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Risposte anarchiche di fronte al rovesciamento di governi eletti

category internazionale | la sinistra | opinione / analisi author Monday December 04, 2006 21:25author by Wayne Price - NEFAC Report this post to the editors

Fermezza nei principi, flessibilità nella tattica

Come dovrebbero regolarsi gli anarchici rivoluzionari in caso di un golpe di destra che rovesci un governo eletto? Oggi come oggi, è letteralmente una questione di vita o di morte per gli anarchici rivoluzionari trovare le modalità per partecipare alle lotte popolari, restando fermi sui nostri principi e dicendo la verità ai lavoratori.


Fermezza nei principi, flessibilità nella tattica

Risposte anarchiche di fronte al rovesciamento di governi eletti


Come dovrebbero regolarsi gli anarchici rivoluzionari in caso di un golpe di destra che rovesci un governo eletto? Mi riferisco, ad esempio, al colpo di stato del 2002 in Venezuela contro il Presidente Hugo Chavez. Si trattò di un golpe tentato da una frazione delle forze armate unitamente alla maggior parte della classe capitalista. Vi era il sostegno del governo USA e di altre istituzioni statunitensi. Sostegno in parte palese (immediato riconoscimento del nuovo regime) ed in parte segreto (sostegno finanziario anticipato ai cospiratori). Tuttavia il colpo di stato venne rapidamente sventato grazie a due fattori: la pressione da parte dei lavoratori e dei poveri venezuelani, il sostegno a Chavez da parte delle basse gerarchie dell'esercito, nonché dalla pressione internazionale proveniente dagli altri paesi del Sud America. Chavez è stato aiutato dal fatto che molti governanti ed uomini d'affari sapevano che egli non era veramente un anti-capitalista, nonostante la sua retorica radicale.

Un altro esempio recente è quello del colpo di stato del 2005 in Nepal, in cui Re Gyanendra ha sciolto il governo eletto, assumendo direttamente il potere, contando principalmente sull'appoggio delle sue forze militari (dopo che il parlamento era stato sciolto 3 anni prima). Al Re si sono opposte grandi manifestazioni di piazza e scioperi, organizzati da un Fronte Popolare composto da partiti borghesi, altri organismi popolari, e dalle forze Maoiste nelle campagne. In Aprile anche questo colpo di stato era stato sventato. Il re aveva poi restituito il potere al parlamento eletto. I Maoisti si erano guadagnati un certo credito popolare per aver partecipato alla lotta. Hanno siglato un accordo di pace con il governo delle riforme e parteciperanno alle prossime elezioni col loro leader.

Si possono richiamare molti altri esempi. E' tipico del capitalismo che i vantaggi della democrazia politica vengano messi a dura prova. I paesi attraversano ciclicamente periodi di democrazia e dittatura. Basta rammentare la storia del fascismo europeo. O anche, se volete, come l'attuale amministrazione USA ebbe a rubare le elezioni del 2000. Data dopo la quale, le libertà politiche sono state pervicacemente ridimensionate.

In che modo gli anarchici dovrebbero rapportarsi a situazioni come queste? Tale questione mette allo scoperto una debolezza storica dell'anarchismo. Nonostante i suoi eccellenti fini e le sue grandi idee, l'anarchismo è stato ripetutamente sconfitto, colpito da forze fasciste o leniniste, oppure semplicemente emarginato. Sono fermamente convinto che la ragione più evidente di tutto ciò stia nella rigidità dell'anarchismo e nella sua inadeguatezza tattica e strategica. Il movimento anarchico si è ripetutamente dimostrato non in grado di muoversi a livello tattico in una situazione effettiva. Questa è stata, secondo me, la causa del suo disastroso fallimento nella Rivoluzione Spagnola negli anni '30. Invece, il nostro approccio dovrebbe essere quello della FERMEZZA NEI PRINCIPI, FLESSIBILITA' NELLA TATTICA.

Gli anarchici e le Elezioni

In linea generale, gli anarchici si sono sempre opposti alla partecipazione alle elezioni. Nel capitalismo, con tutte le sue promesse di democrazia e di libertà, è una minoranza della popolazione, nei fatti, la classe capitalista, a governare l'economia e quindi lo Stato. Questa è la dittatura della borghesia, sia essa in forme apertamente democratiche o no. Gli anarchici non cercano di gestire lo stato capitalista né di eleggere delle persone per farlo. Non è questo il nostro compito. Al contrario, noi cerchiamo di organizzare i sindacati, le associazioni di base, i movimenti contro la guerra, e così via. Noi ci impegniamo in una azione militante non elettorale dal basso contro lo Stato e la classe capitalista.

