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Replica anarchica ad un attacco trotzkysta

category internazionale | la sinistra | recensione author Tuesday July 01, 2014 14:50author by Wayne Priceauthor email drwdprice at aol dot com Report this post to the editors

Recensione di "An Introduction to Marxism and Anarchism" di Alan Woods

Il leader della International Marxist Tendency ha scritto un attacco contro l'anarchismo da una prospettiva trotzkysta. Alcune sue critiche a certe correnti dell'anarchismo risultano corrette, in particolare in relazione a coloro che rifiutano la rivoluzione o l'organizzazione politica. Ma egli poi cerca di difendere l'idea di uno "stato operaio" ricorrendo a limitate citazioni di Lenin e mistificando la storia della rivoluzione russa. [English]
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Replica anarchica ad un attacco trotzkysta

Recensione di "An Introduction to Marxism and Anarchism" di Alan Woods (2011)


Il leader della International Marxist Tendency ha scritto un attacco contro l'anarchismo da una prospettiva trotzkysta. Alcune sue critiche a certe correnti dell'anarchismo risultano corrette, in particolare in relazione a coloro che rifiutano la rivoluzione o l'organizzazione politica. Ma egli poi cerca di difendere l'idea di uno "stato operaio" ricorrendo a limitate citazioni di Lenin e mistificando la storia della rivoluzione russa.

Perché mai un anarchico dovrebbe leggersi un attacco trotzkysta all'anarchismo? E giustappunto, perché uno dovrebbe imparare qualcosa da un punto di vista con cui sa già di non essere d'accordo? Ci sono almeno due ragioni. Innanzitutto, noi anarchici ci ritroveremo sempre a lavorare con i trotzkysti, a discutere ed a dibattere con loro. Dato che loro sono in tutti i movimenti di opposizione, è bene sapere cosa pensano. Dobbiamo confrontarci con loro davanti a persone indecise tra trotkysmo ed anarchismo. Possiamo discutere con trotzkysti che potrebbero essere disponibili a cambiare posizione. Ho conosciuto molte persone che sono passate dal trotzkysmo all'anarchismo, ed altrettante che hanno fatto il contrario. (Io stesso sono passato dall'anarco-pacifismo al trotzkysmo eterodosso e poi all'anarchismo rivoluzionario.)

Poi, non c'è modo migliore di mettere alla prova i limiti delle nostre posizioni se non confrontandosi con un nostro oppositore politico. Molte volte ho dibattuto con persone con cui ero fortemente in disaccordo, per scoprire che le loro critiche mi mettevano in difficoltà. Da queste critiche ho imparato (spero) a rendere più forti le mie convinzioni.

Perché l'anarchismo ora?

Esistono molte componenti nel trotzkysmo (ed ancor più varianti nel marxismo). Alan Woods, britannico, è il leader di una organizzazione trotzkysta internazionale: la International Marxist Tendency [Tendenza Marxista Internazionale]. La loro sezione statunitense è la Workers International League, che pubblica "Socialist Appeal". Questo opuscolo venne edito come introduzione ad una raccolta di saggi sull'anarchismo e sul marxismo. Per cui Woods ne dovrebbe conoscere il contenuto, se non altro per quanto riguarda il marxismo. Per quanto riguarda l'anarchismo è un'altra faccenda. Per esempio, egli non sa che anche nell'anarchismo esistono diverse correnti. Woods tratta l'anarchismo come un blocco omogeneo, per cui è portato ad attribuire i limiti di una tendenza a tutto l'anarchismo.

Woods distribuisce pacche sulle spalle agli anarchici per la loro militanza ed il loro attivismo nella situazione attuale. Scrive anche del sindacato statunitense storicamente influenzato dall'anarchismo: "L'IWW era coerentemente rivoluzionario e si basava su rigorose posizioni di lotta di classe" (p. 8). Tuttavia egli denuncia gli anarchici per "la confusione, l'amorfismo organizzativo e per l'assenza di una definizione ideologica" (p. 4).

