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Sul Mighty River senza pagaia?

category aotearoa (nuova zelanda) / isole del pacifico | economia | opinione / analisi author Monday May 27, 2013 18:05author by Aotearoa Workers Solidarity Movement - AWSM Report this post to the editors

Durante le ultime elezioni, il multi-milionario John Key, leader del National Party di centro-destra, aveva dichiarato che avrebbe privatizzato parte delle aziende di stato, se fosse stato rieletto. Il suo principale avversario - ancorché perdente - era il Labour Party, all'epoca guidato dal poco carismatico Phil Goff, che era stato uno degli architetti delle privatizzazioni degli anni '80. Il National Party ha ora deciso di procedere nella realizzazione di questa minaccia. Toccherebbe ora al gruppo Mighty River Power, una compagnia che produce energia, oltre ad altri gioiellini di stato messi in palio per il futuro. Quali saranno gli effetti di queste grandi privatizzazioni? Quali opzioni hanno i lavoratori in Aotearoa/Nuova Zelanda? [English]
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Sul Mighty River senza pagaia?


Durante le ultime elezioni, il multi-milionario John Key, leader del National Party di centro-destra [attuale Primo Ministro, ndt], aveva dichiarato che avrebbe privatizzato parte delle aziende di stato, se fosse stato rieletto. Il suo principale avversario - ancorché perdente - era il Labour Party, all'epoca guidato dal poco carismatico Phil Goff, che era stato uno degli architetti delle privatizzazioni degli anni '80. Il National Party ha ora deciso di procedere nella realizzazione di questa minaccia. Toccherebbe ora al gruppo Mighty River Power, una compagnia che produce energia, oltre ad altri gioiellini di stato messi in palio per il futuro. Quali saranno gli effetti di queste grandi privatizzazioni? Quali opzioni hanno i lavoratori in Aotearoa/Nuova Zelanda?

Aotearoa è stato uno dei primi paesi ad essere interessato dall'ondata del capitalismo a marchio neoliberista tra gli anni '80 e '90. Fu il quarto governo laburista ad iniziare il processo neoliberista nel 1984. Sul versante finanziario vennero rimossi i controlli sulle transazioni, venne permesso al dollaro di fluttuare, vennero autorizzati nuovi istituti di credito e divenne una vera e propria ossessione tenere basso il tasso d'inflazione. Per quanto riguarda gli scambi, le tariffe sulle importazioni subirono un drastico taglio o vennero addirittura eliminate e vennero tolti i sussidi per l'agricoltura. Il mercato del lavoro subì un crescente squilibrio a vantaggio dei datori di lavoro, con una legislazione come la Legge sui Contratti di Lavoro (Employment Contracts Act -1991), con cui si rendevano possibili forti attacchi contro i sindacati, in nome della "flessibilità". Venne introdotta un'imposta regressiva sui beni e sui servizi (Goods And Services Tax - GST), con una corrispondente riduzione delle entrate e delle tasse per le imprese. La Legge sulle imprese di Stato (State-Owned Enterprises Act) nel 1986 prevedeva che le restanti aziende a gestione pubblica come la Telecom e la Air NZ operassero su basi collegate "al profitto". Tutto questo perché il mercato potesse essere libero di fare le sue magie in termini di maggiore efficienza e prosperità per il paese. (1)

I successivi governi laburisti e conservatori hanno accelerato, rallentato o modificato alcuni aspetti di questo processo, ma senza invertire la marcia. Dopo 3 decenni di queste misure, ci cono pochi dubbi sugli effetti delle privatizzazioni. La maggior parte dei lavoratori non ha nessuna tutela sindacale, abbandonati ad una contrattazione a livello individuale con il datore di lavoro. Si lavora più ore, con turni irregolari e con contratti di job-sharing, in condizioni precarie con contratti a breve-termine. Gli attacchi iniziali portati dai precedenti governi sono stati inaspriti da parte del governo attuale, con la Legge dei 90 giorni (90 Day Act). Con questa legge un lavoratore può essere licenziato entro 90 giorni senza nessuna spiegazione e si prevede di limitare la presenza dei sindacati nei posti di lavoro (2). I salari non vanno di pari passo con gli alti livelli di produttività a cui sono costretti i lavoratori (3). Chi beneficia del welfare (4) è sotto costante attacco e viene criticato. Una delle più recenti misure per esempio, è il test anti-droga per chi beneficia di sussidi del welfare. Il singolo beneficiario viene criticato per la sua situazione personale, ma non si va a vedere il fallimento del sistema nell'offrire posti di lavoro dignitosi. La GST è aumentata del 15% senza nessuna esenzione e certi alimenti di base sono sempre meno alla portata dei salari delle famiglie operaie. Questo ha causato una dipendenza dalle organizzazioni no-profit che fanno distribuzione di cibo (che a volte esauriscono davvero tutto a causa dell'alta domanda), dalla carità privata e dalle whanau [famiglie allargate, ndt]. Gli affitti sono alti, specialmente nei centri importanti e molte famiglie hanno rinunciato al sogno di avere una casa di proprietà. In breve, non si vede che ben poca prosperità in giro, sebbene ci siano quei pochi che ne hanno tratto naturalmente vantaggio. Un sacco di persone sono in bolletta, altro che vivere nel paradiso fiscale preconizzato dai teorici del neoliberismo.

