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Cipro: Grand Theft Euro

category grecia / turchia / cipro | economia | opinione / analisi author Tuesday March 19, 2013 19:04author by Paul Bowman - Workers Solidarity Movement Report this post to the editors

Sabato 16 marzo i ciprioti si sono svegliati con la notizia di essere in procinto di essere derubati. Con un agguato pre-programmato e pianificato per concidere con un weekend di vacanza delle banche locali, i burocrati dell'Eurozona hanno minacciato di bancarotta il sistema bancario cipriota facendo paventare un ritiro immediato del supporto di liquidità da parte della BCE. [English]
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Cipro: Grand Theft Euro


Sabato 16 marzo i ciprioti si sono svegliati con la notizia di essere in procinto di essere derubati. Con un agguato pre-programmato e pianificato per coincidere con un weekend di vacanza per le banche locali, i burocrati dell'Eurozona hanno minacciato di bancarotta il sistema bancario cipriota facendo paventare un ritiro immediato del supporto di liquidità da parte della BCE.

Questo "accordo" imposto da Francoforte (sede sia della BCE che della Deutsche Bundesbank, ndt) ai ciprioti comporta un "salvataggio" delle banche per la somma di €17 miliardi, pari più o meno al PIL annuale della Repubblica che occupa quella parte di Cipro che è stata ammessa nella UE. Ma di questi 17 miliardi solo 10 verranno erogati dalla BCE e dal FMI, mentre gli altri 7 risulteranno da un combinazione di 1,4 miliardi di privatizzazioni, e dal prelievo forzoso su chiunque abbia un conto corrente bancario a Cipro.

Nonostante i cinici tentativi dei tedeschi di par passare questa decisione come una mossa rivolta contro gli oligarchi russi che agiscono nell'ombra usando le banche cipriote quali paradisi di riciclaggio monetario per i loro capitali poco puliti, la realtà è che i 2/3 dei depositi sono nelle mani dei cittadini ciprioti. L'idea di prelevare i soldi solo dai conti non garantiti superiori a €100.000 è stata accantonata a favore della decisione di eliminare l'assicurazione sui depositi che dovrebbe garantire i conti al di sotto dei €100.000 in caso di fallimento o perdite delle banche. Quindi hanno evitato di venir meno alla lettera della legge con una sottigliezza giuridica che affida una eventuale confisca ad una nuova tassa governativa, piuttosto che alle perdite dovute ad un fallimento bancario, che è ciò che l'assicurazione sui depositi tendeva a garantire.

Ma questa è la classica foglia-di-fico legale che ignora gli effetti che ha l'assicurazione sui depositi nel tenere tranquilli i comuni detentori dei conti in quanto a sicurezza dei loro soldi in banca. Vale a dire che l'intero scopo della protezione è quello di evitare la possibilità di una corsa agli sportelli bancari - quando tutti i correntisti e tutti insieme cercano di ritirare i loro risparmi all'unisono, provocando un collasso della banca, come è successo alla Northern Rock 5 anni fa (banca britannica nazionalizzata nel 2008 ed acquisita dalla Virgin Money nel 2012, ndt).

Tutti i commentatori finanziari soni rimasti sconvolti dalla potenziale disastrosa stupidità di questo provvedimento, che non dimentichiamolo era in preparazione sin da quando Cipro aveva per prima annunciato nel giugno 2012 che avrebbe avuto bisogno di un salvataggio, all'indomani di ancor più pesanti perdite nella svalutazione del debito greco. Quindi, si tratta di una mossa che difficilmente può essere giustificata con la finta della pressione dei tempi stretti.

La crisi dell'Eurozona del 2012 ad un certo punto minacciava il verificarsi di una sorta di "corsa agli sportelli delle banche nazionali" nel sistema economico di Italia e, soprattutto, Spagna. Ad un certo punto la quantità di capitali ritirata dai depositi bancari spagnoli e spostata all'estero aveva raggiunto un livello tale da mettere gravemente sotto sforzo non solo il sistema dei regolamenti [per i pagamenti,ndt] tra le banche centrali nell'Eurozona noto come TARGET2 (Trans-european Automated Real-time Gross settlement Express Transfer system, ndt), ma aveva fatto balenare lo spettro di una perdità di sovranità della stessa Spagna, con un effettiva fuga dalle banche di tutto il paese - il cui esito sarebbe stato una caotica rottura nella stessa Eurozona. La crisi venne scongiurata solo con l'intervento della BCE, facendo strame dei regolamenti e dicendo ai mercati che era pronta a fare "tutto il possibile" per evitare che la crisi dei titoli di stato spagnoli o italiani si trasformasse in una rottura in tutta la UE.

