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La crisi del capitalismo e la risposta anarchica

category irlanda / gran bretagna | economia | documento politico author Friday May 22, 2009 23:48author by Conferenza Nazionale del WSM - Workers Solidarity Movementauthor email wsm_ireland at yahoo dot com Report this post to the editors
Nel corso della nostra Conferenza Nazionale dei primi di aprile 2009 il WSM ha discusso e votato dei documenti sulla crisi capitalista e sulla resistenza ad essa. Questo testo è la linea collettiva condivisa dal WSM e riguarda le cause della crisi, come essa colpisce l'Irlanda, quale resistenza vi è in corso e quali sono le speranze per il futuro. [English]


Conferenza Nazionale del Workers Solidarity Movement (WSM)

La crisi del capitalismo e la risposta anarchica

 

Nel corso della nostra Conferenza Nazionale dei primi di aprile 2009 il WSM ha discusso e votato dei documenti sulla crisi capitalista e sulla resistenza ad essa. Questo testo è la linea collettiva condivisa dal WSM e riguarda le cause della crisi, come essa colpisce l'Irlanda, quale resistenza vi è in corso e quali sono le speranze per il futuro.

 

Parte I - La crisi del capitalismo, le sue cause, effetti e "rimedi"

1.1 La crisi rappresenta il collasso del progetto neo-liberista iniziato negli anni '70. Il neoliberismo puntava a rimuovere ogni possibile restrizione sui capitali, giocando da un lato sul credo ideologico del "libero mercato" quale impareggiabile strumento di allocazione degli investimenti, e dall'altro istigando nella pratica reale la convinzione che il primo principio della giustizia naturale per i ricchi fosse quello di ritenersi liberi di fare qualsiasi cosa volessero.

1.2 Si può dire che le radici della crisi stiano negli stessi meccanismi che hanno reso possibile la globalizzazione dei capitali negli ultimi decenni. Questo approccio è importante perché vuole dire che strumenti come i credit default swap[1] derivati non erano truffe sciocche  quanto piuttosto elemento dinamico nel meccanismo della finanza globale. Il loro fallimento rappresenta non solo una gigantesca perdita di profitti nel breve termine, ma anche una rottura decisiva nel meccanismo di funzionamento della globalizzazione.

1.3 Questa crisi comunque non significa la fine del capitalismo ma semplicemente segna la fine della fase neoliberista del progetto capitalista. Il capitalismo è stato costretto a ridefinirsi e a fare quadrato ma non c'è alcuna prova che neghi la sua capacità di riuscirci con successo.

 

Parte II - La crisi nella Repubblica d'Irlanda e cosa significa settore per settore

2.1 Per la maggior parte degli anni '90 e nei primi del 2000, la Repubblica d'Irlanda è stata in competizione con Singapore per il titolo di "economia maggiormente globalizzata". Per la Repubblica d'Irlanda questo ha significato orientare la propria economia nell'offerta di servizi per i nuovi flussi di capitale. Questi servizi consistevano principalmente in un arbitrato fiscale (vedi tasse sull'impresa percentualmente più basse del resto dell'UE) ed un arbitrato regolamentativo (vedi l'offerta di zone franche in cui i flussi di capitale potevano scomparire in paradisi fiscali e ricomparire come denaro pulito).

2.2 La combinazione di un'economia basata su tasse zero o molto basse, un settore bancario praticamente deregolamentato ed una spettacolare "bolla" speculativa sulla proprietà immobiliare hanno portato la Repubblica d'Irlanda ad una crisi molto più severa ed improvvisa che nella maggior parte delle economie mondiali. Man mano che i flussi globali di capitale si prosciugavano, la crisi comportava non solo la perdita di settori dell'economia basati sulla fornitura di servizi per questi capitali, ma colpiva anche quelle aree come l'edilizia, basate sulla speculazione resa possibile dai profitti e dai salari che generavano. Le riforme in atto nell'architettura della finanza globale stanno a significare che questi flussi di capitali tendono probabilmente a diminuire progressivamente e persino a scomparire negli anni a venire mano a mano che le tasse vengono riequilibrate ed i paradisi fiscali chiusi. Il che significa che la crisi colpirà l'economia irlandese più duramente di quanto abbia fatto in altre economie.

