Ci sono anche le mani insanguinate dell'Europa sulla strage di Gaza
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comunicato stampa
Saturday January 03, 2009 22:29 by Federazione dei Comunisti Anarchici - FdCA
Comunicato internazionale comunista anarchico
Continueremo ad appoggiare le lotte e gli atti di
solidarietà nei confronti del popolo palestinese,
sostenendo tutte quelle manifestazioni in embrione di
auto-determinazione che hanno e che stanno caratterizzando
la lotta di interi villaggi della Palestina... [English][Français] [Ελληνικά][Castellano] [Nederlands] [العربية]
Ci sono anche le mani insanguinate dell'Europa sulla strage di Gaza
Centinaia di morti e migliaia di feriti sacrificati
sull'altare dell'espansionismo sionista e del
fondamentalismo.
In Europa i ministri degli esteri di tutti i paesi
dell'Unione parlano di una reazione "esagerata" anche
se "legittima" di Israele, ribaltando con un operazione
degna dei più cinici prestigiatori la situazione reale
facendo passare l'aggressore Stato di Israele per vittima.
Si continua a far finta di dimenticare che Gaza, una delle
regioni più densamente abitate con circa un milione e
mezzo di abitanti, di cui una buona metà composta da
minori, è sottoposta da anni ad un embargo totale,
compresi medicinali ed ogni bene di prima necessità.
Embargo peraltro sostenuto da tutto il "civile" mondo
occidentale e imposto da Israele e dall'intero occidente a
Gaza in seguito alle elezioni vinte da Hamas grazie ad un
sistema elettorale maggioritario con premio. Cosi come si fa
finta di dimenticare che Hamas è stata in passato
finanziata da Israele in chiave anti OLP.
E nonostante una tregua di 6 mesi l'embargo non è stato
minimamente alleggerito e nessuno dei potenti occidentali ha
nemmeno timidamente suggerito di allentarlo.
Lo Stato di Israele ha ripreso la sua strategia di controllo
militare e vitale su Gaza e sulla Cisgiordania. In tutti gli
inutili ed ipocriti proclami di volontà di pace europei si
omette sistematicamente che Israele da 60 anni viola
indisturbato innumerevoli risoluzioni dell'ONU e che
continua ad occupare militarmente territori, con le colonie
israeliane che si allargano giorno per giorno sulla terra
dei palestinesi, costruendo muri che segregano villaggi
interi, che continua a impedire a milioni di profughi di
tornare nella loro terra, a sradicare uliveti e uccidere gli
animali dei pastori, a umiliare quotidianamente chi tenta di
passare da una parte all'altra dei muri della segregazione
per lavorare, curarsi, andare a scuola.
Anzi si fa di più: si nasconde che la tregua è stata
rotta dallo Stato israeliano il 4 novembre di quest' anno,
quando il suo esercito ha ucciso un militante di Hamas di 22
anni.
Ma perché, al di la dei falsi ed ipocriti proclami
pacifisti, questo appoggio incondizionato ad uno Stato
così aggressivo e guerrafondaio da parte praticamente di
tutte le maggiori potenze occidentali?
Gli USA si sa. Oltre all'importante alleanza
strategico-territoriale che Israele rappresenta nell'area
mediorientale per l'imperialismo americano, devono fare i
conti con la forte lobby pro-Israele d'oltre
Oceano, capace di influenzare pesantemente le scelte della
politica estera statunitense. E quello che succede oggi
sembra un chiaro avvertimento al neopresidente Obama.
L'Europa, ritrovando in parte quell'unità d'intenti
per le politiche d'oltre confine, si giocherà
probabilmente la carta della diplomazia attiva, per
rafforzare quel ruolo mediterraneo mai abbandonato e per
ribadire agli USA che non possono fare da soli nel "mare
nostrum".
E poi ci sono gli affari fatti con la vendita delle armi, e
si sa che in questo gli Stati sono sempre pronti a
nascondere con la scusa del "segreto di Stato" ed ad
appoggiare le commesse delle industrie che producono
armamenti e sistemi di supporto. Anzi in questo le industrie
sono molto bipartisan, non disdegnando di vendere anche agli
opposti contendenti, l'importante che abbiano i soldi per
comprarle.
Ad esempio l'Italia, oltre ad essere uno dei migliori
fornitori di armi dell'Iran o del Libano, fornisce da anni
armamentario tecnologico per l'esercito israeliano,
attraverso le commesse di imprese come la OTO-MELARA, la
BERETTA, la BORLETTI, la SELENIA. Ma gli altri compari
europei non sono da meno.
