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George Fontenis: una vita da militante ed il futuro dell'alternativa libertaria

category francia / belgio / lussemburgo | movimento anarchico | intervista author Wednesday August 18, 2010 14:59author by José Antonio Gutiérrez D. - Lorenzo Mejías Report this post to the editors

Un’intervista con Georges Fontenis

Il movimento internazionale comunista anarchico ha subito recentemente una grave perdita con la morte di Georges Fontenis, uno dei suoi esponenti storici, un uomo con una chiara visione che è rimasto attivo fino all’ultimo. L’intervista che segue è stata fatta il 19 febbraio 2005, con l’aiuto del compagno Lorenzo Mejías, in casa di Georges Fontenis nella cittadina di Reignac-sur-Indre, vicino Tours. Abbiamo passato la giornata con lui, apprezzando la meravigliosa ospitalità espressa da Fontenis e dalla sua compagna Marie-Louise; Fontenis ci ha regalato le sue affascinanti riflessioni su questioni come la situazione in America Latina e ci ha divertito col suo sottile senso dello humour. Ricorderò sempre la generosità e la grande indole di questa leggenda del comunismo anarchico. Non si incontra tutti i giorni una persona con cui poter conversare sulle lotte di liberazione nazionale ed il sostegno dato a suo tempo ai combattenti algerini, sulla passività di molti francesi durante l’occupazione nazista, sugli scontri intestini nel movimento anarchico francese nel dopo-guerra, del suo amore per i cavalli, magnifici animali "brutalizzati da quelle bestie bipedi". Era davvero un compagno straordinario ed una persona molto speciale. [Castellano] [English] [Ελληνικά]
Georges Fontenis e Marie-Louise, a Reignac-sur-Indre, con una copia della rivista comunista anarchica cilena "Hombre y Sociedad", 19-02-05 (Foto di José A. Gutiérrez)
Georges Fontenis e Marie-Louise, a Reignac-sur-Indre, con una copia della rivista comunista anarchica cilena "Hombre y Sociedad", 19-02-05 (Foto di José A. Gutiérrez)


George Fontenis: una vita da militante ed il futuro dell'alternativa libertaria


Il movimento internazionale comunista anarchico ha subito recentemente una grave perdita con la morte di Georges Fontenis, uno dei suoi esponenti storici, un uomo con una chiara visione che è rimasto attivo fino all'ultimo. Senza dubbio, Fontenis è stato un punto di riferimento per le nuove generazioni di comunisti anarchici in America Latina, una regione che aveva catturato la sua attenzione anche se non vi era mai stato di persona. Il suo "Manifesto del Comunismo Libertario", esito dei dibattiti e di quel processo di maturazione che attraversano il movimento anarchico francese del dopo-guerra, ha avuto una grande diffusione ed è diventato un punto di partenza per tanti percorsi organizzativi libertari, oserei dire un punto di svolta che ha dato nuovo slancio rivoluzionario alle tendenze libertarie che sono spuntate come funghi dopo la pioggia dalla debacle del neoliberismo in America Latina a partire dagli anni '90. Sfortunatamente, la maggior parte dei suoi lavori non sono ancora disponibili in spagnolo, e molto poco si trova in lingua inglese.

L'intervista che segue è stata fatta il 19 febbraio 2005, con l'aiuto del compagno Lorenzo Mejías, in casa di Georges Fontenis nella cittadina di Reignac-sur-Indre, vicino Tours. Abbiamo passato la giornata con lui, apprezzando la meravigliosa ospitalità espressa da Fontenis e dalla sua compagna Marie-Louise; Fontenis ci ha regalato le sue affascinanti riflessioni su questioni come la situazione in America Latina e ci ha divertito col suo sottile senso dello humour. Ricorderò sempre la generosità e la grande indole di questa leggenda del comunismo anarchico. Non si incontra tutti i giorni una persona con cui poter conversare sulle lotte di liberazione nazionale ed il sostegno dato a suo tempo ai combattenti algerini, sulla passività di molti francesi durante l'occupazione nazista (ad un certo punto ha detto "Molti dei francesi che ci chiamarono traditori per la questione algerina, erano persone che durante l'occupazione nazista se ne erano rimaste in silenzio se non hanno addirittura agito come collaboratori dei nazisti, e non sono mai state chiamate in causa per questo. ma ovviamente dopo la Liberazione, ognuno era un eroe della Resistenza"), sugli scontri intestini nel movimento anarchico francese nel dopo-guerra, del suo amore per i cavalli, magnifici animali "brutalizzati da quelle bestie bipedi". Era davvero un compagno straordinario ed una persona molto speciale.

