l'amnistia ed a promettere le elezioni a beve termine. Questa vittoria ebbe una grande ripercussione internazionale e Domitila con la sua organizzazione, "Amas de casa de Siglo XX," diventarono un importante organismo di appoggio ai sindacati dei minatori nonchè un referente per la lotta delle donne lavoratrici di tutto il mondo. Successivamente, Domitila è stata la portavoce della lotta unitaria dei lavoratori e delle lavoratrici contro il sistema di sfruttamento capitalista e portò la sua voce in molteplici Forum di Donne in tutto il mondo. Domitila, la Palliri (operaia che, a colpi di martello, tritura e seleziona i pezzi di roccia mineralizzata all'ingresso della miniera, ndt), la donna impegnata nelle bonifiche delle discariche dei residui delle lavorazioni nei centri minerari boliviani, divenne per le sue capacità e per le sue posizioni emancipazioniste un simbolo della lotta per l'emancipazione della donna e della lavoratrice. Una lotta in cui la donna non doveva lottare contro l'uomo, ma contro il sistema di dominazione economica, politica e culturale dei popoli. La sua perseveranza nella lotta e la risonanza dei suoi 2 libri di testimonianza che ebbero diffusione mondiale: "Si me permiten hablar" e "Aquí también Domitila", la portarono al Premio Nobel per la pace nel 2005. Ebbe undici figli, 4 dei quali morti, e negli anni '80 venne esiliata più volte in diversi paesi europei. E' stato durante il suo esilio in Francia che abbiamo avuto modo di conscerla e di condividere con lei l'impegno solidale con il popolo boliviano. Quando potè far ritorno in Bolivia si stabilì a Cochabamba. Qui diede vita ad un centro di formazione, la Escuela Móvil de Formación Sindical, destinata ai giovani dei quartieri più poveri della città. Dopo la morte di questa strenua combattente delle miniere, il govermo di Evo Morales ha decretato tre giorni di lutto nazionale, e la ministra delle comunicazioni, Amanda Dávila, l'ha definita come “una delle figure più importanti della lotta per la democrazia in Bolivia”. Tuttavia, come ha rivelato alla stampa Filemòn Escobar, ex-dirigente sindacale minerario e fondatore del Movimiento Al Socialismo (MAS), il presidente Evo Morales non volle Domitila come sua candidata alla vicepresidenza della Bolivia. Nelle sue dichiarazioni, Escobar ha accusato inoltre le dirigenti del MAS, Leonilda Zurita e Silvia Lazarte, di essersi opposte a che la Chungara potesse partecipare per il MAS alla Assemblea Costituente del 2006-2007, precisando que "queste due giovani cocaleras, quando venne proposta la candidatura di Domitila, gettarono un grido al cielo ed ora invece ne piangono la morte". Sia come sia, il fatto è che Domitila è morta come è vissuta: in maniera semplice e tra la gente del suo villaggio. La sua morte, dopo il ricovero nell'ospedale Viedma di Cochabamba, è sopraggiunta per complicazioni polmonari e renali, postumi delle torture e dei patimenti subiti durante la dittatura militare di Banzer e di altri dittatori che si sono succeduti, salvo brevi periodi di democrazia formale. Le informazioni che riceviamo dalla Bolivia enfatizzano il fatto che "nonostante i numerosi riconoscimenti ed onoreficenze ricevuti da diversi presidenti ed istituzioni sindacali e municipali, a cui si aggiungono quelle ricevute all'estero, "Domi" optó per farsi ricoverare in corsia nell'ospedale Viedma per non approfittare di nessun privilegio". Per noi è stato meglio così, per cui nonostante le contraddizioni umane, possiamo mantenere di Domitila un ricordo che confermi ciò che ella è sempre stata: una combattebte coerente, solidale e fiera di far parte della classe degli sfruttati e dei dominati, sempre dalla parte della gente comune. Octavio Alberola e Ariane Gransac Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali. |
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