2.3 La strategia neoliberista di dare ai lavoratori vantaggi fiscali invece di aumentare i salari durante gli anni del "partneriato sociale", che coincidevano con gli anni del boom, contava sulle entrate dalle transazioni sulla proprietà immobiliare per continuare a finanziare i servizi pubblici. La crisi ha significato non solo la perdita delle imposte derivanti dagli stipendi e dai profitti del settore immobiliare ma anche la perdita di quelle imposte sulle transazioni (IVA, tassa sulla compravendita di immobili [2], ecc.) creando un deficit gigantesco nelle finanze pubbliche. Questo deficit è stato a sua volta usato per giustificare l'iniziale ondata di attacco sui lavoratori del pubblico impiego e sui servizi pubblici.

2.4 Nel settore privato la scelta di puntare su alcune grandi compagnie come la Dell per sostenere significativi settori del PIL e dell'occupazione ha significato che, quando queste compagnie hanno tagliato le loro operazioni in Irlanda, il colpo sull'occupazione ha avuto un effetto massiccio, dato che a parte i dipendenti diretti, 10 volte di più di forza lavoro era occupata nell'indotto e nella logistica al servizio di queste compagnie.

2.5 Un gigantesco settore di forza lavoro era quello delle costruzioni, con una fortissima presenza di lavoratori immigrati. Le dimensioni della bolla dell'edilizia è tale che esiste un enorme surplus di case, un surplus reso peggiore dal crollo della domanda in seguito a tre fattori: la emigrazione di molti lavoratori dall'Irlanda, la perdita di posti di lavoro e di reddito che significa che diventa più difficile comprarsi una casa nonostante il calo dei prezzi ed infine la sempre più grande difficoltà ad ottenere mutui.

2.6 Nel settore dei servizi assistiamo ad un calo verticale della domanda a causa di quanto sopra poiché sono sempre meno le persone che acquistano, le entrate disponibili per il resto della popolazione sono in calo e si sono di molto ridotte le offerte di credito facile.

2.7 In breve in ogni settore significativo per la classe lavoratrice peggiorano i salari, peggiorano le condizioni di lavoro e nella maggior parte dei casi aumenta la disoccupazione. Ciò comporta un calo della possibilità di spesa e nelle entrate fiscali che portano ulteriori difficoltà ad ogni settore.

La situazione nell'Irlanda del Nord

2.8 Anche l'Irlanda del Nord deve affrontare effetti simili dovuti alla recessione globale. Complica la situazione il fatto che lì i salari ed il costo della vita sono tra i più bassi del Regno Unito. La recessione ha incrementato la graduale erosione del settore manifatturiero impattando particolarmente sull'industria dell'edilizia. In aprile, il 2% del settore è scomparso in 4 giorni con ulteriori perdite di lavoro annunciate alla Bombardier, alla Nortel ed alla FG Wilson.

2.9 Fin dalla sua nascita, il settore pubblico dello Stato del nord costituisce circa 2/3 della produzione economica e dell'occupazione. Tuttavia, c'è stato un avvicendamento graduale dal pubblico al privato, dovuto alla "normalizzazione securitaria" e alla amministrazione regionale che ha sposato le politiche neoliberiste di privatizzazione come nelle Private Finance Initiatives (PFI) e nei Private Public Partnerships (PPP) [3].

 

Parte III - Resistenza alla crisi in corso e suoi insegnamenti

3.1 E' stato altamente significativo che il primo atto del governo irlandese per rispondere alla crisi sia stato il tentativo di ritirare la tessera sanitaria per molti pensionati e che questo provvedimento sia stato rapidamente ritirato dopo le mobilitazioni. Questo dimostra che anche un'opposizione circoscritta potrebbe avere successo e che il governo non se lo aspettava.