Questa intervista fa parte di una conversazione molto più lunga, che è durata una giornata intera e che non è stato possibile registrare completamente. Abbiamo registrato solo alcuni passaggi specifici, che riguardano la vita da militante di Fontenis, il movimento libertario del dopo-guerra ed il dibattito sulla "Piattaforma" (i), la rilevanza del movimento comunista libertario oggi. Nonostante la fatica fisica dell'intervista per la salute di Fontenis, (il cui Parkinson in stato avanzato lo ha costretto a doversi riposare a metà del nostro incontro), la sua lucidità di pensiero spicca nettamente leggendo questa intervista o alcuni dei suoi ultimi scritti come Non-conforme (ii), che sono caratterizzati dal rifiuto per le facili verità e dalla ricerca per nuove risposte da dare ai problemi attuali. La nostra conversazione è rimasta inedita finora (iii), ma in origine avrebbe dovuto far parte di una nuova edizione in spagnolo del "Manifesto". Tuttavia, con la triste notizia della scomparsa di Fontenis, abbiamo deciso di renderla pubblica quale nostro tributo postumo.

Vorrei concludere semplicemente citando il compagno peruviano Franz Garcia, che ha descritto così la vita da militante di Fontenis: "Noi crediamo, dunque, che sia necessario ri-leggere questo comunista libertario e dargli in suo giusto posto nel contesto attuale, affinchè noi si possa usare il suo contributo per il nostro movimento per andare avanti e per restituire all'anarchismo la sua vera e reale dimensione tra i movimenti popolari, ben distante dai pregiudizi e dalle beghe soggettive che tanto spesso affliggono il nostro movimento".

Addio, caro compagno, possano le stelle accarezzarti i capelli...


José Antonio Gutiérrez D.
16 Agosto 2010


(i) La "Piattaforma" a cui si fa riferimento è quella corrente del movimento anarchico che si rifà alla "Piattaforma Organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici", un progetto avanzato da un gruppo di esuli russi ed ucraini nella Parigi del 1926, tra cui vi erano Petr Arscinov ed il leader rivoluzionario Nestor Makhno. Le idee ivi contenute, basate sulla necessità di costruire una tendenza rivoluzionaria e di classe all'interno del movimento libertario per creare un'organizzazione fondata su chiari principi (unità teorica e tattica, azione e responsabilità collettiva, federalismo), ispirarono l'Union Anarchiste francese dal 1928 fino agli anni '30s e, successivamente la Fédération Communiste Libertaire, fondata nel 1953 e di cui Fontenis era segretario generale.

(ii) Georges Fontenis, Non-conforme, Nizza 2002.

(iii) Un nostro compagno ha fatto girare recentemente su internet una versione non corretta di questa intervista, dicendo che era stata già pubblicata sulla rivista argentina "En La Calle ", della ex-OSL. Ciò non è corretto. L'idea di pubblicarla venne accantonata per ragioni di spazio.

Intervista con Georges Fontenis

19 Febbraio 2005


Come sei diventato un militante anarchico e come sei entrato in contatto con gli ambienti anarchici?

Mio padre era un socialista rivoluzionario, della tendenza di Marceau Pivert all'interno del Partito Socialista (PS)[1] negli anni '30. Mio nonno era stato anch'egli un militante socialista che aveva partecipato alla fondazione del partito socialista unificato nel 1905 [2] ai tempi di Jaurès e Sembat, ed io ero totalmente immerso in un'atmosfera che stimolava la riflessione sulle questioni sociali. Ero molto colpito, già di mio, dall'ingiustizia sociale intorno. Pare che già da bambino cercassi ogni tanto di svegliare i miei compagni di scuola su questi problemi.

