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La rivolta di Kronstadt: il suo significato e la sua attualità a distanza di 90 anni

category russia / ucraina / bielorussia | storia | opinione / analisi author Monday March 21, 2011 19:38author by Shawn Hattingh - Zabalaza Anarchist Communist Front Report this post to the editors

90° Anniversario: 18 marzo 1921 - 18 marzo 2011

Negli anni recenti, molti a sinistra hanno cercato di formulare una visione del socialismo fondato sulla democrazia. Ne è nata una pletora di giornali e di dibattiti a livello internazionale su quanto sia necessario che il socialismo debba essere di natura partecipativa se si vuole conseguire la vera libertà. Alcuni hanno dato a questa ricerca nomi evocativi di una sorta di socialismo democratico, quali "Socialismo del 21° secolo", "socialismo-dal-basso" ed anche "ecosocialismo". In Sud Africa la voglia di socialismo democratico ha suscitato iniziative quali la Conferenza per una Sinistra Democratica (CSL); e persino il Partito Comunista del Sud Africa ha sottolineato la necessità di un programma socialista più partecipativo. [English]
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La rivolta di Kronstadt: il suo significato e la sua attualità a distanza di 90 anni


Negli anni recenti, molti a sinistra hanno cercato di formulare una visione del socialismo fondato sulla democrazia. Ne è nata una pletora di giornali e di dibattiti a livello internazionale su quanto sia necessario che il socialismo debba essere di natura partecipativa se si vuole conseguire la vera libertà. Alcuni hanno dato a questa ricerca nomi evocativi di una sorta di socialismo democratico, quali "Socialismo del 21° secolo", "socialismo-dal-basso" ed anche "ecosocialismo". In Sud Africa la voglia di socialismo democratico ha suscitato iniziative quali la Conferenza per una Sinistra Democratica (CSL); e persino il Partito Comunista del Sud Africa ha sottolineato la necessità di un programma socialista più partecipativo (sulla CSL vedi documento di Zabalaza Anarchist Communist Front su www.anarkismo.net/article/18858).

Cosa fu la Rivolta di Konstadt?

Novanta anni fa, nel marzo 1921, la più grande base navale russa - a Kronstadt - fu il luogo di una brutale e sanguinosa battaglia. I civili ed i marinai di Kronstadt si erano ribellati apertamente contro lo Stato bolscevico guidato da Lenin e Trotsky. Durante i combattimenti che ne seguirono, ci furono migliaia di morti, oltre 10.000 ribelli vennero arrestati, molti vennero giustiziati e seppelliti in fosse comuni, altri inviati ai campi di concentramento di Archangelsk, Vologda e Murmansk [1]. Eppure, i rivoltosi di Kronstadt soffrirono e morirono per una serie di richieste, che avevano messo nero su bianco alla vigilia della rivolta, sul Manifesto Petropavlovsk. Queste richieste volevano:

* libera e corretta elezione dei soviet;
* libertà di parola per operai, contadini, anarchici e socialisti;
* libera attività sindacale;
* controllo della terra ai contadini senza utilizzo di lavoro salariato.

Queste richieste vennero represse nel sangue dai Bolscevichi che senza alcun senso dell'ironia celebrarono la caduta di Kronstadt il 18 marzo, nel 50° anniversario della Comune di Parigi.

Prima di quegli eventi, gli abitanti di Kronstadt erano stati elevati ad "orgoglio e gloria" della Rivoluzione Russa. La città aveva avuto un ruolo guida nelle rivoluzioni del 1905 e 1917. Eppure furono quegli stessi marinai che poi si risarebbero ribellati allo Stato bolscevico. Gli stessi Lenin e Trotsky dichiararono che a Kronstadt c'erano dei "contro-rivoluzionari" che volevano "i soviet senza i bolscevichi" e pure il capitalismo [2]. Nel passare in rassegna le ragioni della rivolta, tuttavia, è importante andare più in profondità per esaminare la vera natura della Rivoluzione Russa, il ruolo che vi ebbero i Bolscevichi, gli scopi dei rivoluzionari di Kronstadt.

