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Il significato politico del NEPAD: ricetta africana per il neoliberismo

category africa occidentale | economia | opinione / analisi author Friday June 10, 2005 21:44author by Lucien van der Walt - Zabalaza Anarchist Communist Federation Report this post to the editors

Pensare l'Africa globalmente - ma organizzarsi localmente

Il NEPAD (New Partnership for Africa's Development), adottato dall'Unione Africana ad Abuja in Nigeria nell'ottobre del 2001, non è niente di più e niente di meno che un piano neoliberista delle elites africane in combutta con le multinazionali, il FMI e la BM al fine di saccheggiare risorse e lavoratori dell'Africa. Si tratta del consolidamento in Africa dell'attuale stato di cambiamenti neoliberisti operati da quella variegata ciurma di ceti dominanti africani, fatta di dittatori, capi militari, capitalisti.

IL SIGNIFICATO POLITICO DEL NEPAD: RICETTA AFRICANA PER IL NEOLIBERISMO

Il NEPAD (New Partnership for Africa's Development), adottato dall'Unione Africana ad Abuja in Nigeria nell'ottobre del 2001, non è niente di più e niente di meno che un piano neoliberista delle elites africane in combutta con le multinazionali, il FMI e la BM al fine di saccheggiare risorse e lavoratori dell'Africa. Si tratta del consolidamento in Africa dell'attuale stato di cambiamenti neoliberisti operati da quella variegata ciurma di ceti dominanti africani, fatta di dittatori, capi militari, capitalisti.

UN SOLO GIOCO

Il NEPAD contiene in sé il nuovo scopo strategico di queste elites: un accordo africano con il capitalismo globale. Sono dunque finiti i giorni in cui le la classi dominanti africane perlomeno lottavano fra di loro -sotto la minaccia di una spallata rivoluzionaria- per sviluppare il proprio capitalismo; ora il gioco è uno solo: il capitalismo globale dominato dai paesi a industrializzazione avanzata e dalle multinazionali ed i padroni africani che vogliono far parte del gioco.

VERTICISMO

Il NEPAD è stato presentato come un documento dall'ispirazione e dagli intenti democratici e partecipativi, in realtà gli estensori sono personaggi di cui sono note le malefatte antidemocratiche ai danni delle classi lavoratrici. Scritto dal sud-africano Thabo Mbeki, campione della strategia della concertazione nel suo paese (GEAR), insieme al dittatore algerino Abdelaziz Bouteflika ed all'uomo forte della Nigeria, Olusegun Obasanjo, il NEPAD è stato approvato da quasi tutti i governi africani. Nessun cittadino africano, nessun sindacato, nessun organismo di quartiere, nessun movimento popolare è stato consultato.

Come tutte le strategie delle classi dominanti, anche il NEPAD si traveste dei panni dell'assistenza sociale e promette di muoversi nella direzione degli interessi delle masse contadine ed operaie dell'Africa, certamente le più povere e disperate del mondo. Si promettono miglioramenti delle drammatiche condizioni di vita e dell'occupazione. Il punto, comunque, è vedere in che modo si intende raggiungere questi obiettivi.

Ed è proprio quando si esaminano i metodi con cui il NEPAD intende realizzare le sue magie, che diventa chiaro come le masse hanno ben poco da guadagnare se non ulteriori catene.

DEMOCRAZIA?

Secondo il NEPAD, i governi africani diventeranno più democratici. Non è però stabilito come. Come mai? La spiegazione è semplice: se si dovessero rafforzare ed espandere i diritti democratici in Africa, non un solo governo di quelli attuali resterebbe in piedi, con meno di 5 eccezioni. I governi africani sono delle dittature, sia quelle che si proclamano tali apertamente ed orogogliosamente, sia quelle che si autolegittimano tramite elezioni manipolate o che si rafforzano incarcerando gli oppositori.

PRIVATIZZAZIONI

In ogni caso, la retorica della "democrazia" è subordinata all'obiettivo primario del NEPAD: attrarre capitali stranieri in Africa in modo che le elites africane e quelle straniere possano congiuntamente fare un solo boccone di forza lavoro a costi bassi in un mercato addomesticato.

