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Il vero fine delle teorie complottiste

category internazionale | vari | stampa non anarchica author Thursday January 05, 2012 23:25author by Lucio Garofalo Report this post to the editors

Il “manuale” delle concezioni complottiste è il Mein Kampf di Hitler, nonché le opere di Alfred Rosenberg, l’ideologo ufficiale del nazional-socialismo. In particolare, il Mein Kampf rappresenta una sorta di “bibbia” contemporanea per i suoi epigoni. Senza correre il rischio di esagerare si potrebbe definire il Mein Kampf come il “testo sacro” dei sostenitori più fanatici del complottismo, il modello teorico e la principale fonte d’ispirazione a cui attingono le più assurde dietrologie esoteriche di matrice nazista o cripto-nazista.

Il vero fine delle teorie complottiste


Il “manuale” delle concezioni complottiste è il Mein Kampf di Hitler, nonché le opere di Alfred Rosenberg, l’ideologo ufficiale del nazional-socialismo. In particolare, il Mein Kampf rappresenta una sorta di “bibbia” contemporanea per i suoi epigoni. Senza correre il rischio di esagerare si potrebbe definire il Mein Kampf come il “testo sacro” dei sostenitori più fanatici del complottismo, il modello teorico e la principale fonte d’ispirazione a cui attingono le più assurde dietrologie esoteriche di matrice nazista o cripto-nazista. Ma lo stesso Hitler si ispirò a sua volta ad un libro intitolato L’ebreo internazionale, scritto da Henry Ford, il noto imprenditore americano. Nel Mein Kampf Hitler cita testualmente frasi deliranti tratte da questo libro che influenzò notevolmente l’ideologia antisemita alla base della propaganda hitleriana.

Tutta la dottrina nazista era ossessionata dalla retorica incentrata sulla teoria esoterica del complotto giudaico per il dominio del mondo (gli Illuminati). La tesi della cospirazione giudaica discende dagli scritti di Rosenberg, il quale era convinto di rinvenire prove a favore delle sue idee nei famosi Protocolli di Sion. Non a caso Hitler (come gran parte dell’élite nazista) nutriva una passione viscerale per l’occultismo e l’esoterismo, l’astrologia e l’alchimia (gli stessi colori ufficiali del vessillo nazista sono i colori sacri dell’alchimia: nero, rosso e bianco), la magia e il mondo del paranormale.

Ma al di là delle visioni mistiche e deliranti di Hitler e Rosenberg, il fascino delle ideologie esoteriche si spiega in virtù della loro ingenuità farisaica e semplicistica, del conservatorismo codino e forcaiolo, nella misura in cui offrono all’immaginario collettivo una sorta di comodo e rassicurante capro espiatorio identificabile in “cospiratori” che agiscono per corrompere e dominare il sistema, che siano gli Ebrei piuttosto che i massoni, o gli untori di manzoniana memoria.

In materia di complotti e trame segrete, la storia offre numerosi esempi di congiure di palazzo, tradimenti ed episodi cospirativi, dai tempi degli antichi imperatori romani, dall’assassinio ordito contro Giulio Cesare ai casi di regicidio più recenti, ai tentativi falliti contro lo stesso Hitler, ma le trame “oscure” del potere non sono riducibili a vicende che servono solo a mistificare la realtà delle cose, a banalizzare la narrazione storica sul potere. La cui natura è più articolata, estesa e complessa di quanto le farneticanti dietrologie esoteriche lascino supporre.

Il potere vigente nel quadro capitalistico, si pensi alle grandi banche d’affari, alle multinazionali, alle famigerate agenzie di rating, alle società assicurative, e ai “mostruosi” comitati d’affari e di potere che fanno capo al capitale finanziario cosmopolita, al di là dei nomi delle singole soggettività, a prescindere da ogni comoda narrazione mistica o esoterica, è costituito da un’entità anonima estremamente complessa e articolata, difficilmente identificabile in una sola, “onnipotente” personalità, o in un blocco compatto di individui criminali e privi di scrupoli, ed è tantomeno rappresentabile come un’associazione segreta e cospirativa su scala mondiale, come si tende a fantasticare nell’immaginario collettivo.

Oggi, il fine ultimo di queste dietrologie è di camuffare o mistificare la reale natura delle crisi capitalistiche, e di questa crisi in particolare, per non scaricare le colpe sul sistema. Il quale, a seguire queste ipotesi fino in fondo, potrebbe funzionare benissimo se non fosse corrotto e sabotato da presunti cospiratori, ovvero da congiure giudaiche, piuttosto che massoniche, o di altra origine. Siamo ancora agli “untori” di Manzoni e simili congetture sono pericolosissime poiché distolgono l’attenzione dalle vere e irrisolvibili (almeno all’interno del quadro capitalistico) cause della crisi.