3.2 La reazione del governo è stata quella di ritardare la stesura di ulteriori tagli ed una impressionante preparazione mediatica per i tagli da fare. In particolare la campagna mediatica contro i lavoratori del pubblico impiego è andata avanti per mesi prima che venissero resi noti i dettagli delle riduzioni sugli stipendi. Allo stesso modo la reintroduzione delle tasse universitarie è stata preparata da una lunga campagna di stampa. Questa campagna mediatica è riuscita a far sì che la maggioranza della classe operaia accettasse la nozione che tutti noi dobbiamo "condividere i sacrifici", che tutti noi "abbiamo vissuto al di là dei nostri mezzi" durante gli anni del boom. L'ampiezza del divario che attualmente separa i lavoratori del pubblico e quelli del privato provocata dalla campagna dei media non deve essere sottovalutata. E' diventata opinione comune che abbiamo "un pubblico ipertrofico" e che i dipendenti pubblici hanno una pensione "generosa" che il paese "non si può permettere".

3.3 La decisione di andare avanti con i tagli senza i sindacati, mettendo dunque temporaneamente fine a due decenni di concertazione, rappresenta un atto di forza dello Stato e degli imprenditori che si preparano con determinazione a far soccombere i sindacati. In una certa misura gli imprenditori hanno fatto un passo indietro per evitare lo sciopero del 30 marzo, ma i sindacati non hanno ottenuto niente se non la ripresa dei negoziati in un contesto in cui la riduzione dello stipendio ai dipendenti pubblici è già realtà.

3.3 Nella Repubblica d'Irlanda, la concertazione è stata la copertura politica per il neoliberismo negli ultimi 20 anni. Finché durava il boom era possibile per i dirigenti sindacali vendere l'idea che stavamo "tutti lavorando insieme". Ma la crisi l'ha reso più difficile accettare questa idea. La maggior parte dei dirigenti sindacali rimane ideologicamente legata al concetto di concertazione e fanno propria la convinzione che stare nel partneriato può lenire gli effetti peggiori della politica governativa. Quando i negoziati si sono interrotti il 2 febbraio sul nodo delle tasse sulle pensioni nel settore pubblico, venne fuori che erano stati due dirigenti sindacali, Peter McLoone e Dan Murphy, che avevano proposto un'imposta sulle pensioni quale misura "più vendibile" rispetto ai tagli diretti sullo stipendio. L'uscita dei sindacati dai negoziati consentì al governo di annunciare ed imporre l'imposta, per supposizione al di fuori del "partneriato sociale", ma nel giro di due mesi le trattative erano riprese con l'imposta in atto. E' chiaro che c'è stato un inasprimento dell'atteggiamento del governo e degli imprenditori verso i sindacati e che il governo farebbe felicemente a meno della concertazione in questo periodo, ma i dirigenti sindacali si stanno aggrappando disperatamente a ciò che resta ormai dell'idea del "partneriato".

3.4 I primi mesi della crisi che si abbatteva sulle condizioni di vita sono stati un periodo in cui vi era la possibilità di un'improvvisa e semi-spontanea rivolta di lotta quale reazione di massa alla velocissima scomparsa delle speranze. I punti cruciali di questo potenziale stavano nel ritiro delle tessere sanitarie agli ultrasettantenni, la serie di grandi manifestazioni nazionali contro i tagli alla scuola, l'occupazione della Waterford Crystal da parte dei lavoratori in risposta alla chiusura dell'azienda, la forte manifestazione di 140mila persone organizzata dai sindacati il 21 febbraio e l'indizione dello sciopero generale per il 30 marzo [4]. Tuttavia era chiaro che in virtù del loro attaccamento alla concertazione i sindacati dell'ICTU [5] non erano davvero interessati ad organizzare lo sciopero del 30 marzo. Quest'atteggiamento, combinato con la massiccia campagna di stampa contro i dipendenti pubblici, ha svuotato la lotta delle sue potenzialità. L'ICTU è stato capace di cancellare lo sciopero del 30 marzo senza nemmeno un pianticello di protesta. In questo periodo eravamo pronti nel nostro piccolo a concentrare e sostenere gli sforzi perché la mobilitazione del movimento partisse alla grande. Ma il movimento non è partito, l'ICTU ha ritirato senza danni lo sciopero con la più debole delle scuse senza quasi nessuna reazione. Ora dobbiamo puntare ad una strategia tesa a sostenere l'attività nei mesi e negli anni della crisi in corso.

