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Monday January 28, 2013 06:15 by Lia Didero - FdCA
Assemblea del 25 gennaio 2013 a Roma Una cinquantina di attivisti hanno partecipato all'assemblea delle Rete nazionale salute e sicurezza sul lavoro e sui territori ospitata nei locali dell'Unicobas di Roma, Si è trattato di un'assemblea in parte di formazione- grazie agli interventi di Gatti sulle nanopatologie, ovvero sulle patologie da particelle ultrasottili, e Aucone, sul rischio sismico, ma in cui la parte centrale, ovviamente, è stato però l'incontro con i tre delegati operai di Taranto, da anni , forse decenni, attivi sul fronte ILVA. Rete nazionale salute e sicurezza sul lavoro e sui territoriAssemblea del 25 gennaio 2013 a RomaUna cinquantina di attivisti hanno partecipato all'assemblea delle Rete nazionale salute e sicurezza sul lavoro e sui territori ospitata nei locali dell'Unicobas di Roma, Si è trattato di un'assemblea in parte di formazione- grazie agli interventi di Gatti sulle nanopatologie, ovvero sulle patologie da particelle ultrasottili, e Aucone, sul rischio sismico, ma in cui la parte centrale, ovviamente, è stato però l'incontro con i tre delegati operai di Taranto, da anni, forse decenni, attivi sul fronte ILVA. Hanno parlato di una città in lotta, una citta militarizzata dove i cancelli della fabbrica sono presidiati dalle forze dell'"ordine" ma anche da picchetti spontanei degli operai e cassaintegrati dove il consenso di padron Riva è di fatto crollato e gli operai che stigmatizzano le "bugie" degli ambientalisti sono sempre di meno, in cui resiste forte il potere dei capireparto e la forza del ricatto padronale, ma ci sono stati recentemente 15 giorni di sciopero senza copertura sindacale e dove la manifestazione del 15 dicembre ha avvicinato le posizioni di cittadini ed operai. Hanno sottolineato che non sono le soluzioni tecniche il problema, essendo di fatto conosciute e condivise da tutti, a partire dalla necessità della copertura del parco minerario e delle sue polveri criminali, ma che l'intervento statale di fiancheggiamento e complicità continua a permettere di rimandare e traccheggiare mentre continua di fatto il lavoro a pieno ritmo nonostante la cassa integrazione imposta, con surplus di orario per gli occupati, anche nelle aree sequestrate, con l'acquiescenza di buona parte del sindacato. In un'ILVA dove si continua a morire di lavoro, ma anche dei "classici" incidenti mortali sul lavoro, 48 dal '93: in ILVA si muore come se si lavorasse in ferrovie, l'ultimo è stato un macchinista morto nella movimentazione merci così come muoiono i macchinisti della ferrovia, per le riduzioni di organico e le scarse condizioni di sicurezza, come se si lavorasse in edilizia, cadendo da una gru, oltre che di tumore. Come nel resto di Italia. La rete si propone così come luogo allargato di costruzione di un soggetto referente a livello locale ma anche a livello nazionale per una battaglia di largo respiro. Per questo motivo è in programma una manifestazione nazionale, indicativamente per metà marzo ma la cui proclamazione è rimandata una volta appresi gli esiti del referendum di metà febbraio, preceduto da assemblee in tutte le realtà italiane che ne daranno la disponibilità. Manifestazione da organizzare in un giorno feriale in orario di produzione, a partire dalla fabbrica e a finire nel quartiere Tamburi. Ovvia la richiesta di partecipazione, aperta a movimenti ma anche partiti, associazioni e sindacati qualsivoglia, fermo restando che sarà necessario superare la posizione del comitato cittadini liberi pensanti che non accettano bandiere ma privilegiano la partecipazione individuale. Citatissima la TAV come madre di tutte le battaglie, sia come modello di lotta e di partecipazione (nelle assemblee da organizzare mai unico portavoce ma espressioni di movimento composito) sia nella dimensione territoriale e insieme allargata della mobilitazione che si andrà a costruire sulle parole d'ordine che non è la fabbrica ad essere nociva ma nocivo è il capitalismo e lo sfruttamento, e una nuova economia ecosostembile può camminare solo sulle gambe degli uomini e delle donne che si ribellano. E che taranto può e deve diventare l'opportunità di cambiare modello. Lia Didero |
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