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Assemblea Pubblica contro l’insicurezza nelle Scuole

category italia / svizzera | scuola e università | altra stampa libertaria author Thursday December 01, 2011 18:15author by Unione Sindacale Italiana - USI Report this post to the editors

Per incominciare a discuterne tutti insieme e per cercare di fare un intervento in positivo, come COMITATO 5 APRILE, snodo romano della RETE NAZIONALE SULLA SICUREZZA E LA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO, si convoca UNA ASSEMBLEA PUBBLICA TERRITORIALE per le scuole/istituti del XV e XVI Municipio presso la BIBLIOTECA MARCONI in VIA CARDANO 135 il 16 DICEMBRE 2011 dalle ore 16,30 alle 19,30. E' la prima iniziativa alla quale seguiranno altre assemblee territoriali.


CONTRO L'INSICUREZZA NELLE SCUOLE

ASSEMBLEA PUBBLICA VENERDI' 16 DICEMBRE 2011

DI LAVORATORI DELLA SCUOLA, GENITORI E STUDENTI DEI MUNICIPI XV E XVI
DALLE ORE 16,30 ALLE 19,00 PRESSO LA BIBLIOTECA MARCONI in Via Cardano 135

Per incominciare a discuterne tutti insieme e per cercare di fare un intervento in positivo, come COMITATO 5 APRILE, snodo romano della RETE NAZIONALE SULLA SICUREZZA E LA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO, si convoca UNA ASSEMBLEA PUBBLICA TERRITORIALE per le scuole/istituti del XV e XVI Municipio presso la BIBLIOTECA MARCONI in VIA CARDANO 135 il 16 DICEMBRE 2011 dalle ore 16,30 alle 19,30. E' la prima iniziativa alla quale seguiranno altre assemblee territoriali.

In tale occasione saranno in distribuzione sia un questionario che un dossier normativo sulla sicurezza nelle scuole (o se richiesto potrà essere inviato prima e riconsegnato compilato in occasione dell'assemblea).

Sono previsti interventi di: RLS dell'USI, di esponenti dei sindacati di base che hanno aderito all'iniziativa (SISA, ANIEF, COORDINAMENTO PRECARI DELLA SCUOLA, USB SCUOLA). Sono invitati il Coordinamento delle scuole romane, le organizzazioni sindacali che intervengono nella scuola (COBAS, UNICOBAS, CUB, FLC CGIL), i genitori e studenti e studentesse. Coordina Giuseppe Martelli dell'USICONS.

Per raccogliere segnalazioni di disfunzioni, disservizi, inadempienze e violazioni delle norme, a partire dal sovraffollamento della classi, dovuti ai tagli ai finanziamenti e alle scelte del Ministero, si utilizzerà, dandone la massima diffusione, l'email predisposta dall'USICONS, dove si possono richiedere anche i materiali predisposti dal COMITATO 5 APRILE: segnala.scuola@gmail.com

COMITATO 5 APRILE
snodo romano della Rete nazionale sulla sicurezza e salute sul lavoro
presso sede USICONS LARGO VERATTI 25
Fax 06/77201444
Email: circolotlc@hotmail.com; bastamortesullavoro@gmail.com

author by Francesco Aucone - (geologo)publication date Mon Dec 19, 2011 21:00author address author phone Report this post to the editors

Intervento all'assemblea sulla "Salute e sicurezza nelle scuole", svoltasi a Roma il 16 dicembre 2011, insieme a genitori ed insegnanti e promossa dal "Comitato 5 Aprile - snodo romano della Rete nazionale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro".

Secondo una recente indagine condotta da Legambiente (1) circa il 65% delle 42000 scuole italiane non è stato progettato con criteri antisismici, poiché è stato costruito prima del 1974, anno dell'entrata in vigore dei primi provvedimenti tecnico-legislativi per le costruzioni localizzate in aree sismiche.

In più, oltre il 50% del totale degli edifici scolastici italiani sono in aree a rischio sismico, mentre meno del 50% degli edifici presi in considerazione dall'indagine possiede il certificato di collaudo statico e solo il 10% è stato costruito secondo criteri antisismici.