La Russia Rivoluzionaria

La prima fase della rivoluzione russa ebbe inizio nel febbraio 1917, quando i contadini e gli operai insorsero. Migliaia di persone scesero in strada chiedendo pane e il disimpegno dalla Prima Guerra Mondiale. Inizialmente i soldati ubbidirono al regime zarista ed aprirono il fuoco su scioperanti e manifestanti nel tentativo di impedire una insurrezione su più vasta scala. Tuttavia, gradualmente, vari reggimenti passarono dalla parte dei manifestanti. Un momento decisivo fu quando i soldati di Pietroburgo ed i marinai di Kronstadt iniziarono a disobbedire agli ordini ed a sparare sui loro ufficiali. Sotto il peso delle proteste e del virtuale collasso delle forze militari, il potere dello stato venne preso da un Governo Provvisorio e lo Zar fu costretto ad abdicare. Gli obiettivi principali del Governo Provvisorio erano la convocazione di una Assemblea Costituente con lo scopo di insediare una democrazia parlamentare [3].

Nello stesso tempo andavano diffondendosi in tutta la Russia i soviet (consigli di soldati, contadini ed operai). Questi soviet erano diversi uno dall'altro. Alcuni erano fortemente burocratizzati, come nel caso del Soviet di Pietroburgo; mentre altri erano basati maggiormente sulla democrazia diretta. Ad ogni modo, l'idea dei soviet era generalmente popolare tra gli operai ed i contadini, per i quali i soviet sembravano essere l'opportunità per democratizzare davvero la società [4].

Fatto forse ancora più importante è che nel corso del 1917 gli operai iniziarono a costruire i comitati di fabbrica. Inizialmente lo scopo principale di questi comitati era quello di realizzare le loro richieste nei confronti dei padroni. Con l'intensificarsi della rivoluzione, i comitati di fabbrica iniziarono a radicalizzarsi e gli operai iniziarono ad usare questi loro organismi non solo per controllare e fare pressione sui padroni, ma per gestire le stesse fabbriche. Alla fine del 1917 gli operai avevano iniziato a sperimentare l'autogestione. Anche i contadini, in tutta la Russia , stavano iniziando a gestire le terre. Tramite questi organismi, gli operai ed i contadini stavano letteralmente assumendo il controllo dell'economia e lo stavano facendo attraverso un processo democratico. Similmente, i soldati iniziarono ad eleggere i loro ufficiali e si avviò una democratizzazione di massa dell'intera società russa. Quando ci fu un tentativo di colpo di stato nell'agosto 1917, operai, contadini e soldati presero le armi e fondarono le loro milizie democratiche [5]. Più volte, prima dell'ottobre, si era aperta molto realisticamente la prospettiva che lo Stato poteva essere rovesciato e che i lavoratori ed i contadini stessi avrebbero instaurato la democrazia diretta, non solo a livello politico ma anche a livello economico.

Il ruolo dei bolscevichi

Sebbene i bolscevichi avessero esposto la necessità dell'emancipazione rivoluzionaria per la classe lavoratrice, la loro premessa di base era che i lavoratori in quanto tali non sono capaci di acquisire una coscienza rivoluzionaria. Infatti, Lenin sosteneva nel Che fare? che i lavoratori, se lasciati fare, avrebbero lottato solo per salari più alti e per migliori condizioni di lavoro, invece di perseguire la distruzione del capitalismo [6]. La soluzione, secondo i bolscevichi stava negli intellettuali radicali e nei rivoluzionari di professione organizzati in un partito, col compito di iniettare coscienza rivoluzionaria tra le file dei lavoratori. Di conseguenza, per i bolscevichi era necessario avere un partito di avanguardie composto dagli elementi migliori e da professionisti della rivoluzione per guidare la classe lavoratrice verso la rivoluzione. Siccome la "coscienza rivoluzionaria" doveva essere identica alla linea politica del partito bolscevico, tutte le altre forme di socialismo e tutti gli altri partiti erano considerati assolutamente contro-rivoluzionari e nemici della classe lavoratrice. Ecco cosa scrive Trotsky in Terrorismo e Comunismo: "la supremazia rivoluzionaria del proletariato presuppone che all'interno del proletariato stesso vi sia la supremazia politica di un partito, con un chiaro programma d'azione ed una rigida disciplina interna [7]".

