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Je ne suis pas Charlie (Io non sono Charlie)

category francia / belgio / lussemburgo | migrazione / razzismo | opinione / analisi author Saturday January 17, 2015 18:36author by José Antonio Gutiérrez D. Report this post to the editors

In primo luogo, parto chiarendo che considero un’atrocità l’attacco agli uffici della rivista satirica Charlie Hebdo a Parigi e credo che, in nessuna circostanza, sia giustificabile convertire un giornalista, per dubbia che sia la sua qualità professionale, in un obiettivo militare. Circostanza valida in Francia, come lo è in Colombia o in Palestina. [Français]
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Je ne suis pas Charlie (Io non sono Charlie

In primo luogo, parto chiarendo che considero un’atrocità l’attacco agli uffici della rivista satirica Charlie Hebdo a Parigi e credo che, in nessuna circostanza, sia giustificabile convertire un giornalista, per dubbia che sia la sua qualità professionale, in un obiettivo militare. Circostanza valida in Francia, come lo è in Colombia o in Palestina. Neppure mi identifico con alcun fondamentalismo – né cristiano né ebraico, né musulmano e nemmeno con lo stupido secolarismo francesizzato [sostenitore di Napoleone durante la guerra di indipendenza spagnola], che eleva la sacra “République” in una divinità. Faccio questi necessari chiarimenti poiché, per quanto i guru dell’alta politica insistano nel dire che in Europa si viva in una “democrazia esemplare” con “grandi libertà”, si sa che il Grande Fratello ci controlla e che qualsiasi discorso esuli dagli schemi viene duramente castigato. Ma non credo che censurare l’attacco contro Charlie Hebdo sia sinonimo della celebrazione di una rivista che è, fondamentalmente, un monumento all’intolleranza, al razzismo e all’arroganza coloniale.

Migliaia di persone, comprensibilmente colpite da quest’attacco, hanno fatto circolare messaggi in francese dicendo “Je suis Charlie” (Io sono Charlie), come se questo messaggio fosse l’ultimo grido nella difesa della libertà. Insomma, io non sono Charlie. Non mi identifico con la rappresentazione degradante e “caricaturale” che fa del mondo islamico, in piena epoca della cosiddetta “Guerra contro il Terrorismo”, con tutta la carica razzista e colonialista che ciò comporta. Mi pongo malvolentieri di fronte a questa costante aggressione simbolica che ha come contropartita un’aggressione fisica e reale, attraverso i bombardamenti e le occupazioni militari verso paesi che appartengono a questo orizzonte culturale. Neppure posso vedere di buon occhio quelle caricature e i loro testi offensivi, quando gli arabi costituiscono uno dei settori più emarginati, impoveriti e sfruttati della società francese avendone storicamente ricevuto un trattamento brutale: non si dimentichi che, all’inizio degli anni 60, nella metro di Parigi la polizia massacrò con efferatezza 200 algerini che richiedevano la fine dell’occupazione francese del loro paese, il cui saldo stimato era già allora di un milione di “incivili” arabi morti. Non si tratta di innocenti caricature fatte da liberi pensatori, bensì si tratta di messaggi prodotti dai mezzi di comunicazione di massa (sebbene si definisca alternativo, Charlie Hebdo appartiene ai mass-media), carichi di stereotipi e di odio, a rafforzare un discorso teso alla rappresentazione degli arabi come barbari da contenere, estirpare, controllare, reprimere e sterminare. Messaggi il cui proposito è di giustificare le invasioni di paesi del Medio Oriente così come i molteplici interventi e i bombardamenti orchestrati dall’Occidente nella difesa della nuova ripartizione imperialista. L’attore spagnolo Willy Toledo, in una dichiarazione polemica – tanto per evidenziare l’ovvio – diceva che “l’Occidente uccide tutti i giorni. Senza rumore”. Ed è ciò che Charlie e il suo senso dell’umorismo nero occultano sotto forma di satira.