La vendita delle aziende pubbliche si intreccia anche con la più profonda storia di questo paese in termini di colonialismo e delle sue conseguenze. Lo Stato della Nuova Zelanda è intrinsecamente fondato sull'esproprio delle terre indigene e sulla distruzione delle comunità indigene. A partire almeno dal 1860, la corona [inglese, ndt] smise di rispettare le garanzie stabilite col Trattato di Waitangi [con cui nel 1840 la Nuova Zelanda diveniva colonia inglese e si proteggevano notevolmente gli interessi e le proprietà dei Maori, ndt] e giunse a persino a non tenere conto del fatto che molte iwi [tribù] non lo avevano sottoscritto. La corona non aveva fatto altro che invadere e rubare (6). La devastazione della terra, della cultura, della popolazione e delle conoscenze da allora hanno impattato sulle generazioni dei tangata whenua [nativi, ndt]. Come in altri paesi con storie simili, la popolazione indigena continua a toccare le percentuali più alte negli indicatori sociali come quelli sulla deprivazione sanitaria, sul gioco d'azzardo, sulla mancanza di fissa dimora e nelle statistiche ad alto impatto. La maggior parte delle hapu [sottotribù, ndt] hanno sostanzialmente perso tutto il loro potere di rangatiratanga [autogoverno, ndt] - la capacità di determinare cosa accade nella loro terra. La vendita degli assets pubblici è solo un altro modo di trasferire beni da un proprietario ad un altro, senza che i Maori siano messi in grado nemmeno di partecipare al dibattito su quello che succede o di prendere qualche decisione

Per quanto riguarda la questione dell'efficienza, i governi più recenti hanno dovuto riconoscere implicitamente il fallimento delle privatizzazioni delle SOE [State-owned enterprise, imprese di stato, ndt] sia ricomprandosi gli assets o svendendone alcuni, sia mettendoci i soldi dei contribuenti in altri casi. Nel 2001 il governo laburista ha acquistato l'80% delle azioni per evitare la bancarotta della Air NZ (8). Le Ferrovie sono tornate sotto il controllo statale e riorganizzate col nome di Kiwirail nel 2008 dopo essere andate a picco per anni. La Telecom ha fatto profitti di vari milioni di dollari ma investendo molto poco nello sviluppo infrastrutturale. Di conseguenza, oggi viene massicciamente sussidiata per tenerla al passo coi tempi. La compagnia del carbone, la Solid Energy, ha accumulato quasi $400 milioni di debiti a causa della combinazione tra investimenti sbagliati ed errori manageriali ed è ora entrata nella lista di assets che questo governo intende vendere (9). La Mighty River Power sta per essere privatizzata quasi al 49%, si suppone per ridurre il debito pubblico, ed altre aziende seguiranno.

Dunque, l'approccio alle privatizzazioni neoliberista è fallito in Aotearoa, persino sulle sue stesse basi. Ma la Nuova Zelanda non è certamente l'unico paese in questa situazione. I danni socio-economici derivati dalle privatizzazioni si presentano costantemente ovunque siano state realizzate, dal Cile al Regno Unito. Gli oppositori del neoliberismo hanno cercato un approccio alternativo alla vendita degli assets ed alle privatizzazioni, proponendo le nazionalizzazioni (cioè la proprietà di stato). Tradizionalmente, nel mondo di lingua inglese, le nazionalizzazioni sono state promosse da sezioni della classe dominante quale mezzo per costruire infrastrutture in settori dell'economica che sono monopoli naturali e quindi meno aperti al facile profitto.

