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Sunday October 25, 2015 18:13 by Tucum - Alternativa Libertaria/FdCA Sezione "Luigi Fabbri" - Roma
Il 2 ottobre a Roma c’è stato uno sciopero di 24 ore dei mezzi di trasporto pubblici. Ancora una volta abbiamo assistito al classico gioco dei padroni, attraverso i media, del “divide et impera”, opponendo utenti e lavoratori, su un disagio che ambedue dividono: la condizione di un servizio spazzatura. Per una vita senza tornelliIl 2 ottobre a Roma c’è stato uno sciopero di 24 ore dei mezzi di trasporto pubblici. Ancora una volta abbiamo assistito al classico gioco dei padroni, attraverso i media, del “divide et impera”, opponendo utenti e lavoratori, su un disagio che ambedue dividono: la condizione di un servizio spazzatura. Questo è quello che vogliamo discutere in questo testo, l’opposizione tra la condizione attuale del trasporto pubblico (un servizio, e anche di pessima qualità) e quello che dovrebbe essere (un diritto, un bene comune), quindi che proponiamo. Oggi il trasporto è una necessità consolidata e ogni volta più costante con l’allargamento dei centri urbani. In questo contesto aumenta il tempo dei percorsi sui mezzi, soprattutto quello del tragitto casa-lavoro-casa, non solo perché la crescita dei centri urbani prevede l’allontanarsi sempre di più delle periferie che si ingrossano, ma anche perché le attese alle fermate sono interminabili e ci sono ingorghi mostruosi. Per non parlare quando sono pieni fino al tetto (la cosiddetta metamorfosi della persona in sardina). Le aziende dei trasporti collettivi, pubbliche e private, da Atac a Trenitalia, conducono una forte e costante campagna per convincere le persone a pagare i biglietti e abbonamenti, incluso attraverso le minacce di incorrere in un reato nel mancato pagamento. Questo perché, dice una leggenda, i soldi dei biglietti sono l’unico modo per finanziare il funzionamento, e quindi chi non paga è responsabile dei problemi che ci sono. Tra biglietti e abbonamenti, che non sono pochi soldi, viviamo la situazione di un sistema pessimo per chi lo usa e ostile a chi ci lavora. Quindi esiste un paradosso, giacché i soldi guadagnati non servono a migliorare il servizio reso e neanche le condizioni di lavoro. La nostra origine di esseri umani viene dai gruppi nomadi che percorrevano in lungo e in largo la Terra migliaia di anni fa, e anche se oggi la maggior parte delle società umane si sono stabilite territorialmente, muoversi continua a essere una costante attività, vitale per la nostra vita. Per andare al cinema, a scuola, al lavoro, a un pranzo di famiglia, a una festa o anche a comprare il pane c’è bisogno di muoversi e transitare per la città, a volte a piedi o in bici, ma molte volte dobbiamo prendere un autobus, una metro ecc. Le strade, cosi come gli autobus e altri mezzi, hanno bisogno di un mantenimento costante (pulizie, semafori, asfaltamento, vigili, illuminazione ecc.) che richiede soldi, un investimento da cui non si trae profitto, perché camminare per le strade della città o della campagna è considerato un diritto universale. Perché non si usa la stessa logica per i mezzi di trasporto? Mezzi pieni, lunghe attese, ingorghi interminabili e biglietti da pagare sono tali e quali come le frontiere e i muri. Impediscono e limitano la libera circolazione della gente. Lo svago nel tempo libero si trasforma in un privilegio per chi possa pagare i biglietti o comprarsi una macchina per evitare le attese. Però più macchine ci sono, più aumentano gli ingorghi. Il trasporto pubblico gratuito e di qualità non è impossibile, anzi, è una realtà in varie città del mondo. Tassare le grandi fortune permetterebbe di avere abbastanza capitale per abolire per sempre tornelli e biglietti. E come dimostrato, quando questo succede, le condizioni di lavoro e d’uso migliorano. I lavoratori non sono più sfruttati perché non si ha più interesse di lucro, gli utenti non devono più soffrire con la logica dei pochi autobus ma pieni (perché cosi si spende meno e si guadagna lo stesso) e che ci mettono tempo a passare (per racimolare più persone possibili). Inoltre la gente smetterebbe di usare così tanto la macchina per circolare, diminuendo drasticamente gli ingorghi. Possiamo anche andare oltre e dire che oltre a tutto questo, e dire che il trasporto pubblico dev’essere autogestito da lavoratori e utenti, che insieme decidano quali sono le linee da fare, risolvendo un altro problema grosso della mobilità che è la connessione tra i posti che non siano i centri lavorativi. Per una vita senza tornelli, per la riappropriazione del territorio e la libera circolazione! E mentre si discute e si lotta, viaggiare senza biglietto e scioperare saranno metodi legittimi. |
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