All'età di 14 o 15 anni, quando eravamo nei quartieri di nord-est di Parigi, a Noisy-le-Sec, dove c'erano ferrovie e fabbriche, mi piaceva guardare quello che vendevano nelle edicole. Mi ricordo i giornali che prendeva mio padre, come "La Bataille Socialiste", il giornale della sua corrente, ma mi ricordo anche di giornali straordinari nei chioschi, come "Le Libertaire" o "La Vérité", ed iniziai a leggerli. Immediatamente mi ritrovai nelle pagine de "Le Libertaire", che sembrava occuparsi proprio delle stesse questioni che io stesso mi stavo ponendo. Ma nel 1936 non condivisi la posizione che il giornale aveva assunto sulla guerra di Spagna. Trovavo che i militanti di "Le Libertaire" non stavano rispondendo alle domande che chiunque avrebbe potuto porre: Cosa ci facevano i libertari in un governo che era nella mani della destra parlamentare?" Questo mi portò ad incontrami con un paio di operai libertari di Noisy, anche se non ricordo esattamente in quali circostanze, ed organizzammo insieme una riunione sulla Guerra in Spagna. Ci fu una certa partecipazione, ma i rappresentanti dell'Union Anarchiste, di "Le Libertaire", non furono in grado di rispondere alle domande dei presenti. La cosa mi colpì molto, dato che c'era molto da dire.

Cominciai a frequentare dei compagni di scuola, ed uno di loro era un militante anarchico nato in Italia, i cui genitori erano sfuggiti al regime di Mussolini e con cui mi sono visto anche di recente, due anni prima che morisse. Fu allora che cominciai ad interessarmi di idee libertarie, ma sempre con un occhio critico fin dall'inizio.

Poi arrivò la seconda Guerra mondiale. Quegli anni volarono via. Quando Parigi venne liberata, quando già lavoravo come insegnante nel 1944, vidi una serie di manifesti sui muri della città che invitavano a prendere contatti con il gruppo anarchico a Quai de Valmy, 145. Ci andai e mi dissero che avrei potuto rendermi molto utile nel riorganizzare la Gioventù Libertaria. E così cominciò tutto.

Cosa facevi durante l'occupazione nazista?

In quel periodo ero un attivista sindacale clandestino. Insieme ad altri colleghi, avevamo organizzato una sezione sindacale nel 19° arrondissement di Parigi, pagavamo una tessera alla CGT clandestina, anche se non abbiamo mai saputo dove andassero a finire i soldi.

Naturalmente dopo la Liberazione, il sindacato mi nominò suo delegato, o meglio delegato dei giovani del sindacato degli insegnanti al ministero. La cosa veramente non mi portò alcun beneficio, ma mi permise di conoscere ex-funzionari che avevano ruoli importanti nel Partito Socialista o nel Partito Comunista e mi permise di cogliere tutta la portata della collaborazione dei dirigenti sindacali col regime fascista.

Che impatto ebbe la Carta del Lavoro del regime fascista di Vichy sui circoli sindacali? Come venne presa da militanti come Pierre Besnard? [3]

I militanti più anziani rimasero silenti. Quelli che ne erano disgustati e che intendevano fare resistenza non esitarono ad esprimere la loro opposizione ed a denunciare i traditori. Ma molti militanti non ne volevano parlare. Non bisogna dimenticare che in quel periodo la Francia non faceva molta "resistenza". A molti burocrati del sindacato bastava una sorta di Vichyismo riformato [4]. Ma tra gli insegnanti in generale, vi erano vari orientamenti. C'erano certamente settori che resistevano, come quello in cui ero io. Una resistenza non molto spettacolare, noi non eravamo quelli che ammazzavano gli ufficiali tedeschi nel metro, ma fu dura soprattutto negli ultimi giorni dell'occupazione. Ma in definitiva, sapevano che eravamo contro di loro e che la maggioranza dei professori e dei maestri era dalla nostra parte.