I bolscevichi sostenevano che una volta innescato il processo 'rivoluzionario', il Partito avrebbe dovuto impossessarsi del potere dello Stato ed operare come "dittatura del proletariato". La "dittatura del proletariato" dunque significa, la dittatura del Partito: "la dittatura del proletariato non può essere esercitata da un'organizzazione che abbracci tutta la classe ... Essa può essere esercitata solo da un'avanguardia" [8]. In questa visione, non c'era nessuno spazio per il dissenso o per il dibattito; il Partito aveva il diritto ad assumere il potere e non aveva nessuna importanza quello che facessero le masse lavoratrici. Secondo i bolscevichi era necessario anche uno Stato altamente centralizzato, per nazionalizzare e gestire tutte le industrie e per educare la classe lavoratrice. Infatti, in Terrorismo e Comunismo Trotsky diceva che la transizione al socialismo prevede un periodo in cui si rende necessario uno stato potente, e prima di scomparire, un simile Stato sarebbe stato la forma di governo più inossidabile che si potesse immaginare [9]. Questi convincimenti avrebbero avuto un impatto profondamente negativo sulla direzione che avrebbe preso la Rivoluzione Russa una volta che i bolscevichi ebbero preso il potere.

La rivoluzione di febbraio colse di sorpresa il Partito Bolscevico. Man mano che la rivoluzione avanzava, la premessa di base dei bolscevichi, secondo cui i lavoratori non potevano acquisire una coscienza rivoluzionaria da soli, si stava dimostrando del tutto errata. Gli stessi bolscevichi dovettero ammettere che i lavoratori avevano dimostrato di essere più rivoluzionari del Partito ed infatti si erano avvicinati nei fatti più all'anarchismo che al marxismo.

La crisi ideologica che colpì il Partito Bolscevico in seguito agli eventi, lo fece oscillare tra diverse posizioni per tutto il 1917 e fino al 1918. Inizialmente i bolscevichi sostennero l'idea di una democrazia parlamentare quale obiettivo massimo. Mentre gli operai ed i contadini portavano avanti la socializzazione delle terre e l'autogestione operaia e chiedevano tutto il potere ai soviet, alcuni bolscevichi si spostarono su posizioni più libertarie. Persino Lenin flirtava con la democrazia consiliare [10]. Ma al di là di tutto, la teoria bolscevica restava immutata, per cui quando lanciarono l'appello di "tutto il potere ai soviet," I bolscevichi volevano solamente prendere il controllo dei soviet quale tappa per giungere al potere statale [11].

Ottobre

Nell'ottobre 1917, i Bolscevichi formarono un'alleanza con varie fazioni - tra cui gli anarchici ed i rivoluzionari socialisti di sinistra - per rovesciare il Governo Provvisorio. Venne istituito in Comitato Militare Rivoluzionario che era controllato dai bolscevichi e che aveva il compito di coordinare le forze. Gli anarchici ne facevano parte nella convinzione che i bolscevichi avrebbero trasferito tutto il potere ai soviet, organismi che gli anarchici speravano sarebbero diventati organo di autogoverno di operai e contadini in un socialismo senza stato. [12]. Queste loro speranze dovevano essere ben presto deluse.

I Bolscevichi al potere

Il giorno dopo la caduta del Governo Provvisorio, i bolscevichi iniziarono ad aprirsi la strada per concentrare tutto il potere nelle loro mani. Lenin formò un Gabinetto, il Soviet dei Commissari del Popolo (Sovnarkom), controllato e guidato da egli stesso, da Trotsky e da Stalin. Le strutture del vecchio stato (che vennero lasciate intatte e non smantellate) ed i soviet erano sottoposti al nuovo potere centrale che si era creato. Gli anarchici, compresi molti di coloro che avevano preso parte alle azioni dell'ottobre, si opposero dichiarando che la costituzione di entità quali il Sovnarkom era solo funzionale al potere dei Bolscevichi [13].

