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Sentenze su FIAT di Torino e Melfi

category italia / svizzera | lotte sindacali | opinione / analisi author Thursday July 21, 2011 16:41author by Maurizio - FdCA Report this post to the editors

La disarticolazione sulla legislazione dell'impresa

La FIAT costituisce una nuova società, la Fabbrica Italia, e con questa apre un nuovo soggetto imprenditoriale totalmente libero da precedenti obblighi rispetto ai precedenti contratti lavorativi. I lavoratori li licenzia per poi riassumerli senza continuità.


Sentenze su FIAT di Torino e Melfi


Le due sentenze sulla FIAT necessitano di riflessioni, il cui approfondimento è legato a quando le motivazioni delle stesse saranno rese pubbliche fra alcune settimane. Nel frattempo si può segnalare che quella di Torino - la quale ha una valenza maggiormente politico/sindacale - dimostri come la disarticolazione sulla legislazione dell'impresa ha reso questa totalmente autoreferenziale, senza dover ricorrere a modifiche costituzionali dell'Articolo 1, per cui ogni altro diritto sociale, lavoristico diventa secondario.

L'impresa è totalmente libera, può chiudere una attività e riaprirne una nuova, istituendo un diverso contratto lavorativo, senza l'obbligo del trasferimento d'azienda durante le modifiche di proprietà.

La FIAT costituisce una nuova società, la Fabbrica Italia, e con questa apre un nuovo soggetto imprenditoriale totalmente libero da precedenti obblighi rispetto ai precedenti contratti lavorativi. I lavoratori li licenzia per poi riassumerli senza continuità.

Ma questa totale liberta d'impresa è limitata dal diritto degli operai di poter scegliere - indipendentemente dalle norme istituite nel nuovo contratto - il proprio sindacato. Gli operai possono scegliere di iscriversi ad un sindacato non firmatario che ha il diritto di esistere e di avere una presenza nella fabbrica. Il comando autoritario in azienda trova un vincolo nell'impossibilità di scegliere anche la controparte sindacale. La FIAT viene condannata per antisindacalità perché non può decidere chi può rappresentare gli operai della sua azienda.

Salta l'impianto di Marchionne, che disdegnava persino l'accordo del 28 giugno scorso, con la sua uscità paventata dalla Confindustria nel 2012.

Gli operai hanno almeno la libertà di scegliere il sindacato dove iscriversi, in questo caso la FIOM.

La sentenza del pretore di Melfi invece peggiora gli spazi di agibilità sindacali dentro l'azienda. Tre operai sono stati licenziati un anno fa, riassunti e ora nuovamenti licenziati per una grave colpa, veramente scandalosa - "intento ostruzionistico" - perché hanno "rotto il fondamento di ogni rapporto di lavoro: la fiducià".

La FIAT li accusa di sabotaggio, il pretore non convalida il reato perché privo di risconti probatori, ma ugualmente facilita la loro estromissione dall'azienda. La loro pratica, estranea allo stesso sciopero contestato, è comunque gravissima, anzi "illegittima" per grave "insubordinazione e plateale disconoscimento dei ruoli".

Ma che hanno fatto di cosi eversivo?

Semplice dialettica sindacale con frasi banali: "Tu mi devi dare del Lei", "Ti si è incantato il disco", "Non sei nessuno per poter dire ai lavoratori che cosa devono fare"... Frasi normali, quasi banali che ogni delegato o lavoratore ha usato spesso, e forse neanche delle peggiori conosciute, nei confronti di capi, capetti e dirigenti. Ma sembra, per il pretore, che queste siano forme "ostruzionistiche" gravissime da costituire motivo di licenziamento.

Gli operai possono, democraticamente, scegliersi il proprio sindacato, ma dentro l'impresa le obiezioni alla struttura di comando devono essere fatte con "garbo" per non inficiare la collaborazione e le basi della autorità preposta... con "gravi insubordinazioni" (sic!)...

Maurizio
(componente della Commissione Sindacale FdCA)

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