Per esempio, avevo un college la cui moglie veniva dall'Alsazia ed era sospettata di aiutare la Resistenza. Venne arrestata, interrogata e fucilata. E questo non scosse per niente la gente. I parigini si tenevano i tedeschi e basta. Tutte le storie sull'eroismo dei parigini durante l'occupazione non sono vere. Non bisogna fare confusione con l'entusiasmo per la liberazione, quando ciascuno voleva la sua parte di gloria.

Come nacque la FCL? Ci furono fattori esterni, fu il contesto sociale e quanto contarono i fattori interni al movimento anarchico, come le critiche dei militanti ad esempio?

Quando il movimento libertario si ritrovò nel congresso dell'ottobre 1945 a Parigi, scegliemmo di chiamarci Fédération Anarchiste [FA], ma si trattava davvero di una federazione che cercava di unire persone troppo diverse tra di loro, era proprio la "sintesi". C'erano quelli che noi chiamavamo "i ciarlatani", c'erano gli anti-religiosi che si impegnavano in attività contro la religione, c'erano alcuni sindacalisti, c'erano i letterati, i mezzi-filosofi come Charles-Auguste Bontemps... c'erano fondamentalmente due correnti. Da una parte quelli che potremmo chiamare gli "intellettuali" e, dall'altra, i giovani e gli operai.

Fu tra questi ultimi due gruppi che si intravedeva quella mentalità che corrispondeva grosso modo alla "Piattaforma", con i ricordi, tra i più anziani, delle lotte intorno alla "Piattaforma" degli anni '20. Non dimentichiamoci che la Union Anarchiste (UA) prima della Guerra venne fortemente influenzata dalla "Piattaforma", soprattutto tra il 1927 ed il 1930, ed il segretario della UA al tempo, Louis Estève, sarebbe poi diventato uno degli esponenti della FCL negli anni '50. Sono ancora amico di suo figlio, un attivista sindacale della mia stessa corrente.

Così, la coesistenza di queste due tendenze divenne impossibile. A quelli di Bordeaux, ad esempio, non gli interessava altro l'anticlericalismo, e quando si parlava d'altro sparivano e basta. Organizzavano giri di conferenze che non avevano nessun contenuto anarchico specifico, ma solo discorsi contro la religione e sul libero pensiero. Non sto dicendo che tutto ciò fosse sbagliato o inutile, ma che non era sufficiente. Ricordo alcuni militanti socialisti del mio quartiere che mi dicevano "ti sei impantanato nelle acque paludose dei tuoi predicatori!" - e non sapevo cosa rispondere. Avevano in gran parte ragione.

Fin dall'inizio c'era una falsa unione tra due correnti che erano molto diverse. Da un lato persone come Aristide Lapeyre ed i suoi amici che si accontentavano di fare l'apologia dell'anarchismo selvaggio,e, dall'altro, tutti i giovani scalpitanti rabbia e rivendicazioni. C'erano riunioni in cui ci si confrontava. Me ne ricordo una al numero 10 di Rue de Lancry a Parigi, in cui Aristide Lapeyre parlò a lungo sulla libertà dell'Uomo, con la U maiuscola, quando Nédélec, un operaio della Renault della corrente rivoluzionaria iniziò ad attaccarlo senza esitazione. "Le cose non stanno così alla Renault. Lì dobbiamo lottare, combattere", disse. Al che Lapeyre rispose "Ma compagno, tutti possiamo vedere che sei giovane ed impaziente, ma noi siamo i soli ad aver ragione, mentre tu ti butti all'avventura", e così via. Povero Nédélec rimase senza risposta e se andò. Ed anch'io volevo andarmene..

Eravamo nella stessa organizzazione, ma in realtà eravamo due organizzazioni - i Piattaformisti e gli umanisti, per semplificare un po'.