Non dimentico la copertina del N°1099 di Charlie Hebdo, in cui si banalizzava il massacro di più di mille egiziani da parte di una brutale dittatura militare - a cui Francia e USA hanno dato il proprio beneplacito – attraverso una vignetta che recita qualcosa come “Carneficina in Egitto. Il Corano è una merda: non ferma le pallottole”. La caricatura era quella di un uomo musulmano crivellato di colpi, mentre cerca di proteggersi con il Corano. Ci sarà chi lo ritiene spiritoso. Anche i coloni inglesi della Terra del Fuoco, credevano allora che fosse spiritoso posare in fotografie insieme agli indigeni che avevano “cacciato”, mostrando ampi sorrisi, con la carabina in mano e con il piede sul cadavere sanguinante ancora caldo. Invece che spiritosa, questa caricatura mi sembra violenta e coloniale, un abuso della fittizia e abusata libertà di stampa occidentale. Cosa accadrebbe, se ora facessi una rivista la cui copertina avesse la seguente frase: “Carneficina a Parigi. Charlie Hebdo è una merda: non ferma le pallottole” e facessi una caricatura del deceduto Jean Cabut crivellato di colpi con una copia della rivista nelle sue mani? Sarebbe chiaramente uno scandalo: la vita di un francese è sacra. Quella di un egiziano (o di un palestinese, di un iracheno, di un siriano, etc) costituisce materiale “umoristico”. Per questo io non sono Charlie, perché per me la vita di ognuno di quegli egiziani crivellati di colpi è sacra così come quella di qualunque di quei vignettisti assassinati.

Già sappiamo cosa accadrà di qui a poco: ci saranno discorsi in difesa della libertà di stampa da parte degli stessi paesi che, nel 1999, diedero la propria benedizione al bombardamento NATO a Belgrado contro la stazione della TV pubblica serba tanto da definirla “il ministero delle menzogne”; gli stessi che, nel 2006, tacquero quando Israele bombardò la stazione televisiva Al-Manar a Beirut; gli stessi che tacciono gli assassinii dei giornalisti colombiani e palestinesi critici verso le situazioni in cui versano i loro paesi. Dopo la bella retorica pro-libertà, avremo l’azione liberticida: più maccartismo del cosiddetto “anti-terrorismo”; più interventi colonialisti; più restrizioni a quelle “garanzie democratiche” in via di estinzione; e, senz’altro, più razzismo. L’Europa si consuma in una spirale di odio xenofobo, di islamofobia, di antisemitismo (i palestinesi sono, di fatto, semiti) e quest’aria diventa sempre più irrespirabile. I musulmani già sono gli ebrei dell’Europa del XXI secolo; e i partiti neonazisti stanno tornando a essere nuovamente rispettabili 80 anni dopo, grazie a questo ripugnante sentimento. Per tutto ciò, malgrado la repulsione che mi causano gli attacchi di Parigi, Je ne suis pas Charlie.

José Antonio Gutiérrez D.
7/01/15

Tradotto da Francesco Giannatiempo, Tlaxcala

author by Lucien van der Waltpublication date Tue Jan 20, 2015 00:41author address author phone Report this post to the editors

Quello che segue è, da compagno, il mio disaccordo .

Certo, compagno, posso essere d'accordo che lo slogan "Io sono Charlie" sia problematico: porta ad indentificarsi con un giornale ambiguo; e sono anche d'accordo che possiamo sostenere la libertà di parola (in quanto principio) senza ricorrere nella nostra libertà di critica ad insinuare discorsi di odio e di incitamento all'odio - come contro gli Arabi in Francia.

Concordo anche con chi fa rilevare il livello di ipocrisia degli occidentali signori del denaro e degli arabi re del petrolio nel parlare di libertà di parola, alla luce delle atrocità economiche e politiche da essi commesse....e lo sporco gioco di questi criminali che si mettono alle testa di manifestazioni per quella "libertà di parola" che non permettono quando non possono evitarla...

E fin qui concordo. Ma, cio che manca, e ritengo sia più generalmente una lacuna all'interno della nostra corrente, è una chiara, esplicita posizione sui movimenti identitari di estrema destra, compreso quello che io chiamo (in mancanza di un termine migliore) islamismo radicale (avendo cura però di distinguere questo movimento dall'Islam in generale, che si dipana in molti filoni).

Quando ci focalizziamo sull'ipocrisia delle classi dirigenti occidentali ed europee e quando ci preoccupiamo di distinguere il nostro punto di vista da quello di riviste come "Charlie," il nostro lavoro manca di completezza.

E' stato fatto un buon lavoro, ma non è completo. Ammetto che è facile criticare un articolo per quello che non dice, ma è pur essenziale che ad un certo punto si dica qualcosa su questo tipo di movimenti. Certamente movimenti come ISIS, Boko Haram ed Al Qaeda sono dei persecutori dei diritti, senza dubbio si tratta di forze composte da piccole minoranze nel cuore dei loro territori; certamente si nutrono della miseria diffusa e della miseria se ne approfittano, certamente sono spesso anti-imperialisti -- ma questo non li rende affatto ed automaticamente delle forze progressiste.