Gli attuali appelli per nazionalizzazioni selettive rimbalzano attraverso i mari e provengono da esponenti del mondo dell'impresa vicino alle elite al governo. Ne sono un esempio Nigel Lawson, ex-Cancelliere dello Scacchiere nel governo Thatcher (10) ed Ilse Aigner membro di gabinetto nel governo conservatore di Angela Merkel in Germania (11). I Laburisti ed i Verdi in Nuova Zelanda stanno promuovendo le nazionalizzazioni come la scelta migliore da fare per gestire il sistema. I Verdi sostengono che la "vendita di compagnie di proprietà pubblica porterebbe all'arrivo di proprietari esteri ed alla perdita di controllo su cosa è bene per i neozelandesi" (12). Nella prospettiva dei Verdi, c'è una sorta di meschino nazionalismo in cui l'opposizione alla vendita degli assets viene considerata come un aiuto a "noi", intesi come la nazione dei kiwis [nomignolo usato per indicare la popolazione neozelandese, ndt], senza nessun riferimento alle classi sociali. Non è un caso se questi partiti si ritrovino insieme ai populisti di destra di NZ First [NZ Prima di Tutto, ndt], guidati da quello zombie egoista di Winston Peters e da quell'accolita di razzisti guidata dal parlamentare Richard Prosser. Quest'ultimo sputa alla grande sentenze della stessa retorica nazionalista, sostenendo che "New Zealand First crede fermamente nel fatto che tutti i profitti debbano restare in patria" (13). Stranamente, anche alcuni di coloro che si etichettano come "socialisti" vedono le nazionalizzazioni come un utile strumento. Le considerano come una scelta transitoria lungo il percorso che porta alla eliminazione dell'attuale sistema economico, piuttosto che una mera misura difensiva per mantenere il sistema attuale. (14).

Il fatto che le nazionalizzazioni possano essere adottate da varie componenti del sistema contemporaneo e che siano state storicamente usate da tutti i tipi di regime, dai nazisti agli stalinisti fino ai piccoli dittatori africani, sudamericani o mediorientali, dovrebbe indurre le persone a prendersi una pausa di riflessione. Le nazionalizzazioni non possono essere considerate come una scelta intrinsecamente progressista che assicuri risorse alla maggioranza della popolazione. Piuttosto, esse si limitano a trasferire il controllo sulle risorse dal mondo privato dell'impresa a quello dei politici e dei burocrati mai eletti da nessuno. I provvedimenti presi dal quarto governo laburista mostrano che questo processo può essere anche reversibile. Lo Stato non ha svolto il ruolo di kaitiaki [guardiano, ndt] e non si può pensare che possa farlo in futuro.

Quando la proprietà delle aziende è dello Stato, i lavoratori possono essere più facilmente portati ad essere accondiscendenti con le politiche governative. Questo può avvenire sia tramite le leggi che con la repressione quale ultima scelta "dura" disponibile (15). Dall'altra parte ci sono le strutture sindacali verticistiche con i dirigenti sindacali "amici" che agiscono come una sorta di polizia dolce. Gli iscritti vengono avvertiti a non agitare le acque e ad aver fiducia nell'idea che la "consultazione" col governo porterà a casa qualche briciola dal tavolo delle trattative. Questo atteggiamento non deve sorprendere, dato il numero di dirigenti sindacali che fa carriera in parlamento nelle liste del Partito Laburista o riceve altri riconoscimenti una volta in pensione. (16)

Che ci siano le privatizzazioni o le nazionalizzazioni, non succede mai che coloro i quali producono i beni ne abbiano il controllo o la proprietà. Inoltre, la miopia nazionalista di chi sostiene le nazionalizzazioni perché rispondono al nazionalismo di "prima di tutto i neozelandesi' si trova ad un punto morto. Infatti questa posizione non riesce a capire la realtà che vede questo paese all'interno di un sistema economico internazionale ad incastro. Per cui qualsiasi soluzione alla crisi economica deve fare i conti con l'estero. A tale riguardo va detto che almeno John Key riconosce che la vendita degli assets pubblici è legata alla necessità del governo di reagire alla crisi economica globale. Il tentativo del Partito Laburista, dei Verdi, dei nazionalisti di NZ First ed altri di mobilitare i lavoratori contro gli "investitori stranieri" e contro le compagnie di oltreoceano non è che un trucco a buon mercato. I lavoratori neozelandesi stanno sperimentando gli effetti della crisi globale esattamente come tutti i lavoratori del mondo. Il problema non sono gli speculatori stranieri, le banche o le compagnie estere. Il caos in cui è piombato il mondo lo si deve ad un capitalismo globale senza confini e ad una classe dominante mondiale con interessi materiali comuni (al di là delle beghe interne).