Ben presto la situazione di contrapposizione peggiorò. Quando giunsero momenti difficili come la guerra coloniale in Indocina [5] o la lotta contro la costituzione della Comunità europea di difesa (CED), ci si accorse che non si poteva andare avanti così ancora per molto tempo. Alla fine, giungemmo ad una situazione in cui gli umanisti ammettevano la possibilità di poter costituire correnti interne. E fecero la loro corrente, sebbene non ne parlassero mai. Parlavano sempre della nostra corrente, la tendenza piattaformista, Organisation - Pensée - Bataille [OPB, Organizzazione - Pensiero - Battaglia], ma non parlavano mai della loro corrente organizzata nella Commission d'études anarchistes [CEA]. Infatti c'erano due tendenze, due modi di scrivere, due modi di agire, due modi di fare attività.. Le cose andarono avanti così fino al congresso successivo con crescenti e violenti scontri. Siamo arrivati a dirci le cose molto chiaramente, come si usa in famiglia, e la FA entrò in una fase di sopravvivenza.

Fino al congresso di Bordeaux del maggio 1952, quando qualcuno se ne uscì. I primi ad andarsene furono quelli che noi chiamavamo "ciarlatani." Al congresso di Parigi nel maggio 1953 ci fu la rottura, poiché i nostri amici piattaformisti dei gruppi di Parigi-nord, Aulnay-sous-Bois, ed altri, presentarono dei documenti rivoluzionari che i sintetisti non accettarono. Così noi gli chiedemmo: "Li accettate sì o no? Siamo noi la maggioranza sì o no?", e loro uscirono. Perché non fu proprio una scissione. Venne chiamata scissione per convenienza, ma quello che accadde fu che i puristi ed i sintetisti se ne andarono e ci lasciarono soli. Da parte nostra, avevamo i gruppi più attivi - alla Renault ed alla Thomson per esempio - o quelli nei quartieri operai e nei suburbi di Parigi, ad Aulnay-sous-Bois, Bondy, Parigi-Nord, Parigi-Est. Alcuni membri di questi ultimi due gruppi erano certamente Piattaformisti, anche se il termine non era molto usato all'epoca. Avevamo anche compagni attivi in provincia, dove qualcuno aveva sentito parlare della Piattaforma e ci aveva contattato.

Comunque, nonostante la rottura con gli umanisti, la FCL rimaneva una forte organizzazione rispetto alla FA, e giunsero anche nuovi gruppi [6]. I problemi giunsero con la lotta anti-colonialista durante la guerra in Algeria, che ci costò caramente. Ma cosa avremmo dovuto fare? Non potevamo starcene tranquilli! Come diceva il compagno Paul Philippe, se non abbiamo niente da dire, buttiamo via le nostre anime, la nostra ragione di vivere. Così ci siamo buttati in questa guerra per l'Algeria e non ci siamo più ritrovati. Avevamo dei gruppi molto interessanti come quelli a Perpignan, Toulouse, Bordeaux, Montpellier...

Quanto ai puristi, hanno formato la loro federazione anarchica nel 1953 ma non avevano nulla in comune tra loro. Maurice Joyeux non aveva niente da spartire con uno come Aristide Lapeyre, ad esempio. Quando una volta parlai con Lapeyre, mi disse che Joyeux era un cretino, e Joyeux a sua volta diceva che Lapeyre era un "ciarlatano", per usare l'espressione in voga. Ma per tornare alla vostra domanda iniziale, la FA aveva due correnti principali fin dal 1945, nonostante le apparenze di unità.

Qual era la composizione sociale della FCL? In cosa era diversa dalla FA del 1945? Come ci fu l'evoluzione in MCL o nella prima OCL?

Tra i puristi della FA c'erano soprattutto piccoli commercianti, venditori ambulanti, piccoli artigiani. Per esempio, il tesoriere della FA, Georges Vincey, era il proprietario di un negozio di abbigliamento in Rue Vieille du Temple a Parigi. Lapeyre faceva il barbiere. Arru aveva una piccola tipografia. Per loro il proletariato non aveva nessun significato, quello che era importante era "l'uomo". "Uomo" con la U maiuscola, l'Uomo deve essere libero, e così via.

