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opinione / analisi
Thursday September 30, 2010 00:43 by Manu García
Sciopero generale in Spagna Le misure di aggiustamento proposte e pianificate dal governo spagnolo per riempire le case dello Stato e per stimolare l’economia gravano tutte sulle classi popolari in forma di bassi salari, tasse sui consumi, tagli alle pensioni, tagli ai sussidi per la disoccupazione, maggiori privatizzazioni ed introduzione di maggiori ostacoli all’organizzazione dei lavoratori (quali facilitare per i padroni il licenziamento di manodopera e restrizioni sulla contrattazione collettiva). [Castellano] [English] 29 Settembre, un’opportunità ed una sfidaFra tutti i Paesi dell’Unione Europea, la Spagna è quello che sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua economia. La crisi è particolarmente pesante e persistente ed il suo impatto si avverte sull’aumento del debito pubblico, sul deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro della gran parte della popolazione e sulla accelerazione di distruzione di posti di lavoro, iniziata proprio nel settore boom degli anni passati –l’edilizia- che aveva creato l’illusione di una crescita illimitata e che ora si estende all’intero sistema economico. Le misure di aggiustamento proposte e pianificate dal governo spagnolo per riempire le case dello Stato e per stimolare l’economia gravano tutte sulle classi popolari in forma di bassi salari, tasse sui consumi, tagli alle pensioni, tagli ai sussidi per la disoccupazione, maggiori privatizzazioni ed introduzione di maggiori ostacoli all’organizzazione dei lavoratori (quali facilitare per i padroni il licenziamento di manodopera e restrizioni sulla contrattazione collettiva). Da quando è scoppiata la crisi, i settori più combattivi del movimento sindacale si erano già mobilitati per chiedere l’indizione di uno sciopero generale per opporsi a queste misure impopolari, ma a causa della loro applicazione parziale solo ad alcuni settori ed aree geografiche, non era stato possibile indirlo. Alla fine, uno sciopero generale è stato indetto per il 29 settembre dalle Comisiones Obreras (CCOO) e dalla Unión General de Trabajadores (UGT), le uniche organizzazioni con la capacità di indire uno sciopero generale in grado di riuscire a livello nazionale, nonostante il loro calo di credibilità presso i lavoratori, nonostante il freddo entusiasmo che si avverte all’interno dei loro apparati estremamente burocratizzati. Infatti, è lecito avere dei dubbi sulla capacità dell’intero movimento sindacale, comprese CCOO, UGT ed il sindacalismo conflittuale (la cui stragrande maggioranza è organizzata al di fuori delle due maggiori confederazioni) di paralizzare il Paese, dal momento che il settore con il più alto tasso di sindacalizzazione e di lavoro stabile e che è stato direttamente colpito dal governo col più alto taglio salariale degli ultimi decenni, -il pubblico impiego- aveva dato una adesione molto debole allo sciopero di categoria dello scorso 8 giugno. La maggior parte degli iscritti al sindacato non aveva scioperato e gli iscritti non sono stati nemmeno sanzionati dal loro sindacato per crumiraggio. L’offensiva sociale e culturale da parte della Destra ed i suoi valori che avanza insieme al disarmo ideologico ed organizzativo della classe operaia e della Sinistra la paura della perdita del lavoro in una situazione di disoccupazione reale vicina al 20% della popolazione, sono tutti fattori che remano contro la riuscita di questo sciopero generale, ma anche contro una rinascita nel breve-medio termine del movimento popolare. La sinistra in generale e gli anarchici in particolare hanno davanti a sé una lunga strada da percorrere per una ricostruzione organizzativa e della cultura della solidarietà nelle classi lavoratrici. Per iniziare, dobbiamo lavorare per spezzare la miope politica e settaria delle nostre piccole parrocchie, essere capaci di stare insieme per consolidare le nostre organizzazioni affinché possano essere referenti al di là dei nostri feudi privati, così da poter divenire un’alternativa agli occhi delle masse e contrastare la delusione, il disincanto e l’individualismo che si sono diffusi come funghi. E’ molto importante, quale primo passo, che questo sciopero generale riesca e che il 29 settembre sia una giornata quante più persone possibile si oppongano alle politiche del governo Zapatero, fuori dei luoghi di lavoro e nelle piazza. Gli unici aiuti che il governo dà sono quelli alle banche ed ai padroni, facendo così il gioco della reazione organizzata intorno al Partido Popular, che capitalizza il fallimento politico del Partido Socialista il quale in un esercizio suicida di "responsabilità di Stato", sta distruggendo la sua tradizionale base sociale consegnandola nelle braccia degli eredi di Franco, i quali guarda caso (e come poteva essere altrimenti?) si oppongono sia al governo (quale parte di una strategia di attrito) sia allo sciopero. Se lo sciopero dovesse fallire, non sarebbe il fallimento solo di chi lo ha indetto, ma di una parte dell’intera classe lavoratrice. Non peggiorerebbe l’immagine che CCOO e UGT agli occhi dei lavoratori – ma demoralizzerebbe ulteriormente i lavoratori... cosa da cui traggono sempre vantaggio i padroni e quegli elementi più servili all’interno dei sindacati, di cui non vale nemmeno la pena fare il nome. D’altra parte, un grande successo dello sciopero sarebbe un grande successo dei lavoratori, una chiara dimostrazione di forza fondata sull’unità e quindi un passo in avanti nella crescita delle coscienze e dei livelli di organizzazione. In questo modo, non sarebbe un trionfo della burocrazia dei sindacati concertativi, ma lo sarebbe per il sindacalismo conflittuale e di classe. Abbiamo davanti a noi un’opportunità ed una sfida. Raccogliamole uniti!
22 Settembre 2010
Articolo scritto per Anarkismo.net |
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