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Sulle attuali proteste in Libano: è meglio se la primavera arriva in ritardo?

category mashrek / arabia / irak | lotte sul territorio | opinione / analisi author Sunday September 27, 2015 17:31author by Mazen Kamalmaz Report this post to the editors

Le grandi mobilitazioni che hanno attraversato il Medio Oriente alla fine del 2010 sono state riassorbite se non addirittura trasformate in devastanti conflitti tra forze autoritarie in competizione. Quell'ondata risparmiò il Libano, che dopo il ritiro delle truppe siriane (di Assad) nel 2005 era governato da una classe dirigente che aveva da una parte i filo-iraniani, cioè la coalizione 8 marzo, guidata dagli "sciiti" di Hezbollah e dall'altro i filo-sauditi della coalizione 14 marzo, guidata dall'oligarca "sunnita" Hariri.


Sulle attuali proteste in Libano: è meglio se la primavera arriva in ritardo?


Le grandi mobilitazioni che hanno attraversato il Medio Oriente alla fine del 2010 sono state riassorbite se non addirittura trasformate in devastanti conflitti tra forze autoritarie in competizione. Quell'ondata risparmiò il Libano, che dopo il ritiro delle truppe siriane (di Assad) nel 2005 era governato da una classe dirigente che aveva da una parte i filo-iraniani, cioè la coalizione 8 marzo, guidata dagli "sciiti" di Hezbollah e dall'altro i filo-sauditi della coalizione 14 marzo, guidata dall'oligarca "sunnita" Hariri. Il settarismo religioso è molto forte in Libano e le locali classi dirigenti settarie hanno goduto per molto tempo e godono tuttora di una indiscussa influenza sulle masse.

Questo settarismo è stata la causa di parecchi episodi di guerra civile tra le diverse sette a partire dal 1860. Nel 1860 i locali latifondisti Drusi usarono il settarismo per mobilitare i loro contadini contro la rivolta dei contadini maroniti, che erano sfruttati 2 volte da questi proprietari terrieri; finì con un massacro contro i Cristiani, ma ne furono colpiti anche i Musulmani e gli stessi Drusi; gli scontri settari raggiunsero anche città tolleranti come Damasco, col benestare del governo ottomano. Le potenze occidentali subito intervennero per "proteggere" la popolazione cristiana: il risultato fu la creazione di una sorta di "grande Libano", regione autonoma sotto il governo diretto di un latifondista maronita nominalmente all'interno della giurisdizione ottomana. Questa situazione e questa tensione continuarono anche sotto il mandato francese del 1920 – 1946 , e col "governo" dell'indipendenza che creò la formula della divisione delle tre presidenze istituzionali tra le sette più importanti: il presidente della repubblica ad un maronita, quella del governo ad un sunnita e quella del parlamento ad uno sciita.

Sentendosi emarginata, la parte musulmana della classe dirigente pretendeva più rappresentatività e maggiore influenza e da queste tensioni si ebbe la piccola guerra civile del 1958 e a devastante guerra civile del 1975-1990. Che ebbe fine grazie ad un accordo bilaterale tra l'amministrazione USA ed il regime di Assad, per riunificare il paese sotto la sola influenza di Assad. Nonostante l'azione giudiziaria contro alcuni dirigenti cristiani settari da parte del nuovo regime, la classe dirigente locale si abituò rapidamente alle regole di Assad, il nuovo signore, e si divideva i frutti del nuovo regime con Assad senior e con gli agenti di sicurezza. Fino al 2005...quando una controversia tra il primo ministro Hariri ed il giovane dittatore di Damasco, Bashar Al Assad , finì con l'uccisione del primo. Scioccati dalla tragedia, numerosi Sunniti e Cristiani scesero in strada, sfidando per la prima volta la decennale morsa di Assad. L'adirata classe dirigente, sentendosi forte due volte grazie alla rabbia popolare contro la presenza militare siriana e grazie al sostegno dei governi occidentali, come dei governi arabi del Golfo e quello persiano, riuscì a costringere Assad a ritirarsi dal Libano. I locali agenti filo-Assad, in particolare Hezbollah (una formazione sirio-iraniana nata per resistere all'aggressione israeliana per essere poi usata utilmente nelle tensioni e nelle difficili relazioni con Israele e gli Stati Uniti), sentendosi minacciati dagli sviluppi nel paese, iniziarono a pretendere una maggiore influenza all'interno del governo.