 

Parte IV - Lo stato della sinistra, gli anarchici ed il movimento repubblicano

4.1 In generale possiamo dire che nessuno a sinistra, movimento anarchico compreso, era pronto a questa crisi. La reazione è stata generalmente troppo piccola, troppo lenta e priva di prospettive.

4.2 La crisi ha anche rivelato in termini duri che la gran parte della classe lavoratrice è ideologicamente distante dalla sinistra. Sebbene molte persone vogliano senza ombra di dubbio una società migliore, più giusta e più uguale, le alternative anticapitaliste hanno oggi virtualmente zero credibilità tra la popolazione. Fa eccezione uno strato di attivisti sindacali e di ONG che sta emergendo, che sta sollevando domande sullo statu quo e che costituisce una audience per le idee anticapitaliste.

4.3 Quindi, contro la crisi, la disoccupazione crescente, l'insicurezza ed il crollo dei salari vi è stata una crescita troppo povera se non inesistente dei gruppi anticapitalisti. I tentativi di costruire una rete ampia di militanti della sinistra per opporsi agli attacchi alle condizioni di vita dei lavoratori, non sono riusciti ad attrarre altri al di là della debole estrema sinistra.

4.4 Il WSM ha sviluppato un'analisi su cosa stava accadendo al capitalismo agli inizi della crisi ed abbiamo fatto un considerevole lavoro per farla conoscere in giro.

4.5 Abbiamo cercato di usare la crisi per costruire la resistenza ai tagli, ma dato il clima ideologico imperante, con successo alquanto limitato. Gran parte di questi limiti sono dovuti ad una sottovalutazione da parte nostra del grado di declino che stanno attraversando alcune idee socialiste fondamentali come l'importanza dell'economia, della solidarietà e della necessità di lottare.

4.6 Ora dobbiamo cambiare verso un approccio più incisivo teso a preparare i nostri militanti per un intervento più efficace nel territorio e nelle lotte sindacali da un lato e dall'altro a creare un modello o più modelli convincenti per un'alternativa al capitalismo ed un percorso per giungere all'alternativa.

 

Parte V - Lo stato dei sindacati

5.1 La crisi ha rivelato a tutti di quanto si siano indeboliti i sindacati a livello di base. Molti attivisti sindacali del WSM si sono trovati in situazioni in cui le loro sezioni sindacali non potevano dirsi funzionanti da nessun punto di vista. Il nostro attuale documento sindacale assume le strutture sindacali funzionanti a livello locale ed è interamente basato sul loro ruolo, il che significa che questi nostri militanti si sono ritrovati privi di una linea su cosa si poteva fare realmente in questo frattempo.

5.2 Il tentativo di costruire una rete di militanti trasversale ai sindacati del settore pubblico non è riuscita, dopo una spinta tiepida ma non insignificante all'inizio nel meeting dei dipendenti pubblici nel Davenport hotel. La causa di questo fallimento sta in un miscuglio fatto di coinvolgimento solo simbolico da parte della sinistra, dell'organizzazione informale, burocratica e verticistica con cui è stato preparato e dall'alto livello di disimpegno che esiste rispetto ai sindacati, persino rispetto ai luoghi di lavoro fortemente sindacalizzati.

5.3 In termini di organizzazione sul posto di lavoro possiamo identificare tre situazioni:

  1. posti di lavoro sindacalizzati dove c'è un ragionevole livello di militanza attiva alla base. Qui esiste un contatto tra le persone ed la loro struttura sindacale e ci sono occasioni per discutere temi importanti in cui i lavoratori possono dibattere con i loro colleghi collettivamente;
  2. posti di lavoro sindacalizzati in cui per una qualsiasi ragione non vi è un'attività di militante di base oppure ve ne è poca. In questi casi i metodi di coinvolgimento che noi indichiamo ai nostri militanti non sono facilmente applicabili in quanto si presume un'attività di base che poi non si riscontra;
  3. posti di lavoro non sindacalizzati in cui i sindacati non esistono. Anche qui c'è un buco nel nostro documento sindacale probabilmente perché noi ci aspettiamo che il lavoro di tesseramento venga fatto dal sindacato e non dai rivoluzionari. Tuttavia l'esperienza dei militanti non organizzati ci dice che i contatti con i sindacati per il tesseramento si rivelano improduttivi poiché passa molto tempo prima che giunga una risposta e questo accade anche in posti di lavoro dove il sindacato già c'è e tarda a farsi vedere.