Gli anarchici non accettano la falsa dicotomia tra proprietà privata e proprietà di stato. Il nostro fine è un sistema economico transnazionale in cui coloro che producono le cose, sono anche gli stessi che ne hanno collettivamente e direttamente la proprietà e ne controllano le risorse. Noi auspichiamo un mondo in cui si possano effettivamente determinare modalità di auto-organizzazione sociale ed economica nei posti di lavoro e nel territorio. Le decisioni dovrebbero essere prese in modo veramente democratico, con la diretta partecipazione di tutti e con responsabilità affidate alla collettività per ogni decisione. Data la complessità dei meccanismi dell'economia nel mondo contemporaneo, questa nostra visione richiederebbe che ci sia coordinamento tra i vari organismi costituiti a livello territoriale. Il che si può realizzare con federazioni che si estendano su aree geografiche sempre più ampie. Senza dubbio, ci sarebbero problemi di partenza, specialmente se una economia democratica dovesse sorgere dopo una prolungata sollevazione rivoluzionaria. Tuttavia, dato che tutti i lavoratori del mondo effettivamente producono qualsiasi cosa, non è poi un compito così impossibile che si prenda effettivamente il controllo sulle risorse, qualora dovesse presentarsi l'opportunità. Inoltre, con il pieno possesso dei mezzi di produzione, esisterebbero le basi materiali per garantire una vita confortevole a tutta la società, e non solo ad una minoranza come accade oggi.

Modalità collettive e federative di organizzarsi non sono una novità. Molti aspetti delle nostre vite - dai gruppi di amici ai gruppi nelle comunità alle marae [luoghi sacri maori, ndt] - già contengono aspetti operativi collettivi e veramente democratici. Poi, la storia è zeppa di esempi di persone che hanno fatto delle cose insieme per il bene della comunità come tale e non per il bene di pochi individui.

Spostandoci dalle opzioni politiche possibili alle modalità di lotta, cosa possiamo dire al riguardo nella situazione attuale? L'opposizione alla vendita degli assets ha assunto caratteristiche riformiste e legalitarie. Per esempio, il Consiglio Maori si è appellato alla Corte Suprema, sostenendo che le scelte del governo sono incompatibili con il processo previsto dal Trattato di Waitangi. Questo ricorso ha temporaneamente fermato la prospettiva di una parziale privatizzazione della Mighty River Power ma poi non se ne è fatto più nulla dopo il rigetto da parte della Corte. I Verdi ed i Laburisti, insieme al Mana Party (17), ad alcuni sindacati ed a gruppuscoli di ispirazione marxista hanno dato vita ad una campagna contro la vendita degli assets pubblici. A livello tattico hanno fatto una raccolta di firme per una petizione da proporre al parlamento. L'obiettivo è un referendum sulla vendita delle aziende pubbliche. La petizione ha quasi raggiunto la soglia minima di 300.000 firme necessarie a promuovere un referendum. Tuttavia, con un governo che lucidamente annuncia un intervento a a favore della vendita delle azioni della Mighty River Power, si direbbe che non ci sia nessuna petizione in corso! Ma lo stesso fatto che la petizione esista dimostra che c'è un significativo livello di disaccordo con i piani del governo. Cresce così la sensazione che persino in tempi di forte pressione capitalistica, la popolazione non sia poi così del tutto passiva (18).

Sfortunatamente per i firmatari della petizione e per il resto del paese, il primo ministro John Key ignorerà la petizione. La sua tesi è che le ultime elezioni, in cui c'è stato un astensionismo di quasi 1/4 della popolazione, gli abbiano dato il mandato di fare quello che vuole. L'esperienza del movimento di opposizione prova finora che se una forma di protesta viene tollerata dal potere in sé, probabilmente si ritiene che tale opposizione non costituisca poi niente di più di una "minaccia" simbolica (cioè nessuna minaccia). Una tattica di appoggio sono state le manifestazioni in strada, le quali sono riuscite a guadagnare una certa attenzione ed a far salire la consapevolezza sulla questione, nonostante una partecipazione di massa altalenante. Tuttavia, l'aspetto nazionalistico della campagna ha fatto sì che alle manifestazioni di "Aotearoa non è in vendita" partecipassero senza problemi anche gruppi neo-nazisti ed antisemiti (19). Questo dimostra quanto sia scivolosa questa campagna. Se non si rende esplicito che la tale campagna è antirazzista e che i razzisti non sono i benvenuti (da Kyle Chapman, leader di Rightwing Resistance a Winston Peters leader di NZ First), si rischia di dare legittimità alla retorica razzista ed antisemita. Nel complesso le manifestazioni ed il referendum non fanno tremare il governo più di tanto e sono destinate a degenerare direttamente in campagna elettorale a favore dei Verdi e dei Laburisti per le prossime elezioni.

