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Wednesday April 18, 2012 19:25 by Mouatamid - Equipo de trabajo para el norte de África de la S. de RR. II. de la CGT
Un anno dopo l'annuncio dell'allora ministro del lavoro Ahmed Hassan El Borae’i di voler sviluppare una legge sulle libertà sindacali (era il 12 marzo 2011), si assiste tutt'oggi al mantenimento del monopolio sindacale da parte dell'ETUF (il sindacato di Mubarak) ed al dispiegarsi di tutta una serie di ostacoli e di atti repressivi contro il sindacalismo indipendente. [Castellano] La lotta per le libertà sindacali in EgittoUn anno dopo l'annuncio dell'allora ministro del lavoro Ahmed Hassan El Borae’i di voler sviluppare una legge sulle libertà sindacali (era il 12 marzo 2011), si assiste tutt'oggi al mantenimento del monopolio sindacale da parte della Federazione Sindacale Egiziana (ETUF - il sindacato di Mubarak) ed al dispiegarsi di tutta una serie di ostacoli e di atti repressivi contro il sindacalismo indipendente. Le dichiarazioni del ministro furono la riposta agli scioperi del 9 e 10 febbraio 2011 che chiedevano libertà e giustizia sociale mentre il sindacato ufficiale ETUF proseguiva nel suo sostegno al regime di Mubarak. Dal momento che quelle dichiarazioni erano insufficienti per un Egitto che riconoscesse in pratica le convenzioni internazionali sulla libertà sindacale, pur firmate ma mai applicate, i lavoratori egiziani cominciarono a creare centinaia di sindacati indipendenti ed organizzazioni autonome pe difendere i loro diritti senza essere più controllati dallo Stato e dalle autorità. L'incarcerazione di Hussein Megawer ex-presidente della federaziona egiziana ETUF per il suo coinvolgimento nella mattanza della "battaglia del cammello" e lo scioglimento del suo comitato direttivo, non furono altro che tentatvi per frenare l'avanzata del sindacalismo indipendente, mentre l'ETUF si riorganizzava per mantenere le restrizioni legali al diritto di creare sindacati di base. Offensiva dell'ETUFCon il rinnovo del comitato direttivo dell'ETUF, sono state riattivate le alleanze con i partiti di Mubarak dentro l'apparato statale, con il governo, con il settore imprenditoriale pubblico e privato, che guardano con orrore ad un sindacalismo indipendente in Egitto.A distanza di un anno rimane in vigore la famigerata legge sindacale No. 35/1976. Alcune amministrazioni pubbliche e gestori di aziende pubbliche hanno continuato a fare le trattenute sindacali obbligatorie per l'ETUF, respingendo le richieste dei lavoratori che negavano la loro iscrizione all'ETUF e volevano invece trasferire la loro trattenuta sindacale ai sindacati indipendenti. Molte aziende e molte imprese si rifiutano di negoziare con i sindacati indipendenti e prendono misure repressive contro di loro, dal trasferimento in sedi lontane a vere e proprie sanzioni. L'assenza di una protezione legale per i sindacalisti consente questo tipo di atti tanto da parte delle imprese pubbliche che di quelle private. Inoltre, molti lavoratori del settore pubblico non possono tuttora ritirare la loro iscrizione all'ETUF, in quanto la tessera sindacale comporta una serie di vantaggi come l'assicurazione sanitaria per tutta la famiglia dell'iscritto e l'accesso a fondi integrativi. I lavoratori hanno pagato i loro contributi a questi fondi nel corso degli anni, cosa che li obbliga a mantenere la tessera dell'ETUF per ottenere referenze professionali e pemessi di lavoro. Molti lavoratori del settore pubblico che nel corso di tanti anni hanno contribuito ai fondi ed ai beni dell'ETUF, credono di diritto che non è il caso di lasciare questo sindacato finchè non hanno recuperato il controllo dei questi fondi. Poco è cambiata la situazione per i lavoratori egizianiE' passato un anno e ben poco è mutata la situazione per i lavoratori, pur essendo stati in prima linea nella lotta contro la ditatura di Mubarak. Nessun cambiamento è intervenuto nel passaggio da Mubarak alle autorità attuali rispetto alle rivendicazioni della classe operaia. L'ETUF prosegue nel respingere la legalizzazione dei sindacati indipendenti, minaccia di denunciare le amministrazioni pubbliche che non fanno le trattenute sindacali obbligatorie per l'ETUF ed insiste nella sua posizione che qualsiasi nuovo sindacato deve avere la sua approvazione.Ma molto peggio è stato il decreto militare No. 34/2011, che proibisce e criminalizza gli scioperi, portando a giustificazione le difficoltà economiche del paese e la necessità "di terminare la transizione verso la società democratica desiderata". Il che esprime con chiarezza come il processo democratico si riduca a delle elezioni parlamentari controllate dall'esercito e dalla magistratura, mentre il popolo non gode di libertà reale ed i diritti dei lavoratori vengono calpestati. Si soffoca l'esercizio delle libertà fino a ridurre la democrazia al semplice andare a votare. Questo è il "modello occidentale" di democrazia che viene esportato in Egitto. Ma i milioni di egiziani che hanno vissuto sotto l'oppressione, nella fame e nell'emarginazione per molti anni, non sono scesi in strada il 28 gennaio 2011 perché nulla cambiasse, per avere solo un parlamento eletto mentre ci sono milioni di disoccupati e lavoratori che non possono dar da mangiare ai loro figli. Il decreto No. 34/2011 non ha fermato la serie di scioperi che sono tornati ai livelli del 2007-2008. Tuttavia, la repressione è aumentata, soprattutto a partire dalla formazione del nuovo governo di Al-Ganzouri, dall'insediamento del parlamento e dall'appoggio dei Fratelli Musulmani al divieto di sciopero. Violazione delle libertà sindacaliLa semplice presentazione dello Statuto dei sindacati ha comportato minacce di morte (alla Zamil Steel Constructions Company), sanzioni e trasferimenti forzati (all'Università del Cairo, alla Misr Helwan Spinning and Weaving Company, del settore delle imprese pubbliche, alla Petroment Maintenance Company di Alessandría, alla Efry Medical Company), licenziamenti (alla Misr Helwan Spinning e Weaving Company, alla Società Internazionale Nerolese per il carbone, alla Maredithe Company del porto di Someed, alla International Textiles Company, alla Misr Al Hejaz Company...).Inoltre gli scioperi sono stati usati per giustificare numerosi licenziamenti, come nel caso dei 22 lavoratori della Aeropack Company per 3 giorni di sciopero. Multinazionali come la Suzuki si sono comportate alla stessa stregua licenziando 8 sindacalisti distaccati. Si è giunti a far ricorso anche a metodi mafiosi come pagare dei teppisti per spaventare e aggredire i sindacalisti. La Mega Textile Company (Sadat City) ha messo alla porta il presidente del sindacato ed altri 4 sindacalisti. Quando sono andati a sporgere denuncia alle autorità, insieme ai lavoratori dell'azienda, sono stati aggrediti dalla polizia e da persone armate con bastoni e coltelli elettrici. Trenta lavoratori (uomini e donne) hanno subito fratture alle braccia ed alle gambe, diverse ferite al corpo ed al viso, con conseguente ricovero in ospedale. La stessa cosa ha fatto la New Star Company che produce vestiti nella zona franca di Port Said, dove teppisti armati con coltelli ed armi da fuoco di proprietà del padrone della fabbrica hanno attaccato i lavoratori, ferendo il segretario generale del sindacato. A queste aggressioni, hanno preso parte anche iscritti all'ETUF, come nel caso dell'aggressione a 3 iscritti del sindacato indipendente dei trasporti pubblici del Cairo mentre partecipavano ad un incontro col presidente dell'azienda. In un'altra impresa pubblica, la Post Authority, durante uno sciopero dei lavoratori, il presidente ha aggredito fisicamente il responsabile del sindacato che è stato ricoverato in ospedale. E successivamente con altri 14 sindacalisti perseguiti per "ritardare il lavoro". E' stato applicato anche il decreto militare No. 34/2011 che criminalizza gli scioperi. Il primo uso di questo decreto da parte di un tribunale militare è stata la condanna ad un anno di carcere per 5 lavoratori della Petro Jet Company che erano stati accusati di aver fatto un sit-in davanti al Ministero del Petrolio e di "interruzione di ufficio pubblico" (le imprese petrolifere sono sotto il controllo dei militari). Altri 11 lavoratori sono stati condannati in contumacia ad un anno di prigione nel distretto di Alessandria. Il processo a Kamal Abbas, coordinatore generale del CTUWSL'8 aprile è iniziato il processo di appello alla sentenza di un tribunale della città di Helwan che, il 26 febbraio, aveva condannato Kamal Abbas, coordinatore generale del Centro servizi sindacali per i lavoratori (CTUWS), a sei mesi di prigione per "offesa ad un dirigente" durante la Conferenza Internazionale del Lavoro del 2011 a Ginevra. La sentenza condannava Kamal Abbas per aver interrotto Ismail Ibrahim Fahmy, presidente della Federazione Sindacale Egiziana (ETUF) mentre teneva il suo discorso davanti alla Conferenza. Kamal Abbas non aveva fatto altro che mostrare apertamente il suo rifiuto al fatto che la ETUF, controllata dallo Stato ed apparato al servizio del regime di Mubarak, continuasse a rappresentare i lavoratori egiziani.Il processo ha ricevuto una grande solidarietà sia a livello nazionale che internazionale, tanto da farlo rinviare al 6 maggio. Annullamento del decreto per le elezioni sindacali da parte della Corte CostituzionaleIl 31 marzo 2012, i giudici della Corte Costituzionale hanno cassato per anticostituzionalità l'articolo 11 del decreto del Ministero del Lavoro No.146 del 1996, riferito alle elezioni sindacali.Questa sentenza presuppone che la Corte Costituzionale voglia difendere il principio di trasparenza e di imparzialità nelle elezioni sindacali e che la pretesa rappresentatività dell'ETUF sia nulla e che tutti i fondi ed i servizi ai lavoratori debbano esser tolti all'ETUF e posti sotto il controllo dei lavoratori. Questa sentenza rende sempre più necessaria la promulgazione di una legge sulle libertà sindacali che riconosca i sindacati indipendenti e rispetti la libertà di scelta dei lavoratori ad iscriversi al sindacato che vogliono.
Infine un comunicato del Congresso Democratico dei Lavoratori Egiziani (EDLC) del 1 aprile:
Mouatamid Gruppo di lavoro per il Nord Africa della Segreteria di Relazioni Internazionali della CGT Traduziona a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali. Video (in arabo) sulla campagna per le libertà sindacali: |
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