Nel giro di poche settimane dall'insediamento del Sovnarkom, e dall'effettiva presa del potere dello stato, i bolscevichi avevano anche istituito una polizia segreta, la Čeka. Questa aveva ufficialmente il compito di combattere chiunque fosse ritenuto un contro-rivoluzionario ed era sottoposta al controllo diretto del Comitato Centrale Bolscevico. Sotto il potere bolscevico, però, il termine contro-rivoluzionario si estese ad indicare anche i Rivoluzionari Socialisti di Sinistra, gli anarchici, operai e contadini che non condividevano i decreti del Partito. Così, nell'aprile 1918 gli anarchici si trovarono ad essere perseguitati dalla Čeka. Varie sedi anarchiche vennero devastate e chiuse le redazioni dei giornali. Nel corso di queste incursioni, oltre 40 anarchici rimasero uccisi ed a centinaia finirono in prigione. Ma questo non fu che l'inizio del regno del terrore instaurato dalla Čeka: la sua struttura avrebbe poi avuto ben 250.000 membri, avrebbe costruito campi di concentramento, ed avrebbe avuto un ruolo decisivo nel far tacere qualsiasi tipo di opposizione al partito bolscevico - anche ammazzando migliaia di operai, contadini e rivoluzionari [14]. Infatti, Lenin aveva ben chiarito che nessuna vera opposizione sarebbe stata tollerata, quando disse che il Partito riserva "il potere dello Stato a se stesso, e solo a se stesso". [15]

Agli inizi del 1918, i bolscevichi dovettero affrontare la prima vera sfida quando vennero più volte sconfitti nelle elezioni dei soviet urbani. Dopo di che iniziarono le purghe all'interno dei soviet, che vennero manovrati o sciolti; la democrazia dei soviet venne abrogata perché era una minaccia per il Partito. I bolscevichi trasformarono i soviet in stampini di gomma - pieni di tirapiedi manovrati - per gli ordini dall'alto del Partito. Parimenti, la libertà di parola veniva sistematicamente soppressa. Trotsky giustificò queste misure con la necessità di condannare coloro i quali "ponevano il diritto dei lavoratori ad eleggere i loro propri rappresentanti al di sopra del Partito, sfidando così il diritto del Partito ad affermare la propria dittatura anche quando la dittatura entrava in conflitto con Ie modalità della "democrazia operaia" [16].

Alla metà del 1918, sotto il commando di Trotsky, venne abrogato il diritto dei soldati ad eleggere i loro ufficiali ed oltre 50.000 ufficiali del vecchio regime vennero arruolati nell'Armata Rossa per instaurarvi una rigida disciplina. Venne introdotto un regime differenziato del razionamento, a grande vantaggio dei membri del Partito Bolscevico. [17]. Queste misure sono ad ogni modo precedenti allo scoppio della Guerra Civile - nel maggio 1918 - che portò semplicemente ad una intensificazione delle tendenze autoritarie già espresse dai bolscevichi. Come gli anarchici hanno da sempre sostenuto, uno Stato (che per sua natura è centralizzato e gerarchico) ed una vera rivoluzione (in cui la classe operaia ed i contadini prendono direttamente il potere) sono del tutto incompatibili [18]. Già agli inizi del 1918, perciò, la nozione di Stato dei lavoratori si era dimostrata essere un ossimoro: erano i bolscevichi ad avere il potere e non la classe lavoratrice.

I Bolscevichi mettono fine all'autogestione operaia

Il nuovo Stato bolscevico, una volta saldamente al potere, iniziò ad attaccare sistematicamente operai e contadini. Tale attacco era dovuto al fatto che nel 1918 gli interessi dello Stato e quelli delle classi popolari iniziarono ad essere apertamente divergenti. Gli operai volevano controllare le fabbriche e lavorare in autogestione. A tale scopo stavano usando i comitati di fabbrica. Sempre nel 1918 vi erano movimenti sotterranei nei comitati di fabbrica per iniziare a coordinare l'economia dal basso. Tali movimenti vennero percepiti come una minaccia rivolta direttamente allo Stato sotto il controllo dei bolscevichi. [19]. Per impedire questi movimenti e la cospicua conseguente perdita di controllo, i bolscevichi iniziarono a nazionalizzare le terre e le fabbriche agli inizi del 1918.

