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Tuesday December 04, 2012 04:21 by Andrea Spotti - Inviato della Fornace in Messico
L’esordio di Peña Nieto alla presidenza non promette niente di buono per la democrazia e i movimenti messicani. La gestione repressiva della piazza in risposta alle manifestazioni di protesta contro il suo insediamento a Città del Messico parrebbe confermare i peggiori timori suscitati dal ritorno al potere del Pri. Il bilancio della giornata parla al momento di 105 feriti, di cui 29 in ospedale e uno in coma farmacologico, piú di cento fermi e un numero imprecisato di desaparecidos. Gli scontri iniziano prestissimo. Un gruppo di studenti, provenienti dall’Acampada Revolución (una delle tante realtá nate dalla mobilitazione contro l’Imposizione che accampa in Plaza Revolución da ormai cinque mesi ), riesce a buttare giú una delle barriere metalliche. La polizia risponde lanciando lacrimogeni e alle 7 di mattina l’aria é giá intrisa del loro caratteristico aroma. Da questo momento in poi, inizia la guerriglia urbana che cointinuerá fino alle 11. Una battaglia campale: giovani manifestanti che con pietre, petardi e molotov cercano di forzare la tenuta delle barriere metalliche e violare cosí la zona rossa costruita tutt’intorno al Congreso de la Unión per difendere un presidene considerato illegittimo, da un lato; e, dall’altro, la polizia che risponde usando i getti d’acqua e un potentissimo gas al peperoncino (che provocherá svariate intossicazioni), ma soprattutto intensificando il lancio di lacrimogeni e di proiettili di gomma ad altezza uomo. |
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