Invece chi stette poi nella FCL erano operai, giovani e studenti. Infatti molti dei nostri militanti si incontravano agli Ostelli della Gioventù [7], dove c'erano molti libertari e molti trotskisti. Quando gli Ostelli vennero nazionalizzati, i libertari si divisero, alcuni accettarono la cosa, mentre altri formarono un movimento indipendente degli ostelli.

Quando formammo il MCL e poi la OCL, vi era una composizione simile di operai e studenti.

Qual è la tua analisi del fatto che sia la FCL che il MCL erano il risultato di traumi storici, ad esempio la Liberazione del 1944 e gli scioperi del maggio '68? Possiamo fare un parallelo storico tra le due esperienze? Si può dire che erano il risultato di turbolenze politiche e sociali dell'epoca?

In qualche misura sì, erano il prodotto del loro tempo. Certamente, quando c'è un maggiore impegno sociale, la gente pensa di più e più facilmente sulle cose da fare. Il problema è che le persone che si mettevano insieme per affiggere manifesti non potevano poi fare insieme un comitato, essere attivi, incontrare gli operai. Ma senza il maggio '68 non ci sarebbe stato nessun MCL nel 1969, e la OCL si sviluppò grazie alle lotte operaie della prima metà degli anni '70. Entrambi i gruppi erano legati ai loro contesti. Se non fosse successo nulla a livello sociale, forse non ci sarebbe stata nessuna divisione nella FA nel 1953, o almeno non così velocemente.

L'anarchismo superficiale evita spesso di confrontarsi con le rivendicazioni relative all'identità ed al diritto dei popoli ad essere autonomi. In America Latina questo causa problemi tra anarchici ed organizzazioni indigene, per esempio. Da parte sua la Federación Anarquista Uruguaya è stata fortemente influenzata dalle teorie di Franz Fanon sulle lotte dei popoli oppressi. Come si può tenere insieme l'internazionalismo, la posizione storica dell'anarchismo con i diritti dei popoli, specialmente oggi con le rivendicazioni relative all'identità nazionale? Come si regolò la FCL durante la guerra di Algeria?

Anche qui ci sono due posizioni. I tradizionalisti rigettano il militarismo colonialista come pure le lotte per l'indipendenza. E' una posizione che appare pura, molto bella. Ma i rivoluzionari devono anche pensare a come indebolire i loro nemici e conseguentemente devono scegliere da che parte stare. Nella FCL, scegliemmo di stare dalla parte della lotta per l'indipendenza, senza nessuna illusione. Era quella che chiamavamo una posizione di "sostegno critico" al MNA ed al FLN [8] ma dicendo "attenzione, non dimenticate che c'è un problema, che creerete una nuova borghesia ed un nuovo militarismo".

La posizione purista lascia che gli eventi accadano, una posizione non-interventista che non porta da nessuna parte. Mentre con la nostra posizione di "sostegno critico", senza applaudire a nulla di quello che gli algerini facevano, noi li aiutavamo e gli dicevamo "attenzione, c'è un problema rivoluzionario, un problema di lotta di classe che non può essere evitato". E su questo avevamo ragione!

Quando ho parlato con dirigenti nazionalisti come Messali Hadj [9], non dicevano altrimenti, ma nemmeno lo dicevano alle loro truppe. Ho anche incontrato Mohamed Boudiaf [10] verso la fine della guerra, e si accorse che l'Algeria aveva intrapreso la strada riformista perché non aveva sollevato la questione della lotta di classe, una posizione che è stata messa nero su bianco nel suo libro intitolato Où va l'Algérie ?. Si potrebbe pensare che abbiamo influenzato noi queste posizioni. All'inizio Boudiaf era solo un nazionalista puro. Tuttavia, abbiamo scoperto dopo che qualcuno come Mohamed Harbi [11], aveva posizioni critiche sulla lotta d'indipendenza algerina.

Dopo una vita da militante, cosa secondo te si può trarre da esperienze come la FCL , il MCL e la prima OCL?

