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[Tunisia] La UGTT : tra lotta e tradimento

category nordafrica | lotte sindacali | opinione / analisi author Thursday April 28, 2011 16:34author by Mouatamid - CGT Report this post to the editors

Cronache dalla Tunisia, pt.4

L'Union Générale Tunisienne du Travail (UGTT - Unione Generale del Lavoro Tunisina) l'unico sindacato in Tunisia finora, ha svolto per molti anni un ruolo ambiguo: da una parte era dentro l'apparato di stato, con molti legami col partito al potere, dall'altro centro di un sindacalismo combattivo ed indipendente. [Castellano] [English]
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La UGTT : tra lotta e tradimento


L'Union Générale Tunisienne du Travail (UGTT - Unione Generale del Lavoro Tunisina) l'unico sindacato in Tunisia finora, ha svolto per molti anni un ruolo ambiguo: da una parte era dentro l'apparato di stato, con molti legami col partito al potere, dall'altro centro di un sindacalismo combattivo ed indipendente.

Entrambe le facce hanno coesistito perchè necessarie l'una all'altra. La burocrazia al comando nella UGTT aveva bisogno, ed ora più che mai, di questa iniezione di militanza e di lotta che i settori più combattivi danno al sindacato allo scopo di mantenere la sua quota di potere all'interno dell'apparato statale e per sopravvivere alla dittatura in circostanze come quelle attuali. Da parte sua, il settore sindacale più militante ha trovato all'interno della UGTT l'infrastruttura che gli è essenziale se vuole raggiungere i lavoratori, avere una copertura legale, anche se questa copertura spesso non gli ha evitato in passato i colpi della repressione in un contesto privo totalmente di libertà.

Un po' di storia

Come nella maggior parte dei paesi nordafricani, il primo sindacato tunisino nacque sull'esempio del sindacalismo francese. Nel 1924, Mohamed Ali El Hammi e Tahar Haddad crearono in la prima organizzazione dei lavoratori in Tunisia, la Confédération générale des travailleurs tunisiens (CGTT - Confederazione Generale dei Lavoratori Tunisini), che venne subito repressa dalle autorità coloniali.

Nel 1946, dopo un processo di costruzione sindacale durato 2 anni nel nord e nel sud del paese, nacque la UGTT, il primo sindacato nel Nord Africa, guidato da Farhat Hached (poi ucciso da coloni francesi estremisti) e da Ahmed Tlili. Da quel momento la UGTT fu strettamente legata al movimento nazionalista ed alla priorità della lotta per l'indipendenza nazionale rispetto alla lotta di classe, una condizione che poi ne determinò la dipendenza dal nuovo apparato statale nazionale.

Durante la dittatura di Bourguiba la UGTT subiva tensioni continue tra il suo essere sindacato sottomesso al partito unico e quella sua certa autonomia che gli permetteva di esercitare pressioni sul potere, come nel corso degli anni '60 e '70. Gli scioperi generali del 1978 e la rivolta del pane del 1984 portarono ad altissimi livelli di scontro e di repressione contro la UGTT da parte dello Stato, e molti attivisti sindacali finirono in carcere per lunghi anni.

La UGTT e Ben Ali

Nel 1989, il regime di Ben Ali impose una diretta sottomissione dei dirigenti della UGTT, allora guidata da Ismail Sahbani, che collaborò nell'introduzione di politiche economiche neoliberiste e nel combattere tenacemente la sinistra sindacale. Processato e condannato per malversazione è stato sostituito nel corso del congresso di Gerba nel 2002 dall'attuale segretario generale, Abdessalem Jerad.

Il doppio gioco della dirigenza della UGTT

La storia della dirigenza della UGTT è una storia di tradimenti e intrighi: dal suo appoggio alla candidatura di Ben Ali nelle elezioni del 2004 e 2009 alla riforma dello stato sociale, dall'introduzione delle misure economiche neoliberiste alla presa di distanza dai suoi stessi attivisti sindacali di Gafsa durante la rivolta del 2008, quando il sindacato si limitò ad una semplice richiesta di rilascio per gli arrestati.

Sorpresa in gennaio dalle rivolte di Sidi Bouzid e Kasserine, la dirigenza UGTT aveva permesso solo scioperi a livello locale regionale e sostenuto richieste di riforme democratiche solo quando il movimento ribelle si era ormai diffuso in tutto il paese e molte sezioni sindacali ne erano direttamente coinvolte. Lo sciopero generale a Tunisi non è stato indetto fino al 14 gennaio. Ed il giorno prima, Abdessalem Jerad, segretario generale della UGTT, trattava ancora con Ben Ali, alla ricerca di una soluzione. Una settimana prima, Jerad aveva permesso che gli studenti ed i disoccupati che si erano chiusi nella sede del sindacato a Tunisi fossero sgomberati violentemente dalla polizia e molti di loro imprigionati e torturati.