5.4 Negli ultimi mesi i militanti che si sono trovati nella situazione a) erano in una posizione tale da fare una politica che ha influenzato gli eventi riuscendo a barcamenarsi. Tuttavia nella situazione b) e c) si sono trovati in situazioni molto differenti e ne sono usciti molto demoralizzati. Sono stati fatti dei passi per analizzare questo tramite una giornata di scuola sindacale nel posto di lavoro, ma appare ovvio a tutti i livelli, incluse le scelte politiche, che abbiamo bisogno di analizzare meglio queste situazioni e sviluppare una strategia sindacale a supporto dei nostri attivisti.

5.5 Qui abbiamo descritto in linee generali come la classe lavoratrice irlandese si pone in relazione con l'organizzazione sul posto di lavoro. Possiamo sperare che questa situazione si risolva in gran parte spontaneamente mano a mano che la crisi costringe i lavoratori ad organizzarsi. E' chiaro che occorre un gigantesco lavoro a livello di base in termini di fornire le persone delle abilità necessarie ad "organizzarsi sul posto di lavoro", e parte del nostro ruolo immediato deve essere quello di abbandonare gli appelli semi-retorici ad "organizzarsi nel posto di lavoro" per puntare invece al come organizzarsi in primo luogo.

5.6 Dovremmo essere preparati ad analizzare e ad esplorare tutte le opzioni rispetto all'organizzazione sul posto di lavoro: intervenendo nei sindacati esistenti dove possibile ma anche guardando a costruire strutture alternative se e dove necessarie.

5.7 All'interno di questo processo dovremmo puntare più decisamente a costruire reti di lavoratori libertari su base settoriale. Il grande incremento nell'attività sui posti di lavoro fa sperare che ci sia la possibilità di proseguire come di generalizzare tutto questo nel medio termine. Il che non vuol dire che si tratta di un processo facile, eppure è il solo su cui possiamo puntare.

 

Parte VI - Organizzarsi sul territorio e costruire la resistenza

6.1 Nel territorio un iniziale sintomo di crisi è stato il collasso del rinnovo dei PPP nell'edilizia abitativa pubblica a Dublino. Quando la crisi della proprietà ha chiuso le possibilità di fare super profitti attraverso la parziale privatizzazione dei suoli destinati a questa "rigenerazione", i costruttori hanno semplicemente abbandonato il campo. I tentativi sul territorio di resistere sono stati troppo deboli e troppo isolati per poter avere un impatto significativo.

6.2 Molti lavoratori del terziario stanno affrontando un gigantesco aumento del carico di lavoro a causa dell'aumento della povertà dovuto alla disoccupazione. Allo stesso tempo i salari sono stati congelati o ridotti a causa dell'imposta sulle pensioni. Raccogliere il consenso per lo sciopero del 30 marzo in questo settore non è stata cosa facile a causa del senso di responsabilità sociale di molti lavoratori e del fatto che essi sono divisi tra piccolissimi luoghi di lavoro dove di frequente il loro capo è anche lui iscritto allo stesso sindacato dei suoi dipendenti (e addirittura a volte è il loro rappresentante).

6.3 Con un grande numero di persone a sussidio per la prima volta, occorre prendere seriamente in considerazione la questione di organizzare i disoccupati. La Irish National Organisation of the Unemployed [6] è nata negli anni '80 all'interno di un processo di "incorporazione" della resistenza contro la disoccupazione di massa di quegli anni. Al pari dell'ICTU, anch'essa è ideologicamente legata alla "concertazione". E vede il suo ruolo nell'influenzare il governo tramite attività di lobby per ottenere servizi per i disoccupati. Da qui non potrà nascere nessuna organizzazione dei disoccupati degna di questo nome ed indipendente. Occorrono nuove strutture e nuovi organismi per poter organizzare i disoccupati di oggi.