Gli anarchici non credono nella scelta di leaders che facciano politica al posto nostro come nostri rappresentanti. Gli interessi, le opinioni ed i desideri di decine di milioni di cittadini non possono essere impacchettate in due partiti o incarnate da due candidati. La "democrazia di massa" è una contraddizione in termini. Noi vogliamo una democrazia diretta, a viso aperto, nei luoghi di lavoro e nelle assemblee sul territorio, all'interno di una economia cooperativa (socialismo libertario). Noi vogliamo quanta più democrazia partecipativa possibile e le forme di rappresentanza e di delega strettamente necessarie per il federalismo.

La questione dell'elettoralismo fu la ragione principale della frattura originaria tra Marx e gli anarchici. Marx puntava alla formazione di partiti politici della classe operaia che - secondo le sue speranze - avrebbero spezzato la fiducia della classi lavoratrici verso i partiti capitalisti. La storia non ha dato ragione alla sua strategia elettoralista, se solo guardiamo alla triste fine dei partiti socialdemocratici e leninisti, oppure ai più recenti partiti verdi. In ogni caso, Marx era nettamente contrario al voto a favore dei partiti o dei politici capitalisti democratici. (Oggi negli USA la maggior parte dei cosiddetti socialisti votano sia per I Democratici che per partiti terzi, liberali e capitalisti, come il Green Party o il fenomeno Nader. Questi socialisti respingono sia i principi marxisti che quelli anarchici).

Pur respingendo la partecipazione alle elezioni, gli anarchici hanno di solito ritenuto che le democrazie capitaliste sono, per i lavoratori e per i popoli oppressi, meglio delle dittature politiche capitaliste (giunte militari, stati di polizia, monarchie, fascismi, ecc.). Il che non vuol dire che noi si pensi che i lavoratori potrebbero controllare lo Stato tramite le elezioni - il mito della borghesia. Ma è più facile per i lavoratori organizzare i loro sindacati, è più facile per i popoli oppressi organizzare la resistenza popolare, e per le forze radicali pubblicare letteratura politica, tenere meetings, diffondere le loro idee. Certo, c'è sempre la repressione, ma non è la stessa cosa di uno stato totalitario. Si afferma e si diffonde un sentimento popolare in difesa della libertà di parola, di pensiero e di associazione, che gli anarchici usano per proteggersi e proteggere tutti contro la repressione statale. I capitalisti non vogliono darci questi diritti, ma devono farlo se li vogliono per loro stessi, per lasciare ai lavoratori la (falsa) impressione che il popolo governi.

Errico Malatesta, l'anarchico italiano, ha scritto: "... La peggior democrazia è sempre preferibile, anche solo da un punto di vista educativo, alla migliore delle dittature... La Democrazia è una menzogna, essa è... il governo di pochi a vantaggio di una classe di privilegiati. Ma noi possiamo pur sempre lottare in nome della libertà e dell'uguaglianza..." (1995, The Anarchist Revolution; p. 77). Cioè, se la borghesia dichiara di volere la "libertà e l'uguaglianza", essa deve essere sfidata a realizzare quanto dichiara.

Secondo me, la tattica anarchica per affrontare i colpi di stato da destra deve assumere questo giudizio sulla democrazia borghese come il più utile per la classe operaia e le popolazioni oppresse.

C'è un altro aspetto. La maggior parte delle situazioni in cui succedono colpi di stato antidemocratici si verifica nelle nazioni oppresse - il cosiddetto Terzo Mondo. I golpisti sono spesso sostenuti da forze straniere imperialiste, così come gli USA sostenevano le forse golpiste in Venezuela. Il che solleva la questione del diritto delle nazioni oppresse alla autodeterminazione, del diritto dei popoli a determinare il loro futuro ed il loro governo - o non governo - fuori della dominazione imperialista.