L'attuale e più recente normativa tecnica di riferimento in tema di terremoti comprende alcuni decreti e ordinanze che stabiliscono criteri di classificazione del territorio italiano e criteri costruttivi in aree ad alta pericolosità sismica.

In particolare le normative più importanti sono contenute in pochi decreti e ordinanze: l'O.P.C.M. n.3274 del 2003, che fornisce i primi elementi in materia di classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le nuove costruzioni in zona sismica e di verifica sismica delle costruzioni esistenti; l'O.P.C.M. n.3519 del 2006, che stabilisce nuovi criteri per la classificazione sismica del territorio nazionale, rendendo necessario un aggiornamento della classificazione regionale; il DM 14 gennaio 2008, contenente le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, le quali definiscono i principi per il progetto, l'esecuzione e il collaudo delle costruzioni, anche in zona sismica, definiscono le prestazioni richieste in termini di resistenza meccanica dei materiali e delle strutture, forniscono nuovi criteri per definire i coefficienti di sicurezza e precisano le azioni che devono essere utilizzate nel progetto; infine per la Regione Lazio la Delibera Di Giunta Regionale n. 387, del 22 Maggio 2009, che ha per oggetto la Nuova classificazione sismica del territorio della Regione Lazio in applicazione dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 3519 del 28 Aprile 2006 e della DGR Lazio 766/03.

Dal punto di vista della prevenzione contro gli effetti del terremoto, inquadrare una determinata area e considerare l'interazione fra il terremoto e le opere umane presenti e future sull'area (compresi gli edifici scolastici), significa definirne il rischio sismico.

Il rischio sismico esprime il danno che ci si attende in seguito ad un terremoto in una determinata area ed in una determinata finestra temporale. Esso è correlato a tre grandezze e scaturisce dal prodotto di queste:

pericolosità sismica, vulnerabilità sismica ed esposizione.

La prima grandezza, la pericolosità, è l'elemento oggettivo, in quanto riguarda la sismicità dell'area dove è presente la scuola. La pericolosità sismica dipende dall'ubicazione dell'edificio scolastico nei confronti delle cosiddette aree sismogenetiche (2) e dalla natura geologica e morfologica dei terreni (3).

La seconda grandezza, la vulnerabilità, è un elemento soggettivo, poiché dipende dalle capacità di resistenza dell'edificio a rispondere alle sollecitazioni del terremoto. Dipende dalla qualità dei materiali impiegati nella costruzione, dalle modalità costruttive e dal progetto iniziale.

La terza grandezza, l'esposizione, è anch'essa un elemento soggettivo, perché riguarda i beni umani, sociali ed economici esposti e per le scuole, essendo edifici soggetti a grande affollamento, tale valore è elevato. Per quanto riguarda la pericolosità sismica dell'area romana, possiamo affermare che la città di Roma non si trova direttamente all'interno di un'area sismologicamente attiva e che i terremoti che hanno colpito la città, sia nell'antichità che recentemente, sono stati tutti generati da aree sismogenetiche lontane, ubicate prevalentemente nella catena appenninica ed in misura minore, specialmente per quanto riguarda l'energia rilasciata, nella zona dei Colli Albani.

La classificazione sismica dell'area romana, effettuata ad opera della Regione Lazio ed in ottemperanza delle direttive degli O.P.C.M. 3274 e 3519, suddivide il territorio romano in 20 U.A.S., Unità Amministrative Sismiche, il cui confine è lo stesso dei Municipi, tranne che per il XX Municipio dove le UAS sono 2. Per quanto riguarda la sismicità, le 20 UAS possono essere divise in due gruppi, con buona parte dei Municipi compresi tra il Tevere ed i Colli Albani che hanno una sismicità più alta (zona sismica 2B) rispetto agli altri (zona sismica 3A)(4). Comunque, complessivamente, la sismicità di base dell'area occupata dal Comune di Roma può essere considerata di tipo medio e medio-basso, con accelerazioni al suolo compresi tra 0,1 e 0,2 g (g = accelerazione di gravità).