Dopo la fuga di Ben Ali, i dirigenti della UGTT avevano accettato di entrare a far parte del governo provvisorio di unità nazionale di Mohamed Ghannouchi, con 3 ministri, per poi ritirarli in seguito alle pressioni del popolo in strada e dell'ala pià radicale della UGTT. Mentre il popolo contestava il governo Ghannouchi nelle strade, i dirigenti della UGTT lanciavano un appello per un "governo di salvezza nazionale", senza chiarire cosa dovesse essere e cosa dovesse fare, nel tentativo di compiacere un po' tutti.

Il coinvolgimento della UGTT nella rivoluzione tunisina

Come già detto, la UGTT è sempre stata un'area di convergenza per il sindacalismo militante e per la lotta contro il potere. Con la maggior parte del partiti politici fuori-legge, col divieto di formare altri sindacati e con la ristretta libertà di azione concessa ad organizzazioni non controllate dal governo, (come la Lega Tunisina per i diritti Umani - LTDH, limitata solo alla sede di Tunisi, sempre controllata dalla polizia politica ed impossibilitata ad organizzare eventi pubblici), la UGTT rimaneva l'unico posto da cui era possibile lottare contro il sistema e dove i vari settori combattivi erano obbligati a lavorare insieme a fronte della burocrazia sindacale. Questa realtà storica ha permesso che all'interno della UGTT si formasse una corrente che per anni ha lottato per scopi comuni - la radicalizzazione della UGTT, la fine della dittatura, la democrazia sindacale interna, al prezzo di enormi sacrifici (prigione, esclusioni, ecc.) - ed ha rafforzato la sua presenza nei livelli intermedi (sindacato generale, sindacato regionale, etc.) e, conseguentemente, nel Comitato Amministrativo Nazionale.

Ne è scaturito che la UGTT ha potuto svolgere un ruolo importante nella rivolta popolare in Tunisia. Coinvolto fin dalla rivolta di Sidi Bouziz, le sedi del sindacato sono state aperte, nella maggior parte dei casi, per organizzare manifestazioni - spesso punto di partenza delle stesse. Il sindacato ha organizzato raduni, cortei e scioperi generali regionali in vari governatorati ed è attualmente coinvolto nei comitati per difendere la rivoluzione.

Dove va la UGTT?

La coesistenza di queste tendenze conflittuali all'interno della stessa organizzazione è stata possibile grazie alla situazione del paese in mano alla dittatura e privo di libertà. E' troppo presto per capire quale sarà l'esito della transizione democratica tunisina e pure quale strada prenderà il prossimo congresso della UGTT, ma è chiaro che entrambi questi esiti influenzeranno il mantenimento della UGTT quale sindacato unico.

I movimenti di auto-organizzazione popolare in corso, quali quello dell'Unione dei Laureati Disoccupati oppure dei comitati di difesa della rivoluzione, nel loro processo di consolidamento, influenzeranno senz'altro il futuro della UGTT. Anche prendendo in considerazione il peso della tradizione dell'unità sindacale all'interno della UGTT, in termini di libertà democratiche, un impossibile sindacalismo che sia burocratico sotto il controllo dello stato e al tempo stesso autonomo, presto o tardi porterà al manifestarsi del sindacalismo più combattivo.

Altre opzioni: la CGTT

Nel 2006, un gruppo di ex-dirigenti della UGTT aveva deciso di creare la Confédération Générale Tunisienne du Travail (CGTT - Confederazione Generale Tunisina del Lavoro) quale alternativa alla dipendenza della UGTT dallo Stato.

Però, il fallimento dei tentativi di legalizzare il nuovo sindacato portò alla cessazone delle sue attività, fatto salvo l'organizzazione ogni estate di una scuola estiva di formazione sindacale tramite l'Association Club Mohamed Ali de la Culture Ouvriere (Club Mohamed Ali - Associazione per la cultura della classe operaia, dove il nome di Mohamed Ali si riferisce al fondatore della CGTT del 1924).

L'1 febbraio 2011, la CGTT è stata finalmente legalizzata e ha iniziato ad organizzarsi. Tuttavia, non ha ancora sviluppato una chiara linea sindacale e, cosa più preoccupante, sembra alquanto estranea e non coinvolta nell'attuale processo rivoluzionario. Dal 3 al 5 dicembre è previsto il suo primo congresso, in cui si potrà stabilire la linea e la prassi sindacale.

L'ex-segretario della UGTT, Ismail Sahbani, ha creato a sua volta in terzo sindacato, l'Unione dei Lavoratori Tunisini (UTT), una sorta di apparato burocratico, più per spirito di competizione all'interno di un possibile sistema di democrazia puramente formale.

Se il processo rivoluzionario tunisino procederà, sapranno gli stessi lavoratori tunisini come meglio auto-organizzarsi. Se invece ci sarà una regressione o uno stop, le varie burocrazie sindacali continueranno a svolgere il proprio ruolo allo scopo di impedire qualsiasi autonoma auto-organizzazione dei lavoratori tunisini.

Mouatamid
Gruppo di Lavoro per il Nord Africa della segreteria internazionale della CGT - Confederación General del Trabajo

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio relazioni Internazionali

Originale, pubblicato in castigliano il 14 aprile 2011, con foto:

Related Link: http://www.cgtandalucia.org/Cronicas-desde-Tunez-4-La-UGTT?id_mot=193

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