Il principio fondamentale è la LIBERTÀ. I lavoratori dovrebbero avere la libertà di scegliere il loro sistema di governo e scegliere chi avere come loro leader, se vogliono un leader. Il popolo ha il diritto di sbagliare. Infatti, una classe o una nazione impara solo dai suoi propri errori. Gli anarchici sono i più forti sostenitori della libertà. Dovremmo sempre sostenere il diritto del popolo a realizzare le proprie decisioni, anche se noi fossimo in disaccordo con quanto il popolo decide. Naturalmente, non dobbiamo mai rinunciare al nostro diritto di manifestare la nostra politica e di spiegare pazientemente le nostre opinioni. Tutto ciò fa parte del processo di apprendere attraverso l'esperienza.

La lezione della Rivoluzione Russa

Quando succede un golpe o vi è la concreta minaccia che si verifichi e le masse popolari scendono in piazza per protestare, è compito degli anarchici andare con il popolo. Dobbiamo trovare un modo per partecipare alla lotta popolare, senza mai rinunciare ai nostri principi anarchici. Noi non possiamo appoggiare il governo, né votare persino per il migliore dei presidenti (lasciamo da soli i politici borghesi autoritari). Gli anarchici non devono dare assolutamente nessun sostegno ai politici borghesi o allo Stato. Queste sono questioni di principio. Tuttavia, gli anarchici possono unirsi all'opposizione contro il golpe. Nel far ciò, noi sosteniamo il popolo, non lo Stato. All'interno del movimento popolare, gli anarchici possono cooperare praticamente e concretamente con i politici borghesi e le forze staliniste, sulla base di obiettivi immediati e a breve termine, senza prendere alcun accordo su obiettivi a lungo termine.

Nel movimento popolare, gli anarchici avvertono gli attivisti che essi non possono fare assegnamento sui politici borghesi. Gli anarchici possono lanciare appelli perché si formino comitati di quartiere e consigli operai al fine di organizzarsi contro e fuori del golpe. Gli anarchici dovrebbero chiedere la distribuzione delle armi alla classe lavoratrice, piuttosto che affidarsi all'esercito. Un popolo armato ed auto-organizzato è la maggior forza effettiva per sventare un golpe - e, secondo noi, per andare oltre i limiti della democrazia borghese.

L'approccio qui indicato è il frutto dell'esperienza della Rivoluzione russa e della Rivoluzione spagnola, fra le altre. Durante la Rivoluzione russa, ci fu un governo non molto liberale guidato da Kerensky. Era un governo che perseguitava la sinistra, gli anarchici ed i bolscevichi, imprigionandone quanti ne poteva. Ma vi era un'altra forza ancora più a destra guidata dal generale cosacco Kornilov. Egli cercò di rovesciare il regime liberale, di annientare i consigli operai e contadini (soviet), di spazzar via tutti i partiti socialisti, anche quelli più moderati. In breve, Kornilov non era che un dittatore proto-fascista, strumento del capitale per realizzare questo programma.

Cosa fecero i Bolscevichi? (Non conosco il dibattito fra gli anarchici all'epoca). Un gruppo di marinai visitò Trotsky ed altri bolscevichi in carcere e gli chiese: "Non è giunto il tempo di arrestare il governo?" "No, non ancora", fu la risposta. "Usate Kerensky come fucile di riserva per colpire Kornilov. Dopo di ché regoleremo le cose con Kerensky". (Trotsky, 1967, History of the Russian Revolution vol. II, p. 227)

I Bolscevichi e gli anarchici, insieme agli attivisti degli altri partiti socialisti, lavorarono con operai organizzati alla base per costruire comitati di massa per la difesa della rivoluzione. Che si diffusero in tutto l'impero russo. Vennero distribuite le armi ai lavoratori, mobilitate le forze militari affidabili ed organizzati gruppi operai di sabotaggio per fermare l'avanzata di Kornilov (facendo deragliare treni militari e interrompendo le linee telegrafiche). Gli operai ed i soldati di Petrograd vennero inviati a parlamentare con le forze nemiche per convincerle a fare marcia indietro. Si trattò di metodi efficaci. L'avanzata militare si arenò come acqua nella sabbia, quasi senza violenze (salvo alcune vittime tra gli ufficiali). Cosa che fece crescere l'influenza delle forze di estrema sinistra ed indebolì i socialisti moderati. La fine di Kerensky era ormai solo una questione di tempo: il suo regime venne rovesciato da una coalizione composta da bolscevichi, social-rivoluzionari di sinistra ed anarchici.