Ma allora perché molti militanti si sono lasciati attrarre dall'anarchismo? Woods risponde all'antica: semplicemente perché i giovani radicali non conoscono la storia. "La questione marxismo contro anarchismo è stata a lungo dibattuta" (p. 3). Scrive (parafrasando un'argomentazione di Lenin) che "le tendenze anarchiche si sono sviluppate in conseguenza al fallimento dei dirigenti riformisti nelle organizzazioni di massa dei lavoratori" (p. 6). In altre parole, molti attivisti disgustati dalle posizioni liquidatorie, filocapitaliste ed inefficaci dei liberal-democratici, dei dirigenti sindacali, dei "comunisti" e dei "social-democratici" riformisti, sarebbero passati all'opposizione più militante e più coerente dell'anarchismo. Il che è certamente vero.

Ma questo è successo ben dopo le affermazioni di Lenin. C'è un'altra importante ragione per cui gli attivisti si sono spostati verso l'anarchismo. Fin dai tempi d'oro dell'epoca, i marxisti non si sono limitati ad essere solo "riformisti", ma seguendo la linea di Lenin, hanno rovesciato gli stati esistenti in diversi paesi del pianeta ed al loro posto vi hanno costruito il loro stato e nazionalizzato l'economia. Ne se sono scaturite mostruosità totalitarie, uno sfruttamento estremo di operai e contadini, l'uccisione di milioni di lavoratori, l'accumulazione di inefficienze che hanno portato inevitabilmente al crollo di questi paesi ed al loro ritorno al capitalismo tradizionale. Woods lo riconosce in riferimento allo "Stalinismo-creatura burocratica, antidemocratica e totalitaria del socialismo" (p. 3).

Ai tempi di Marx, gli anarchici, come Bakunin, misero in guardia contro il programma di Marx (che è poi il programma di Trotzky e di Woods) per uno "stato operaio" che avrebbe nazionalizzato e centralizzato l'economia. Gli anarchici previdero che sarebbe sorto un capitalismo di stato gestito da una classe di burocrati al potere. Nel 1910, Kropotkin scriveva: "Mettere nelle mani dello Stato tutte le principali risorse della vita economica ...significherebbe creare un nuovo strumento di tirannia. Il capitalismo di Stato non farebbe altro che aumentare il potere della burocrazia e del capitalismo" (Capouya & Tompkins 1975; pp. 109-110).

Il contributo di Marx è stato importante (ritengo che la sua analisi del capitalismo è utilissima per gli anarchici (vedi Price 2013). Ma gli anarchici si sono dimostrati nel giusto per quanto riguarda il programma. QUESTA è la ragione principale oggi della crescita dell'anarchismo rispetto al marxismo!

La minoranza rivoluzionaria

Woods sottolinea - correttamente - che la classe dominante si organizza per mantenere il potere. A parte la polizia e l'esercito, "Lo stato ha a sua disposizione un esercito di burocrati incalliti, di cinici politicanti, di avvocati compiacenti, di giornalisti menzogneri, di colti accademici e di abili preti: tutti uniti nel difendere lo status quo in cui hanno interessi acquisiti" (p. 12).

Per contrastare queste forze, ritiene Woods, è necessario costruire un partito di avanguardie rivoluzionarie. Egli sostiene che gli anarchici sono ostili ad ogni tipo di contro-organizzazione che combatta la borghesia. E' vero che molti anarchici sono contro ogni organizzazione che sia più complessa di un collettivo locale o di un collettivo redazionale. Ma questa non è la sola opzione tra gli anarchici. Da Bakunin in poi, ci sono stati anarchici che si sono impegnati nella costruzione di federazioni di anarchici rivoluzionari su posizioni di lotta di classe. Tra questi Malatesta, Makhno, la FAI spagnola, i piattaformisti e gli especifistas dell'America Latina.