6.4 E' certo che i tagli ai servizi per il territorio, compresi i trasporti, continueranno e ci può essere un tentativo di aumentare le entrate attraverso tasse addizionali su alcuni servizi (sembra probabile una tassa sull'acqua) o sugli immobili. Inoltre, una più alta disoccupazione significa più gente che passerà più tempo nel posto in cui vive anziché nel posto di lavoro e per loro i servizi sul territorio diventano di fondamentale importanza. Ci può essere un considerevole aumento delle opportunità di organizzare le persone sul territorio, contando sulla presenza di una grande componente di disoccupati.

6.5 Laddove abbiamo una concentrazione di militanti disoccupati dovremmo puntare agli uffici di distribuzione dei sussidi per diffondere regolarmente "Workers Solidarity" e per fare altra attività politica. Può aver senso anche tener presente altri tipi di attività locale, tra cui riunioni e proiezioni di film insieme per iniziare la costruzione di gruppi antiautoritari di abitanti che nel tempo possano essere nella posizione di costituire centri di quartiere. Dopo questa Conferenza, ogni sezione e regione del WSM si incontrerà per verificare se e dove ciò è possibile.

 

Parte VII - Il movimento e l'organizzazione: cosa dobbiamo cercare di costruire e dove

7.1 I nostri sforzi per usare la scadenza del 30 marzo allo scopo di costruire un'opportunità per un movimento antiautoritario più ampio non hanno avuto successo. Lo stesso si può dire per la Grassroots Gathering [7] a Cork lo scorso autunno e in effetti la stessa cosa vale per tutti i nostri tentativi di coinvolgere il movimento in lotte che abbiano a che fare con le questioni ed i fenomeni economici. In Irlanda l'unico materiale antiautoritario che gira sulla crisi è stato prodotto dal WSM ed è stato veicolato solo dagli stessi militanti WSM.

7.2 Questo dipende dal fatto che gran parte del movimento si è declinato sulla forza del sistema economico capitalista. Vedeva se stesso come movimento di resistenza all'irrefrenabile capitalismo. Gran parte dell'attività del movimento si è concentrata nello sforzo di mettere un freno ai peggiori eccessi del sistema oppure nel trovare spazi alternativi al di fuori della forza del sistema, benché sempre dipendenti da esso. Il movimento è unito nell'opporsi all'attuale sistema e si organizza lungo linee antiautoritarie. Ma non ha in sé nessuna visione condivisa sull'alternativa al sistema capitalista.

7.3 La strada più semplice, e forse la più efficace, sarebbe quella di abbandonare ogni reale tentativo di influenzare il movimento antiautoritario e di contare sulle nostre risorse e sulle poche individualità che possono aiutarci in questo intervento. Questo avrebbe il vantaggio di liberare tempo e risorse per un approccio più ampio di sinistra. Tuttavia sappiamo bene fin dal 1° Maggio del 2004 e dalle proteste di Shannon [8] che una mobilitazione vincente può avere un impatto certamente superiore ai nostri soli sforzi.

7.4 La nostra sfida consiste nel pervenire ad una alternativa economica concreta che possa apparire plausibile alle persone. Man mano che la crisi si approfondisce e persiste, le circostanze oggettive spingeranno sempre più persone a prendere in considerazione le alternative disponibili al di fuori della struttura capitalista. Il nostro compito principale nei mesi a venire sarà quello di sviluppare ed approfondire la nostra analisi della crisi e insieme formulare modalità alternative con cui la gente comune possa rispondere alla crisi e possa apparire loro plausibile porsi su una traiettoria anticapitalista.

7.5 Dovremmo produrre analisi della crisi che possano parlare alla gente comune e riflettere sulla modalità con cui la crisi impatta sulla vita di tutti. Questo si può fare meglio usando il nostro giornale "Workers Solidarity" e tramite la produzione di volantini su aspetti specifici della crisi, come i tagli alla scuola, ai trasporti, ecc. Dovremmo anche fare dei passi in avanti nell'uso dei media principali sia tramite l'invio di comunicati stampa che di lettere per le rubriche tipo "Caro direttore". Dovremmo pubblicare il nostro materiale su internet ad amplissimo raggio, poiché in questa maniera manterremo la nostra visibilità e ci permetterà di trarre vantaggio da ogni segnale verso la radicalizzazione tra le masse.