Durante la crisi Kornilov, i Bolscevichi non entrarono nel governo provvisorio (ed ovviamente nemmeno gli anarchici); infatti essi criticavano il governo Kerensky per la sua debolezza ed il suo parlare a vanvera di difesa della democrazia. I Bolscevichi mantennero contatti con agli altri partiti solo a scopo di coordinamento pratico. Negli anni che seguirono, Trotsky spesso parlò di questo incidente come di una guida per l'azione. Così Trotsky sintetizzava "Supportarli tecnicamente, ma non politicamente". (p. 305) Lenin fu ancor più chiaro sul non sostenere il governo liberale. Scrisse infatti ("Al Comitato Centrale del R.S.D.L.P."),
"Persino in questo momento noi non dobbiamo sostenere il governo Kerensky. Si tratta di una cosa che prescinde dall'etica. Ci possono chiedere: non vi batterete contro Kornilov? Ma certo che sì! Ma non si tratta della stessa cosa; è qui la linea di demarcazione... noi combatteremo, noi stiamo combattendo contro Kornilov, proprio come fanno anche le truppe di Kerensky, ma noi non sosterremo Kerensky. Al contrario, noi ne denunciamo la debolezza. Questa è la differenza." (Selected Works, vol. 2, p. 222)

La lezione della Rivoluzione Spagnola

Insegnamenti simili si possono trarre dalla rivoluzione spagnola dal 1936 al 1939. Di solito le due parti contrapposte vengono identificate nel governo del Fronte Popolare legalmente eletto (i Lealisti o Repubblicani) da una parte e nelle forze militari fasciste dall'altra, che intendevano rovesciare il governo (cosa che poi fecero con l'aiuto militare di Hitler). Il Fronte Popolare era una coalizione di partiti operai (inclusi i comunisti ed i socialisti) e di partiti filo-capitalisti. Le masse operaie erano divise a metà tra i lavoratori nei sindacati affiliati al Partito Socialista Spagnolo ed i lavoratori iscritti ai sindacati a guida anarchica. Quando i militari fecero partire il golpe, i lavoratori lo respinsero. Le forze armate di volontari (milizie) vennero costituite dagli anarchici e da vari socialisti.

Allo scoppio della guerra civile, cosa avrebbero dovuto fare gli anarchici rivoluzionari e gli altri socialisti? Vi era chi (bordighisti e altri), proprio come molti anarchici oggi, sosteneva che i rivoluzionari non dovevano schierarsi. Insomma: "Nessun appoggio politico e materiale al governo borghese Lealista!". (citato in Trotsky, The Spanish Revolution, 1973, Pathfinder, p. 422) Dopo tutto, la repubblica del Fronte Popolare era uno stato capitalista, imperialista, con una colonia in Marocco e le carceri piene di migliaia di lavoratori ed oppositori di sinistra. In pratica, questa era una posizione non realistica, dal momento che i lavoratori non erano pronti a rovesciare la repubblica sotto gli occhi del fascismo. I leader della sinistra spagnola avvertivano (correttamente) che la repubblica era chiaramente un male minore rispetto ai fascisti. I leader anarchici, però, trassero da ciò la conclusione che sarebbero dovuti entrare nel governo del Fronte Popolare. Alleati con i socialisti riformisti, con i comunisti e con politici capitalisti fino al midollo. Essi subordinarono così la loro lotta allo stato capitalista.

Vi era, tuttavia, una terza possibile posizione. Era quella delle milizie anarchiche e della sinistra socialista, che focalizzarono le loro forze contro i fascisti - finché non sarebbero stati forti abbastanza da rovesciare lo stato repubblicano. Fino a quel giorno, le milizie avrebbero dato il loro appoggio tecnico e militare alla repubblica, ma senza alcun sostegno politico. I lavoratori rivoluzionari non devono rinunciare alla loro indipendenza politica dalla classe nemica. Essi non avrebbero dovuto unirsi al governo del Fronte Popolare, né votare per i suoi candidati e nemmeno per i suoi programmi. I rivoluzionari dovrebbero collocarsi politicamente all'opposizione. Avrebbero dovuto denunciare le esitazioni ed i tradimenti del Fronte Popolare (il quale, infatti, portò alla sconfitta della Repubblica). Avrebbero dovuto persuadere gli operai, i contadini, il popolo, della necessità della rivoluzione, rimpiazzando lo stato militar-burocratico con un'associazione di consigli operai e popolari, nel cui seno avere una prassi democratica tale da consentire ai diversi partiti ed organizzazioni di poter competere per l'influenza. Cosa che sarebbe stata dimostrata in una regione della Spagna (la Catalogna) dove i sindacati anarchici ebbero l'appoggio della stragrande maggioranza dei lavoratori.