Questi avevano capito che un'intera popolazione non diventa anarchica in un colpo solo. Il popolo si radicalizza a piccoli gruppi e livelli. Quella minoranza che vede la necessità di una rivoluzione anarchica può aggregarsi in una federazione democratica. Può agire per formare i suoi militanti, per coordinare le attività, per diffondere le sue posizioni all'interno di settori sempre più ampi della popolazione (nei movimenti, nei sindacati, nei comitati di quartiere, ecc.). Essa cerca di far diventare maggioranza le sue posizioni. Questo è un aspetto integrante dell'auto-organizzazione dei lavoratori e degli oppressi.

Questa federazione non sarebbe un "partito" in quanto non punterebbe a "prendere il potere" per se stessa - cioè a diventare i nuovi governanti, né attraverso elezioni né attraverso un golpe. Lo scopo di questa federazione è quello di incoraggiare la classe lavoratrice ed i suoi alleati tra gli oppressi a contare solo su se stessi. Insegna loro a diffidare di quei partiti autoritari che vogliono prendere il potere.

Invece di una federazione democratica, Woods preferisce che "la classe operaia e la sua avanguardia devono avere una organizzazione potente, centralizzata e disciplinata" (p. 11). Che dovrebbe essere composta da esperti riconosciuti in teoria rivoluzionaria - specialisti comparabili, egli scrive, ai dentisti o agli idraulici nel loro campo (p. 12).

E' vitale per i militanti di una organizzazione rivoluzionaria conoscere la storia e le teorie precedenti per poter sviluppare una propria teoria, a guida delle attività. Ma è importante tenere presente che, all'interno delle relazioni umane, al pari dei dentisti, ciascuno è potenzialmente un "esperto". Tutti viviamo e ci relazioniamo all'interno di questo sistema sociale.

E' anche necessario tener presente che non c'è una strada che porta alla "verità assoluta" (nemmeno tra i dentisti). Nessuno possiede tutte le risposte. Possiamo sempre imparare dagli altri. Anche il miglior gruppo rivoluzionario dovrebbe costantemente essere in dialogo con il popolo e con le altre tendenze rivoluzionarie. Date le dimensioni e la complessità, ad esempio, del Nord America, è improbabile che una sola organizzazione rivoluzionaria abbia tutte le idee giuste e tutte le attività migliori. Non c'è nessuna contraddizione tra costruire un'organizzazione rivoluzionaria con il miglior programma possibile ed essere al tempo stesso aperti ad imparare dagli altri.

Proprio perché non capirono questo, Lenin e Trotsky portarono il loro partito "potente, centralizzato e disciplinato" al potere, dando per scontato che loro sapessero quale fossa la via giusta, costruire uno stato intorno al partito e gettare le basi per il totalitarismo stalinista. Ad un certo punto rimasero costernati da quello che avevano creato. Trotsky, in particolare, cercò di ribaltare la burocrazia stalinista, finché non venne assassinato. Ma né Lenin né Trotzky capirono mai come avessero contribuito alla creazione dello stalinismo e cosa farne.

"Prendere il potere" contro "prendere il potere statale"

Woods critica gli anarchici perché affrontano "la questione del potere statale" come "irrilevante" - come qualcosa da "ignorare" (p. 15). Il che è vero per moltissimi anarchici. Per esempio Rebecca Solnit (2014) cita "il grande pensatore anarchico David Graeber" (p.114; senza dubbio Graeber è un anarchico influente). In questa citazione, Graeber rigetta, per l'oggi, lo storico concetto di "Rivoluzione [quale] affermazione del potere delle forze popolari che tendono a trasformare la vera natura del sistema politico, sociale ed economico..." (citato a p. 114). Invece, Graeber porta l'esempio della "rivoluzione mondiale del 1968 - la quale ... non affermò nessun potere da nessuna parte, eppure cambiò ogni cosa" (citato a p. 115).

La questione non è se, negli anni '60, gli studenti radicali, gli operai ed i contadini di tutto il mondo "non affermarono nessun potere da nessuna parte". Piuttosto è che le vecchie classi dominanti rimasero al potere in tutte le parti. La classe capitalistica mantenne le sue industrie, le banche, i mass media ed una vasta ricchezza. Mantenne i suoi Stati, con gli eserciti, le polizie, le spie, le burocrazie, i tribunali, le leggi, le carceri, i politici professionisti ed i lobbysti. Il popolo continua oggi a lavorare per questi capitalisti e si indebita con loro. I lavoratori continuano ad essere succubi della polizia, dei tribunali e delle carceri. La testa delle persone è piena di propaganda capitalistica via mass-media.

