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Anarchismo e libertà religiosa

category italia / svizzera | religione | editoriale author Thursday March 03, 2005 04:47author by nestor - FdCAauthor email fdca at fdca dot it Report this post to the editors

Documento di strategia adottato dal V Congresso dell'FdCA

Documento di strategia adottato dal V Congresso dell'FdCA

ANARCHISMO E LIBERTA' RELIGIOSA


L'anarchismo e la critica alla religione

La critica dell'anarchismo e quella marxista alla religione hanno origini comuni. Vi è tuttavia nell'anarchismo un'accentuazione dei richiami alle critiche illuministiche alla religione, una maggiore influenza del razionalismo scientista e insieme una maggiore importanza riconosciuta al problema religioso che discende dalla diversa analisi sul ruolo degli elementi sovrastrutturali nella trasformazione sociale. L'anarchismo vede la religione non solo come falsa coscienza delle masse, indotta da cause strutturali, ma anche come fenomeno associativo, politico, che dando vita ad organizzazioni - le Chiese o le Confessioni - svolge un ruolo di conservazione dei rapporti sociali e produttivi esistenti, fornendo allo Stato quel complesso di valori che permettono la riproduzione del comando, la trasmissione della cultura dell'obbedienza, della sottomissione ai potenti, della rinuncia a ribellarsi. Da qui la convinzione che la lotta contro le Chiese e le Confessioni religiose deve accompagnare la rivoluzione sociale poiché‚ l'affrancamento dallo sfruttamento deve avvenire muovendosi contemporaneamente a livello soggettivo e oggettivo, ovvero rimuovendo le cause strutturali, ma anche le ragioni di natura sovrastrutturale e quindi culturale, di educazione, di costume che lo rendono possibile. Perciò l'anarchismo si ripropone di eliminare le cause che permettono l'insorgere stesso del sentimento religioso.



Identità e differenze tra anarchismo e marxismo

Per questi motivi l'anarchismo recupera culturalmente le analisi dei cosiddetti socialisti utopisti e propone il superamento della famiglia come momento di una realizzata solidarietà sociale e umana; così facendo l'anarchismo porta un attacco radicale in particolare all'istituto che le Chiese cristiane e tutte le religioni del Libro pongono a fondamento della loro costruzione etica.

Nella concezione dell'anarchismo i rapporti di sangue, di discendenza genetica, vengono sostituiti dai rapporti d'amore e di solidarietà tra gli uomini e le donne e il vincolo parentale si attenua, si stempera nella tensione comune all'educazione e al sostentamento dei bambini per la costruzione di un mondo nuovo nel quale venga superata la contrapposizione fra gli esseri umani, le disuguaglianze, a partire da quelle fondate sulla differenza di genere, a partire dai livelli iniziali. La pedagogia libertaria ha elaborato a riguardo metodi di educazione, sperimentati con grande sacrificio e nelle circostanze più diverse; sociologi, psicologi, psicoterapeutici hanno elaborato tecniche di liberazione capaci di inserire gli adulti in un circolo virtuoso di recupero di valori positivi. Ciò è stato possibile perché‚ alla famiglia naturale l'anarchismo contrappone una formazione sociale "aperta" costituita da liberi associati per l'educazione della prole. Una tale concezione dei rapporti umani non può che far proprio l'amore libero che sostituisce il matrimonio e si caratterizza come una forma più alta e profonda di unione poiché‚ la scelta dell'altro/a nasce, si ripete e si rinnova ogni volta, ogni momento, rifuggendo le convenzioni sociali, l'abitudine, le ipocrisie tanto frequenti in un rapporto che vive in forza della sua istituzionalizzazione.

A differenza di quanto avviene per il marxismo, l'anarchismo propugna questo mutamento di costume già nella fase della lotta di classe per la realizzazione del comunismo anarchico, pur nella consapevolezza che vi sono limitazioni strutturali che impediscono la piena realizzazione di questi rapporti. Questa impostazione è quindi di tendenza e spesso passa per istituti quali la convivenza di fatto, della quale gli anarchici chiedono l'equiparazione giuridica al matrimonio, soprattutto in ordine ai diritti del convivente e della prole.

Tuttavia nelle fasi di trasformazioni rivoluzionarie, mentre gli anarchici hanno sempre tentato di porre le premesse di questa trasformazione sovrastrutturale i marxisti si sono sforzati di ricondurre "alla legalità" della famiglia di diritto la strutturazione dei rapporti intersoggettivi, pur mantenendo, ovviamente, istituti borghesi di salvaguardia delle libertà individuali quali il divorzio. (Illuminante a riguardo la polemica con Lenin della Kollontai, la quale lamentava dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi l'abbandono della prassi della comunicazione all'ufficio di statistica come unico adempimento per coloro che formavano un "nucleo familiare", inauguratasi dopo il febbraio del 1917; ma il "nuovo ordine" esigeva il ritorno al matrimonio sia pure civile, disposto con decreto dal governo bolscevico !