La pericolosità sismica di un determinato sito però non si esaurisce al solo dato statistico della pericolosità di base, definita macrosismicità e che è legata all'attività delle faglie sismogenetiche. Infatti dallo studio degli ultimi eventi sismici si è vista l'enorme importanza, in termini di energia sismica trasmessa agli edifici, che acquisisce il tipo di terreno su cui poggiano le fondazioni dell'edificio stesso (5). I terreni "sciolti" (in termini geologici: incoerenti) infatti, tipo le sabbie, le argille, le pozzolane, ecc, in caso di terremoto, sono in grado di amplificare l'energia proveniente dalle aree sismogenetiche, anche di 5, 6, 7, 8 volte, e probabilmente anche di molto di più. E siccome buona parte degli edifici scolastici romani poggia su questo tipo di terreni, ecco come i confortanti dati della sismicità di base possono essere totalmente cancellati dagli effetti amplificatori di buona parte della geologia romana, che è in gran parte costituita superficialmente da alluvioni fluviali e palustri, da sedimenti vulcanici "sciolti" e da terreni di riporto. Un altro elemento preoccupante del Rischio Sismico nelle scuole romane è il valore della Vulnerabilità Sismica, che come abbiamo visto dipende dalla capacità delle strutture degli edifici a resistere alle sollecitazioni sismiche.

Con un'edilizia scolastica che per più del 60% è costituita da edifici costruiti prima che, in fase progettuale, venisse presa in considerazione qualsiasi azione sismica è chiaro che ci troviamo di fronte ad un enorme problema di adeguamento delle vecchie strutture alle nuove normative.

Anche se c'è da dire che, per come si è sviluppata l'edilizia romana negli anni '70 e '80 del secolo passato, non c'è da stare tranquilli nemmeno per quegli edifici sorti dopo il 1974.

Ritornando al discorso del Rischio Sismico relativo agli edifici scolastici già esistenti, cosa si dovrebbe fare per ridurlo sotto limiti "accettabili" in quelle strutture vecchie, costruite più di 35 anni fa, che come abbiamo visto risultano essere molto più della metà del totale degli edifici scolastici?

Tornando al significato di Rischio Sismico, che come abbiamo visto è il prodotto di tre grandezze, pericolosità, vulnerabilità ed esposizione, per diminuirlo non si può che intervenire sulla seconda di queste.

Infatti la pericolosità sismica in una struttura già edificata è un dato oggettivo che dipende dalla distanza e posizione rispetto alle aree sismogenetiche e dalla sismicità di tali aree, oltre che a dipendere dalla morfologia e dalla geologia del sito dove è ubicata la struttura. E su questo l'uomo non ha la capacità di intervenire.

Anche sull'esposizione non si può intervenire, se non trasformando una scuola in un edificio di normale abitazione. L'esposizione è notevole, ma è quella che è perché dipende dal fatto che dentro gli edifici scolastici sono ospitati per tante ore bambini e ragazzi.

L'unica parte del Rischio Sismico su cui si può intervenire quindi rimane la vulnerabilità della struttura che dipende, come abbiamo già visto, dalla capacità della stessa a sopportare i carichi dinamici generati dal terremoto senza collassare.

Per valutare la vulnerabilità sismica di un edificio bisogna risalire quindi alla cosiddetta "azione sismica di progetto" (6) e confrontarla con la resistenza dell'edificio.

Per risalire all'azione sismica, oltre alle necessarie conoscenze sismologiche generali dell'area, bisogna effettuare nel sito indagini geologiche e geofisiche che servono a vedere il comportamento del suolo nel caso di terremoto. Per risalire alla resistenza dell'edificio bisogna sottoporre la sua struttura portante ad una serie di analisi sui materiali e sui singoli elementi resistenti (7).

Una volta ottenuti questi due parametri, se si vede che la vulnerabilità è troppo elevata bisogna intervenire sulla struttura per aumentarne la resistenza.

Questo dovrebbe essere, in linea di massima, il percorso tecnico da mettere in campo per valutare la vulnerabilità sismica delle scuole, così come quella di una qualsiasi struttura edile.

