Ibáñez ed il potere politico libertario
"Per una teoria libertaria del potere" raccoglie una serie di recensioni su libri ed articoli scritti da autori di area libertaria che vertono sulla questione del potere. Il suo obiettivo è quello di presentare la letteratura contemporanea sul tema in questione per offrire elementi utili alla elaborazione di una teoria libertaria del potere, che possa quindi contribuire alla elaborazione di un metodo di analisi della realtà e di una strategia su basi libertarie, affinché possa essere utilizzato da individualità ed organizzazioni. E' stato pubblicato in origine in portoghese su Estratégia e Análise. [Português] [English]
"Per una teoria libertaria del potere" raccoglie una serie di recensioni su libri ed articoli scritti da autori di area libertaria che vertono sulla questione del potere. Il suo obiettivo è quello di presentare la letteratura contemporanea sul tema in questione per offrire elementi utili alla elaborazione di una teoria libertaria del potere, che possa quindi contribuire alla elaborazione di un metodo di analisi della realtà e di una strategia su basi libertarie, affinché possa essere utilizzato da individualità ed organizzazioni. E' stato pubblicato in origine in portoghese su Estratégia e Análise.In questo primo articolo della serie propongo alla discussione l'articolo "Per un potere politico libertario" ("Por um Poder Político Libertário"), di Tomás Ibáñez [*]. In questo breve articolo, l'autore si pone criticamente in relazione all'approccio libertario sul tema. L'articolo di Ibáñez è stato scritto inzialmente per un seminario su "Il Potere e la sua negazione", promosso dal CIRA (Centre International de Recherches sur l'Anarchisme, ndt) e dal Centro Studi Libertari Pinelli, nel luglio 1983. In quell'occasione, l'autore propose una lettura dell'anarchismo come "ancorato ad una rigidità concettuale e propositiva maturata per la maggior parte nei secoli XVIII e XIX". Per lui, poter discutere in profondità della questione del potere avrebbe avuto il significato di un rilevante rinnovamento della teoria dell'anarchismo.
E quindi occorreva "una nostra definizione del termine "potere", prima di dare inizio a qualsiasi discussione". Nonostante tali sforzi, l'autore non riteneva possibile giungere ad una definizione "asettica" della parola "potere", dal momento che essa è pregna di significati, analizzabili da un preciso punto di vista, e quindi irriducibile ad una definizione "neutra".
1. Potere in quanto capacità
"In uno dei suoi sensi e probabilmente quello più generale e diacronicamente primo, il termine "potere" agisce come equivalente dell'espressione 'capacità di', vale a dire come sinonimo di tutti gli effetti di cui è causa diretta o indiretta un agente dato, animato o inanimato. E' interessante che, fin dall'inizio, il potere viene definito in termini relazionali, fino al punto che perchè un elemento possa produrre od inibire un effetto, è necessario stabilire una interazione."
Pensato in questo senso, il potere potrebbe essere concepito come 'avere il potere di' oppure 'avere il potere per', la capacità di realizzazione di una forza potenziale che potrebbe applicarsi in una relazione sociale. In questo modo le relazioni sociali vengono poste come premessa alla definizione di potere. Cioè, interazione tra agenti sociali.
2. Potere come asimmetria nella relazioni di potere
"In un secondo senso il termine 'potere' si riferisce ad un certo tipo di relazione tra agenti sociali, ed è quello che ora viene usato per caratterizzarsi quale capacità asimmetrica o disuguale attribuita agli agenti nel loro causare effetti nella polarità di una relazione data."
Benché ancora legato al significato di potere in quanto capacità, questo ulteriore significato ci permette di pensare alle asimmetrie delle differenti forze sociali che si incontrano in una particolare relazione sociale. Queste forze, sempre asimmetriche e disuguali, una volta poste in condizione di interazione/relazione, forgiano gli effetti su uno o molteplici poli, dal momento che ognuna di esse possiede una forza distinta e, perciò, una distinta capacità. Di nuovo, si afferma il potere come relazione sociale tra agenti sociali, ognuno dei quali ha una capacità distinta di causare effetti sugli altri.
3. Potere come strutture e meccanismi di regolazione e controllo
"In un terzo significato, il termine 'potere' si riferisce alle macro-strutture sociali ed ai macro-meccanismi di regolazione e di controllo sociale. In questo senso, si parla di "strumenti" o di "dispositivi' del potere, di 'centri' o di 'strutture' del potere, ecc."
Concepito in questo modo il potere andrebbe a costituire il "sistema" di una società data, per quanto concerne le sue strutture ed i suoi meccanismi di regolazione e controllo. Sarebbe il corpo delle regole di una società data, che comprende tanto il processo decisionale per il suo assetto e per definirne il controllo, quanto l'applicazione fattuale di tale controllo. Una strutturazione della società che rende necessarie le funzioni deliberative ed esecutive.
