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Le rivolte arabe e la guerra imperialista in Libia da un punto di vista kurdo

category internazionale | imperialismo / guerra | intervista author Thursday March 24, 2011 19:00author by José Antonio Gutiérrez D. Report this post to the editors

Intervista con Nejat Firat Zeyneloglu, libertario kurdo

Ecco di seguito un'intervista con Nejat Firat Zeyneloglu, un libertario kurdo che vive in Turchia. In questa intervista del 21 marzo, si parla dell'impatto delle rivolte arabe sul popolo kurdo, della protesta kurda nel Kurdistan del sud e delinea interessanti paralleli tra i rivoltosi libici ed i i rivoltosi kurdi dopo la prima Guerra del Golfo. [English] [Türkçe] [Français] [Castellano]
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Le rivolte arabe e la guerra imperialista in Libia da un punto di vista kurdo


Ecco di seguito un'intervista con Nejat Firat Zeyneloglu, un libertario kurdo che vive in Turchia. In questa intervista del 21 marzo, si parla dell'impatto delle rivolte arabe sul popolo kurdo, della protesta kurda nel Kurdistan del sud e delinea interessanti paralleli tra i rivoltosi libici ed i i rivoltosi kurdi dopo la prima Guerra del Golfo.


Come sono andate quest'anno le celebrazioni per Newroz, il capodanno kurdo, mentre c'erano le rivolte arabe in corso?

Quest'anno le feste di Newroz si sono svolte in un'atmosfera entusiastica; milioni di persone hanno partecipato alle feste in tutto il Kurdistan ed all'estero. Per decenni, Newroz non è stata solo una festa nazionale, ma anche una manifestazione che simbolizza la tenacia e la persistenza della lotta di liberazione dei kurdi. Non è un caso che abbiamo dovuto lottare per un decennio prima di avere il diritto di poter celebrare Newroz. Tuttavia, quest'anno, ciò che ha dato una vera motivazione alle feste è stata la splendida ondata di rivolte in Medio Oriente ed in Nord Africa. Il popolo kurdo ha già salutato con calore questi eventi, simpatizzando con altri popoli che sono oppressi da regimi brutali. Penso che queste rivolte siano un punto di svolta decisivo nella coscienza dei popoli della regione: le dittature e i regimi brutali sembravano essere quasi eterni o immortali, ma se questi popoli insorgono per abbattere questi regimi, nessuna dittatura e nessun sistema ipocritamente parlamentare può resistere; questa rivoluzione è possibile ed anche reale. Tutti noi dovremmo trarre lezioni da questa grande esperienza.

Qual'è la posizione del movimento di liberazione kurdo su queste proteste? Pensi che le richieste delle masse arabe possano aprire spazi per una lotta comune?

E chiaro che il movimento di liberazione kurdo sia molto lieto della resistenza araba. I Kurdi hanno lottato a lungo per la liberazione, per cui non possiamo che simpatizzare con queste rivolte. Nel suo comunicato sulle rivolte arabe, la KCK (Koma Civakên Kurdistan - Unione delle Comunità del Kurdistan) ha salutato i rivoltosi ed ha auspicato la distruzione di tutte le dittature e dei brutali sistemi in Medio Oriente. Credo che d'ora in poi siano destinate a diluirsi quelle artificiali ostilità tra i popoli e tra le comunità che erano state sistematicamente create dalle classi dominanti, dagli Stati e dalle potenze imperialiste. Grazie alla lotte di liberazione, tutti i popoli della regione possono rendersi conto di quanto si possa realizzare uniti e col mutuo appoggio. Noi ci speriamo...

Quale è stato il ruolo della popolazione kurda in Iraq durante le rivolte? Abbiamo saputo di importanti proteste nel Kurdistan meridionale...

Ci sono state davvero forti manifestazioni nel Kurdistan meridionale, o ufficialmente Kurdistan iracheno. Le manifestazioni sono iniziate quando un povero contadino ha cercato di darsi fuoco - esattamente come in Tunisia - per protestare contro la corruzione del governo locale, contro la povertà e l'oppressione nella regione. Nello stesso giorno, a Sulaymaniyya, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare. E' stata davvero una grande ondata di rivolta. Il governo regionale ha reagito violentemente alle proteste: la polizia ha ucciso due manifestanti e ne ha feriti 50. Ma le manifestazioni non sono finite, al contrario, sono diventate più forti e si sono diffuse in tutta la regione. Credo proprio che questa resistenza sia stata ispirata dalle rivolte arabe. Le masse stanno resistendo ad una situazione in cui vi è da un lato una classe sfruttatrice che conta sulla protezione delle tribù locali e del governo regionale, e dall'altro una popolazione povera che vive sotto un sistema brutale. Il governo fa promesse, ma non potrà ingannare il popolo ancora per molto.

