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Santos, Nobel per la pace: uno schiaffo in faccia alle vittime dei falsi positivi

category venezuela / colombia | vari | opinione / analisi author Wednesday October 12, 2016 07:17author by José Antonio Gutiérrez D. Report this post to the editors

Anche in questo caso è chiaro che la popolarità di Santos è inversamente proporzionale tra l'estero e la Colombia. Più è applaudito all'estero, più è impopolare nel suo paese. [Castellano] [Français]
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Santos, Nobel per la pace: uno schiaffo in faccia alle vittime dei falsi positivi

Alla fine Santos ha ottenuto ciò che desiderava: il premio Nobel per la pace. Naturalmente, la firma dell'accordo di Cartagena del 26 settembre era stato premeditatamente fissato in concomitanza, guarda caso, con la candidatura al Nobel. È che Santos non punta mai su nulla senza avere un scopo, e ancora una volta, come per la sua rielezione a presidente, le FARC-EP lo hanno aiutato a realizzare un sogno. Non il sogno di pace in Colombia, ma il suo sogno personale, al quale sono state finalizzate tutte le sue azioni -anche cose minime, come la scelta delle date per i momenti chiave del processo di pace. Sfortunatamente per le FARC, Santos neanche le ha riconosciute se non di sfuggita ed in modo implicito nel corso della cerimonia per il cessate-il-fuoco. Perché? Se questo premio Nobel dimostra ancora una volta che la pace che si sta costruendo è quella di Santos e che gli insorgenti sono i cattivi del film, allora il rospo può anche essere inghiottito, ma senza concedergli nessun tipo di riconoscimento.

Coloro che ancora sostengono che si tratta di una pace senza vincitori o vinti, di una pace tra due parti uguali, equivalenti, dove regna il bilateralismo, ecc, non si sono accorti di nulla o non capiscono niente. La comunità internazionale è parte di questa narrazione che si sta forgiando per il post-conflitto: Santos viene considerato con quella stessa ammirazione con cui i bambini nel circo guardano il domatore di leoni. Santos così diventa metà domatore e metà pacificatore. Nelle sue fasi più benevoli, gli piace presentarsi come il padre del figliol prodigo, quello che accetta il ritorno del figlio ribelle nel quadro della società borghese. La dichiarazione del comitato per il Nobel dà l'impressione che Santos sia riuscito come un incantatore di fiere a portare le FARC-EP a parlare di pace. Così il premio è tutto per lui solo, e per nessun altro.

La sua vanità ed il suo ego devono essere alle stelle e si starà godendo quel sogno che segue all'aver realizzato tutti gli obiettivi della sua vita. Cioè entrare nel pantheon degli eroi nazionali, al fianco di Bolivar, Santander, Nunez Reyes, come il Presidente della pace in Colombia. Uno di quegli eroi polivalenti che si collocano al di sopra del bene e del male, della destra e della sinistra, come riferimento per l'intera nazione. La sua impopolarità in Colombia, però, gli impedisce al momento di ergersi ad eroe. Per il momento, può condividere il pantheon di personaggi famosi per la comunità internazionale (che, senza dubbio, lo tiene in considerazione più dei colombiani). E diventa così il secondo colombiano a vincere un Nobel dopo Garcia Marquez, quest'ultimo sì ben meritato. Si unisce ad altri personaggi onorati dall'Accademia del Nobel per i loro presunti servizi per la pace nel mondo. Tra cui presidenti degli Stati Uniti come Theodore Roosevelt (sì, lo stesso che ha strappato Panama alla Colombia e che inaugurò la "diplomazia delle cannoniere"), come Barack Obama (colui che ha rafforzato i programmi nucleari, che è stato attivamente dietro la guerra in Siria e Libia, che ha aumentato la forza delle truppe in Afghanistan e che, essendo il primo presidente nero, ha presieduto l'amministrazione che ha registrato più violenza che mai contro i neri negli ultimi decenni). Da non dimenticare l'eminente diplomatico Henry Kissinger, uno degli ideologi della politica di sterminio in Vietnam. Così, Santos si aggiunge a questi Nobel per la pace le cui mani sono alquanto macchiate di sangue.

