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Patto per la... crescita

category italia / svizzera | lotte sindacali | opinione / analisi author Sunday May 15, 2011 17:28author by Viap - FdCA (a titolo personale) Report this post to the editors

Il Consiglio Direttivo Nazionale della CGIL del 10-11 maggio

Secondo l'organismo di governo della CGIL, “E' arrivato il momento del coraggio delle scelte strategiche, che riaprano lo spiraglio per il futuro del nostro paese. Per uscire dalla crisi che non è solo economica e sociale ma politica e istituzionale, è necessario quindi costruire le condizioni per un patto per la crescita”...
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PATTO PER LA CRESCITA

Il CDN della CGIL, 10-11 maggio


Il documento finale posto in votazione risulta una sintesi molto estesa della relazione introduttiva svolta nella seconda giornata dei lavori; la prima è stata dedicata al bilancio della confederazione.

All’inizio della relazione [F. Solari] rende l’onore delle armi allo sciopero generale del 6 maggio nulla di più riscontra, certo, una forte energia nonostante la crisi, ma il dare continuità alla mobilitazione non è contemplato nella relazione.

Per contro invece, “E' arrivato il momento del coraggio delle scelte strategiche, che riaprano lo spiraglio per il futuro del nostro paese. Per uscire dalla crisi, che non è solo economica e sociale ma politica e istituzionale, è necessario quindi costruire le condizioni per un patto per la crescita”… Si parte dalle regole sulla contrattazione. Ma il tutto vien svelato: “abbiamo bisogno di un nuovo modello contrattuale appiccicato ad una precisa scelta politica, come è successo nel 1993”.

Il patto neoconcertativo cambia nome ma rimane sempre quello: tocca a noi CGIL avanzare la proposta e salvare il paese.

La prima considerazione da fare è legata all’analisi economica che sottende questa posizione e qui dovremo sforzarci di approfondire cercando di non banalizzare. La seconda, di conseguenza, è che non tiene conto della ristrutturazione che il capitale sta realizzando. La terza è la deriva autoritaria legata alla cancellazione del vincolo sociale che nella relazione viene definito "superamento della mediazione delle rappresentanze sociali", ma che passa in secondo piano.

Il nuovo modello contrattuale proposto è il Contratto nazionale leggero che dà lo spazio a tutte le altre forme di contrattazione aziendali, territoriali, ecc. Un falso: nella contrattazione non sono mai esistiti vasi comunicanti, ma più è forte il livello nazionale, più si è contrattato in azienda e nel territorio.

Ma leggero significa pure ridurne le tutele, il ruolo salariale, normativo, e demandare il tutto agli altri livelli in soldoni generalizzare le deroghe. Data la situazione di non “omogeneità” delle varie realtà, deve quindi essere “adattativo”, renderlo meno prescrittivo meno dettagliato e più inclusivo dando il necessario spazio alla contrattazione aziendale e al ruolo delle RSU, risolvendo per questa via il problema della rappresentanza e quello della democrazia [sic!]. Il baricentro della contrattazione si sposta nei luoghi di lavoro con ampie possibilità di derogare, costruire accordi esigibili e funzionali, che vadano nella direzione del recupero della competitività e della produttività, il tutto pagato dalle lavoratrici e dai lavoratori.

Verso la conclusione, S. torna all’origine dato che un sindacato non può fare a meno della contrattazione. Il modello proposto nel documento della segreteria è legato strettamente ad una scelta politica, al raggiungimento di un obbiettivo che allo stato attuale è la crescita del paese.

Reso esplicito: il patto è da costruire con questa Confindustria, rimettendo nel gioco politico del “dopo”-Berlusconi la CGIL. Continuità con la logica del rientro.

La CGIL Che Vogliamo ha tentato con una mozione d’ordine: visto l’importanza delle questioni connesse al modello contrattuale e l’andamento del dibattito, occorre portare il documento al vaglio dei territori e delle categorie per un maggior approfondimento, dandosi un mese di tempo per poi tornare nel CDN e decidere. La segreteria ha imposto la ratifica con il voto, formalizzando la decisione e trasformando il tutto in un atto della confederazione, quindi il portavoce Rinaldini ha dichiarato il voto contrario dell’area. Il risultato rispecchia le forze in campo: 77 sì, 19 no, 3 astenuti.

La CGIL Che Vogliamo riunirà la sua assemblea il 7 giugno. Non è più rinviabile una svolta organizzativa che dia visibilità nei territori e crei una struttura di organizzazione nazionale.

Viap
(FdCA - a titolo personale)

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