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La paura fa 90

category internazionale | economia | opinione / analisi author Tuesday July 26, 2011 01:24author by Donato Romito - FdCA Segnalare questo messaggio alla redazione

L'UE corre ai ripari

La paura fa 90 in tutte le lingue dell'Unione Europea ed ecco che il famoso EFSF (European Financial Stability Fund), nato per tenere sotto controllo i bilanci dei singoli Stati dell'UE, diventa esattamente quella "cupola" che paventavamo l'anno scorso. [English] [Ελληνικά]
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La paura fa 90

L'UE corre ai ripari


La paura fa 90 in tutte le lingue dell'Unione Europea ed ecco che il famoso EFSF (European Financial Stability Fund), nato per tenere sotto controllo i bilanci dei singoli Stati dell'UE, diventa esattamente quella "cupola" che paventavamo l'anno scorso [1].

Cosa è cambiato? Moltissimo. Il cosiddetto "Fondo salva Stati" si era limitato finora a garantire prestiti agli Stati membri della zona euro. Ora viene autorizzato a intervenire sui mercati comprando i titoli di Stato dei paesi membri e non solo di quelli sottoposti ai piani di risanamento di bilancio. Il Fondo può sostenere le ricapitalizzazioni delle banche. Diventa di fatto il difensore dell'euro e delle sue economie intervendo a stabilizzare i mercati. Qualcosa di simile al ruolo della statunitense Fed o della Banca d'Inghilterra.

L'affidabilità dell'euro era legata a quella delle singole economie nazionali ed al rispetto dei famosi parametri di Maastricht in merito a debito e deficit.

Ma proprio la violazione del patto di stabilità (Maastricht) e la crescita dei debiti sovrani avevano posto una seria ipoteca sulla tenuta dell'euro e rilanciato gli interessi nazionali, mentre la BCE mostrava sempre di più i limiti del suo operato, dal momento che - occupandosi di liquidità e non di solvibilità dei singoli bilanci europei - rischiava perdite di bilancio legate alle decisioni politiche dei singoli governi nazionali. Aggiungiamo che la BCE, pur acquistando titoli di Stato, lo faceva in modo surrettizio.

L'intervento tramite l'ESFS sembra aver allontanato le minacce di contagio dovute all'insolvenza della Grecia.

Resta la questione dello scambio interno all'UE tra Francia e Germania. Quest'ultima voleva il coinvolgimento dei privati nel processo di ristrutturazione del debito greco, dietro pressioni di carattere interno. Ha ottenuto la clausola della "volontarietà" della partecipazione dei creditori nel salvataggio della Grecia.

Da un lato, la BCE non voleva il coinvolgimento dei privati per timore che facesse scattare il default greco e quindi mettesse la Grecia nelle condizioni di non poter più accedere ad operazioni di liquidità presso la BCE proprio a causa dell'insolvibilità del suo debito pubblico. Dall'altro, l'adesione dei privati e l'intervento UE che abbassa il costo del debito greco allungandolo nel tempo, potrebbero evitare un rischio default.

Occorre vedere ora se il rimborso dei titoli greci in scadenza avviene senza perdite per i sottoscrittori e se eventuali perdite nel breve periodo vengono compensate con guadagni sul lungo periodo.

Altrimenti già si teme un rischio di default circoscritto nel tempo.

Le banche europee (quei volenterosi privati cari alla Merkel) possono per ora tirare un sospiro di sollievo.

Le classi lavoratrici dell'Unione Europea delle isole, del continente e del Mediterraneo non possono invece solo sospirare nel ricordo delle conquiste perdute nel giro di 2 anni.

Il tempo di prendere fiato ed occorre ripartire per una nuova riconquista di salario, diritti, tutele, per la costruzione di un'alternativa senza Stati e senza capitalisti.

Donato Romito


Nota:
1. Vedi "I lavoratori europei svenduti per uno scudo di 750 miliardi", "Contrastare l'Unione Europea" e "La crisi della Grecia smaschera l'inganno dell'Unione Europea", documenti della FdCA.

Link esterno: http://www.fdca.it
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