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In marcia di nuovo contro le servitù militari

category italia / svizzera | lotte sul territorio | altra stampa libertaria author Sunday June 30, 2013 05:06author by Comitati Alta Murgia - CAM Report this post to the editors

di nuovo pronti a metterci in marcia e ad offrire tutto il nostro sostegno per una nuova e più incisiva manifestazione anche a partire dal prossimo autunno

Affrontare le questioni fondamentali e politicamente più rilevanti riguardo lo scopo delle esercitazioni, il ruolo del poligono di Torre di Nebbia all’interno delle strategie pugliesi e meridionali della NATO, e mettere in discussione il bilancio militare non solo riguardante i costi previsti per l’acquisto dei caccia F35: a cosa servono queste spese, il loro legame con i debito pubblico e l’intreccio tra imprese, banche e forze armate


IN MARCIA DI NUOVO CONTRO LE SERVITU’ MILITARI


La memoria, si sa, è una freccia capace di andare avanti e indietro nel tempo, ma, in quest’epoca così deprimente, la memoria sembra irretita come non mai e rischia, perciò, di non essere più il supporto necessario per orientare le nostre azioni verso un futuro migliore. È, questo, il caso dell’Alta Murgia, un territorio che è stato per troppi anni preda di tumultuosi mutamenti che hanno compromesso pericolosamente la sua integrità fisica, biologia e storico-culturale.

Su questo territorio, negli ultimi trent’anni, si sono vissute esperienze intense, anche molto conflittuali, tra chi voleva destinarlo ad area di risulta e coloro che vi si opponevano e al tempo stesso elaboravano, dal basso, proposte e progetti coerenti con la sua vocazione d’uso e perseguiti con tenacia fino ad ottenere risultati di grande rilievo.

Forse è il caso di rammentare, almeno per i più giovani, che l’Alta Murgia, dopo aver ospitato tra il 1959 e il 1963, 30 missili con testate nucleari, dagli anni Settanta è diventata teatro di esercitazioni militari, con i suoi cinque Poligoni di tiro “occasionali”. Fu questa la nostra prima grande vertenza, che si collegava idealmente alla lotta contro i missili (Marcia di Altamura- 13 gennaio 1963) ma anche, e sarà questa una costante del movimento contro i poligoni sulla Murgia, contro le guerre, a partire da quella combattuta nel Vicino Oriente agli inizi degli anni Ottanta.

In questo contesto, la prima (17 luglio 1985) e la seconda (19 dicembre 1987) Marcia Gravina-Altamura si svolsero, con grande partecipazione popolare, con l’obiettivo principale di impedire alla Regione Puglia di espropriare circa 15.000 ettari di territorio altomurgiano per impiantarvi tre poligoni di tiro permanenti. Quelle marce riuscirono a congelare ma non ad abrogare quella volontà politica espressa con delibera del Consiglio regionale (N. 400 del febbraio ’83). Al “No” alle servitù militari faceva da contrappeso un “SI” ad un’idea in quel momento ancora vaga di sviluppo possibile. L’eredità accolta con grande senso di responsabilità dai promotori di quelle manifestazioni, fu quella di lavorare all’elaborazione di un progetto alternativo teso a coniugare la tutela dei preziosi ecosistemi storico-ambientali dell’Alta Murgia con la valorizzazione delle attività umane compatibili, prime tra tutte quelle agro-silvo-pastorali. Il progetto fu quello di istituire, sull’Alta Murgia, il primo parco rurale d’Italia. Nel frattempo le vertenze si indirizzarono contro altri micidiali fenomeni di degrado: spietramenti, “invasi artificiali”, scorie radioattive…

Sono passati venti anni dalla prima proposta di istituzione del parco nazionale dell’Alta Murgia, una proposta che, aprendosi pian piano un varco nell’indifferenza generale e proseguendo a marciare sempre dal basso, ha finito per coinvolgere ampi schieramenti sociali e istituzionali, fino a interessare lo stesso Parlamento italiano che, prima nel 1991 (L.394) e poi nel 1998 (L.426), legiferò l’istituzione del parco nazionale dell’Alta Murgia. L’ultima tappa di questo lungo e tormentato percorso fu raggiunta dopo la grande Marcia Gravina-Altamura dell’8 novembre 2003, marcia che si collegava idealmente al movimento globale contro la guerra in Irak, oltre a denunciare con forza il caso della “Murgia avvelenata” dai rifiuti tossici e che comprometteva non solo l’area dentro i confini del parco ma un sistema idrogeologico più ampio. In quegli anni, è bene ricordarlo, l’Alta Murgia era stata individuata, ancora prima di Scanzano, quale sito nazionale per lo stoccaggio di materiali nucleari, Più di ventimila persone vi parteciparono animate da un comune sentire: pace e legalità, sempre; parco, subito.