Un'impostazione si fatta, già a partire dagli istituti sociali elementari, ha inevitabilmente un'influenza diversa sulla concezione stessa di nazione, di patria, di società civile.

E' bene chiarire che per gli anarchici valori come quello dell'etnia e della lingua, sopravvivono come elemento caratterizzante il gruppo, la formazione sociale di appartenenza, l'ambito territoriale in cui si vive; si alimentano di cultura e tradizioni, che vanno tuttavia riplasmate in un quadro di solidarietà e di libera unione di tutti i lavoratori-cittadini.

Per i marxisti la scelta politica contingente della costruzione del socialismo nei singoli paesi ha portato a teorizzare l'esistenza di un ambito nazionale di realizzazione del socialismo. D'altra parte la supremazia istituzionalizzata del partito comunista sulle altre formazioni politiche li ha indotti a teorizzare il ruolo guida di uno Stato, l'URSS, rispetto agli altri Stati e partiti comunisti. E' stato così stravolto il significato e il significato stesso dell'internazionalismo proletario. Da qui la sopravvivenza di valori propri dell'avversario di classe - sia pure trasfigurati - quali, la supremazia della forza militare ed economica, degli interessi di potenza che hanno portato come è noto non sono a reprimere le componenti socialiste all'interno delle ribellioni in Ungheria nel 1956 e Polonia nel 1970, ma anche a guerre tra "Stati socialisti". La guerra Cino-Vietnamita e gli scontri russo cinesi ci hanno insegnato, purtroppo, i limiti dell'internazionalismo prioritario così concepito.



La comune visione della società… comunista: la liberazione dalla religione sarà… possibile nel comunismo realizzato

E' pur vero che queste differenze tra anarchismo e marxismo sono destinate a ricomporsi nella fase di comunismo realizzato nella quale l'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, la rimozione delle disuguaglianze sociali, della divisione tra lavoro manuale e intellettuale, la liberazione dallo sfruttamento, permetteranno di superare l'alienazione e quindi anche la religione. Ma quanto diverse le strategie e i mezzi per giungere a questo risultato!

Quel che oggi si può dire, dopo il fallimento dei regimi di "democrazia socialista", è che sappiamo che quella strada pensata dal marxismo, che ha visto il sacrificio generoso di milioni di donne e di uomini, porta al disastro, alla resa incondizionata all'avversario di classe. Ed è sintomatico che la battaglia sia stata persa dal marxismo non solo sul terreno dell'economia per non aver saputo e potuto rispondere al superamento delle politiche economiche di piano, per non aver saputo resistere alla domanda di potere del capitalista nato nelle pieghe del partito e dello Stato, ma anche sul terreno dei valori: per non aver saputo rispondere alla domanda di libertà, di partecipazione, di nuovi valori di solidarietà, di internazionalismo, di pace intesa come giustizia sociale ed emancipazione dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Devono far pensare le adesioni acritiche dei marxisti superstiti al pacifismo e alla solidarietà propugnate dal Giovanni Paolo II, che egli fa derivare e connette indissolubilmente all'abbandono della lotta di classe!



L'ateismo di stato, strumento dello stato socialista per la costruzione del comunismo

Non vogliamo assolutamente sostenere che gli Stati di "democrazia socialista" non avessero anch'essi un " progetto etico", ma solo che esso - dopo il periodo "eroico" dell'insurrezione rivoluzionaria - non differiva nella sostanza da quello borghese e, in campo religioso, si caratterizzava per il cosiddetto ateismo di stato.

Va detto che su questo piano si è consumato uno dei più clamorosi fallimenti della strategia marxista di gestione della fase di transizione al comunismo. Infatti sotto il profilo strutturale non vi è stata legislazione degli Stati socialisti dell'Est europeo, URSS compresa (esclusa forse l'Albania) dove le Chiese e le confessioni religiose in genere non sono rimaste titolari di beni o di funzioni sociali caritative, a volte educative, altre assistenziali, riconosciute dallo Stato; per non parlare della Polonia, dove la Chiesa ha da sempre avuto la gestione di banche e la possibilità di organizzare i contadini. Ma sul piano sovrastrutturale si è isolato il problema religioso dagli altri problemi etici, quasi che la credenza religiosa potesse essere contrastata da una religione laica, fatta di razionalismo, scientismo, storicizzazione dei fenomeni, quasi che la credenza religiosa non avesse radici nelle angosce di una felicità irrealizzata sulla terra, nella sostanziale ineguaglianza nella vita di ogni giorno, nell'insoddisfazione dei bisogni materiali e di libertà, alla quale la religione risponde con la speranza della felicità che si realizza nella comunione con la divinità.