Questo approccio era sostenuto da una minoranza rivoluzionaria di anarchici, il Gruppo degli Amici di Durruti. Stanchi dei compromessi di classe fatti dalla dirigenza del sindacato anarchico, essi lanciarono un appello per il compimento della rivoluzione tramite il rovesciamento dello stato capitalista repubblicano per sostituirlo con un comitato di difesa nazionale eletto dai sindacati di massa. Nel loro documento del 1938 "Verso una Nuova Rivoluzione" [1] essi denunciarono l'appoggio politico al Fronte Popolare:
"Noi siamo oppositori della collaborazione con i gruppi borghesi. Noi non crediamo che si possa abbandonare un approccio di classe. I lavoratori rivoluzionari non devono prendere sulle spalle incarichi ufficiali, né auto-insediarsi nei ministeri... Queste scelte equivalgono a rafforzare i nostri nemici ed a stringere su di noi il cappio del capitalismo." (p. 38)
Tuttavia, gli Amici di Durruti accettavano la cooperazione pratica e materiale con lo stato borghese, finché non sarebbero stati in grado di abbatterlo:
"E finché la guerra perdura, la collaborazione è permessa - sui campi di battaglia come nelle trincee, sui parapetti, nel lavoro produttivo e nella retroguardia." (p.38)
Gli anarchici non potevano sperare di conquistare a sé i lavoratori che venivano illusi dai liberali, dal Partito Comunista, dai Socialisti e così via, se non impegnandosi decisamente in una pratica e concreta cooperazione e nella lotta contro il fascismo. Sfortunatamente, il Gruppo degli Amici di Durruti si organizzò troppo tardi perché le sue posizioni potessero avere una qualche efficacia nel mutare il corso della Guerra.

E anche dagli U.S.A.

Non è da anarchici trovare il modo per starsene fuori dalle lotte popolari, al fine di restare puri. Tuttavia non dobbiamo arretrare sui nostri principi per guadagnarci un po' di momentanea popolarità (come gli anarchici spagnoli che entrarono nel governo del Fronte Popolare, oppure la maggior parte dei socialisti di oggi in tutto il mondo quando sono pronti ad abbracciare Hugo Chavez)

Per esempio, proprio dopo le elezioni presidenziali del 2000 in USA, apparve chiaro che le votazioni erano state un miscuglio di frodi, di brogli e di razzismo. In particolare gli afro-americani erano furenti per il grande numero di neri a cui era stato negato il diritto di voto. Tutto questo era stato ampiamente documentato, ma nessuno organizzò una qualche protesta contro tutto ciò - né i Democratici né Nader. Io penso che gli anarchici, per quanto possibile, avrebbero dovuto organizzare delle proteste di massa contro il conteggio fraudolento e razzista dei voti, e denunciare l'indisponibilità dei Democratici nel difendere i diritti del popolo. Si sarebbe potuto fare unitamente al nostro spiegare la critica degli anarchici soprattutto all'elettoralismo (persino quando cerchi di votare, cercano di impedirtelo).

Oggi come oggi, è letteralmente una questione di vita o di morte per gli anarchici rivoluzionari trovare le modalità per partecipare alle lotte popolari, restando fermi sui nostri principi e dicendo la verità ai lavoratori. Nel contesto dell'attuale crisi mondiale economica, militare ed ecologica, non possiamo affatto permetterci il lusso che l'anarchismo venga nuovamente sconfitto o emarginato.

Wayne Price
(militante della NEFAC- NorthEastern Federation of Anarchist Communists)

Traduzione a cura della FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

Articolo scritto per Anarkismo.net

1. "Verso una Nuova Rivoluzione" è stato tradotto in italiana e pubblicato dalla FdCA nella collana "I Quaderni di Alternativa Libertaria", No.21, "Comunisti Anarchici nella Rivoluzione Sociale, vol.II Verso una nuova rivoluzione". Per ulteriori informazioni, si veda la sezione "stampa" del sito www.fdca.it

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author by (A)publication date Wed Dec 13, 2006 01:40author address author phone Report this post to the editors

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