Per metterla in altro modo, non è semplicemente la satira offensiva che muove gli jihadisti, bensì un progetto politico per il quale la blasfemia e la laicità sono considerati alla stregua di nemici. E non sono semplicemente le misere condizioni di vita a produrre jihadisti, dal momento che molti di costoro provengono dai ceti medi, mentre i fondatori di questi movimenti provengono dalle classi dominanti. Per cui, non possiamo fare alcun commento esaustivo sulla questione "Charlie", se omettiamo queste dinamiche.

Certo, c'entra il contesto (ad esempio) della repressione franco-algerina, ma il progetto va ben oltre. Non siamo di fronte solo al singolo evento accaduto in Francia su cui riteniamo necessario qui discutere: negli stessi giorni abbiamo visto Boko Haram commettere un altro massacro in Nigeria; esprimiamo solidarietà alla Rojava nonostante i limiti del PKK, anche perchè sta combattendo contro gli ultra-reazionari dell'ISIS... gli jihadists in Francia non possono essere decontestualizzati da questo scenario molto più ampio, essi sono profondamente *internazionalisti* e le condizioni in Francia non sono affatto l'innesco di un tale attacco.

Quando, compagno, tu parli persino dei Musulmani come "gli Ebrei" del XXI secolo, e ci metti pure la minaccia dei "Nazisti", allora mi pongo delle domande.

In che modo, esattamente, i Musulmani in generale sarebbero specificatamente oppressi? Certamente in alcuni paesi occidentali, le minoranze musulmane devono affrontare pregiudizi e discriminazioni, ma -a differenza degli Ebrei negli anni '30- e forse questo è il punto di riferimento che assumi per le tue affermazioni, ci sono dozzine di stati islamici con eserciti formidabili e spesso con un ruolo di potenze sub-imperialiste ...

E su ampia scala, questa analogia con gli Ebrei negli anni '30 diventa problematica. In molti paesi dove esistono movimenti islamici insorgenti, questi Musulmani non devono fare i conti con nessuna specifica persecuzione; movimenti come ISIS e Boko Haram (ma spostiamoci pure in Pakistan, in Indonesia, o nelle Filippine ...) sono loro dei persecutori, anche se si pongono come ribelli. Si approfittano della miseria e certamente spesso sono anche anti-imperialisti, ma ciò non li rende automaticamente per niente progressisti. .. Rispetto ai movimenti espressi da una estrema destra (diciamo pure "fascista") spesso francamente banale che esistono in gran parte dell'Europa occidentale (e che danno un gran da fare all'estrema sinistra - pur essendo in gran parte ignorati dalle masse), questi (ISIS, ecc, ndt) sono movimenti di massa di estrema-destra...su cui però cala un clamoroso silenzio. Vi immaginate che silenzio, se un partito nazista europeo avesse una milizia e controllasse un territorio, sulla scala di Boko Haram?

Nè gli attacchi imperialisti ai paesi del Medio Oriente sono attacchi rivolti in maniera specifica ai Musulmani, dal momento che ci sono stati attacchi a governi laici (vedi il rovesciamento del regime baathista in Iraq), l'accesso al potere degli islamisti radicali (nell'Iraq post-Hussein), e tali paesi non sono in alcun modo omogeneamente musulmani (comunque si fingano i loro regimi), tanto quanto arabo non è equivalente di musulmano. In Nigeria, in che misura un musulmano del nord è più oppresso di un cristiano del sud? Entrambi sono colpiti dall'imperialismo, dalla plutocrazia locale e così via, ma non vi è una semplice mappatura sulla base di motivi religiosi.

Sono certo, compagno, che sai bene tutto questo, ma mi sentivo di dovertelo dire; in questi ultimi giorni ho visto così tanto materiale di una certa "sinistra"che regge la coda ai jihadisti, da farmi ritenere che noi possiamo fare di meglio.

saluti rossi&neri
Lucien

(traduzione a cura di Alternativa Libertaria/FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali)

author by mario minucci - nessunapublication date Tue Jan 05, 2016 03:59author email mario.minucci at gmail dot comauthor address author phone Report this post to the editors

Sono ateo e rispetto la tua religione, il tuo modo di viverla, il tuo abbigliamento religioso, i tuoi riti..
NON rispetto chi offende, deride o specula sulla religione o sull'ateismo...
JE NE SUIS PAS CHARLIE EBDO !
IO NON SONO CHARLIE EBDO !

 

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