Se a tutto questo si aggiunge l'uso della repressione come strumento di affermazione dei valori laici e di annullamento del fenomeno religioso ben si comprende come il martirio e le persecuzioni abbiano aiutato la religione a sopravvivere nella clandestinità, ad alimentarsi attingendo alle persecuzioni e alle sofferenze e soprattutto alle insoddisfazioni e alle alienazioni prodotte da una società… civile sempre più burocratica e lontana dai valori originari del comunismo.

La società… "socialista" è divenuta, nell'accezione marxista, una società burocratica nella quale è germogliata una nuova fase di accumulazione primitiva, realizzata attraverso l'uso dello Stato e del partito, che ha attinto a piene mani ai valori del capitalismo di rapina più efferato. Oggi, 70 anni di questo "socialismo" hanno fatto terra bruciata della stessa idea di comunismo in una vasta area del globo e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo ormai reso palese, senza coperture ideologiche che ne falsavano la natura, deve dispiegare i suoi effetti perversi perché‚ possa rinascere la ribellione per il suo superamento. Ma quanto duro sarà il prezzo da pagare e quanto lavoro c'è da fare perché‚ la lotta di classe rinasca!

Un primo momento di questa fase di ricostruzione della coscienza proletaria è certamente l'analisi di ciò che è avvenuto e l'individuazione degli errori commessi.



La critica dell'anarchismo all'ateismo di stato

L'anarchismo ha sempre criticato l'ateismo di stato dei paesi a democrazia socialista non solo per la sua inefficacia, ma come parte di un sistema politico repressivo delle libertà che assegnava allo Stato e al partito unico la guida delle masse e l'obiettivo di costruire il socialismo. Ciò avveniva a tutto svantaggio delle capacità di auto-organizzazione delle masse attraverso propri strumenti di democrazia diretta quali erano i Soviet alle origini e sopprimendo ogni altra forza politica organizzata, e quindi ogni dialettica, tra differenti formazioni sociali.

Inoltre, ad impedire all'anarchismo il ricorso all'ateismo di stato non è solo la negazione che esso fa' dello Stato nella accezione di strumento autoritario di direzione della società civile, ma anche la consapevolezza che la libertà è un valore supremo che va comunque salvaguardato, soprattutto quando essa riguarda le coscienze. La repressione della libertà di pensiero è strumento che appartiene ad altri e non certamente all'anarchismo. L'anarchismo ha perciò sempre combattuto la religione con la propaganda, denunciandone le cause, additando i danni che essa produce, facendone rilevare la funzionalità alla riproduzione dello sfruttamento e del potere dell'uomo sull'uomo, cercando di propugnare un diverso e completamente alternativo sistema di valori certamente inconciliabile con quello proprio del capitalismo.



La libertà religiosa individuale - tutela

L'anarchismo propugna la difesa delle libertà individuali, prime tra tutte quella dal bisogno e quella di pensiero. Pertanto non può che tutelare anche la libertà religiosa individuale.

Il permanere di ogni uomo o di ogni donna nell'alienazione religiosa costituisce un problema per l'intera comunità che non può essere risolto con un atto autoritativo, ma sforzandosi di creare le condizioni per rimuovere le cause materiali dell'alienazione. Ciò fatto, o almeno tendenzialmente realizzato, vi sono comunque margini di libertà individuale tali che non è possibile vietare ad alcuno di credere in una qualsivoglia religione. Questa libertà di credere trova limiti solo nell'altrui libertà.

La tutela della libertà… religiosa individuale, in una società che vuole essere costituita da "liberi ed eguali", non potrà avere regole diverse da quelle che per il diritto comune concernono la tutela della libertà di pensiero. Per l'anarchismo non vi sono e non possono esservi particolari diritti scaturenti dalla tutela del sentimento religioso individuale non assimilabili a quelli altrimenti tutelati nell'ambito di una società che assicura il massimo delle libertà… possibili. Per l'anarchismo è impensabile qualsiasi forma di regime concordatario, qualsiasi differenziazione di status in ragione di motivi religiosi e ciò pone l'anarchismo in netta contrapposizione con ogni forma di gestione teocratica della società.