Non è facile rispondere. Non c'è nulla da rimpiangere. Si sono fatti dei progressi e si è fatta tanta esperienza. Rifare oggi le stesse cose sarebbe ridicolo. Ma io penso che una delle lezioni da trarre sia semplicemente quella di imparare dall'esperienza, per esempio tra la FCL e il MCL e tra il MCL e la OCL. Ad ogni stadio c'era qualche piccolo progresso, nuovi modi di vedere le cose. Ma non è certo una strada facile da battere.

Non penso che dobbiamo necessariamente fidarci ciecamente delle cose che abbiamo fatto, ma dobbiamo fare molta attenzione agli sviluppi positivi, al nostro modo di analizzare le cose e di affrontare i problemi. Per esempio, nel giornale della OCL, "Guerre de classes", non scrivevamo mai di un paese estero senza aver analizzato la situazione sociale in termini di classe.

In ogni caso, penso che sia importante adottare una posizione di "sostegno critico", per esempio sostenere le lotte di liberazione nazionale e nel mentre sollevare delle critiche su ciò che esse sono per tracciare la possibilità di correggerne il corso. Fu quello che fece Bakunin con la Comune di Parigi: non era una questione dell'esercito francese ma del popolo francese, che avrebbe dovuto ribellarsi contro l'impero francese ed al tempo stesso lottare contro l'impero prussiano. Penso che non si dia a Bakunin l'attenzione che merita. Questo è ciò che cercò di fare, più o meno successivamente, e le stesse domande si porranno in futuro.

Da militante, qual è la tua opinione sul movimento comunista anarchico contemporaneo?

Potrei essere accusato di essere molto ottimista, ma vedo che in molti posti nascono nuovi gruppi, anche se piccoli. Argentina, Cile, Uruguay... Ma non si può creare un'unione internazionale con sezioni che non esistono nella realtà. Prima bisogna creare le sezioni, le organizzazioni militanti che poi possono unirsi. Dovete cominciare dalla base. Non penso che si possa costruire un movimento internazionale in modo artificiale.

Quello che si sta facendo in Cile ed Argentina va molto bene. Non potete fare altrimenti. Abbiamo bisogno di creare piccoli gruppi comunisti anarchici e poi vedere se possiamo andare avanti e creare unioni internazionali, continentali e così via.

Secondo te, quali sono i compiti principali per un militante comunista anarchico, in generale ed in Francia in particolare?

Credo che dovremmo invitare i militanti a riflettere, a vedere quello che stanno facendo ora e cosa fare dopo, nell'area in cui siamo. Si tratta dello stesso problema dovunque magari con delle differenze. In Francia o in Italia, ad esempio, il movimento libertario ha già una lunga tradizione, mentre in paesi come la Germania o l'Inghilterra, vi è stata sempre una grande dispersione.

Per quanto riguarda la Francia , dobbiamo continuare a stare nei sindacati, nelle lotte di massa per la casa, per i diritti. Continuare a fare quello che già facciamo, ma facendolo bene, di più e meglio se possibile. Penso che nonostante tutto stiamo andando nella direzione giusta, il che non vuol dire che possiamo dormire sugli allori. Verrà il tempo in cui avremo nuovi arrivi, nuovi militanti che hanno alle spalle storie differenti.

Nel contesto della dittatura globale che ci è imposta, con lo sviluppo della UE, i tagli dei servizi pubblici, l'aumento del precariato... potrebbero questi cambiamenti influenzare significativamente le conclusioni raggiunte nella FCL o nella prima OCL?

Io non credo. Le conclusioni sono le stesse e tuttavia molto più intense. Oggi, quando la gente sciopera o protesta nelle strade, è per difendere gli aspetti vitali. I governi di turni distruggono tutti i nostri diritti sociali, sempre di più. Le lotte di ggi riguardano di più le cose fondamentali, cose più importanti rispetto ad alcuni anni fa.

Pensi che ci siano stati dei contributi teorici fondamentali negli anni recenti tali da farci fare dei passi in avanti? Oppure la produzione teorica non è all'altezza dei tempi attuali?