Il punto 166 del NEPAD è alquanto esplicito: i governi africani devono creare le condizioni favorevoli per l'inserimento delle attività del settore privato, favorire investimenti diretti dall'estero, il commercio, le esportazioni, incoraggiare il mercato interno.

Nel punto 103 si dice di sviluppare le infrastrutture locali, strade e forniture elettriche, incrementando investimenti finanziari a basso rischio per gli investitori privati, specialmente con interventi politici e regole.

Tutto questo si chiama privatizzazione: il punto 106 parla di interventi politici e legislativi per incoraggiare la competitività, nonchè le politiche finalizzate all'interazione ed all'ampliamento dei mercati transfrontalieri. I PPP (Public-Private Partnerships) vengono lanciati come veicoli suscettibili di attrarre investitori privati, consentendo agli Stati di decurtare la spesa sociale. Il punto 115 applica i PPP anche a concessioni per investitori privati nei porti, nella rete stradale, ferroviaria, marittima e nei trasporti.

Questi patti PPP sono dunque il cuore dell'alleanza tra i capitali occidentali e le elites che governano gli Stati africani. Ma la torta spetta anche alle compagnie private africane, che il NEPAD definisce come la chiave per lo sviluppo del continente.

FLUSSO DI CAPITALI

Per i campioni del NEPAD, gli investimenti privati sono la cura miracolosa per tutti i mali. Negli interessi dei lavoratori e dei poveri, occorre che si acceleri il flusso di investimenti remunerativi in tutto il continente africano. Il NEPAD fissa al punto 147 un obiettivo di 64 miliardi di dollari americani all'anno.

Parte di questa cifra verrà dai risparmi di spesa in Africa, parte da una legislazione fiscale più restrittiva, ma la maggior parte delle risorse necessarie dovrà essere reperita fuori del continente. In parte si cercherà di ottenere riduzioni del debito africano, in sinergia con i flussi di capitale privato e di investimenti nel settore privato di provenienza africana e straniera, nella cornice di ulteriori prestiti da parte del FMI e della BM.

Per attrarre capitali privati, l'Africa deve diventare una destinazione accogliente per gli investitori, con un'adeguata legislazione sui diritti di proprietà e sulle regole di mercato. L'impresa privata deve essere sostenuta, rimuovendo restrizioni all'attività di scambio. Grosse quantità di denaro sono attese nel settore minerario (punto 160) e industriale (161), inoltre occorre prevedere liberalizzazione del commercio e tagli agli oneri fiscali per le imprese (punto 169).

COMMERCIO LIBERO

Il NEPAD non trascura certo di occuparsi delle fortune e degli interessi dei capitalisti africani. Si insiste ripetutamente sulla necessità di negoziare misure ed accordi per facilitare l'accesso al mercato mondiale dei prodotti africani (punti 169 e 170) al fine di far entrare le merci africane nei mercati dei paesi sviluppati tramite accordi bilaterali, e di negoziare condizioni più eque per il commercio dei paesi africani all'interno dei regolamenti dell'OMC (punto 188).

LO SVILUPPO DI CHI?

Il NEPAD contiene quindi un assunto chiarissimo: il capitalismo è buono e tutti ne ricevono benefici. Perciò le privatizzazioni, il libero mercato, il libero commercio e via dicendo sono tutte cose benvenute. Ma...

Eppure c'è un ma altrettanto chiaro e semplice: è proprio il capitalismo che bisogna accusare per le terribili condizioni di vita dei lavoratori e della povera gente.

Cos'era il colonialismo se non sempre capitalismo armato di fucili Maxim?! Cosa è stato il periodo post-coloniale dagli anni '50 agli anni '90 se non il modo per i capitalisti africani di diventare velocemente ricchi mentre si reprimevano le richieste di operai e contadini? Come Mobutu Sese Seko, precedente "re" dello Zaire, disse del suo regime:"Tutto è in vendita nel nostro paese. Ed in questo traffico, ogni fetta del potere pubblico è un vero strumento di scambio, convertibile in illecita acquisizione di denaro o di altri beni".