Certamente negli anni'60 ci furono molti cambiamenti, di carattere culturale ed altro. Negli Stati Uniti venne abbattuta la segregazione legale (sebbene gli afro-americani siano ancora in fondo alla società), finì la guerra in Vietnam (ma le guerre di aggressione degli USA continuano), i diritti delle donne si sono ampliati (ma il diritto alla riproduzione si trova oggi sotto un duro attacco) ed i diritti per i GLBT hanno fatto dei passi avanti (sebbene ci siano ancora molti pregiudizi). Ma sostenere che quella non-rivoluzionaria "rivoluzione mondiale ... cambiò tutto" è da sciocchi. Dagli anni '60 abbiamo affrontato durissime crisi economiche, attacchi alla classe lavoratrice in tutti i paesi e stiamo subendo un cataclisma ecologico in piena espansione e questo perché la classe capitalistica mondiale è ancora al potere.

Fin dai tempi di Bakunin, la principale tendenza dell'anarchismo è stata quella rivoluzionaria. Ha sostenuto anche lotte per riforme temporanee e limitate. Ma il suo scopo è stato quello del rovesciamento del capitalismo e dello stato da parte dei lavoratori e degli altri oppressi. il suo obiettivo è stato la liquidazione dello stato, del capitalismo e di tutte le istituzioni oppressive (patriarcato, supremazia bianca, ecc.), per sostituirvi istituzioni radicalmente democratiche fondate sull'autogestione comunitaria. Creare queste istituzioni e costruire una nuova società significa "prendere il potere". Ma non è "prendere il potere statale," né costruire una nuova macchina statale.

Quale tipo di istituzioni sostituirebbero lo stato capitalista? Woods ci dà questa risposta: "la genuina concezione marxista di stato operaio" (p. 27). Egli cita un lungo passo di Lenin sullo Stato post-rivoluzionario, scritto prima che il suo partito prendesse il potere. All'epoca, Lenin era ispirato dai soviet (consigli elettivi), dai consigli di fabbrica, dalle assemblee contadine e dai consigli dei soldati. La citazione vale la pena perché dà una visione quasi-anarchica di Lenin:

"Questo potere è dello stesso tipo di quello della Comune di Parigi del 1871....(1) la fonte del potere è ... la diretta iniziativa del popolo dal basso, nelle sue località...; (2) la sostituzione della polizia e dell'esercito ... con il diretto armamento del popolo intero; l'ordine nello stato sotto un tale potere viene mantenuto da operai e contadini armati; ...(3) ceti dirigenti e burocrazia vengono similarmente sostituiti dal potere diretto del popolo o per lo meno posti sotto controllo speciale; non solo diventano responsabili eletti ma sono anche soggetti a revoca su prima richiesta del popolo..." Lenin parla di questo stato come di "un tipo speciale di stato", "un semi-stato", "così costituito da cominciare a morire subito..." a causa dell'espandersi della partecipazione popolare (pp 26-27).

Evidente il richiamo alla visione anarchica di una federazione di consigli dei posti di lavoro, di assemblee di quartiere e di milizie popolari (finché queste siano necessarie). Le differenze con Lenin possono sembrare minime, roba da spaccare un capello in 4, eppure ci sono alcune questioni:

Primo, perché Lenin chiama il suo programma "uno stato", se non è più una macchina burocratica, militare e poliziesca, socialmente alienata che sta al di sopra e sulla società-che poi è ciò che lo stato è (sia nella teoria marxista che in quella anarchica)? Di nuovo, tutto questo può apparire cavilloso. Il pericolo è che, una volta che abbiamo accettato la categoria di uno "stato operaio" rivoluzionario, aumentano le possibilità che esso venga riempito di contenuti più autoritari di quelli di una Comune super-democratica o di una associazione dei soviet e dei consigli (vedi sotto).