Il Libano cadde in una lunga guerra fredda settaria con parecchi episodi di violenza. Il governo venne tatticamente diviso tra le due componenti in lotta con tutti i privilegi connessi. Ma l'intensificarsi dei conflitti all'interno di una classe dominante avida ha avuto pessime conseguenze sulle vecchie ed esauste infrastrutture del paese, con l'esplodere di momenti critici come nel caso del cronico problema dei bassi stipendi dei dipendenti pubblici che ha dato luogo a mobilitazioni sindacali ed a scioperi. L'ultimo momento critico ha riguardato la raccolta dei rifiuti nelle strade: il contratto con l'impresa che aveva fatto il lavoro per 20 anni era scaduto. Ma siccome questa impresa è di proprietà di Hariri, il rinnovo del contratto era un'opportunità per dividersi i profitti. Hariri ha rifiutato il rinnovo e montagne di rifiuti hanno riempito le strade del Libano. Gli attivisti hanno deciso di reagire scendendo in strada. La prima protesta è stata duramente repressa dalla polizia governativa, ma la protesta è diventata un movimento reale con maggiore forza e popolarità. Gli attivisti sono riusciti a tenere il controllo del movimento ed a tenersi alla larga dalle componenti settarie della classe dirigente, cosa che gli ha dato grande credibilità popolare. La manifestazione del 16 settembre è stata brutalmente repressa dalla polizia, mentre il governo si lanciava in una forte campagna propagandistica contro il movimento di protesta. Tutto questo è riuscito a produrre una sola cosa: spingere gli attivisti su posizioni ancora più radicali. Infatti gli attivisti hanno deciso di sfidare il governo il 20 settembre nelle strade in una grande manifestazione.

Nonostante le richieste riformiste del loro ultimo documento, quest'ultimo si conclude con slogan molto più radicali: Potere, Stato e ricchezza al popolo. La maggior parte degli attivisti viene dalle classi medie ed era già stata attiva in una locale ONG per qualche tempo. Questo ricalca la situazione di tutto il Medo Oriente. Gli attivisti che erano coinvolti nei movimenti di protesta che raggiunsero il loro picco con l'insorgere della primavera araba, erano anch'essi della classe media, sia come identità di classe che come pensiero politico e sociale. Questo fattore segna la cifra delle rivoluzioni della primavera. Si deve a questo fattore il prevalente aspetto liberale (persino neo-liberista in alcuni casi: una sorta di "libertarismo" di destra) della politica espressa dal nucleo degli attivisti. Il che non vuol dire che le classi meno abbienti non abbiano partecipato. Ma coloro che rappresentano la corrente maggioritaria nel movimento o che rivendicano una loro leadership o rappresentanza, provengono dalle classi medie. La stessa cosa si è vista nella protesta di piazza Tiananmen nel 1989, quando gli studenti rivendicavano la guida del movimento e chiedevano agli operai di seguirli. Anche nel movimento in Libano ci sono tensioni tra gli attivisti (leaders) della classe media e coloro che vengono dai quartieri poveri. Il che non vuol dire sottovalutare il potenziale del libertarismo degli attivisti delle classi medie, specialmente quelli più giovani e gli studenti, ma è importante capire anche i loro limiti. Dall'altra parte; le classi povere, poco rappresentate, con scarsa formazione, prive di esperienza politica e disorganizzate, finiscono sol sostenere gli islamisti, specialmente i Salafiti, che sono attivi nei loro quartieri da molto tempo, da quando le politiche nei-liberiste hanno comportato l'abbandono di questi quartieri al loro destino ed alla miseria.

