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Friday May 13, 2011 23:08 by Manuel Baptista
In Portogallo, la situazione è tale che la grande finanza non ha oppositori ed ha dunque facile gioco ad imporre al governo le sue scelte. [English] Report: Portogallo sull’orlo del disastro sociale, economico e politicoIn Portogallo, la situazione è tale che la grande finanza non ha oppositori ed ha dunque facile gioco ad imporre al governo le sue scelte. Nel 2008 – nel bel mezzo della crisi finanziaria internazionale – abbiamo appreso del gigantesco deficit di una banca portoghese , la BNP, una banca in cui erano coinvolti alcuni consiglieri del presidente portoghese (del Partito Social Democratico). La banca è giunta ad un passo dal fallimento per colpa di questi truffatori. Lo Stato (nelle mani di un’altra mafia, il Partito Socialista) si è comprato la BNP e si è fatto carico dei suoi debiti, col pretesto che un fallimento poteva aprire una crisi più seria, con un “effetto domino”, una caduta di fiducia verso il sistema bancario del paese, e così via.... Ora abbiamo un deficit pubblico altissimo a causa di questa disastrosa operazione di salvataggio e non solo. Per un decennio il Portogallo non ha avuto crescita. Il suo endemico tasso di crescita era collegato solo al mercato della domanda europea. Ma siccome l’Europa è caduta in depressione da un triennio, il Portogallo soffre ora di una grave crisi, con un grave balzo del tasso di disoccupazione. Tutto ciò che il governo ha fatto è stato un lavoro di pubbliche relazioni internazionali, senza mai affrontare i problemi reali dell’economia e della società portoghese, soprattutto perché ha cercato di barcamenarsi tra le richieste dell’alta borghesia e del capitale multinazionale da un lato, ma senza perdere popolarità presso i suoi elettori, dall’altro, i ceti medi, la piccola borghesia, gli alti funzionari dello Stato, ecc.. Dal settembre 2010, Il paese è stato sistematicamente retrocesso dalle agenzie di rating, in parallelo con gli attacchi speculativi contro la Grecia e l’Irlanda. Il primo ministro portoghese ha sempre detto che la situazione del paese era molto diversa da quella della Grecia, che il Portogallo era in una buona situazione finanziaria e che non c’era bisogno di aiuti internazionali, ecc. Ma tutto questo configgeva con l’aumento del tasso di sconto e delle valutazioni delle agenzie di rating (Goldman Sachs, Standard & Poors, ed altre), a vantaggio dei profitti delle banche (nazionali ed internazionali). Le banche sono gli evidenti vincitori: il loro salvataggio era chiaramente finalizzato a salvare il sistema bancario portoghese. Dal settembre 2010 ad oggi, esse hanno ottenuto denaro fresco dalle BCE ad un tasso tra l’1,0 e l’1,25% e stanno prestando denaro allo Stato portoghese ad un tasso del 6,5-10%. Lo Stato portoghese – preso in questo meccanismo – si sta così avvicinando alla bancarotta. Le banche hanno potuto così spingere il governo ad accettare le condizioni di “aiuto” del FMI. Le condizioni del FMI sono le seguenti: prestito pari a 78 milioni di euro, restituzione del debito in 13 anni, con i primi 3 anni solo di interessi (il tasso di interesse però non è noto). Come sempre l’intervento del FMI si accompagna alla richiesta di un “programma di aggiustamento strutturale”, che impone tagli severi (dei stipendi dei dipendenti pubblici e delle pensioni, del sistema sanitario, delle scuole e delle università) e privatizzazioni. La “terapia” è così drastica, che il paziente potrebbe sicuramente morire per la “cura”... Ora i partiti di destra – compreso il cosiddetto partito “socialista” (che in realtà non ha niente dell’ideologia socialista o socialdemocratica, ma è solo una formazione del tutto neoliberista) – stanno discutendo se sia meglio dimostrarsi acquiescenti verso il diktat imposto al Portogallo dal FMI, dalla BCE e dalla Commissione della UE.... A sinistra non si muove nulla, perché il Partito Comunista (PCP) ed il Blocco di Sinistra (BE) continuano ad ignorare la necessità di unire le forze e comunque non sembrano capire che il campo di battaglia decisivo di questo conflitto di classe NON sono le elezioni, ma la lotta nei posti di lavoro dando forza ed organizzazione ai lavoratori. Ma neppure questi ultimi hanno capito chiaramente che è questa la strada. La mancanza di una cultura della lotta di classe deriva in parte dalla prassi del sindacato cosiddetto “di sinistra” (la CGTP). Essendo controllato dal PCP e dal BE (minoritario), i suoi dirigenti non hanno nessuna reale visione di classe e questo lo si avverte sia nei loro discorsi che nella loro prassi sindacale. Da una parte, abbiamo i partiti riformisti (PC e BE) e dall’altra abbiamo una gioventù disorganizzata che aspira a poter dire la sua sul proprio futuro. Ci hanno provato recentemente con una gigantesca manifestazione il 12 marzo scorso, ma non sono ancora stati capaci di costruire un movimento sociale autonomo e vengono già usati come “argomento” elettorale dai partiti di sinistra... Gli anarchici portoghesi non sono collettivamente presenti nelle lotte di classe. Le loro attività più visibili non hanno rilevanza alcuna. Disdegnano la militanza di base nei sindacati ed il loro “attivismo” si limita agli stili-di-vita o ad un avanguardismo elitario (spesso con enfasi anarcosindacalista). Sono isolati ed irrilevanti, limitandosi a “rappresentare” il dissenso. Manuel Baptista
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Intenazionali |
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