Una tale concezione della libertà religiosa individuale si inserisce in un progetto di costruzione di un nuovo sistema di valori che è costantemente in evoluzione, sempre perfettibile, sempre attento al confronto dialettico e alla creazione di migliori condizioni di vita per tutti, in un quadro di solidarietà ed uguaglianza a livello planetario. Vi è nell'anarchismo la consapevolezza che il cammino verso la società anarchica è una continua approssimazione, un processo tendenziale, caratterizzato dalla dialettica tra gli uomini e le donne sia come singoli che tra essi associati. Nel dispiegare la sua azione l'anarchismo tiene conto delle esigenze e dei bisogni scaturenti dalla società, ma proprio per permettere che ciò avvenga, libero dai condizionamenti costituiti dall'insoddisfazione dei bisogni materiali, dal potere derivante dal possesso dei mezzi di produzione, esso presuppone l'atto rivoluzionario di soppressione della proprietà privata e di avvio del processo politico rivoluzionario, come punto di arrivo e insieme di partenza del processo di trasformazione, alimentato e sostenuto dalla crescita costante della lotta di classe.



L'anarchismo e le formazioni sociali

Tuttavia, a differenza del marxismo, sia nella fase di transizione che a rivoluzione avviata, l'anarchismo ha interesse a tutelare la libertà delle formazioni sociali. Per sua natura l'anarchismo infatti rifugge dal monismo del partito unico ed anzi vede nella pluralità delle formazioni sociali la garanzia della possibilità di costruzione della società anarchica. Essa infatti è il frutto di un continuo ed incessante confronto dialettico che coinvolge tutta la società alla ricerca della soluzione dei mille problemi che occorre risolvere, producendo una crescita collettiva che si realizza mediante la partecipazione di tutti alla vita delle strutture che gestiscono la società. In una parola, le formazioni sociali sono si libere, ma i cittadini che vi appartengono si confrontano nelle istituzioni di gestione sociale, (Soviet, consigli di fabbrica quali gestori delle aziende, associazioni di produttori, associazioni di lavoratori, ecc.) portando le elaborazioni maturate nelle rispettive formazioni sociali di appartenenza, ma accettando le scelte che la maggioranza delle singole strutture deciderà di adottare.

Una particolare tutela viene accordata in questo quadro alle minoranze, garanti attraverso il loro diritto al dissenso, della continua rigenerazione della libertà. Esse hanno perciò diritto di dispiegare a pieno la loro azione con il solo limite di non potersi sostituire alla maggioranza senza averla conseguita, con il limite invalicabile del non poter mutare le regole del gioco costituite dalla crescita costante del processo rivoluzionario inteso come elaborazione collettiva costante verso più ampi traguardi di libertà ed uguaglianza collettiva prima che individuale.

Perché‚ ciò possa avvenire le formazioni sociali al loro interno devono permettere che vengano tutelati i diritti di libertà e soprattutto il diritto di recesso che deve poter avvenire in qualunque momento e senza che il gruppo possa esercitare alcuna pressione sulle scelte dei singoli. Pertanto le formazioni sociali potranno legittimamente operare e saranno ammesse a partecipare alla gestione degli organi di autogoverno della società, in quanto tali loro caratteristiche saranno mantenute e assicurate.



Le formazioni sociali religiose

Ciò premesso la società non potrà che vigilare affinché‚ gli obblighi derivanti dagli statuti o ordinamenti interni delle confessioni religiose non contrastino con i diritti di libertà e di partecipazione alle scelte connesse all'attività propria degli associati in quanto cittadini. Il rispetto di questo principio di non interferenza deve presiedere alla vita di ogni formazione sociale realmente libera.

Quando, malgrado ogni attenzione, ciò non si verificasse, la società non potrà spingere la propria azione repressiva fino alla repressione dell'associazione, ma potrà emarginarla, espellerla dalla vita collettiva, avendo cura che i provvedimenti adottati verso l'associazione religiosa non giungano fino al punto da precludere la partecipazione agli organi di autogoverno dei fedeli quali cittadini, membri della comunità.

In ogni caso un'associazione religiosa, non potrà… beneficiare di alcun speciale privilegio, di alcuna esenzione fiscale in ragione della sua particolare attività, ma sarà equiparata a qualsiasi altra formazione sociale. Quanto questa adotterà al suo interno strutture gerarchiche, rapporti di subordinazione, principi contrari a quelli di libertà di pensiero, autonomia, propri della società civile non potranno che essere adottate restrizioni all'attività dell'associazione atte ad impedire che tali pratiche travalichino la giurisdizione interna dell'associazione per imporsi a non appartenenti ad essa.