Penso che siamo ancora in una fase preparatoria. Ma ci sono dei buoni segnali. Vedo un grande numero di pubblicazioni locali e regionali, piccoli opuscoli e giornali in cui si sollevano le stesse questioni e sulle quali vi è una certa riflessione, un tentativo di capire le cose. Dieci anni fa questo non succedeva. C'è per esempio una piccola rivista che si fa in un quartiere di Parigi , "Cinquième Zone", che spinge i giovani a riflettere ed a prendere posizione. Ce n'è un'altra nella regione di Basses-Alpes che si occupa di questioni internazionali, fa ricerche, una ricerca in profondità per esempio sul Giordano. E' molto più interessante che leggere un giornale come "Le Monde" oppure certe riviste "professionali". Ovviamente tutto questo non può maturare in un istante, ma c'è qualcosa che sta sbocciando..

Hai qualcosa da dire ai compagni per concludere?

Spero di essere stato chiaro. E soprattutto, voi avete bisogno di pensare ed incoraggiare altri a farlo, di guardare a come lottare e denunciare lo Stato e lo sfruttamento in modi che siano sensibili per la situazione locale.


Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali


Note:

1. Questa tendenza lasciò il PS nel 1938 per formare il Parti Socialiste Ouvrier et Paysan - PSOP, che fornì un'assistenza attiva agli anti-fascisti spagnoli.

2. La sezione francese dell'Internazionale dei Lavorarori (Section Française de l'Internationale Ouvrière - SFIO) nacque dalla fusione del Partito Socialista di Francia di Guesde e dal Partito Socialista Francese di Jaurès. Dopo la rivoluzione russa si scisse nel 1917, e la maggioranza fece il Partito Comunista Francese.

3. La "Carta del Lavoro" era un insieme di leggi corporative che ebbe vigore in Francia sotto il regime fascista tra il 1941 ed il 1944.

4. Dopo la sconfitta nel 1940, la Francia settentrionale venne direttamente amminstrata dalla Germania mentre il resto del paese era sotto il controllo di uno stato francese semi-indipendente e fascista guidato dal Maresciallo Pétain. "Vichyisme" fu il nome dato a questo regime fascista per via della città di Vichy.

5. Tra il 1946 ed il 1954 la Francia aiutò le sue colonie in Indocina contro la guerriglia dei VietMinh di Hồ Chí Minh.

6. La FA prese il nome di Fédération Communiste Libertaire (FCL) solo nel novembre 1953, dopo un referendum tra i suoi militanti.

7. Il movimento degli Ostelli della Gioventù permetteva ai giovani di modeste condizioni di poter fare vacanze economiche, Era costituito da una rete di ostelli gestiti da militanti operai e venne nazionalizzato quasi del tutto dopo il 1945.

8. Il Mouvement National Algérien (MNA) ed il Front de Libération Nationale (FLN) erano i due movimenti rivali che lottarono insieme per l'indipendenza algerina tra il 1954 ed il 1962.

9. Ahmed Ben Messali Hadj era il leader storico del nazionalismo algerino, ma perse l'appoggio dei giovani sostenitori della lotta armata che crearono il FLN. Hadj quindi formò il Mouvement National Algérien (MNA), la cui lotta fratricida con il FLN terminò con la vittoria di quest'ultimo.

10. Boudiaf era uno dei fondatori del FLN. Costretto all'esilio nei primi anni '60, ritornò nel 1992 come presidente dell'Alto Consiglio di Stato sostenuto dai militari, ma venne assassinato parecchi mesi dopo.

11. Boudiaf venne rimosso dalla guida della lotta prima della fine della guerra. Harbi fu dirigente del FLN ma vene incarcerato dopo l'indipendenza, tra il 1966 ed il 1971, per "deviazionismo marxista". Oggi fa lo storico e vive in Francia

Georges Fontenis, con Marie-Louise, rispondendo alle domande durante l
Georges Fontenis, con Marie-Louise, rispondendo alle domande durante l

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