Ora, vedere nel sistema capitalista attuale, così nudo e cinico e vorace nella sua forma neoliberista, la salvezza dell'Africa, è proprio assurdo. Nella diagnosi contenuta nel NEPAD, la malattia corrisponde con la cura. Proprio una medicina efficace!

Ma la confusione non è certo stupidità. Si tratta di una mistificazione del ruolo del capitalismo ed, in particolare, delle classi dominanti africane. A nessun uomo riesce facile vedersi come un problema e tanto meno ad una classe sociale: non possiamo aspettarci che questi governanti e questi arraffasoldi possano essere al tempo stesso onesti giudici, giurati e carnefici ai loro processi!

UN NUOVO PATTO D'ELITE

E' evidente che le elites africane hanno fatto pace con i loro fratelli maggiori dell'occidente. I nazionalisti radicali degli anni '50 e '60, uomini del nome di Nkrumah e Kuanda, uomini che odiavano il colonialismo (e amavano il capitalismo) sono usciti di scena. I vecchi nazionalisti, almeno, avevano avuto un ruolo anche se piccolo nella sfida al colonialismo e nello scuotere i vecchi imperi coloniali. Certo, si trascinavano dietro alquanto la propria gente, ma ebbero sicuramente un piccolo ruolo, almeno per una volta- nelle lotte globali per l'emancipazione.

La generazione che ha scritto il NEPAD invece è fatta di uomini cinici e patetici. A differenza dei loro predecessori che preferivano il capitalismo di Stato, la generazione del NEPAD non sta adottando il neoliberismo e gli aggiustamenti strutturali contro la propria volontà, anzi se ne fanno carico e lo chiamano "Rinascimento Africano". Esattamente come facevano ieri i mercanti di schiavi dell'Africa occidentale, gli autori del NEPAD oggi mettono in vendita i loro paesi ed i loro popoli sui banchi del mercato mondiale.

STRATEGIA

A questo punto possono accadere 2 cose: il capitale straniero entra nel NEPAD, oppure no. In entrambi i casi, le implicazioni strategiche per la classe operaia sono chiare.

  • Siamo concreti: cosa possiamo fare ORA? Possiamo combattere il NEPAD e le elites africane tramite azioni locali;
  • Intensificare le lotte locali contro le privatizzazioni, i licenziamenti e gli sfratti è il modo migliore per affrontare il NEPAD. Che è il piano di battaglia delle elites, ma anche la nostra guerra salariale su diversi fronti: l'esercito dei lavoratori e dei poveri deve lottare lì dove incontra il nemico, ed il nemico ora è qui nei paesi africani in cui viviamo.
  • E' importante iniziare a coordinare le nostre lotte superando i confini statuali, proprio come fa il nostro nemico, riconoscendo le basi comuni delle diverse lotte contro la privatizzazione, il neoliberismo e l'autorità degli Stati. Si deve costruire una solidarietà popolare, mattone dopo mattone.
  • Questo significa azioni concrete, sostenendo i prigionieri politici nei paesi confinanti, sostenendo gli scioperi e diffondendo la stampa rivoluzionaria ed anarchica in sempre più paesi.
  • Le antiche illusioni delle elites africane devono essere messe da parte una volta per tutte. Se una volta poteva essere comprensibile, seppur erroneo, stare con un Nkrumah, sarebbe oggi ridicolo credere agli Obasanjo, ai Mugabe o a Mbeki. Oggi, abbiamo un'occasione d'oro per smascherare questa cricca di sfruttatori: opporre gli interessi immediati delle masse alla voracità ed alla brutalità di chi ci governa.

Lucien van der Walt
della Zabalaza Anarchist Communist Federation-Sud Africa

Traduzione a cura di Fdca-Uff.Rel.Internazionali)

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author by Nestor - FdCApublication date Fri Jun 10, 2005 21:46author address author phone Report this post to the editors

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