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Sulla crisi in Iraq

category mashrek / arabia / irak | imperialismo / guerra | comunicato stampa author Sunday June 29, 2014 17:22author by Kurdish Anarchists Forum - KAFauthor email anarkistan at activist dot com Report this post to the editors

La crisi in Iraq risale al regime di Saddam Hussein ed è proseguita con "l'attuale regime democratico" dopo l'invasione del 2003. Non c'era libertà, né giustizia sociale; nessuna uguaglianza e pochissime opportunità per coloro che erano indipendenti dai partiti al potere. Oltre alle violenze ed alle discriminazioni contro le donne e la gente comune si è creata una forbice enorme tra i ricchi ed i poveri, con i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. [English]
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Sulla crisi in Iraq


La crisi in Iraq risale al regime di Saddam Hussein ed è proseguita con "l'attuale regime democratico" dopo l'invasione del 2003. Non c'era libertà, né giustizia sociale; nessuna uguaglianza e pochissime opportunità per coloro che erano indipendenti dai partiti al potere. Oltre alle violenze ed alle discriminazioni contro le donne e la gente comune si è creata una forbice enorme tra i ricchi ed i poveri, con i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri.

La crisi in corso non è molto dissimile da quella precedente. Infatti non è che il protrarsi della stessa situazione degli ultimi decenni. La sola differenza sta nei nomi e nella forza dei partiti al potere.

I politici ed i mass-media amano dire che gli scontri in corso sono la continuazione di antiche lotte e conflitti tra le principali correnti islamiche: gli Sciiti ed i Sunniti e che queste si portano dietro una scia di sangue dagli inizi della religione islamica.

Se guardiamo alla storia delle nazioni, dei paesi e dei popoli, troviamo sempre conflitti tra i dominatori ed i dominati, tra gli sfruttatori e gli sfruttati, tra gli occupanti ed i popoli che subiscono l'occupazione, tra gli invasori e chi lotta contro il dominio, contro le autorità e contro gli Stati. Per farla breve una guerra per maggiore accumulazione e maggiori profitti.

Ciò che sta avvenendo in Iraq con "lo Stato Islamico di Iraq e Levante (Siria), Isis" non è ciò che viene dipinto dai media. Questi sono i fatti:

1. L'avanzata di Isis è opera di una piccola minoranza aiutata dalle fazioni sunnite deluse dal governo sciita a Baghdad: si tratta dei capi tribali sunniti, di esponenti del partito Ba’ath, di ufficiali del vecchio esercito e di fazioni dell'insurrezione precedente, tutti insieme per vedere come dare scacco al primo ministro iracheno Nouri al-Maliki . Quando Isis si è messo in marcia verso Mosul, conquistando la terza città del paese, non erano che meno di 2.000, mentre in città c'erano almeno 60.000 uomini tra poliziotti, soldati delle forze di intelligence e di sicurezza. Una forza molto ben equipaggiata con aerei da combattimento, carri armati e diversi tipi di armi speciali, ma questo esercito è collassato e si è volatilizzato di fronte all'Isis offrendo una scarsa se non nessuna resistenza.

2. Quello che sta accadendo è molto probabilmente un piano messo a punto da Turchia, paesi del Golfo e Governo della Regione Curda "K.R.G", un piano noto anche a Stati Uniti e Regno Unito.

3. E' molto difficile sapere cosa accadrà poi alla fine, dato che nella maggior parte dei casi questo dipende dagli interessi statunitensi e dei paesi occidentali, i quali valutano ogni insurrezione ed ogni movimento in base ai vantaggi o danni per i loro interessi. Fino ad ora USA e Regno Unito hanno insistito perché il popolo iracheno fosse unito e vivesse all'interno dello stesso sistema. Ma se dovessero vedere che i loro interessi vengono minacciati non avrebbero nessuno scrupolo a dividere l'Iraq in 3 mezzi-Stati tra Curdi, Sunniti e Sciiti.

4. Questa situazione ha spinto l'Iraq sull'orlo di una guerra settaria, specialmente dopo la fatwa emessa dall'Ayatollah Ali Al-Sistani, uno dei più riveriti esponenti del clero sciita, per l'armamento dei cittadini e l'arruolamento nell'esercito.

5. Per noi uno degli scopi di questa guerra è quella di contenere e strangolare il movimento democratico di massa del popolo curdo che vive nel Kurdistan occidentale (cioè in territorio siriano) e la sua amministrazione locale. Un movimento di massa che ha dimostrato come ci sia un'alternativa allo stato-nazione, al vecchio e nuovo liberismo ed al suo governo. Un movimento che ha dimostrato che non è necessario seguire le "Primavere Arabe" che hanno portato all'insediarsi di governi islamici. Inoltre questo movimento ha dimostrato che un popolo può insorgere senza il sostegno degli USA, della UE e dei loro agenti. Ha dimostrato che la rivoluzione sociale deve iniziare dal basso e non dall'alto e questo può essere raggiunto costruendo realtà locali che prendono le loro decisioni in autonomia. Questo movimento non è evidentemente utile agli interessi dei politici e del neo-liberismo, per cui la prossima mossa sarà l'attacco al Kurdistan occidentale ed al movimento di massa dei Curdi.

In base a quanto detto finora il KAF denuncia come questa guerra è stata scatenata ed imposta al popolo iracheno, crediamo che sia necessario organizzarsi al di fuori dei partiti politici, al di fuori dei sostenitori della guerra, delle istituzioni statali e dei governi; è necessario organizzarsi nei posti di lavoro, nei quartieri, nelle scuole, nelle università e nelle strade per essere uniti e contrastare la guerra, l'ingiustizia, la povertà, la fame, le disuguaglianze e la repressone che viene imposta tramite questo brutale sistema fatto di Stati, imprese capitalistiche, istituzioni finanziarie, mass media neoliberisti e servizi di spionaggio.

Kurdistan Anarchists Forum

18 giugno 2014

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.

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