In sostanza neanche l'avvio del processo rivoluzionario può impedire che uomini o donne accettino volontariamente di essere "servi di Dio", ma questa scelta deve restare un fatto individuale circoscritto alla sfera personale di ogni soggetto. La Confessione non potrà pretendere di esercitare una speciale giurisdizione né di imporre ai fedeli la prevalenza dell'obbedienza a Dio a fronte degli obblighi di solidarietà sociale. La società saprà altrimenti difendersi come da ogni altro attacco portatole dai nemici del processo rivoluzionario, dal capitalismo oppressore, dallo Stato imperialista.

Ogni tutela dovrà essere adottata nei confronti dei minori, assicurando la neutralità della scuola in materia religiosa. Ogni attività di propaganda religiosa, che utilizzi la soddisfazione di bisogni materiali a fini di proselitismo, dovrà essere impedita all'associazione come tale. L'attività caritativa potrà essere svolta solamente dai singoli nella misura in cui essa è attività insopprimibile della coscienza e della libertà di pensiero. E' compito primario degli organi di autogoverno provvedere al soddisfacimento dei bisogni materiali.



Anarchismo e diritto

L'intervento degli organi di autogoverno della società in difesa della libertà dei cittadini contro ogni ingerenza organizzata volta a sottometterli mediante la propaganda di una religione ripropone la dibattuta questione se debba o possa esistere il diritto in una società tendenzialmente anarchica e quale sia il ruolo dell'autorità, posto che essa debba esservi.

Una superficiale pubblicistica anti anarchica, che ha finito per influenzare l'anarchismo individualista, ha descritto la società anarchica come una società senza diritto, stabilendo una stretta equazione tra l'assenza dello Stato e l'assenza del diritto. Da qui la visione della società anarchica, propria dell'eccezione borghese, come disordine, come caos destinato ad aprire la strada all'intervento autoritario che prima o poi non potrà che esservi, per riportare quei livelli di efficienza ed organizzazione che sarebbero propri dallo Stato.

L'equivoco si basa sulla convinzione che assenza dello Stato voglia dire anche assenza di istituzioni politiche dotate di compiti di gestione della società.

Viceversa l'anarchismo, come teoria politica, è portatore di un progetto istituzionale originale che, superando il parlamentarismo borghese e rifiutando la scelta della dittatura del proletariato, propugna la partecipazione capillare e diretta di tutti alle scelte politiche e di governo. L'elemento caratterizzante di tale sistema non è l'assenza di delega - come alcuni erroneamente ritengono - ma il controllo costante e militante dei deleganti sui delegati, il ricorso sempre possibile alla revoca del mandato, come strumento di controllo e di governo dei deleganti sui delegati, la rotazione degli incarichi, l'integrazione tra lavoro manuale e intellettuale, il superamento della specializzazione dei ruoli in quanto ogni cittadino è insieme delegato e delegante di ogni altro. Un tale sistema, per nulla utopistico tanto più oggi con i moderni mezzi di comunicazione di massa, si basa sul decentramento, sull'autonomia, sull'autorganizzazione delle masse e conosce una pluralità di istituti che vanno dai soviet territoriali a quelli presenti nei luoghi di produzione, dalle associazioni volontarie e molteplici forme di "formazioni sociali specializzate" (organismi preposti alla tutela dell'ambiente, della salute, all'assistenza agli anziani, all'attività dei giovani, delle donne, ecc.) che sono la grande ricchezza di una società che pone al centro del proprio modo di operare la partecipazione. Certo oggi il progetto istituzionale dell'anarchismo va aggiornato anche nelle sue articolazioni teoriche, poiché‚ deve tener conto, tra l'altro, del superamento dell'etica del lavoro che ha caratterizzato l'elaborazione anarchica, ma anche quella marxista, fino agli anni '50. Oggi è mutato il ruolo del capitale finanziario nell'accumulazione dei profitti. E' in costante evoluzione la divisione internazionale del lavoro e la divisione dei mercati. In molte aree del mondo la produzione avviene con altre caratteristiche rispetto anche agli ultimi 20 anni e lo sviluppo dell'automazione, delle telecomunicazioni, correlato al diritto alla soddisfazione dei bisogni materiali da parte di tutti i cittadini del mondo, pone il problema di lavorare meno e lavorare tutti per godere delle cose belle della vita, per un'esistenza dignitosa e libera dal bisogno.

Ma la prospettiva di fondo resta valida e presuppone comunque la sopravvivenza del diritto, non come fino ad oggi l'abbiamo conosciuto, ma proiettato a risolvere i rapporti tra donne e uomini e istituzioni di autogoverno, tra le formazioni sociali e le istituzioni di autogoverno, tra tutti coloro che abitano in un territorio, superando la stessa categoria restrittiva di cittadini.



Diritto comune o giurisdizionalismo per la regolamentazione delle formazioni sociali religiose.