Secondo, Lenin non dice niente qui sul ruolo del partito (oggetto principale della sua vita). Secondo lui il partito rivoluzionario si scioglierà dopo la rivoluzione? Oppure gestirà le cose da dietro le quinte? Non ne parla. Se nel popolo ci sono differenze politiche, sarà libero di organizzarsi per lottare per le proprie idee in associazioni politiche (che si chiamino "partiti" o no)? Oppure ritiene egli che non si farà più politica?

Terzo, come conciliare il suo riferimento alla "diretta iniziativa del popolo ... nelle sue località" con il suo impegno in generale verso la centralizzazione? Negli scritti di Marx sulla Comune di Parigi e altrove, Marx non si era espresso sul valore della democrazia diretta, faccia a faccia. Lenin ha sempre puntato ad un crescente centralismo, in politica ed in economia. Come conciliarlo con l'autogestione popolare? Gli anarchici hanno sempre proposto federazioni radicate nella democrazia diretta locale.

Quarto, quale industria e quale economia? In Stato & Rivoluzione ed altri lavori di questo periodo, Lenin ha ripetutamente chiarito che il suo modello era quello dell'economia capitalista a direzione statale in tempo di guerra in Germania. La differenza stava, scriveva, nel fatto che queste industrie altamente centralizzate sarebbero state gestite (al vertice) non dai capitalisti o dai burocrati ma da delegati eletti dai soviet. Nel frattempo ognuno avrebbe lavorato agli ordini dei padroni. Il punto è che, persino quando Lenin era più democratico-libertario, la sua concezione restava centralistica e verticistica.

La Rivoluzione Russa

Il punto finale è quando Woods vorrebbe farci credere che Lenin era guidato dalla sua prospettiva radical-democratica quando si mise alla testa della rivoluzione russa. Woods sostiene che "la rivoluzione bolscevica [stabilì] il governo democratico dei lavoratori stessi ... I lavoratori russi presero il potere dello stato nelle loro mani" (p. 9). "Prima che la burocrazia stalinista usurpasse il controllo alle masse, era lo Stato più democratico che fosse mai esistito" (p. 25).

Non è vero. Per iniziare, la rivoluzione russa dell'ottobre 1917 non fu la "rivoluzione bolscevica". C'era una coalizione di forze, non solo i Bolscevichi (leninisti) ma anche la sinistra socialista rivoluzionaria (contadini populisti) e gli anarchici. Il primo governo sovietico era una coalizione di Bolscevichi (ora comunisti) e Sinistra SR, appoggiata dagli anarchici.

Fin dall'inizio, i comunisti iniziarono a centralizzare il sistema dei soviet. Misero su un governo su cui i soviet avevano poco o nessun controllo. Manipolavano e bloccavano i soviet locali per garantire al loro partito la maggioranza. Istituirono una polizia, la Čeka, col potere di arrestare ed incarcerare, uccidere senza processo e senza nessuna supervisione. I Comunisti abolirono i consigli di fabbrica e li sostituirono con la gestione operaia al comando di singoli capi nominati. I sindacati erano completamente sotto il controllo del partito. Venne posta in essere una burocrazia pianificatrice e verticistica. (Vedi Brinton 2004; Farber 1990; Pirani 2008; Rabinowitch 2007; Sirianni 1982.)

Nel 1921, i Comunisti avevano messo fuorilegge tutti gli altri partiti politici e le organizzazioni. Tra cui chi stava con i "rossi" durante la guerra civile e voleva attenersi alle legalità sovietica, come la Sinistra SR, i Menscevichi di sinistra e gli anarchici. Venne abolito il diritto a formare gruppi di opposizione all'interno dell'unico partito legale. Le opposizioni interne al Partito Comunista, che avevano creduto all'apparente programma di Lenin per un "semi-stato" vennero tutte represse. Gli scioperi operai vennero repressi con la forza. Una rivolta nella base navale di Kronstadt, che chiedeva la rinascita dei soviet democratici, venne repressa ed i marinai sconfitti vennero massacrati a gruppi. L'alleanza con l'esercito anarchico guidato da Makhno in Ucraina, venne tradita e gli ufficiali di Makhno uccisi.