Non c'è nessuna società senza agenti sociali con capacità, e non c'è nessuna società in cui tutte le relazioni sociali siano simmetriche - cioè una società in cui tutti gli agenti sociali abbiano la stessa capacità di causare effetti sugli altri, in tutte le relazioni sociali - oppure una società senza strutture e meccanismi di controllo e regolazione. Tutto questo ci trova d'accordo con Ibáñez in relazione all'assurdo che ne deriva, tenendo conto delle definizioni presentate dall'autore, da espressioni quali società senza potere, lottare contro il potere, oppure mettere fine o distruggere il potere.
Ibáñez crede che "le relazioni di potere siano intimamente collegate al fatto sociale in sé, ne sono inerenti, lo impregnano, lo contengono, nello stesso istante in cui provengono da esso". Quando ci occupiamo di qualsiasi aspetto del cosiddetto contesto sociale, si può affermare che in esso esistono interazioni tra diversi elementi che costituiscono un sistema dato. Per l'autore, oltre a ciò, "ci sono inevitabilmente certi effetti del potere del sistema sui suoi elementi, esattamente come ci sono anche effetti del potere tra gli elementi del sistema". Cioè, il potere permea tanto le relazioni tra gli elementi quanto le relazioni tra il sistema ed i suoi elementi.
Concepire una società senza potere significa, per l'autore, credere alla possibilità dell'esistenza di una "società senza relazioni sociali, senza regole sociali e senza processi decisionali sociali". Cioè, sarebbe come concepire "l'impensabile".
Ciò che egli sostiene ha senso se noi guardiamo alla storia dell'anarchismo o anche a quella che è stata chiamata "area libertaria". Andando oltre le asserzioni semantiche - che molto spesso hanno dato e ancora danno alla parola 'potere' il significato di Stato - appare chiaro che il "pensiero libertario" non ha mai negato né la capacità degli agenti sociali, né le asimmetrie nelle relazioni di potere e nemmeno le strutture ed i meccanismi di regolazione e controllo.
Ecco un esempio che è significativamente comune nella tradizione libertaria. Considerando le relazioni asimmetriche di classe nella società capitalista e, basandosi sull'idea delle capacità della classe lavoratrice, i libertari cercano di promuovere una rivoluzione sociale in cui si abbatte la forza della classe dominante e si costituisce un sistema di regolazione e controllo fondato sull'autogestione e sul federalismo. Anche in questo generico esempio, si può affermare che la classe dominante viene rimossa dalla sua condizione di dominio per aprire la strada ad una struttura libertaria, anche nella futura società. questa relazione di potere tra la classe dominante separata dal dominio e la classe lavoratrice va a costituire una relazione asimmetrica.
In questo senso è possibile assumere che nei fatti, storicamente, c'è una concezione libertaria del potere la quale -benchè non sia stata dibattuta con sufficiente profondità e sia stata complicata da una serie di fattori- contiene elementi rilevanti per questo dibattito che ora si va ad aprire.
Così, Ibáñez ritiene che "i libertari si collochino, in realtà, contro i sistemi sociali basati sulle relazioni di dominio (nel senso stretto).' Abbasso il potere!' è uno slogan che dovrebbe scomparire dal lessico libertario per essere sostituita con 'Abbasso le relazioni di dominazione'. Ma su questo punto è necessario cercare di definire le condizioni che rendono possibile una società siffatta".
* Tomás Ibáñez. "Per un potere politico libertario: considerazioni epistemologiche e strategiche". Articolo originariamente pubblicato nel 1983 nella rivista italiana Volontà. Per le citazioni ho usato una traduzioni dal portoghese di Miguel Serras Pereira, per una pubblicazione portoghese degli anni '80. L'articolo si trova anche nella raccolta nota come Actualidad del Anarquismo, pubblicata da Aarres Books, Buenos Aires nel 2007. [note del traduttore inglese: le citazioni sono di conseguenza tradotte dal portoghese all'inglese e non dall'italiano, cosa che potrebbe dare luogo a qualche leggera discrepanza].
Traduzione in inglese: Jonathan Payn (ZACF)
Traduzione in italiano a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.
Nota dei redattori del sito Estratégia e Análise
Felipe Corrêa è un lavoratore intellettuale nel vero senso del termine. Egli infatti lavora come redattore ed è un militante, studia a livello professionale e dedica la sua vita alla diffusione ed al radicamento di idee che conducano la maggioranza ad ampliare ed a garantire i propri diritti nella pienezza della loro realizzazione. Questo sito ha ricevuto il testo di Felipe con grande piacere ed incommensurabile soddisfazione, perché capiamo la rilevanza di queste parole che incontrano la nostra vocazione alla diffusione scientifica e contribuiscono alla scienze umane prodotte allo scopo di liberarci dai mali oscuri della dominazione mondiale che usurpano e inibiscono il potenziale della nostra liberazione. In questo modo ritorniamo ad uno dei nostri scopi permanenti, quello della diffusione popolare di dibattiti di alto livello politico nati dalla matrice del pensiero libertario.