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Friday December 16, 2011 17:04 by Sindacato Intercategoriale Cobas - S.I.Cobas
Quello che si svolge nella dura realtà dei magazzini di Pioltello è un altro film, completamente diverso da “Il Mago di Esselunga” girato da Giuseppe Tornatore. Un film che narra di come le finte cooperative che operano in Esselunga organizzano centinaia di lavoratori immigrati secondo un sistema di interposizione illecita di manodopera. Racconta di fatiche e sfruttamento che ci riportano indietro nel tempo, quando gli uomini facevano schiavi altri uomini. Il Mago di Esselunga fa “sparire” l lavoratori che chiedono rispetto e dirittiUn film che narra di come le finte cooperative che operano in Esselunga organizzano centinaia di lavoratori immigrati secondo un sistema di interposizione illecita di manodopera. Racconta di fatiche e sfruttamento che ci riportano indietro nel tempo, quando gli uomini facevano schiavi altri uomini. Ai magazzini Esselunga di Pioltello il lavoratore socio di cooperativa varca la soglia del cancello spogliandosi dei suoi diritti e della sua dignità, e si avvia al lavoro completamente disumanizzato, come pura forza-lavoro a disposizione del padrone per produrre il maggior profitto. Un mondo fatto di condizioni di lavoro miserevoli, di ricatti, di umiliazioni e maltrattamenti continui, di diritti negati, di contratti sistematicamente violati, di ritmi di lavoro insopportabili (imposti nel totale disprezzo delle norme sulla salute e sicurezza), di salari che si riducono ad ogni rinnovo di appalto e di contratto. E tutti, ma proprio tutti, fingono di non sapere: lo sa il “Mago” di Esselunga, che riesce a trasformare una vergogna in un'isola felice; del resto perchè rinunciare a una forza-lavoro offerta a buon mercato e con scarsa copertura contributiva? Lo sanno i sindacati confederali che non fanno rispettare nemmeno i contratti che loro stessi firmano (ovviamente sempre al ribasso, perchè, dicono, c'è la crisi). Lo sanno le istituzioni e le forze politiche che stanno al gioco, tanto si tratta di immigrati assolutamente privi di diritti politici, da sacrificare agli istinti più bassi dei loro elettori. Tutto sembra funzionare come un orologio; ma un bel giorno l'ingranaggio si rompe, un gruppo di lavoratori non ci stanno più, la loro dignità non è più in vendita, decidono di scioperare e denunciano:
Per aver osato tanto questi lavoratori vengono licenziati. La risposta padronale alle elementari rivendicazioni sindacali è il licenziamento politico. Una scelta padronale oramai costante, già verificatasi in altri centri della logistica nei mesi scorsi (GLS, Billa, TNT). Gli interessi economici enormi che stanno dietro a questa attività "impongono necessariamente" di risolvere il problema alla radice: chi rivendica e protesta deve essere eliminato! Ma i lavoratori non si danno per vinti, sanno di essere stati ingiustamente licenziati e si autoorganizzano nella lotta. Dai primi di ottobre, sul piazzale davanti ai magazzini, prende vita un presidio permanente dal quale partono scioperi insieme a volantinaggi e interventi di sensibilizzazione nei confronti di tutti i lavoratori che, in cooperative diverse, vi lavorano. L'adesione agli scioperi è elevata, ma gli effetti vengono vanificati dall'imposizione sistematica del lavoro straordinario; dall'affidamento illegale dell'appalto della cooperativa in sciopero alle altre cooperative; dal crumiraggio che Esselunga organizza attraverso la chiamata di lavoratori esterni. A dar man forte, una massiccia, costante presenza delle forze dell'ordine in assetto antisommossa, sempre puntuali e solerti tutori degli interessi padronali, anche quando sono conseguiti con sistemi e modalità illeciti. I luccicanti supermercati Esselunga nascondono questa triste e vergognosa realtà. Il “Mago” di Esselunga cerca con abile maestria di truccare le carte per non far risaltare cosa c'è dietro le quinte. Ma ormai è troppo tardi, il gioco non regge più, la lotta dei lavoratori ha alzato il sipario: Esselunga sfrutta i lavoratori, li licenzia se alzano la testa, nega loro i diritti elementari, impedisce loro di organizzarsi sindacalmente. La lotta va avanti, ma questo è un film che non potrà avere un lieto fine senza la solidarietà di tutti coloro che credono che il lavoro non sia una merce; che diritti, legalità, dignità e condizioni di lavoro, non debbano essere sacrificati in nome del profitto. 14 dicembre 2011 Sindacato Intercategoriale CobasPer altre informazioni sulla lotta Esselunga: |
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