Quindi, i bolscevichi iniziarono a smantellare gli organismi di autogestione. Il loro obiettivo era quello di riportare i lavoratori sotto il loro controllo subordinando i comitati di fabbrica alla decisioni statali. Perciò, nel gennaio 1918, il Partito tentò di farla finita del tutto con l'indipendenza dei comitati di fabbrica integrandoli in strutture sindacali, già sotto il controllo statale. Nel giugno 1918, i bolscevichi giunsero a decretare la fine di tutte le forme di autogestione operaia e di controllo operaio. In questo processo, lo Stato reintrodusse una stretta gerarchia nei posti di lavoro sotto la direzione di un manager e del sistema di produzione noto come Taylorismo. Il controllo venne affidato a dirigenti di nomina: spesso agli stessi ex-capitalisti oppure ai burocrati di stato [20]. Infine, venne messa fine di fatto al diritto di sciopero. Numerosi settori dell'economia vennero militarizzati e sussidiati dai campi per i lavori forzati. La terra venne nazionalizzata ed i raccolti vennero requisiti con la forza, comprese le granaglie. La risultante d queste misure fu una carestia che colpì la Russia.

Riscossa operaia e contadina

Alla fine del 1918, operai e contadini iniziarono ad opporsi ai decreti autoritari del Partito bolscevico. Ad esempio, i contadini ucraini - come i makhnovisti - resistettero fattivamente all'invasione del potere bolscevico; e nel frattempo combattevano contro l'esercito dei Bianchi durante la Guerra Civile. Infatti, i Makhnovisti cercarono di costituire una società comunista anarchica in alcune parti dell'Ucraina [21]. In tutto l'impero russo si costituirono Eserciti Verdi composti da contadini, alcuni di natura reazionaria, altri di natura rivoluzionaria.

Nelle città, ci fu un'ondata di scioperi nel 1918, 1919 e 1921. Nella classe lavoratrice era molto diffusa la resistenza contro una gestione dirigista imposta dallo Stato. Nel 1919 ci furono scioperi a Mosca contro la repressione nelle fabbriche e contro il mancato pagamento dei salari. In questi casi, la Čeka non fu affatto tenera con gli scioperanti [22]. Forse la resistenza più fiera da parte della classe lavoratrice contro i bolscevichi si espresse tra il 1920 ed il 1921 a Pietroburgo. Qui gli scioperi erano dovuti soprattutto al fatto che gli operai morivano di fame. C'era un mercato nero illegale che era controllato del tutto da membri e soldati del Partito Bolscevico [23]. Molte persone ricorrevano al mercato nero per trovare quel cibo che il sistema di razionamento statale non garantiva in nessun modo. Nell'estate del 1920, Zinoviev emise un decreto che proibiva ogni forma di transazione commerciale. La conseguenza fu che la maggioranza della gente di Pietroburgo moriva di fame, mentre l'apparato statale non era in grado di fornire alimenti alla città. Alcune componenti operaie chiedevano anche libertà di parola e libertà per i prigionieri politici. I Bolscevichi risposero con la tirannia: venne imposto il coprifuoco, dichiarata la legge marziale, proibite tutte le riunioni, arrestati centinaia di operai in sciopero. Venuti a conoscenza dello sciopero e degli arresti degli operai, i marinai di Kronstadt decisero di inviare una delegazione a Pietroburgo per prendere direttamente visione della situazione [24].

Inizia la rivolta di Kronstadt

La delegazione di Kronstadt rimase orribilmente colpita dallo stato di repressione sugli operai in sciopero. I marinai di Kronstadt erano rimasti leali al regime bolscevico per tutta la Guerra Civile, ma una volta che questa era finita, sentivano che gli obiettivi del 1917 - terra, pane e pace grazie alla democrazia dei soviet - erano stati traditi dai bolscevichi. La vecchia scusa addotta dai bolscevichi per giustificare la repressione - e cioè la Guerra Civile - non reggeva più: la guerra civile era finita nel novembre 1920.

