La vulgata vorrebbe i comunisti anarchici, alias "piattaformisti", alias cripto-marxisti infiltrati, come immutabili nel tempo e nello spazio, assolutamente fedeli al sacro verbo della "Piattaforma Organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici" elaborata nel 1926. Ovviamente la cosa è destituita di ogni fondamento poiché nei decenni successivi sono stati scritti decine di documenti teorici e pratici che arrivano fino ai giorni nostri, in tal senso l'America Latina è una vera e propria fucina.
Fra i documenti "piattaformisti" più controversi, ma allo stesso tempo brillanti ed originali, troviamo l'opera di George Fontenis "Manifesto del Comunismo Libertario". Documento elaborato nel 1953, quindi figlio ideale di quella cosiddetta IV ondata rivoluzionaria del comunismo anarchico (giusto per usare la periodizzazione di Michael Schmidt) da cui nacquero in Italia i famosi (si fa per dire) Gruppi Anarchici di Azione Proletaria.
L'opera è stata editata nel 2011 dal Centro Documentazione Franco Salomone con il titolo "Manifesto del Comunismo Libertario. George Fontenis e il movimento anarchico francese".
L'opera presenta oltre al vero e proprio manifesto di Fontenis, una pregevole introduzione del militante cileno José Antonio Gutiérrez, ed una corposa appendice formata da ben cinque contributi su cui mi riprometto di tornare con un contributo a parte in quanto occupano ben la metà del testo. Quello che invece mi interessa è porre in rilievo gli elementi peculiari del manifesto vero e proprio.
Si tenga bene a mente che senza la "Piattaforma Organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici" non sarebbe stata possibile l'elaborazione del "Manifesto del Comunismo Libertario" di George Fontenis, senza quest'ultimo non sarebbero state possibili le moderne teorizzazioni che oggi hanno nell'America Latina il loro laboratorio precipuo: lo stesso militante cileno José Antonio Gutiérrez che ha curato la prefazione alla traduzione italiana pone l'accento sull'influenza del pensiero di Fontenis in America Latina.
Alla fine del secondo conflitto mondiale il confronto fra sostenitori dell'organizzazione specifica e quelli dell'organizzazione di sintesi era molto aspro ed il discorso di Fontenis è come benzina sul fuoco poiché va dritto al sodo e parla senza reticenza di:
- Avanguardia: da intendersi non in senso leninista, ossia minoranza che dirige di fatto la massa dall'alto di una coscienza / conoscenza vera o presunta, bensì come elemento che agisce in senso orientativo (termine usato anche nella celebre Piattaforma del 1926 e tradotta per ripicche puerili da Volin con direzione n.d.a.). L'avanguardia in senso comunista anarchico non impone niente a nessuno, ma propone una via operando all'interno di quei canali ritenuti tatticamente paganti. Anche in caso di vittoria l'avanguardia continua ad operare trasversalmente nella società vigilando su possibili processi involutivi;
- Potere politico: quasi una bestemmia per alcuni "puristi" per lo più arroccati su posizioni etiche ed anti-politiche che non considerano debitamente i fatti storici oggettivi dall'Ucraina 1917 - 1921 alla Spagna 1936 - 1939. Mi pare abbastanza scontato che un atto politico impone sempre l'esercizio della forza, se così non fosse vorrebbe dire che esiste l'unanimità totale. Fontenis per spiegare il potere politico come inteso dai comunisti anarchici mutua un pensiero di Camillo Berneri risalente al 1936:
" Gli anarchici ammettono l'uso di un potere politico da parte del proletariato ma tale potere politico lo intendono come l'insieme di sistemi di gestione comunista, di organismi corporativi, di istituzioni comunali, regionali e nazionali liberamente costituite fuori e contro il monopolio politico di un partito e miranti al minimo accentramento amministrativo".
a. nelle intenzioni di Fontenis dei "piattaformisti" l'Internazionale Comunista Libertaria era la naturale prosecuzione della vecchia AIT;Il terzo contributo è la cronistoria del movimento comunista anarchico transalpino dal 1945 al 2011. Contributo senz'altro apprezzabile per contestualizzare l'opera di Fontenis e lo sperimentalismo del comunismo anarchico sempre attivo su due direttrici: il movimento politico in senso stretto e l'azione sindacale. Salta subito all'occhio il dedalo di sigle proposte, realtà specifiche che raccoglievano alcune decine di militanti, molto compatte e coese: di norma la divisione all'interno del movimento comunista anarchico non è mai avvenuto in base a personalismi, bensì su questioni di merito circa la corretta applicazione delle linee teoriche.
b. i "piattaformisti" francesi non sono nati dal nulla, ma furono una risposta all'immobilismo politico dell'anarchismo di sintesi all'interno della Federazione Anarchica (francese n.d.r.). La corrente comunista anarchica arrivò ad essere una maggioranza schiacciante all'interno della F.A., da qui la scissione che porterà alla nascita della Federazione Comunista Libertaria.
c. la tendenza in atto in Francia non era inedita poiché pulsioni simili erano ravvisabili in altri paesi europei, ecco spiegata la necessità di uno strumento di collegamento internazionale;
d. similmente agli italiani G.A.A.P. si fa strada la necessità di aprire un dialogo con le forze comuniste dissidenti rispetto alla linea stalinista;
e. l'esperienza dell'Internazionale Comunista Libertaria è franata per una serie di errori della federazione francese che a conti fatti erano il vero punto di riferimento. L'esperienza è terminata non per mancanza di volontà ma un errore tattico imperdonabile: ritenere che i francesi potessero sobbarcarsi per intero il peso della struttura internazionale.