Non fu solo un successo ma, essendosi trasformata nella più grande manifestazione dell’Alta Murgia, un evento. Il movimento fu presente anche nella grande manifestazione di Scanzano, per ricambiare la solidarietà del popolo lucano e meridionale.

Seguì l’intesa tra Regione Puglia e Ministero dell’Ambiente in ottemperanza alla L 426/98 e, finalmente, il 5 marzo 2004, l’approvazione del Decreto istitutivo varato dal Consiglio dei Ministri. Il decreto fu firmato dal Presidente della Repubblica il 10 Marzo 2004. L’iter, purtroppo, non fu coerente con le nostre attese, a cominciare dai confini del parco, ritagliati senza un criterio razionale.

I CAM, insieme ad un vasto arcipelago di sensibilità diverse, si mobilitarono ancora una volta, con l’ultima grande Marcia Gravina-Altamura del 14 maggio 2005.

Non è stato un percorso facile.

Abbiamo, con franchezza e fin dall’inizio, sostenuto che costruire il Parco significava realizzare “pezzo per pezzo” un progetto politico di grande portata per le sue implicazioni sociali, economiche e culturali; che tale progetto, inoltre, poteva realizzarsi solo come “costruzione collettiva”, coinvolgendo cioè direttamente, dal basso, le comunità locali e le forze produttive sane, e valutando attentamente i costi e i benefici che necessariamente si dovevano ridistribuire su ampie categorie di cittadini.

L’Ente istituito, è stato presieduto per cinque anni dal direttore dell’ASI del capoluogo. Le cariche politiche furono subito lottizzate e abbiamo assistito, in questi anni, ad equivoche vicende di compromissioni di ruoli e di funzioni, con il paradosso che tra coloro che sono stati coinvolti direttamente nella gestione dell’Ente, non mancano quelli che per anni si sono battuti contro il parco. Quella prima amministrazione riuscì ad emarginare quanti si erano prodigati per la realizzazione del parco.

Le esercitazioni militari, anche negli ultimi sette anni, hanno continuato a distruggere e a inquinare il territorio nell’indifferenza generale, nonostante le denunce da noi esposte anche per avere lumi sulla produzione delle nanoparticelle (http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/15267.html). Per non dire del progetto di costruzione del “parco della pace”, presentato in sede regionale dai CAM nel 2005 e di cui si attende ancora l’esito.

Ciò detto, veniamo a sapere dagli organi di stampa che il nuovo presidente del parco intende riaprire la vertenza contro la presenza dei poligoni nel parco. Non possiamo che essere solidali verso tale richiesta e, tuttavia, alcune considerazioni si impongono:
  1. tale proposta nasce, per così dire, dall’alto, nel senso che si è proceduto non ad avere un confronto con il movimento che da anni si è impegnato in quella direzione, ma a svolgere incontri tra i deputati della provincia, prima, poi con i consiglieri regionali, poi, infine la notizia a mezzo stampa per chiamare a raccolta tutti i volenterosi.
  2. l’appello, che noi auspichiamo possa definirsi insieme con molte altre realtà di base operanti nei territori, non può limitarsi a voler “spostare” altrove i poligoni previo il riconoscimento delle “esigenze delle Forze Armate”, in quanto non possiamo misconoscere, in coerenza con le marce degli anni scorsi, la reale portata della posta in gioco. Non si vogliono salvare solo i “fiorellini” ma ribadire senza ambiguità, la tradizionale vocazione pacifica delle nostre popolazioni, come auspicava il sempre attuale documento di don Tonino Bello. Perché vogliamo costruire un sistema di difesa sufficiente, fondato sulla sicurezza comune, il disarmo, la cooperazione. Un sistema che non ha bisogno di poligoni nei campi di grano, né di interventismo né di F35, ma di essere fedele alla lettera della Costituzione, a partire dall’Art. 11.
Allora è necessario, in questo confronto, affrontare le questioni fondamentali e politicamente più rilevanti riguardo lo scopo delle esercitazioni, il ruolo del poligono di Torre di Nebbia all’interno delle strategie pugliesi e meridionali della NATO, e mettere in discussione il bilancio militare non solo riguardante i costi previsti per l’acquisto dei caccia F35: a cosa servono queste spese, il loro legame con i debito pubblico e l’intreccio tra imprese, banche e forze armate (http://www.disarmo.org/rete/a/35354.html).

È in questa direzione che vorremmo di nuovo mobilitarci, approfondendo la conoscenza dei processi che continuano ad assegnare alla Puglia e all’Alta Murgia un ruolo di primo piano, con le sue innumerevoli servitù militari, nell’ambito delle strategie militari NATO.
Noi siamo di nuovo pronti a metterci in marcia e ad offrire tutto il nostro sostegno per una nuova e più incisiva manifestazione anche a partire dal prossimo autunno.

COMITATI ALTA MURGIA (CAM)

(26 giugno 2013)

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