Quando la delegazione tornò a Kronstadt, si tennero delle riunioni per discutere cosa fare per proseguire la rivoluzione. Attraverso un processo trasparente di consultazione dei soviet vennero formulate una serie di richieste - il cosiddetto Manifesto Petropavlovsk. Il giornale dei soviet rilanciò queste richieste [25]. La città sperava che queste richieste potessero essere accolte pacificamente - dal momento che speravano fermamente che i bolscevichi le avrebbero viste come passi per instaurare una libera forma di socialismo. Ma non fu così [26].

I Bolscevichi erano riuniti in congresso ed occupati nell'eliminazione di dissidenti interni al Partito accusati di "deviazionismo anarcosindacalista". Lenin e Trotsky sapevano bene che la democrazia dei soviet poteva mettere fine al potere bolscevico. I due erano convinti che la fine dei bolscevichi quale potere unico avrebbe significato la fine della rivoluzione - sebbene la verità dei fatti dicesse invece che erano stati proprio gli atti dei bolscevichi a distruggere gli obiettivi e le conquiste della rivoluzione del 1917. Quando vennero a conoscenza delle richieste provenienti da Kronstadt, il soviet di Stato rispose immediatamente con una raffica di minacce. Trotsky pretese dai rivoltosi di Kronstadt, che nel frattempo avevano costituito un soviet indipendente di fronte al netto rifiuto delle loro richieste, la loro resa oppure sarebbero stati abbattuti come pernici. [27]. Lo Stato prese anche delle misure per isolare Kronstadt dagli operai di Pietroburgo, fornendo alla città razioni di emergenza, nel disperato tentativo di arginare il diffuso malcontento [28]. La macchina della propaganda bolscevica si mise a girare a mille in tutta la Russia per convincere i lavoratori che quelli di Kronstadt erano dei contro-rivoluzionari e che non erano dei socialisti. Alla vigilia dell'invasione dell'Armata Rossa, a Kronstadt si sperava che i lavoratori si sarebbero uniti a loro e che si potesse dare inizio ad una Terza Rivoluzione: non solo mettere fine al capitalismo, ma anche allo stato autoritario insediatosi in Russia. Ma sfortunatamente fu una speranza vana quando il 6 marzo iniziarono gli attacchi su Kronstadt da parte dell'Armata Rossa. Inizialmente, comunque, le truppe si rifiutarono di attaccare la città. Allora il Partito inviò 3.000 quadri comunisti per convincere i soldati. Il tentativo fallì ed allora furono inviate altre truppe più malleabili, mentre molti soldati furono obbligati a marciare su Kronstadt pena la morte [29].

Conclusioni

Con la caduta di Kronstadt, morirono anche gli ultimi rivoluzionari. I bolscevichi non si rendevano conto che lo Stato - una struttura autoritaria che concentra il potere nelle mani di una classe dominante minoritaria - non può essere usato per creare una società socialista. Gli anarchici avevano da tempo fatto notare che uno "stato degli operai" era una contraddizione in termini. Sarebbe diventato semplicemente lo stato di un solo partito fondato sul capitalismo di stato. La storia ha dimostrato che gli anarchici avevano ragione. L'unico modo in cui si sarebbe potuto creare una società socialista in Russia o altrove, era quello dell'autogestione, delle collettivizzazioni, della democrazia diretta tramite organismi di autogoverno nelle mani di operai e contadini: in altre parole una società anarchica. AI tempi di Kronstadt, i bolscevichi avevano assicurato che una tale società non sarebbe mai esistita e quando gli operai ed i contadini iniziarono a perseguire una società con maggiore libertà e più giustizia, furono massacrati dallo Stato. Furono dunque i bolscevichi a comportarsi da contro-rivoluzionari e con certo i rivoltosi di Kronstadt.

Questa lezione mantiene intatta la sua importanza. Per un popolo che vuole costruire un socialismo veramente democratico è necessario sapere che lo stato in quanto tale, o di qualsiasi natura, non sarà mai un alleato delle classi popolari né un'istituzione utile. Gli operai, i poveri ed i contadini devono poter costruire il loro contropotere, al di fuori e contro lo Stato ed il capitale, per poter creare una nuova società nel guscio di quella vecchia. Occorre avere fiducia nei lavoratori e nei poveri nel loro costruire un socialismo genuino ed il compito dei rivoluzionari è quello di incoraggiarli e non di sostituirsi ad essi. Come diceva Bakunin "quando un sistema autoritario impone per decreto la libertà e l'uguaglianza non sta facendo altro che ucciderle entrambe" [30].

