Cronache dalla Tunisia, pt.4
L'Union Générale Tunisienne du Travail (UGTT - Unione Generale del Lavoro Tunisina) l'unico sindacato in Tunisia finora, ha svolto per molti anni un ruolo ambiguo: da una parte era dentro l'apparato di stato, con molti legami col partito al potere, dall'altro centro di un sindacalismo combattivo ed indipendente. [Castellano] [English]
Entrambe le facce hanno coesistito perchè necessarie l'una all'altra. La burocrazia al comando nella UGTT aveva bisogno, ed ora più che mai, di questa iniezione di militanza e di lotta che i settori più combattivi danno al sindacato allo scopo di mantenere la sua quota di potere all'interno dell'apparato statale e per sopravvivere alla dittatura in circostanze come quelle attuali. Da parte sua, il settore sindacale più militante ha trovato all'interno della UGTT l'infrastruttura che gli è essenziale se vuole raggiungere i lavoratori, avere una copertura legale, anche se questa copertura spesso non gli ha evitato in passato i colpi della repressione in un contesto privo totalmente di libertà.
Nel 1946, dopo un processo di costruzione sindacale durato 2 anni nel nord e nel sud del paese, nacque la UGTT, il primo sindacato nel Nord Africa, guidato da Farhat Hached (poi ucciso da coloni francesi estremisti) e da Ahmed Tlili. Da quel momento la UGTT fu strettamente legata al movimento nazionalista ed alla priorità della lotta per l'indipendenza nazionale rispetto alla lotta di classe, una condizione che poi ne determinò la dipendenza dal nuovo apparato statale nazionale.
Durante la dittatura di Bourguiba la UGTT subiva tensioni continue tra il suo essere sindacato sottomesso al partito unico e quella sua certa autonomia che gli permetteva di esercitare pressioni sul potere, come nel corso degli anni '60 e '70. Gli scioperi generali del 1978 e la rivolta del pane del 1984 portarono ad altissimi livelli di scontro e di repressione contro la UGTT da parte dello Stato, e molti attivisti sindacali finirono in carcere per lunghi anni.
Sorpresa in gennaio dalle rivolte di Sidi Bouzid e Kasserine, la dirigenza UGTT aveva permesso solo scioperi a livello locale regionale e sostenuto richieste di riforme democratiche solo quando il movimento ribelle si era ormai diffuso in tutto il paese e molte sezioni sindacali ne erano direttamente coinvolte. Lo sciopero generale a Tunisi non è stato indetto fino al 14 gennaio. Ed il giorno prima, Abdessalem Jerad, segretario generale della UGTT, trattava ancora con Ben Ali, alla ricerca di una soluzione. Una settimana prima, Jerad aveva permesso che gli studenti ed i disoccupati che si erano chiusi nella sede del sindacato a Tunisi fossero sgomberati violentemente dalla polizia e molti di loro imprigionati e torturati.
Dopo la fuga di Ben Ali, i dirigenti della UGTT avevano accettato di entrare a far parte del governo provvisorio di unità nazionale di Mohamed Ghannouchi, con 3 ministri, per poi ritirarli in seguito alle pressioni del popolo in strada e dell'ala pià radicale della UGTT. Mentre il popolo contestava il governo Ghannouchi nelle strade, i dirigenti della UGTT lanciavano un appello per un "governo di salvezza nazionale", senza chiarire cosa dovesse essere e cosa dovesse fare, nel tentativo di compiacere un po' tutti.
Ne è scaturito che la UGTT ha potuto svolgere un ruolo importante nella rivolta popolare in Tunisia. Coinvolto fin dalla rivolta di Sidi Bouziz, le sedi del sindacato sono state aperte, nella maggior parte dei casi, per organizzare manifestazioni - spesso punto di partenza delle stesse. Il sindacato ha organizzato raduni, cortei e scioperi generali regionali in vari governatorati ed è attualmente coinvolto nei comitati per difendere la rivoluzione.
I movimenti di auto-organizzazione popolare in corso, quali quello dell'Unione dei Laureati Disoccupati oppure dei comitati di difesa della rivoluzione, nel loro processo di consolidamento, influenzeranno senz'altro il futuro della UGTT. Anche prendendo in considerazione il peso della tradizione dell'unità sindacale all'interno della UGTT, in termini di libertà democratiche, un impossibile sindacalismo che sia burocratico sotto il controllo dello stato e al tempo stesso autonomo, presto o tardi porterà al manifestarsi del sindacalismo più combattivo.
Però, il fallimento dei tentativi di legalizzare il nuovo sindacato portò alla cessazone delle sue attività, fatto salvo l'organizzazione ogni estate di una scuola estiva di formazione sindacale tramite l'Association Club Mohamed Ali de la Culture Ouvriere (Club Mohamed Ali - Associazione per la cultura della classe operaia, dove il nome di Mohamed Ali si riferisce al fondatore della CGTT del 1924).
L'1 febbraio 2011, la CGTT è stata finalmente legalizzata e ha iniziato ad organizzarsi. Tuttavia, non ha ancora sviluppato una chiara linea sindacale e, cosa più preoccupante, sembra alquanto estranea e non coinvolta nell'attuale processo rivoluzionario. Dal 3 al 5 dicembre è previsto il suo primo congresso, in cui si potrà stabilire la linea e la prassi sindacale.
L'ex-segretario della UGTT, Ismail Sahbani, ha creato a sua volta in terzo sindacato, l'Unione dei Lavoratori Tunisini (UTT), una sorta di apparato burocratico, più per spirito di competizione all'interno di un possibile sistema di democrazia puramente formale.
Se il processo rivoluzionario tunisino procederà, sapranno gli stessi lavoratori tunisini come meglio auto-organizzarsi. Se invece ci sarà una regressione o uno stop, le varie burocrazie sindacali continueranno a svolgere il proprio ruolo allo scopo di impedire qualsiasi autonoma auto-organizzazione dei lavoratori tunisini.
Mouatamid
Gruppo di Lavoro per il Nord Africa della segreteria internazionale della CGT - Confederación General del Trabajo
Traduzione a cura di FdCA - Ufficio relazioni Internazionali
Originale, pubblicato in castigliano il 14 aprile 2011, con foto: