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Monday May 28, 2012 19:32 by Franz Biberkopf - Alternative Libertaire
E' diventato urgente leggere o rileggere l'opera di Antonio Gramsci, tanto è attuale il suo pensiero critico per capire le contraddizioni del nostro tempo. [Français] Gramsci, notre contemporainE' diventato urgente leggere o rileggere l'opera di Antonio Gramsci, tanto è attuale il suo pensiero critico per capire le contraddizioni del nostro tempo. Lo confermano le riedizioni dei suoi famosi Quaderni dal carcere che dimostrano quanto sia notevole l'influenza gramsciana sul marxismo latino-americano come pure sullo sviluppo degli "studi culturali" in Inghilterra e degli "studi sulle culture subalterne" in India. Morto nel 1937, dopo 10 anni di carcere nelle prigioni fasciste, Gramsci era riuscito pur nelle peggiori condizioni e nonostante la vigilanza dei suoi carcerieri, a rinnovare una teoria marxista allora in piena ossificazione staliniana. Lui, che era stato militante consiliarista a Torino nel 1917, poi fondatore con Amedeo Bordiga del PCI nel 1921 ed infine deputato nel 1924, fino al suo arresto nel 1926, aveva ripreso dal primo Marx la questione dell'ideologia ("le idee dominanti sono le idee della classe dominante") per problematizzare il suo concetto di "egemonia culturale". Nel distinguere la società politica (o le istituzioni cosiddette "sovrane" - polizia, giustizia) dalla società civile (con altre istituzioni come la scuola, l'università e la cultura), Gramsci va oltre la distinzione formale marxiana tra struttura e superstruttura ed anticipa la critica althusseriana degli "apparati ideologici di Stato". Dimostra che la riproduzione di una società si basa sia sulla forza (il suo aspetto politico) che sul consenso (il suo aspetto civile). L'egemonia culturale si ha quando le classi dominate interiorizzano il credo in base al quale trovano del tutto legittimo il potere che le tiene assoggettate. Ai tempi brevi della "guerra di movimento" richiesti dall'urgenza politica della situazione rivoluzionaria, rispondono i tempi più dilatati della "guerra di posizione", necessari per abbattere il muro del credo culturalmente innalzato nelle menti dei dominati da parte dei dominanti. Gramsci traccia dunque una distinzione tra la "intellighenzia tradizionale", costitutiva di un "blocco storico" egemonico, e gli "intellettuali organici" che sviluppano una cultura di opposizione a quella del dominio. Rompendo con la visione capitalista della divisione verticale e gerarchica del lavoro tra manuale ed intellettuale, Gramsci tende a favorire, in opposizione di un capitalismo che concentra l'intellettualità collettiva all'interno di una classe separata, una diffusione sociale dell'intellettualità collettiva, più condivisa e più democratica. Infine, con la "filosofia della prassi" Gramsci critica la tendenza di un certo marxismo a voler fondare delle pseudo-leggi dell'economia capitalista allo scopo di legittimare l'avvento della futura società comunista. L'approccio gramsciano, meno meccanicista di quello di Engels o di Bukharin, insiste sulla questione delle realtà sociali costruite secondo la dinamica dei rapporti sociali: l'economia non si fa da sola per via sistemica, ma proviene dalle relazioni sociali forgiate da gruppi sociali con interessi contrastanti e conflittuali. Infine, l'indagine condotta al cuore delle classi popolari, di quei "gruppi subalterni" (le donne, gli immigrati, i contadini) vittime di specifiche ingiustizie, manifesta in ultima analisi l'aspirazione gramsciana a precisare la questione del proletariato senza mai perdere di vista la dimensione capitalistica, come invece fanno le attuali letture post-moderne. In un'epoca di crisi del capitalismo e di rifondazione del riformismo socialdemocratico, il marxismo eterodosso di Gramsci risulta del tutto convincente.
Franz Biberkopf
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.
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