Shawn Hattingh

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

Note:

1. Thorndycraft, L. The Kronstadt uprising of 1921. http://libcom.org/library/-kronstadt-uprising-1921-thor...craft
2. Trotsky, L. 1930. History of the Russian Revolution. Haymarket Books: United States
3. Browder, R and Kerensky, A. (eds). 1961. The Russian Provisional Government, 1917: Documents. Stanford: United States
4. Chattopadhyay, P. Did the Bolshevik seizure of power inaugurate a socialist Revolution? A Marxian inquiry. http://libcom.org/library/did-bolshevik-seizure-power-i...chatt
5. Zabalaza Book. The Russian Revolution Destroyed: The strategy and nature of Bolshevism. http://www.zabalaza.net/pdfs/varpams/rusrevdestroyed.pdf
6. Lenin, V. 1902. What is to be Done? Socialist Party of Great Britain : United Kingdom
7. Trotsky, L. 1920. Terrorism and Communism. http://www.marxists.org/archive/trotsky/1920/terrcomm/c...7.htm
8. VI Lenin, Collected Works, volume 27, p21
9. Trotsky, L. 1920. Terrorism and Communism. http://www.marxists.org/archive/trotsky/1920/terrcomm/i...x.htm
10. Lenin, V. 1917. The Tasks of the Proletariat in the Present Revolution (a.k.a. The April Theses). www.marxists.org/archive/lenin/
11. Chattopadhyay, P. Did the Bolshevik seizure of power inaugurate a socialist Revolution? A Marxian inquiry. http://libcom.org/library/did-bolshevik-seizure-power-i...chatt
12. Avrich, P. 1973. The Anarchists and the Russian Revolution. Thames and Hudson : United Kingdom
13. Chattopadhyay, P. Did the Bolshevik seizure of power inaugurate a socialist Revolution? A Marxian inquiry. http://libcom.org/library/did-bolshevik-seizure-power-i...chatt
14. Voline. 1947. The Unknown Revolution, 1917-1921. Black Rose Books: Canada
15. Lenin, V. Collected Works. volume 28, p. 213
16. Trotsky, L. 1925. Sochinenyia. Gosizdat: Soviet Union , p. 136
17. Goldman, E. 1923. My Disillusionment with Russia . Doubleday, Page & Company: United States
18. Kropotkin, P. 1897. The State: Its Historic Role. Freedom Press: United Kingdom
19. Brinton, M. 1970. The Bolsheviks and Workers' Control. Black Rose Books: Canada
20. http://libcom.org/library/radical-tradition-one
21. Arshinov. P. 1974. History of the Maknovist Movement. Black and Red Solidarity: United States
22. Brokvin, V. 1990. Workers unrest and the Bolshevik's response in 1919. Slavic Review. Vol. 49, Issue 3 pp. 350-373
23. Goldman, E. 1923. My Disillusionment with Russia . Doubleday, Page & Company: United States
24. Mett, I. 1967. The Kronstadt Rebellion of 1921. Black Rose Books: Canada
25. Izvestia (1921) http://libcom.org/library/kronstadt-izvestia 26. Thorndycraft, L. The Kronstadt uprising of 1921. http://libcom.org/library/-kronstadt-uprising-1921-thor...craft
27. Getzler, I. 1983. Kronstadt 1917-1921: The fate of Soviet Democracy. Cambridge Press: United Kingdom
28. Van der Walt, L. 80th anniversary of Kronstadt Uprising: 18 March 1921/ 18 March 2001. http://lucienvanderwalt.blogspot.com/2010/09/never-forg....html
29. Mett, I. 1967. The Kronstadt Rebellion of 1921. Black Rose Books: Canada
30. Bakunin, M. Bakunin on Anarchy, pp193-194, emphasis in original

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