Ma a fronte di un'accertata estrema vetustà delle strutture, progettate senza considerare gli effetti di un probabile terremoto e spesso a fronte di problematiche strutturali, a volte anche visibili, le amministrazioni pubbliche proprietarie degli edifici scolastici sono giustificate nella loro inattività da una serie di cavilli legislativi, contenuti nella legislazione sismica, che ritardano nel tempo l'obbligo ad intervenire, facendo rimanere immutato il Rischio Sismico. Anche se in realtà basterebbe appellarsi alle indicazioni contenute nel Testo Unico Sulla Sicurezza Sul Lavoro (D.L. 81/08), riguardanti gli obblighi per i datori di lavoro (i dirigenti scolastici in questo caso) alla valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza nei posti di lavoro, all'eliminazione di questi rischi in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e, ove ciò sia possibile, alla riduzione al minimo del rischio appurato.

Ma come abbiamo ben imparato e come apprendiamo quotidianamente dalla cronaca nera italiana, la sicurezza sociale, già ampliamente ignorata dalle imprese private e dalle politiche economiche e sociali di una classe politica strettamente interconnessa col potere economico, è oggi, con la scusa degli eurosacrifici, una delle vittime sacrificali sull'altare del dio denaro.

In realtà le risorse ci sarebbero, basterebbe andare a fare un po' di conti in tasca a tutte le amministrazioni statali, centrali e periferiche, per vedere quanto spendono nel mantenere l'esercito del consenso all'interno delle aziende pubbliche o a capitale misto (la vicenda delle assunzioni nell'ATAC d'altronde dovrebbe insegnare qualcosa; un'azienda municipale dove il blocco sociale dell'attuale Sindaco di Roma ha fatto assumere una cifra sconsiderata di impiegati, scelti nel proprio entourage, il cui numero è divenuto superiore a quello degli autisti), o quanto spende lo Stato in nuovi armamenti o nelle cosiddette missioni di pace; oppure quanto viene regalato all'imprenditoria delle finte cooperative con le esternalizzazioni dei servizi, o quanto viene elargito ad un imponente esercito di dirigenti assolutamente inutili alla collettività, solo per citare alcuni esempi.

Le risorse per eseguire le verifiche sismiche degli edifici scolastici ci sarebbero, così come ci sarebbero per mettere le scuole in sicurezza sia dal punto di vista strutturale, architettonico che impiantistico.

Sta a noi, attraverso l'autorganizzazione e la cooperazione tra cittadini e tecnici territoriali attenti alla conservazione dei beni comuni, come il patrimonio edilizio scolastico, e alla salvaguardia della sicurezza sociale, ribaltare la situazione; creando associazioni di base dove l'interazione tra le figure che usufruiscono e che operano all'interno della scuola e i tecnici territoriali, siano i veri enti decisionali a gestire il buon funzionamento del bene collettivo, imponendo, con le forme organizzative e di lotta decise congiuntamente e orizzontalmente, alle amministrazioni statali centrali e locali, a dirottare le risorse collettive in tal senso.

Francesco Aucone
Geologo

16 dicembre 2011

Note: 1. Ecosistema scuola 2011 - Rapporto di Legambiente sulla qualità dell'edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi.
2. Sono le zone del territorio italiano dove si generano i terremoti in seguito a movimenti improvvisi di faglie; l'energia trasmessa ad un determinato edificio dipende dall'energia generata dal movimento della faglia e dalla distanza da questa dell'edificio.
3. La natura geologica del terreno su cui poggiano le fondazioni di un edificio scolastico può essere causa di amplificazione sismica dell'energia proveniente dall'area sismogenetica; stessa cosa può avvenire in determinate condizioni geografiche.
4. L'attuale normativa sismica suddivide il territorio italiano in "zone sismiche" a seconda della cosiddetta pericolosità sismica di base, che assegna a ciascuna zona un determinato valore di scuotimento del suolo.
5. La pericolosità sismica di sito è oggetto di una relativamente nuova branca della sismologia, chiamata Microzonazione Sismica, che studia il fenomeno delle amplificazioni dell'energia sismica in funzione della geologia e della morfologia topografica di un sito.
6. L'azione sismica di progetto è strettamente correlata con la pericolosità sismica. Si ricava con diverse metodologie e viene espressa con diverse grandezze. Rappresenta il livello e la modalità esplicativa dell'energia di un terremoto atteso in un determinato sito ed in un determinato periodo di ritorno.
7. Pilastri e travi in un edificio in cemento armato; muri portanti in un edificio in muratura.

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