Analizzando come tutto ciò si riflette sul rapporto tra libertà religiosa individuale e tutela dell'associazionismo religioso va detto che dove l'anarchismo è giunto più vicino alla realizzazione pratica del suo programma politico ha cercato di conciliare - e ciò non è paradossale se si tiene conto di quanto finora abbiamo detto - un atteggiamento separatista verso la libertà religiosa con una regolamentazione giurisdizionalista dell'associazionismo religioso.

Se infatti si tiene conto di quanto si è detto a proposito della libertà religiosa individuale è coerente per l'anarchismo che alla sua tutela si provveda mediante le norme di diritto comune. E' altrettanto conseguenziale il ricorso a una legislazione di tipo giurisdizionalista per quanto attiene la regolamentazione dell'attività delle formazioni sociali religiose e quindi della libertà religiosa collettiva in quanto da essa può venire quel pericolo sempre latente di scelta autoritaria, di rinuncia alla propria individualità che la credenza religiosa porta con se.

Vedremo successivamente con esempi concreti come operativamente queste soluzioni si possono concretizzare in interventi concernenti le modalità di esplicazione della libertà dei singoli e delle formazioni sociali.

* * *

Se questa è la strategia di fondo, la strategia politica dei comunisti anarchici oggi deve essere quella di adottare un rigoroso anticlericalismo, che è il solo modo di muoversi nell'ambito della prospettiva strategica delineata.

La situazione politica contemporanea carica l'anarchismo di responsabilità e gli impone un grande sforzo di progettazione. Occorre prendere atto che esso è rimasto la sola forza politica capace di capire la profondità e lo spessore delle sconfitte subite dal proletariato internazionale, la sola ad aver previsto la sconfitta e ad averne individuato fino in fondo le cause. La sola ad avere gli strumenti teorici di analisi per impostare il superamento della crisi. Ciò è tanto più importante oggi quando si deve rispondere all'attacco portato dalla Chiesa cattolica sul terreno dei principi, dei valori e della visione complessiva della società e sintetizzato organicamente nella centesimus annus. Ciò è di estrema importanza se si vuole rispondere alla rinascita dagli integralismi religiosi in tutto il mondo, a quell'inarrestabile bisogno di Dio che sembra affermarsi dopo il "crollo" delle ideologie e il fallimento dell'utopia comunista identificata erroneamente con il crollo dei paesi di "democrazia socialista".

L'anarchismo è l'unica forza politica a non aver abdicato ad un progetto antagonista perché‚ possiede ancora la consapevolezza della grande valenza culturale che esso ha, perché‚ ha coscienza dell'aderenza dei valori che propone ai bisogni più veri degli uomini e delle donne.

La sua strategia politica si deve perciò caratterizzare per battaglie che tendano ad introdurre elementi di regolamentazione dei diritti di libertà religiosa e collettiva coerenti con il progetto strategico che persegue e che è stato precedentemente richiamato.

E' utile che per fare ciò si prenda esempio dalle esperienze passate, si analizzino con attenzione gli ulteriori errori che gli eredi delle teorie marxiste continuano a commettere.



La legislazione sui culti della Repubblica spagnola (1934) come esempio di regolamentazione della libertà religiosa realizzata con il concorso politico dall'anarchismo e coerente con il suo progetto strategico

La legge della Repubblica spagnola del 2 giugno 1933 di regolamentazione dei culti nasce in un clima culturale e politico reso effervescente dall'avvio nel paese di un rapido processo di trasformazione delle istituzioni, sotto la spinta di una società che chiede maggiore partecipazione e esige il concorso di tutte le forze sociali alla vita politica del paese.

Gli anarchici sono presenti e ben radicati nella società spagnola. Il sindacato che si rifa' idealmente all'anarchismo, la CNT, è radicato nelle fabbriche come nelle campagne ed organizza circa un milione di lavoratori, malgrado le continue persecuzioni alle quali è sottoposto. La Federazione Anarchica Iberica è presente in modo capillare nella vita politica del Paese e coordina l'intervento dei militanti nel sindacato come nella società. Infatti, rilevante è l'influenza dell'anarchismo nelle riviste, nell'editoria, nel costume, nel dibattito politico.

Non si vuole qui affermare che in quegli anni in Spagna vi fosse un'egemonia culturale dell'anarchismo, ma certo vi era un rilevante condizionamento della vita politica e sociale che si manifestava nel dibattito sul controllo delle nascite, come in quello relativo all'educazione sessuale e ai rapporti uomo-donna, nel dibattito sull'educazione, l'insegnamento e i metodi pedagogici in generale, a quello sul superamento del militarismo, a quello appunto sull'eccessivo potere della Chiesa cattolica nella società civile.