7.6 Al contempo, dovremmo dove possibile stare dentro le iniziative di sostegno e preparazione alle agitazioni ed alle lotte. La nostra capacità di far partire tali iniziative da soli è limitata, ma laddove particolari gruppi di lavoratori o membri di particolari comitati passino all'azione, noi dovremmo cercare di influenzare/incoraggiare tali iniziative verso politiche antiautoritarie/anarchiche.

7.7 Dovremmo anche realizzare che noi abbiamo una capacità molto limitata di influenzare le masse della classe lavoratrice. Dovremmo perciò concentrarci di più su:

  1. sviluppare un piano più dettagliato su come potremmo uscire da questa società verso la società che noi proponiamo. In particolare, abbiamo bisogno di fornire una risposta realistica e plausibile alla domanda "cosa faremo una volta che avremo occupato le fabbriche?".
  2. Disseminare queste idee nel pubblico più ampio possibile, con particolare attenzione sulle persone che si trovano in una posizione ideologicamente influenzabile nel caso la crisi raggiunga uno stadio tale in cui la resistenza di massa esploda.
  3. Tentare di inserirci e collocarci nei nostri quartieri, nei posti di lavoro e nei sindacati in modo tale che quando e se la resistenza di massa esploderà, noi e le nostre idee saremo già conosciuti e rispettati.

7.8 Un'altra delle nostre debolezze sta nella nostra molto limitata capacità nel comunicare rapidamente con un grande numero di persone, in particolare quando si giunge a fare argomentazioni dettagliate. In questo contesto sarebbe sensato per noi ritornare su indymedia.ie quale platea esistente che conta su 100.000 lettori a settimana con un massimo di 10.000 che leggono ogni articolo, a confronto con i 3.000 lettori alla settimana del nostro sito ed un massimo di 600 lettori per ogni articolo. E' essenziale che nei prossimi 2-3 anni esista un solo sito di riferimento per gli attivisti che tratta di informazione e notizie. Finché non siamo certi del successo della creazione di un'alternativa, bisogna assicurare la sopravvivenza di Indymedia.

7.9 Continueremo a sviluppare il sito del WSM e le sue risorse di comunicazione. Le sezioni sono incoraggiate a prevedere la scrittura di un articolo alla settimana e ad assicurare che almeno un militante scriva una sua opinione personale alla settimana. Quest'ultima dovrebbe comparire prima su indymedia.ie. Il gruppo editoriale del sito assicurerà che gli articoli verranno ripubblicati sul sito del WSM e che ogni settimana una lista di nuovi articoli verrà messa sulla lista di annunci del WSM e sui social network disponibili. Le sezioni sono fortemente invitate a raccogliere indirizzi e-mail in ogni iniziativa che organizzano, ai banchetti, ecc. e ad assicurarsi di aggiungerli ad Ainriail, la lista di annunci del WSM.

7.10 I nostri giornali "Workers Solidarity" ed "Ideas & Action" hanno entrambi un ruolo essenziale in questo lavoro. Al momento il gruppo editoriale di WS può scegliere di produrre fino a 20.000 copie a numero per un minimo di 6 numeri all'anno. Questo tetto sarà portato a 30.000 ed il comitato editoriale è invitato a prendere in considerazione questo volume di copie in caso di manifestazioni importanti, scioperi ed altre lotte emergenti. In tempi di crisi, il comitato editoriale è anche invitato a passare ad una produzione mensile per poi tornare al bimestrale in tempi di calma.

7.11 Si produrranno e distribuiranno in grande quantità adesivi senza sigla, ma che siano generalmente identificabili come anarchici e che facciano riferimento a slogan quali "Loro non condividono la ricchezza, perché noi dovremmo condividere i sacrifici?". 800 euro saranno investiti per una stampante laser a colori in grado di fornire una produzione rapida e continua di tali "agitatori silenziosi" per le sezioni.