Anche se noi anarchici abbiamo partecipato alle manifestazioni e se abbiamo diffuso la nostra posizione sulla vendita degli assets di stato, lo abbiamo fatto senza nessuna illusione sulle potenzialità della protesta. I veri cambiamenti richiedono che i lavoratori e le comunità di tutto il paese passino all'azione diretta autogestita. Questo può avvenire in molte forme, tra cui gli scioperi e le occupazioni per mettere le risorse immediatamente sotto il loro controllo ed iniziare a minacciare la morsa dello Stato e dei capitalisti. Questo dovrà avvenire in coordinamento con altri simili azioni in altri posti sul pianeta. Ma, intanto, tutto ciò sembra alquanto improbabile che possa accadere presto qui in Aotearoa. Tuttavia, ciò che oggi è improbabile non vuol dire che sia sbagliato, ma solo difficile, mentre la paralisi dell'azione significa sconfitta garantita. La lotta qui, sebbene limitata, è iniziata e si spera continuerà a prendere slancio mentre questo sistema ideologicamente (ed in certi casi letteralmente) in bancarotta va barcollando di crisi in crisi.

Aotearoa Workers Solidarity Movement

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.


Note:

1. Un'accessibile critica della sinistra ortodossa al neoliberismo applicato in NZ negli anni '80s e '90s si può trovare in J. Kelsey, The New Zealand Experiment, (Auckland, 1996).
2. Vedi AWSM, "Solidarity", numero 1:1 2009 per altre informazioni su questa legislazione.
3. Bill Rosenberg, http://www.stuff.co.nz/dominion-post/comment/5824465/Ne...wages.
4. Vedi http://www.stuff.co.nz/national/politics/7496309/High-c...istry.
5. Sophie Rishworth, NZ Herald, Nov 3 2011.
6. Naturalmente c'erano delle variabili nell'esperienza all'interno dei processi di colonizzazione e di confisca, ma il quadro di base è chiaro. Vedi R. Boast & R. S. Hill (eds), Raupatu (Wellington, 2009).
7. Per un'ampia rassegna dei vari problemi sociali affrontati dai Maori oggi, vedi T. McIntosh & M. Mullholland (eds), Maori and Social Issues (Wellington, 2011).
8. http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_Air_New_Zealand...ation.
9. Per una sintesi su come questo problema sia nato, vedi http://www.stuff.co.nz/dominion-post/business/8489664/W...gheap.
10. http://www.investmentweek.co.uk/investment-week/news/22...f-rbs.
11. http://www.spiegel.de/international/business/member-of-....html.
12. http://www.greens.org.nz/koa.
13. http://nzfirst.org.nz/what-we-stand-for/no-asset-sales.
14. Per esempio, Socialist Aotearoa che è la sezione neozelandese della Tendenza Socialista Internazionale.
15. Naturalmente, è nella natura dello Stato agire in questo modo, incurante dell'esatta proporzione del controllo governativo o privato sull'economia. Qualcosa che persino i libertari di destra apprezzano. Ciononostante, è più facile quando lo stato ha un controllo più diretto. Un classico esempio del draconiano intervento dello Stato neozelandese nell'industria bellica fu lo scontro del 1951 col sindacato della Waterside. Vedi Dick Scott, 151 Days (1952).
16. Per esempio, Andrew Little - attuale parlamentare laburista - ha passato gran parte della sua vita a fare il dirigente sindacale ed ha ottenuto il suo scranno parlamentare grazie al listino di partito, nonostante fosse stato sonoramente bocciato dagli elettori nel suo seggio elettorale.
17. Una piccola scissione di sinistra del Partito Maori, che ha scelto di entrare in coalizione con il National Party.
18. Vedi Toby Boraman, "The Myth of Passivity", http://www.anarkismo.net/article/2277.
19. Vedi https://notafraidofruins.wordpress.com/2013/04/30/stop-...cism/

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