Il capitale finanziario cosmopolita è un’entità anonima e impersonale. E’ vero che vi sono personaggi che fanno praticamente parte di quasi tutti i consigli d’amministrazione delle principali banche d’affari del mondo, e ciò può appunto ingannare il giudizio, ed è vero che le banche riescono in qualche modo ad imporre un indirizzo uniforme alla finanza globale, ma questo dato reale è più un prodotto dei complessi meccanismi che esse gestiscono e non possono cambiare, anziché il risultato di una cospirazione planetaria vera e propria. Non a caso, le banche per coordinarsi sono costrette a stipulare accordi su accordi, a condurre trattative estenuanti. Le banche hanno interessi comuni che gestiscono insieme, ma non funzionano come un centro cospirativo: ricordano invece una banda di ladri che si mettono d’accordo su chi derubare, ma poi ciascuno tenta di accaparrarsi la parte più cospicua del bottino. E nell’attuale crisi del capitale finanziario esse stesse provocano rimedi che finiscono per aggravare il male medesimo. Dunque, se è giusto parlare di capitale finanziario globale, considerando l’insieme dei fenomeni e le loro concatenazioni, non significa affatto che esista un disegno cospirativo unificato ed organico, come credeva Hitler. E come sostengono i suoi epigoni sparsi, di ieri e di oggi.

Il sottoscritto non nega l’esistenza del regime dei banchieri, in Italia e in Grecia, di tecnocrati quali Monti, Draghi e via discorrendo, che sono funzionari ed esecutori del capitale finanziario internazionale. Sin dal primo momento mi sono impegnato per denunciare pubblicamente, con vari articoli, la natura autoritaria e antidemocratica, golpista e criminale, di questi regimi politici.

Nel contempo cerco di far capire che, malgrado il salto di qualità compiuto a livello politico-organizzativo dal capitale finanziario cosmopolita, un’entità anonima che si incarna ovviamente in alcune figure che fanno capo alle grandi banche d’affari, alla BCE, al FMI, alle agenzie di rating e così via, tuttavia ciò non mi impedisce di andare oltre questa elementare evidenza che è sotto gli occhi di tutti e che il sottoscritto non è così sciocco da negare, visto che esiste un regime dei banchieri che si è ufficialmente insediato al vertice delle gerarchie statali in Italia e in Grecia.

Quello che fino a ieri era un potere “occulto” che agiva “dietro le quinte”, giusto per usare una terminologia cara ai fanatici dei complotti, oggi è uscito allo scoperto, perciò nessuno, tranne chi è cieco o in malafede, si azzarda a negarne l’esistenza. Eppure, la struttura del potere capitalistico è molto più vasta, articolata e profonda di quanto appaia e di quanto gli ottusi simpatizzanti o fautori delle dietrologie esoteriche vogliono farci credere. Ed è superfluo ripetere ancora quanto ho già precisato a proposito della complessità e della natura impersonale del capitalismo finanziario.

Il punto critico dell’analisi che bisogna elaborare, è la proletarizzazione massiva che porta ad un sottoconsumo sempre più esiguo, ovvero alla miseria di massa, ma questa è (per l’appunto) l’irreversibile conseguenza del dominio del capitale finanziario, che non equivale ad una congiura. Il problema è capire se di fronte all’insorgere della protesta di massa dei proletari, il complesso del capitale finanziario è o meno in grado di coordinarsi, oppure se una iniziativa forte del proletariato può accentuarne le divisioni e le contraddizioni interne. Se si trattasse di un centro cospirativo unitario e coeso la domanda non avrebbe senso e, per vincerlo, servirebbe allearsi con alcuni settori della borghesia.

Conviene mettere in luce quella che è l’implicazione pratica più interessante e notevole dell’intero discorso, portando alle estreme conseguenze il sillogismo implicitamente contenuto nelle dietrologie occultiste: se il potere, nella fattispecie il capitale finanziario cosmopolita, fosse realmente una struttura compatta e monolitica, priva cioè di contraddizioni e divisioni interne, una sorta di centro cospirativo chiuso e settario, come pretendono di credere e farci credere i fautori delle concezioni complottiste, allora temo che questo tipo di potere sarebbe assolutamente invincibile ed inviolabile e non esisterebbero possibilità di salvezza, o di riscatto, per il genere umano.

E’ questa la conseguenza finale, ovviamente implicita, che scaturisce dal ragionamento insito nelle concezioni complottiste oggi tanto in voga.

Lucio Garofalo

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