Alla fine del 1921, Lenin e Trotsky avevano stabilito uno partito-stato di polizia. Non la ritenevano una situazione temporanea, anzi ne fecero una questione di principio. Anche quando si ritrovò contro Stalin, Trotzky continuò a sostenere il partito unico al governo, finché i trotzkyisti russi non furono completamente distrutti. Tuttò ciò è ben noto.

In genere i trotzkysti se la prendono con le "condizioni oggettive". Il paese era tecnologicamente arretrato; la grande maggioranza della forza-lavoro era composta da contadini impoveriti; il paese usciva da una guerra mondiale a cui era seguita una guerra civile; la rivoluzione non si era propagata in Germania; ecc. Tutto vero. Ma questo non giustifica il bando degli altri partiti socialisti e degli altri gruppi, l'istituzione di una polizia segreta fuori controllo, la sostituzione della gestione operaia nell'industria con la pianificazione verticistica. né serve come giustificazione ripetere la menzogna che "era lo stato più democratico mai esistito".

Lo "Stato Operaio"?

Avendo accolto il concetto di "Stato operaio", i trotzkysti si resero disponibili a crescenti interpretazioni autoritarie. Lo "stato operaio" era in origine come la Comune di Parigi radical-democratica o come un'associazione di soviet. Poi diventò il partito-stato di polizia istituito da Lenin e Trotsky. Il che portò al dominio burocratico e totalitario di Stalin (i Trotzkyisti cercarono di rovesciare il potere di Stalin, ma continuavano a ritenerlo una forma di "stato operaio"). Ancora poco prima della morte, Trotsky considerava l'Unione Sovietica come "uno stato operaio degenerato", da appoggiare contro il capitalismo occidentale. La sua argomentazione era che l'Unione Sovietiva aveva ancora un'economia nazionalizzata e pianificata e che ciò la rendeva uno "stato operaio", anche se i lavoratori non avevano assolutamente nessun potere. La definizione di "stato dei lavoratori" si basava dunque sul fatto che la proprietà nazionalizzata aveva maggiore importanza del governo dei lavoratori.

Dopo Trotzky, i Trotzkysti si divisero in 2 correnti. Una, eterodossa, concordava sul fatto che l'Unione Sovietica era stata uno stato operaio con Lenin e nei primi giorni di Stalin, ma riteneva che la burocrazia si era tramutata in una nuova classe dominante tra la fine degli anni'20 e gli anni '30 (cfr la visione della International Socialist Organization). L'altra corrente, "ortodossa" o "a difesa dei Soviet", crede che l'Unione Sovietica fosse rimasta uno "stato dei lavoratori" fino alla fine (1981). Ritengono che tutti gli altri stati governati da partiti comunisti (Europa orientale, Cina, Cuba, ecc) fossero anch'essi in qualche modo "stati operai". Riconoscono che in nessuno di questi stati ci sia stata una rivoluzione della classe lavoratrice (sia in opposizione ad una invasione militare russa o a eserciti a base contadina controllati da elites urbane) e che in nessuno di questi stati ci sia stata una democrazia operaia. Sanno che questi stati hanno ucciso milioni di operai e di contadini. Ma questi stati avevano nazionalizzato e pianificato l'economia e questo resta l'essenziale per ciò che loro hanno definito "stati operai degenerati".

La International Marxist Tendency di Alan Woods fa parte della seconda corrente del trotskismo. Francamente, questo mi induce a ritenere gran parte delle argomentazioni di Woods alquanto senza fondamento. Egli critica l'anarchismo per questo o quel limite, mentre continua ad accettare regimi totalitari e sanguinari come "stati operai"?! Dichiara di essere per l'autogoverno dei lavoratori ma accetta la dittatura se questa nazionalizza l'industria.