 

Parte VIII - Trasformare la resistenza in rivoluzione

8.1 La profondità della crisi rimane incerta, eppure sono massicci gli attacchi che i padroni dovranno lanciare sulla classe lavoratrice per riportare il capitalismo irlandese sulla strada della convalescenza. Sono già molti i lavoratori che non solo hanno dovuto affrontare il taglio dello stipendio e la perdita del lavoro, ma hanno visto anche la loro rete di protezione spazzata via a causa del crollo dei prezzi delle case con la conseguenza che molti devono pagare mutui ben più alti del valore dell'immobile. Esiste la possibilità che la profondità dei tagli in sé costringerà i lavoratori a fare scelte radicali quale soluzione più logica ai problemi che la crisi ha creato loro. Abbiamo già visto cosa è successo con le occupazioni alla Waterford Glass ed alla Visteon.

8.2 Importante in questo processo sarà la produzione di convincenti modelli di una società alternativa e di percorsi per giungervi. Alcuni militanti vi stanno già lavorando, e alla fine di questa Conferenza formeremo un Gruppo di lavoro fatto di alcuni militanti che produca una bozza collettiva che possa essere sottoposta ad una speciale Conferenza del WSM per essere approvata entro settembre. Si concorda anche che la bozza preveda un piano per la sua distribuzione tramite pubblicazioni, convegni, ecc.

8.3 La questione di mettere la rivoluzione in agenda può allora essere considerata in base a due componenti. Entrambi essenziali. La prima è la diffusione dell'azione diretta militante come modo per affrontare e magari risolvere problemi immediati. La seconda è la diffusione dell'idea che esiste un via alternativa al capitalismo che può essere perseguita e che questo obiettivo ha un valore intrinseco tale da prevedere di dover correre qualche rischio nel perseguirlo. Una o entrambe le cose potrebbero accadere abbastanza rapidamente, nei prossimi mesi, oppure potrebbero non verificarsi per niente. Il nostro compito è quello di identificare i punti in cui il nostro stimolo possa essere efficace per entrambi i processi.

8.4 La questione non può essere tenuta separata dalla questione della crescita dell'organizzazione. L'intensa attività di febbraio-marzo 2009 ci ha visto fare grandi passi nonostante i nostri attuali limiti organizzativi. Questa non è una questione a cui si possa rispondere attraverso un miglioramento qualitativo della formazione dei militanti oppure attraverso maggiori sforzi a livello individuale, sebbene entrambi siano rilevanti. Se la crisi genera una situazione rivoluzionaria dobbiamo entrarvi con un numero di militanti nell'ordine di qualche migliaio come minimo assoluto oppure come parte di un'alleanza antiautoritaria organizzata fatta di organizzazioni di simile livello organizzativo e di risorse in numero maggiore.

Approvato alla Conferenza Nazionale del WSM di aprile 2009

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio relazioni internazionali

http://www.wsm.ie

 

Note del traduttore:

1. La più gettonata forma di derivato creditizio.

2. La stamp duty, attualmente tra il 7 e i 9% del valore complessiva dell'immobile. Si consideri che negli anni del boom tra il 1992 e il 2006, i prezzi delle case nuove registrarono un aumento del 300% in termini reali.

3. Private Public Partnerships o "partneriato pubblico-privato" è una forma di cogestione pubblica-privata di servizi o imprese, finanziata in parte dalle Private Finance Initiatives ("iniziative di finanziamenti privati").

4. Vedi http://www.anarkismo.net/article/12201

5. Irish Congress of Trade Unions ("Congresso dei sindacati d'Irlanda", un'organizzazione che raggruppa oltre 50 sigle sindacali e unica affiliata irlandese della CES.

6. "Organizzazione irlandese dei disoccupati".

7. "Adunata di Base", una serie di incontri organizzati dagli anarchici ed altri settori dei movimenti sociali, per discutere dei problemi e cercare strategie per diffondere le idee della democrazia diretta e dell'autogestione. La prima si svolse a Dublino nel 2001.

8. Contro l'uso dell'aeroporto di Shannon per rifornimenti da parte dell'aeronautica statunitense durante la guerra in Afghanistan. L'Irlanda è un paese nominalmente neutrale, non facendo parte della NATO.

 

 

 

Related Link: http://www.wsm.ie
author by Guglielmo Rinaldinipublication date Tue Jun 16, 2009 04:15author address author phone Report this post to the editors

Non esiste il capitalismo. Esiste un tentativo embrionale di libero mercato che viene fiaccato dal riciclaggio delle metastasi statuali e dalla follia ideologica degli economisti di sinistra che guidano le banche

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