La minaccia della stamperia della BCE, combinata con l'ufficiosa accettazione che i tedeschi volessero che le cose si calmassero in Europa in vista delle elezioni generali del prossimo autunno, è bastata a convincere i mercati a mettere fine alla speculazione sulla rottura dell'Eurozona, per ora. Oltre a questo, l'accordo ufficiale che venne annunciato consisteva nella creazione di una unione bancaria europea, con un'assicurazione sui depositi a livello europeo, sistemi per un'ordinaria liquidazione delle banche fallite senza perdite per i correntisti, un sistema di regolamenti unificato e così via. Tutto ciò, pur essendo previsto in un futuro non meglio definito, era inteso proprio per evitare e non per permettere la possibilità di corse agli sportelli delle banche sovrane nei paesi in condizione precarie dell'Eurozona. Tutti questi sforzi sono stati ora gettati al vento con un atto di sorprendente stupidità da parte di Francoforte con la confisca del 6.75% sui depositi dei ciprioti sotto i €100.000. Non c'è da stupirsi se i giornali ed i blog finanziari siano pieni di increduIità.

Eppure quello che la maggior parte dei commentatori non vede, è la evidente guerra di classe che sta dietro questo errore. Il programma di far pagare ai lavoratori la crisi creata dai ricchi, in Grecia come in Portogallo, in Irlanda ed ora a Cipro, è il dogma che spiega questa stupidaggine. Solo un dogma può andare oltre il senso comune, oltre un certo minimo livello di intelligenza e di ingegno collettivo, e nessuno vuole qui suggerire che i dirigenti della BCE o della Commissione Europea siano dei mezzi-geni.

Oltre al principio di classe generale per cui si ruba ai poveri per donare ai ricchi, dobbiamo sottolineare, al pari di altri, il fatto che in tutta la cosiddetta crisi del "debito" nell'Eurozona, i tempi degli eventi siano stati dettati dal calendario elettorale tedesco. Dai ritardi nel risolvere l'iniziale crisi greca nel 2010 col fine di attendere il dopo elezioni regionali nella Renania Settentrionale- Vestfalia - ritardi che hanno portato la Grecia in una caotica crisi sociale che continua a peggiorare - fino alla situazione attuale. Mohammed El Arian, amministratore delegato di PIMCO (Pacific Investment Management Company, ndt) il più grande gestore mondiale di investimenti in titoli, ne ha scritto in modo tipicamente astuto ma diplomatico in un articolo sul Financial Times.

Egli allude al fatto che una delle ragioni di Francoforte stia nel timore che venga incoraggiato quello che viene chiamato "azzardo morale". Vale a dire che i sostenitori della linea dura temono che tutto questo chiacchiericcio che certi buffoni sui media fanno parlando di "fine della crisi dell'euro" abbia incoraggiato una sorta di "compiacimento" nelle nostre periferie, e ci porti a credere che l'abbiamo fatta franca e che ora si possono legittimamente porre le basi per rimettere in agenda lo sviluppo del welfare e le questioni di sussistenza. Ma lo schioccare di frusta ha un'altra utile funzione per la destra tedesca. Nel periodo che precede le loro elezioni, il sadismo finanziario esercitato contro quei "pigri mediterranei" fa buona presa tra gli elettori tedeschi, proiettando un'immagine di fermezza e rettitudine fiscale. Come è noto, ai bulli piace sempre fare mostra della loro forza picchiando i ragazzini nel parco giochi.

Cosa accadrà nei prossimi giorni, se il parlamento cipriota voterà a favore di questo accordo, con una votazione che è stata rinviata già due volte; se le banche saranno prese d'assalto quando riapriranno; se i bovini mercati internazionali avranno paura di fronte all'improvvisa "ricomparsa" di una crisi dell'euro che nel loro pensiero di ruminante ignoranza, solo la scorsa settimana, avevano ritenuto ormai finita; tutto questo si vedrà nei prossimi giorni. Ma come molti commentatori hanno già detto, anche senza avere la capacità di predire il futuro, la Festa di San Patrizio (17 marzo, ndt) del 2013 potrebbe passare alla storia come il giorno in cui hanno gettato l'euro alle ortiche. Nel frattempo, prosegue la nostra lotta per un'Europa in cui i lavoratori possano vivere e stare bene. Una lotta contro i nostri presunti leaders, non nonostante loro, ma a causa loro.

Paul Bowman

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.

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