Di queste aspettative collettive da conto l'intervento legislativo delle Coortes che dibattono, a partire dal 1931, prima l'assetto costituzionale dello Stato e poi una legge sulle "Confessioni e Congregazioni religiose".

Soffermando, per brevità di trattazione, la nostra attenzione su quest'ultimo provvedimento rileviamo che essa viene emanata in attuazione degli art. 26 e 27 della Costituzione vigente che prioritariamente assicura e riconferma la libertà religiosa individuale e, dopo aver dichiarato che non vi è religione di Stato, passa a regolamentare l'attività delle confessioni.

Si stabilisce innanzi tutto il carattere non politico delle manifestazioni religiose: ne viene che le manifestazioni religiose al di fuori dei templi dovranno essere autorizzate.

Le confessioni religiose hanno diritto a darsi ordinamenti autonomi, rispettando l'autonomia e il territorio dello Stato. E' fatto divieto alle istituzioni pubbliche di finanziare in alcun modo le confessioni.

I beni immobili, gli arredi, le opere d'arte ecc. di proprietà della Chiesa, in quanto frutto del lavoro del popolo spagnolo, della sua cultura, entrano a far parte del tesoro nazionale; lo Stato provvede alla sua manutenzione e conservazione e consente che siano usati dalla Chiesa per le necessità di culto. I beni direttamente necessari al sostentamento della Chiesa cattolica o delle altre confessioni vengono lasciati nella loro diretta disponibilità e quelli acquisiti dopo la promulgazione della legge potranno essere limitati con apposita legge quando eccedano "le normali necessità dei servizi religiosi".

E' fatto divieto alle confessioni religiose di esercitare l'attività di insegnamento, esclusa quella per la formazione del clero, che è consentita. Lo Stato, dopo aver proceduto all'inventario dei beni, prende nelle proprie mani gli istituti di beneficenza.

Si fa' poi divieto agli ordini e congregazioni religiose di svolgere come tali attività politica. La violazione di tale divieto comporta lo scioglimento dell'associazione. Gli ordini e le congregazioni dovranno registrarsi, depositando il loro statuto, del quale si fissano alcune caratteristiche in ordine alla riconoscibilità e trasparenza della loro organizzazione interna. L'amministrazione di tali enti dovrà… essere in ogni momento controllabile e i beni posseduti non potranno eccedere quelli necessari al loro sostentamento; le confessioni non potranno ricavare da essi "canoni pensioni o rendite" e dovranno pagare le imposte. Gli ordini e le congregazioni religiose (art. 30) non potranno esercitare attività economiche, industriali o agricole, né per loro stesse né per persone interposte. Non potranno dedicarsi all'esercizio dell'insegnamento (art.31). Prima dell'ammissione negli ordini dovrà essere accerta la libera volontà del soggetto che ne fa richiesta e fatto un inventario dei beni che esso apporta all'ordine. Gli uomini e le donne che vorranno abbandonare dagli ordini religiosi avranno diritto alla restituzione dei beni apportati al momento dell'ingresso nell'ordine, detratte le spese di mantenimento per il periodo in cui ne ha fatto parte.

Anche se alcune norme sono datate - come ad esempio quelle relative al controllo sulla nomina dei vescovi e alla nazionalità del clero - è agevole rinvenire le linee di fondo del provvedimento che s'ispirano alla tutela della libertà religiosa individuale, ponendo sotto controllo l'attività religiosa associata per impedire che essa possa, sotto mentite spoglie, farsi strumento di riproduzione di quell'antico potere sulla società… civile che nei secoli ne ha condizionato la vita.



Contro l'integralismo religioso e lo stato teocratico: un nuovo giurisdizionalismo?

La legge spagnola del 1933 risponde alla visione che l'anarchismo ha della libertà religiosa? Sostenuta a quell'epoca dagli anarchici è coerente con l'esigenza di garantire la libertà di pensiero, anche in materia religiosa, istanza irrinunciabile dell'anarchismo come forma di gestione della società oltre che quale ideologia politica e filosofica?

E ancora, di fronte all'insorgere oggi di integralismi religiosi totalizzanti, portatori di un progetto di società che è anche politico e sociale, oltre che religioso, può l'anarchismo propugnare una regolamentazione giurisdizionalista del fenomeno religioso, senza entrare in contraddizione in modo profondo con i suoi stessi presupposti ?

Vi è da dire che quando le religioni sono portatrici di valori immutabili, quando cioè propugnano un "ritorno all'indietro nel tempo" dei valori, riproponendo quelli che li caratterizzarono all'inizio o in alcune fasi della predicazione di quel culto, quando cioè si oppongono ad ogni processo di secolarizzazione, esse si fanno portatrici di un progetto politico che rifiuta di misurarsi con la società laica.