I Salafiti, propriamente finanziati dai loro padroni nella classe dirigente locale o dalla loro controparte saudita, danno un sostegno significativo per alleviare la miseria dei più poveri e ne approfitano per indottrinarli con i loro rigidi insegnamenti, trasformando questi quartieri in loro roccaforti. Gli stessi Salafiti si sono poi divisi in due componenti: gli insurrezionalisti dell'ISIS ed i moderati dell' "esercito della salvezza" che hanno cooperato con lo Stato e con agenzie repressive (oggi i Salafiti sono una componente importante filo-Sisi in Egitto; in Libano erano divisi tra alcuni gruppi militanti da una parte e dall'altra gli imam e gli accademici filo-Hariri). Considerando il programma riformista (lotta alla corruzione) e la composizione di classe di questo crescente movimento di protesta in Libano, si potrebbe nutrire un qualche scetticismo riguardo al suo futuro. Ma c'è qualcosa di diverso che potrebbe portare ad esiti differenti: ad esempio forse una maggiore radicalizzazione. Nell'analizzare le rivoluzioni del 1848, l'anarchico George Woodcock notava che c'erano due tipi di rivoluzioni del 1848: la maggioranza di esse era contro regimi molto repressivi e molto autoritari, quella francese era più proletaria e più classista. La borghesia era già pronta a governare in Francia. Per cui la rivolta non era solo per rafforzare il suo contro sullo Stato, dato che la classe operaia scelse di sfidarla, come fecero gli operai di Parigi nell'insurrezione del luglio.

In Libano, la classe dirigente pratica la sua egemonia attraverso la democrazia rappresentativa. Diversamente dai paesi confinanti, il popolo libanese è abituato alle elezioni, ad un alto livello di libertà di espressione, se comparato con quello dei paesi vicini. Questo potrebbe avere un duplice effetto: che un qualche cambiamento reale imposto dal basso debba andare oltre certe "libertà" di base, oppure che può essere usato dalla macchina della propaganda del Sistema per convincere il popolo dei "benefici" derivati dal sistema prevalente, nonostante la corruzione dilagante. Gli emarginati in Libano lottano contro il sistema da molto tempo e siccome la loro situazione è diventata sempre più disperata hanno iniziato a mobilitarsi. Ma con ben pochi effetti finora. La maggioranza dei lavoratori lavora nel pubblico impiego e sono malpagati. Hanno sostenuto le iniziative della commissione indipendente di cooperazione sindacale per ottenere aumenti di stipendio, ma potrebbero ottenere solo piccoli aumenti. Il governo è sempre riuscito a contenere queste lotte ed a costringere le persone alla ritirata.

La manifestazione del 20 settembre potrebbe interrompere questa situazione. Ma per andare dove? Personalmente, credo che il destino di quest' ultima ondata di proteste dipende dall'inizio dell'auto-azione e dell'auto-organizzazione delle classi emarginate, specialmente i lavoratori ed i disoccupati. Questa sola può essere la base per una alternativa più radicale e libertaria allo status quo. Può succedere? Se la primavera araba può essere considerata una rivoluzione tipo quelle del 1848 o del 1905, la lezione più importante che se ne ricava sta nell'auto-organizzazione delle masse nei primi giorni dell'insurrezione, quando le forze di polizia arretrarono o furono sconfitte nelle battaglie di strada contro i giovani manifestanti. Poi le masse hanno da sole occupato, organizzato e protetto l'intero spazio sociale, tramite organismi di base (chiamati comitati popolari oppure comitati di coordinamento come nel primo periodo -quello popolare- della rivoluzione in Siria). Far conoscere queste esperienze e costruire su di esse, secondo me, potrebbe decidere l'esito delle attuali mobilitazioni in Libano oggi ed ovunque domani.

Mazen Kamalmaz

Traduzione a cura d Alternativa Libertaria/FdCA- Ufficio Relazioni Internazionali.

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