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opinione / analisi
Monday June 04, 2012 19:05 by Andrew Flood - WSM
Un enorme boicottaggio su cui costruire Con lo spoglio ancora in corso, è chiaro che un amplissimo numero di aventi diritto si è rifiutata di andare a votare per il referendum sul fiscal compact, sottraendosi alla scelta obbligata di chi diceva che si doveva votare o per la "stabilità" o contro la "austerità". Appare possibile che il numero di coloro che ha scelto di astenersi sia maggiore della somma dei votanti per il "SÌ" o per il "NO". [English] Irlanda: referendum sul Fiscal Compact, la maggioranza non vuole gustare il sapore dell'austeritàCon lo spoglio ancora in corso, è chiaro che un amplissimo numero di aventi diritto si è rifiutata di andare a votare per il referendum sul fiscal compact, sottraendosi alla scelta obbligata di chi diceva che si doveva votare o per la "stabilità" o contro la "austerità". Appare possibile che il numero di coloro che ha scelto di astenersi sia maggiore della somma dei votanti per il "SÌ" o per il "NO" [1]. Va rilevato che il 17% della popolazione che vive e paga le tasse in Irlanda è stato del tutto escluso dal voto per il referendum. Il che significa che i 2/3 della popolazione adulta non ha votato. Quasi tutti i partiti politici e molti attivisti stanno reagendo con sgomento e rabbia verso chi si è astenuto. In Irlanda il WSM è stato il solo tra le organizzazione politiche a sostenere che il referendum non aveva nessun significato. Diversamente da quasi tutta la sinistra, noi non pensiamo che gli astenuti siano degli "stupidi" o dei "pecoroni". Invece, noi riteniamo che gli astenuti fossero, in molti casi, più intelligenti di tutti gli attivisti politici, tanto da rendersi conto che il voto era totalmente privo di significato e che il tempo necessario per andare a votare poteva essere meglio speso per andare a fare la spesa, per guardare la TV, per giocare con i figli, oppure per bersi una birra in compagnia. L'enorme boicottaggio del referendum è la conseguenza del crescente sentimento di disillusione verso i politici ed i rappresentanti del sistema politico che si è propagato negli ultimi due decenni. Se una volta la sensazione che poco o niente si poteva ottenere dal sistema politico era diffusa negli strati più poveri della classe operaia, oggi questo risultato conferma che si è diffusa in tutta la classe lavoratrice. Il ruolo della sinistra è ora quello di costruire su questo astensionismo la prospettiva per un'alternativa rivoluzionaria, evitando di arruolare la gente nel gregge degli elettori decantando le virtù del sistema elettorale, al pari di come fanno i sergenti del servizio reclutamento per il militare. Le differenze del voto nel paese già suggeriscono alcuni interessanti modelli, se intendiamo il voto come una sorta di termometro della pubblica opinione. Le aree urbane con la più alta concentrazione di lavoratori a basso salario sembrano quelle col più alto tasso di astensionismo o di maggioranza di "NO". La maggioranza delle aree rurali e delle aree urbane abitate da lavoratori ad alto reddito, dai ceti medi e dalle classi dominanti sembrano aver espresso una maggioranza di "SÌ". Sulla RTE [TV di stato], John Kilraine ha spiegato che i conteggi mostrano Ballyfermot col il "NO" a quasi il 90%, mentre Sandymount ha un "SÌ" vicino al 77%, un esempio particolarmente estremo delle divisioni di classe espresse dal voto, essendo Sandymount una delle aree più prospere di Dublino, mentre Ballyfermot è una delle più povere. Questo modello sembra ripetersi ancora in altre zone di Dublino e di Cork. Naturalmente in parte questo è il riflesso del dove la sinistra ha espresso il suo maggiore sforzo, aree in cui dopo tutto l'affluenza alle urne è stata più bassa. Con un dispiegamento enorme di tempo e di risorse, la sinistra nella campagna sull'austerità è riuscita a convincere coloro che volevano scegliere tra i lupi, che il lupo "NO" non aveva più fiato in corpo del lupo "SÌ". Ma, con tutti i partiti istituzionali che davano indicazione di votare "SÌ" (tranne Sinn Féin), il risultato ottenuto dal "NO", anche se espresso da una piccola minoranza di adulti, sta ad indicare una profonda sfiducia verso questi partiti. Per noi e per coloro che non hanno votato, il punto era che il "NO" non avrebbe messo fine all'austerità e che il "SÌ" certamente non avrebbe assicurato la stabilità. Non avremo mai un voto politicamente significativo su opzioni imposte dalla classe dominante. Se vogliamo fermare l'austerità possiamo farlo solo con la nostra militanza e la nostra resistenza collettiva: va rilevato che i cittadini che si sono rifiutati di pagare la tassa sulla casa sono molti di più di coloro che hanno votato "NO". Ci piacerebbe credere che quasi nessuno di coloro che si rifiuta di pagare la tassa sulla casa abbia votato per il "SÌ". Ma il punto qui è che un considerevole numero di cittadini non ha pagato la tassa sulla casa e non è andata a votare. La campagna referendaria ora è finita. Pare che l'esito sia a favore di poco per il "SÌ". Questo potrebbe essere un problema per coloro i quali insistevano che era un referendum sull'austerità, ma come già detto il "SÌ" rappresenta solo il 40% della popolazione. Se il "SÌ" avesse raggiunto il 60%, vorrebbe dire che solo il 24% della popolazione adulta ha votato per questo trattato e che la maggior parte di loro lo hanno fatto perché sperano disperatamente che scenda da cielo una magica "stabilità" che fermi l'Irlanda sulla china verso una disintegrazione dell'economia come in Grecia. Il loro "SÌ" per il lavoro, il "SÌ" per la crescita saranno privi di significato tanto quanto il referendum di Lisbona. Se ci sarà una maggioranza di "SÌ" per l'austerità, sarà risicata. Anche se può sembrare in contrasto con tutto ciò che ha dichiarato durante il referendum, è ora importante per la sinistra capire chiaramente che questo risultato non può essere preso come un "SÌ" a favore dell'austerità. Il referendum è finito. E' tempo di far ritorno alla costruzione di resistenza all'austerity e di usare la base costruita nella Campaign Against The Household and Water Tax (Campagna contro le imposte sulla casa e sull'acqua) per iniziare a guardare a come questa lotta possa essere diffusa dai quartieri ai posti di lavoro. L'austerity non si sconfigge nelle urne, né con una votazione né con molteplici votazioni. E non verrà sconfitta da un movimento che si isola a livello nazionale. E' tempo per la sinistra di smettere di valutare come l'opposizione alla gabella sulla casa possa essere convogliata in un guadagno elettorale. Invece abbiamo bisogno di chiederci come possiamo trasformare questa opposizione di massa in una battaglia diffusa contro l'austerity e per una nuova società, che ci colleghi agli altri movimenti in Europa ed oltre.
Andrew Flood
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.
1. ndt: Ha votato poco più del 50% degli aventi diritto al voto, che erano 3.144.828 milioni, infatti si sono recati alle urne in 1.591.385 mln. I "si'" sono stati il 60.29 per cento (955.091 voti), i "no" il 39,71 per cento (629,088 voti). |
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