In questo caso le religioni vengono combattute dall'anarchismo non solo come veicolo di falsa coscienza, di ignoranza, di strumento per perpetrare il dominio dell'uomo sull'uomo, ma come progetti politici ed ideologici complessivi, come partiti sostenitori di un'ideologia politica, di un progetto di società inconciliabile con la società… libertaria che l'anarchismo intende costruire.

Se dunque l'opposizione alle confessioni religiose in quanto tali è immediata e inequivocabile, se lo scontro tra progetto sociale anarchico e integralismo religioso è inevitabile, si pone comunque il problema per l'anarchismo di come rapportarsi alla libertà religiosa del singolo, tanto più che sovente l'adesione religiosa è motivata e porta con se problemi di appartenenza etnica, culturale, economica.

Ancor più chiaramente, come si rapporta politicamente l'anarchismo con quei diseredati che, sfruttati nella società, a volte appartenenti a minoranze etniche o linguistiche, trovano nella "falsa coscienza" dell'appartenenza religiosa la risposta istintiva ai loro bisogni materiali?

L'assenza di ogni sostegno ad una legislazione speciale di tutela di queste minoranze in quanto minoranze religiose, l'accettazione rigorosa da parte degli anarchici del principio di laicità inteso come indifferenza verso il problema religioso, deve accompagnarsi all'intervento politico, all'azione di propaganda, alla diffusione dell'anticlericalismo che da cattolicocentrico deve divenire per noi multietnico e multireligioso.

Occorre quindi attrezzarsi culturalmente per una critica serrata alle religioni e battersi per un'integrazione piena nei centri sociali, nei sindacati, nei luoghi della vita associata e nelle strutture antagoniste, di tutti i proletari accecati dall'alternativa religiosa.

Solo una certezza di referenti di solidarietà, l'offerta di luoghi di aggregazione vita comunitaria possono dare quelle sicurezze, quelle garanzie che permettano di abbandonare i luoghi della solidarietà e della comunità religiosa. L'isolamento si combatte con l'alternativa, fatta di rispetto dell'altro, di accettazione delle sue abitudini alimentari, della sua musica, della sua poesia, della sua arte.

Il resto è il grande lavoro da fare verso una società multietnica e multiculturale che abbia un punto di riferimento nella laicità.



Anarchismo e comunità religiose di base: un'alleanza possibile

Se forte è il richiamo della tradizione e dei precetti immutabili della religione nei luoghi più diseredati del pianeta o dove una minoranza oppressa trova nella religione elemento di coesione, di riconoscibilità come comunità, di redenzione e affermazione sociale, di difesa verso l'esterno, fino a dar vita ad una pratica integralista della religione, vi sono anche credenti che hanno dato vita a comunità religiose che si battono per il riscatto dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che si oppongono al potere del grande capitale, dei latifondisti, dei dittatori di questo o quel paese i quali praticano il genocidio sistematico delle popolazioni, alimentano i conflitti tribali, etnici e religiosi. A volte queste comunità religiose sono all'origine stessa della lotta emancipatrice delle masse sfruttate, altre forniscono ai movimenti politici e sociali che si battono per la libertà, l'uguaglianza e l'abolizione dello sfruttamento, sostegno e appoggio.

L'anarchismo guarda a queste comunità e ai suoi appartenenti come compagni di strada, come parte del movimento di rivolta sociale e politica che cerca di rinascere nel pianeta. Ma, al tempo stesso, si pone al servizio di questi gruppi come coscienza critica, a ricordare che nella storia la gerarchia religiosa ha sempre prevalso sulla massa dei fedeli, offrendo alleanza alle classi dominanti quando lo scontro si è fatto duro e risolutivo. L'anarchismo perciò opera per istillare, attraverso la discussione, il confronto delle idee, ma anche l'amicizia e l'amore, la collaborazione e la solidarietà, anticorpi capaci di costituire una valida difesa al momento inevitabile del conflitto di interessi che non può non verificarsi tra la Chiesa apparato, gli organi di governo della religione e la comunità religiosa, la massa dei fedeli.

L'anarchismo è consapevole che l'affrancamento dal bisogno religioso è un processo lungo e difficile, forse più duro dell'affrancamento dal bisogno e dallo sfruttamento. Esso infatti richiede la libertà dal bisogno economico come presupposto, il superamento di paure e debolezze che l'uomo ha in se fin dalla sua presenza sulla terra. Per l'anarchismo la fede è un fenomeno con il quale la ragione deve imparare a convivere pronta a combatterlo quando diviene progetto politico.

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