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Il mito di questa disastrosa "crisi del debito"

category internazionale | economia | stampa non anarchica author Tuesday August 30, 2011 18:01author by Mark Weisbrot - The Guardian Report this post to the editors

Il rischio reale di una nuova recessione negli Stat Uniti ed in Europa non viene dal debito, ma da una crescita strozzata con il laccio emostatico del fisco. [English]

Nelle analisi che vanno per la maggiore sui guai economici di USA ed Europa, le due maggiori economie mondiali, agiscono in vario modo diversi fraintendimenti. Per prima cosa, immaginate di guidare un'auto lungo una strada ricoperta di ghiaccio e neve e di essere preoccupati che vi possa capitare un incidente. Al tempo stesso, vi accorgete che siete a corto di benzina, cosa che vi terrebbe bloccati ed al gelo nel bel mezzo del nulla.

Deve essere stata proprio questa la reazione immediata di fronte all'estrema volatilità dei mercati finanziari della settimana scorsa: c'era più timore per la crisi finanziaria che per quel lento strangolamento che è poi il rischio più grande. L'attacco di panico degli investitori è diminuito notevolmente dopo la decisione della Banca Centrale Europea (BCE) di rivedere la sua posizione precedente e di acquistare circa €22 mld di titoli italiani e spagnoli, con refrigerio per tutti. Questo intervento ha fatto calare gli interessi su questi titoli di oltre un punto percentuale, portandoli al 5%, eliminando - almeno per ora - la minaccia più immediata di una acuta crisi finanziaria: quella che sarebbe venuta dalla paura, se i mercati avessero fatto salire i tassi di interesse su questi titoli fino ad un livello pericoloso.

Le autorità europee hanno inoltre preso delle misure per arginare la crisi immediata delle banche europee, la quale, ovviamente, è legata ai problemi dei debiti sovrani: Francia, Belgio, Italia e Spagna hanno vietato la vendita allo scoperto dei titoli delle istituzioni finanziarie. Secondo alcuni resoconti stampa, gli speculatori stavano vendendo questi titoli in parte a causa dell'azione della BCE impegnata a tendere una base protettiva sotto l'euro, lasciando i titoli bancari come "soft target". Il divieto di vendite allo scoperto sembra che per il momento abbia dato qualche beneficio.

Ma c'è ancora molta paura che si possa ripetere una situazione simile a quella del 2008-2009, quando gli USA caddero in una profonda recessione che si trascinò dietro gran parte dell'economia mondiale. Per gli Stati Uniti non vi sembrano essere questi timori: la grande recessione allora venne causata dallo scoppio di una bolla immobiliare di $8 trilioni, mentre oggi non vi sono bolle pronte a scoppiare. La stessa recessione ancora precedente (quella del 2001) venne causata dallo scoppio di un'altra bolla, quella nel mercato azionario, che attualmente non è sopravalutato. Le tre recessioni precedenti sono state affrontate dalla Federal Reserve con un rialzo deliberato del tasso di interesse allo scopo di far rallentare l'economia, ma la scorsa settimana la FED ha dichiarato che terrà i tassi "molto bassi" per i prossimi 2 anni.

Naturalmente, se la disoccupazione rimane al 9,1% oppure peggiora, verrà presa dalla maggior parte degli Americani come un segnale di recessione, anche se non siamo in presenza di una crescita negativa. Ma è esagerato pensare ad una recessione in agguato e comunque la possibilità che somigli a quella precedente è del tutto remota.

In Europa, dove la politica macroeconomica è stata guidata dalla destra, la recessione è più probabile. Portogallo e Grecia sono già in recessione, ed altri paesi non vi sono lontani. In cambio dell'acquisto dei titoli italiani da parte della BCE, le autorità europee hanno strappato al governo Berlusconi una manovra che porterà il deficit di bilancio al 3,9% del PIL entro il 2013. Questo potrebbe facilmente spingere un'economia italiana da $2 trilioni verso la recessione. I dati più recenti sul PIL europeo nel secondo trimestre, giunti in settimana, fanno tristezza: solo una crescita dello 0.2% nella eurozona, il peggiore da 2 anni. La Germania, la più grande economia europea, è rimasta praticamente ferma al +0,1%, e la Francia, la seconda economia europea, è allo zero.

Il mito più pericoloso che viene ripetuto quotidianamente su gran parte dei maggiori media, è che questi problemi su entrambe le sponde dell'Atlantico sono il risultato della "crisi del debito", e possono essere risolti solo tramite una stretta fiscale. Ma gli USA non hanno nessuna crisi del debito, dato che il pagamento degli interessi sul debito è pari all'1,4% del PIL. Alcuni paesi dell'eurozona hanno davvero una "crisi da debito" - per esempio, la Grecia. Ma questo solo perchè le autorità europee hanno fallito nel compiere i passi necessari per risolverla, ed hanno, invece, peggiorato la situazione facendo contrarre l'economia. In altre parole, non vi è nessuna legittima ragione economica per reggere il peso di un debito sovrano - anche quello meno sostenibile - prefigurando anni di stagnazione economica e di alta disoccupazione. Se il debito necessita di essere ristrutturato perchè non è solvibile, come accade in Grecia, allora questa ristrutturazione deve essere fatta il più rapidamente possibile e con una cancellazione di parte del debito sufficiente a rendere sostenibile il peso del debito rimanente - come fece l'Argentina con successo nel default del 2001.

L'eurozona è, ovviamente, penalizzata dalla mancanza di una autorità fiscale unitaria, e sono stati tanti i delusi dopo il meeting della settimana scorsa tra il presidente francese Nicolas Sarkozy ed il cancelliere tedesco Angela Merkel in cui non si sono fatti passi in direzione della creazione di eurobonds. Si è fatto invece di peggio, con un impegno a spingere l'Europa verso un equilibrato livello di bilancio, a cominciare dai loro 2 rispettivi paesi. Si tratta di una indicazione ridicola - e se non sono solo chiacchiere - sarebbe un altro indicatore di quanto lontani siano i leaders europei da una politica economica realistica.

Mark Weisbrot - The Guardian

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.

Related Link: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/cifamerica/2011/aug/17/debt-crisis-recession-economic-policy
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