Inoltre la Palestina, risulta essere cinicamente un ottimo
terreno di sperimentazione delle nuove tecnologie di morte,
sempre più specializzatesi negli scenari di "guerra
urbana", a cui tutte le industrie d'armi sono
interessate, nessuna esclusa, da quelle statunitensi e
israeliane, a quelle inglesi, francesi, tedesche, italiane,
ecc. ecc.
E così da anni in questa terra martoriata, dove uomini,
donne e bambini sembrano non avere più futuro, schiacciati
nella morsa dei giochi di guerra dei potenti, si
sperimentano nuovi armamenti, dalle bombe a grappolo, ai
proiettili di uranio impoverito; si studia l'efficacia degli
UAV ( gli aerei senza pilota), in grado di lanciare
micidiali missili teleguidati, si sperimentano i carri
armati Achzarit, capaci di resistere alle mine terrestri, si
testano i blindati Namer equipaggiati con i motori della
statunitense Continental Motors o della tedesca MTU, si
verificano l'efficacia di sistemi d'avanguardia come le
italianissime protezioni aggiuntive e le torrette
telecomandate montate sulle autoblinde Puma, si testano i
fantastici sistemi da guerra robotica dell'Alenia, come lo
Sky-X, primo sistema al mondo in grado di rifornire in volo
un velivolo non pilotato.
Tutto ciò sulle spalle di un popolo da sempre utilizzato
nelle contese tra Stati e non solo, usato anche cinicamente
negli scontri politici tra le fazioni interne ad un medesimo
Stato, come nel caso delle vicende politiche israeliane che
registrano uno scontro elettorale sia all'interno della
compagine governativa, tra il "falco" Kadima, fautore di
azioni estreme, come l'evacuazione della striscia proposta
dal deputato Yisrael Hasson, e le colombe laburiste,
favorevoli a misure più moderate, che tra Kadima ed i
superfalchi di Likud, sempre più spostati verso posizioni
ultra oltranziste.
Certo non è che ci aspettiamo che gli Stati arabi e/o
islamici facciano qualcosa, divisi come sono, o intenti a
rafforzare il loro prestigio e la loro influenza
nell'area, anche loro sulla pelle del popolo palestinese.
Come da tempo fa l'Iran che utilizza la tragedia
palestinese, pubblicizzandosi come unico baluardo nei
confronti dell'odiato imperialismo americano, per porsi
come potenza emergente nell'area.
Ma al di là delle congetture politiche internazionali la
situazione della popolazione palestinese appare oggi con
poche prospettive di raggiungere una soluzione che rispecchi
la possibilità di una vita minimamente dignitosa sia dal
punto di vista della sicurezza sociale che della garanzia
del rispetto dei diritti minimi di sopravvivenza.
Forse oggi l'unica garanzia che il popolo palestinese
possa avere, il più velocemente possibile, un minimo di
respiro e di pace è che i predoni di ogni grandezza e
provenienza, che si accalcano fisicamente o idealmente ai
suoi confini o che speculano politicamente all'interno degli
stessi, raggiungano un nuovo precario equilibrio.
Le uniche prospettive di reale emancipazione che possiamo
intravedere in un futuro prossimo è che si accrescano e si
estendano quelle pratiche di auto-organizzazione portate
avanti in molti villaggi palestinesi, sorte dalla
solidarietà tra i comitati popolari palestinesi e
organizzazioni come gli Anarchici Contro il Muro, al cui
interno operano internazionalisti provenienti da tutto il
mondo e israeliani antisionisti, che costantemente
combattono, con pratiche prevalentemente di resistenza
pacifica, l'arroganza dei coloni israeliani e dell'esercito
che li appoggia. E non è un caso che è proprio in questi
villaggi che è stata scelta un'altra strada rispetto al
militarismo di Hamas.
Noi come anarchici e libertari di classe continueremo a
denunciare il colonialismo sionista, così come denunciamo
tutti gli imperialismi ed i fondamentalismi oppressori della
libertà e della dignità dei popoli. Continueremo a
denunciare che intere schiere del proletariato mondiale
soffrono l'oppressione e la miseria a causa degli scontri
inter-imperialisti e dei cinici giochi politici dei
potentati oligarchici locali, che divengono a loro volta
pedine consapevoli o inconsapevoli nello scacchiere
internazionale della contesa imperialista, sporco del sangue
del proletariato.
Continueremo ad appoggiare le lotte e gli atti di
solidarietà nei confronti del popolo palestinese,
sostenendo tutte quelle manifestazioni in embrione di
auto-determinazione che hanno e che stanno caratterizzando
la lotta di interi villaggi della Palestina, convinti che
sarà solo liberandosi dalla malefica influenza di
qualsiasi oligarchia statale o parastatale che i lavoratori
e le lavoratrici potranno conquistare terreno verso una vita
più dignitosa.
2 gennaio 2009