Una cosa è riconoscere che Santos - dal suo punto di vista egoistico e dal punto di vista degli interessi comuni del settore oligarchico che egli rappresenta, interessato ad ulteriori investimenti nei territori- ha aperto il tavolo delle trattative con le FARC-EP. Un'altra cosa è dimenticarsi che Santos era ministro stellato della difesa del presidente Uribe nel pieno dello scandalo delle intercettazioni e della parapolítica. Oppure dimenticarsi che è stato lui che ha guidato il bombardamento del territorio ecuadoriano nel 2008, che nella sua campagna si vantava di essere orgoglioso del fatto che la Colombia è visto come l'Israele dell'America Latina e che, come presidente, ha pianto di gioia quando uccise a tradimento al tavolo per l'apertura dei negoziati, l'indifeso comandante delle FARC-EP Alfonso Cano. Un crimine efferato, che aveva messo a repentaglio la possibilità di far avanzare il processo di pace.

Ma il peggior crimine di cui è stato direttamente responsabile fu la vile e perversa uccisione di migliaia di giovani colombiani nello scandalo dei cosiddetti "falsi positivi" [assassinio di civili innocenti fatti passare per guerriglieri uccisi in combattimento, ndt]. Fu lui che, tramite il macabro conteggio dei morti imposto alla soldataglia quale prova del "successo" [in cambio di benefici,ndt], risultò essere direttamente responsabile per il rapimento e l'uccisione di questi giovani, dando luogo alla catena di menzogne usate per giustificarne la morte, ostacolando la giustizia in migliaia di casi. Non credo che questo Nobel, celebrato dal mondo politico colombiano, sia oggetto di altrettanta celebrazione da parte delle madri di Soacha e delle migliaia di persone che piangono la morte di una persona cara in questo scandalo, che Santos ha sistematicamente ignorato.

Mentre i media hanno sottolineato il discorso di Timoshenko [comandante in capo delle FARC, ndt] a Cartagena solo quando si è scusato, Santos non sente il bisogno di chiedere scusa a nessuno, nemmeno alle vittime di questo crimine contro l'umanità di cui è stato direttamente responsabile. Qui non esiste bilateralismo e tutte le istituzioni stanno cercando di rafforzare l'immagine che l'insurrezione è stata sconfitta militarmente (la paura dei caccia aerei Kfir e le roboanti dichiarazioni dei generali), politicamente (si interpreta esclusivamente ed erroneamente il successo del NO al referendum come un voto di rifiuto verso le FARC-EP) e moralmente (sono loro che devono chiedere scusa, nessun altro). Il premio Nobel per la pace ha appena finito la quadratura del cerchio, come si suol dire. Questo è il trionfo di Santos, della pace di Santos, che è riuscito a pacificare una delle "guerriglie più sanguinarie del mondo", come scrive la rivista Semana [1].

Santos ha detto che questo premio è per tutte le vittime, delle quali parla in modo neutrale, come se non avesse niente a che fare con esse. Sarebbe meglio che Santos compia un atto di umiltà nella sua vita, che vada a Soacha a visitare quelle madri che lui ha rifiutato di incontrare e che hanno buttato fuori le sue guardie del corpo con le loro azioni, e chieda perdono tramite loro, a tutte le vittime dei falsi positivi. Che vada a trovare donne come Alfamir Castillo, il cui figlio è stato ucciso come falso positivo e che è stata deportata ed esiliata non una ma più volte, solo perchè chiedeva giustizia. E approfittando del momento, che sta spingendo perchè le FARC-EP dichiarino i loro beni per risarcire le vittime, è il caso di fare in modo che gli 850.000 euro appena consegnati insieme al premio, siano dati a risarcimento delle vittime dei falsi positivi. Perchè loro ne han bisogno, e non Santos che appartiene ad una delle famiglie aristocratiche più opulente. E' che l'oligarchia colombiana è avara anche in questo: il denaro per le vittime viene preso dai contribuenti. Cioè, dagli stessi poveri.

Che insulto è questo Nobel per le vittime in Colombia, in particolare per i falsi positivi, così come per migliaia di persone che hanno rischiato la loro vita per chiedere una soluzione negoziata del conflitto, quando Santos andava ripetendo i mantra della sicurezza democratica. Anche in questo caso è chiaro che la popolarità di Santos è inversamente proporzionale tra l'estero e la Colombia. Più è applaudito all'estero, più è impopolare nel suo paese.

José Antonio Gutiérrez D.
7 ottobre 2016

(traduzione a cura di ALternativa Libertaria/fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)

[1] http://www.semana.com/nacion/articulo/firma-de-la-paz-e...95636

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