Gli slogan stampati sull'opuscolo dicono "Lotta per il Partito del Lavoro!" "Per un Partito di Massa dei Lavoratori!". Questo è il programma del gruppo statunitense di Woods (la WIL). Un tale orientamento politico implica che i lavoratori possano legalmente e pacificamente gestire lo stato esistente, eleggendo i rappresentanti del "Partito del Lavoro" (noto anche come " via parlamentare al socialismo"). Dubito che Woods o che i suoi sostenitori ci credano davvero, ma quello che conta è ciò che dice il programma. I lavoratori guarderanno passivamente come i loro "rappresentanti" agiscono politicamente PER loro.

Alla fine degli anni '70 del XIX secolo, la Prima Internazionale si spaccò in un conflitto tra marxisti ed anarchici. Lasciando da parte i conflitti personali e questioni secondarie, la questione più grande era l'elettoralismo. Marx voleva che le sezioni dell'Internazionale appoggiassero i partiti operai nelle elezioni dove fosse possibile. Secondo lui, in alcuni paesi (come l'Inghilterra o gli Stati Uniti), i partiti operai potevano pacificamente e legalmente conquistare lo stato. Gli anarchici si opposero a questa strategia, puntando più sulle lotte sindacali e su altri sforzi non-elettorali. Sentivano che l'elettoralismo avrebbe avuto effetti corrompenti ed inutili. (Woods non affronta questo dibattito). Ora che abbiamo il vantaggio di sapere come è andata, sappiamo come sono degenerati i partiti marxisti social-democratici, al pari dei più recenti partiti eurocomunisti. Nel Regno Unito si è sviluppato un Partito Laburista. Ha vinto le elezioni diverse volte; la sua collocazione filo-capitalista e filo-imperialista è ben nota. Difficile dubitare sulla correttezza della prospettiva anarchica.

Woods critica l'anarchismo perché "Soprattutto non fornisce granché per una soluzione praticabile all'attuale crisi del capitalismo.... Ci si chiede inevitabiilmente: 'ma cosa mettere al posto del capitalismo'?" (p. 2). Questa è proprio una cosa bizzarra, dato che il marxismo è ampiamente criticato per il fatto di non offrire una visione della società alternativa, post-capitalista. L'atteggiamento di Marx sembra essere stato quello di lasciare che i lavoratori prendano il potere e staremo a vedere. Woods si limita nel citare alcuni passi di Lenin in odore di libertarismo, combinati con false descrizioni degli inizi dello stato comunista come estremamente democratico. Infatti egli sostiene la polizia di stato di Lenin ed accetta i regimi stalinisti come "stati operai". Nel frattempo, sono i rivoluzionari anarchici per la lotta di classe che hanno coerentemente sostenuto una federazione autogestita delle associazioni della classe lavoratrice quale alternativa per sostituire il capitalismo, lo stato e tutte le oppressioni.

Wayne Price

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.


Riferimenti:

  • Brinton, Maurice (2004). "The Bolsheviks and workers' control." In For Workers' Power; The Selected Writings of Maurice Brinton (ed. David Goodway). Oakland: AK Press. Pp. 293-378.
  • Capouya, Emile, & Tompkins, Keitha (eds.) (1975). Essential Kropotkin. NY: Liveright.
  • Farber, Samuel (1990). Before Stalinism: The Rise and Fall of Soviet Democracy. London: Verso.
  • Pirani, Simon (2008). The Russian Revolution in Retreat, 1920-24; Soviet Workers and the New Communist Elite. London/NY: Routledge.
  • Rabinowitch, Alexander (2007). The Bolsheviks in Power: The First Year of Soviet Rule in Petrograd. Bloomington IN: Indiana University Press.
  • Sirianni, Carmen (1982). Workers' Control and Socialist Democracy: The Soviet Experience. London: Verso.
  • Solnit, Rebecca (2014). Men Explain Things to Me. Chicago: Haymarket Books.
  • Woods, Alan (2011). An Introduction to Marxism and Anarchism. London: Welred Books.

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