L'attuale situazione in Libia ha molti paralleli con la situazione nell'Iraq kurdo dopo la Guerra del 1991, quando gli USA vi dichiararono la no-fly zone. A sinistra c'è chi ne trae automaticamente conclusioni quale quella che in crisi come questa le nazioni imperialiste mostrano i muscoli contro dittatori come Saddam Hussein o Gheddaffi, e c'è chi sta dalla parte dei dittatori contro l'imperialismo. Poi ci sono i liberali che ritengono si debba stare con l'imperialismo e contro i dittatori, dal momento che questi ultimi sono brutti e cattivi ed è quindi legittimo che ci si ribelli contro. Alla luce dell'esperienza kurda degli anni '90, quando la vostra lotta era sia contro acerrimi nemici dell'imperialismo come la Siria e l'Iran, sia contro stretti alleati degli USA come la Turchia sia dentro lo stesso Iraq dove un "governo nazionalista" kurdo collaborava apertamente nella repressione della resistenza, come vedi gli eventi recenti in Libia?

Come dicevi, ci sono delle somiglianze tra le due situazioni. Ed a sinistra molti hanno sbagliato sulla questione kurda, così come stanno facendo con la Libia. Prima di tutto, è sbagliato appoggiare i dittatori e le dittature e peggio ancora, ritenere che possano essere dei progressisti o degli onesti anti-imperialisti. Infatti, tutti questi dittatori opprimono I loro popoli con l'aiuto di alcune potenze imperialiste. Poi, è anche sbagliato sperare di poter aver l'aiuto degli imperialisti nelle lotte di liberazione.

Difendere le dittature o difendere l'intervento imperialista contro i dittatori è sostanzialmente la stessa cosa; significa rifiutare o ignorare la volontà delle masse popolari che lottano per la loro libertà da sé. In entrambi i casi vi è dunque un atteggiamento di sfiducia verso il popolo, verso le masse e verso la loro lotta. Per i paesi imperialisti, ovviamente, la solo questione che conta è quella di assicurare la "stabilità". Per cui, in genere, finché i loro interessi sono protetti, alle potenze imperialiste non importa se in quel paese al potere ci sono i fascisti, o i socialdemocratici, o i conservatori, oppure i verdi e così via. Non dimentichiamoci che solo un mese fa, Sarkozy, Berlusconi, Erdoğan ed altri erano in ottimi rapporti con Gheddafi. Perché ci sono i loro investimenti in Libia e come ben si sia per il capitalismo gli investimenti sono più importanti della vita delle persone.

I paesi imperialisti sono preoccupati del popolo libico, più di quanto lo sia Gheddafi. Per cui lo scopo di questa guerra è quello di instaurare e garantire una nuova struttura in Libia che sia a vantaggio dei paesi imperialisti. Penso che dobbiamo sostenere la lotta del popolo libico fondata sulla sua volontà. Dobbiamo sostenere ogni prassi di democrazia diretta e di autogestione contro ogni tipo di oppressione o di autorità. Siamo consapevoli che il popolo libico ha il diritto all'autodeterminazione, e noi dobbiamo stare col popolo, non con Gheddafi o con gli imperialisti.

Quando la resistenza kurda lottava per la sua liberazione, la sinistra nazionalista turca criticava il nostro movimento di liberazione perchè riteneva che tutti I Kurdi dovessero accettare lo status quo e non incrinare gli equilibri internazionali. Ma la libertà è una richiesta che non può essere posposta. Dobbiamo difendere la libertà e l'autogestione sia contro i dittatori sia contro gli imperialisti.

Si sente di tensioni in Medio Oriente tra i gruppi cristiani, sciiti, sunniti, alawiti. Il movimento di liberazione kurdo ha sviluppato il progetto per una Confederazione Democratica in Medio Oriente al fine di trovare una coesistenza pacifica in questo complesso mosaico di popoli, in cui le comunità si possono federare dal basso secondo affinità ed interessi comuni, al di là dei confini coloniali. Pensi che questo progetto stia acquistando maggiore rilevanza ora che la regione è in rivolta?

Conosco il progetto dei confederazione democratica proposto dal movimento di liberazione kurdo e da Ocalan stesso. Nonostante i suoi parecchi limiti, si tratta di un progetto basato sull'autogestione, sull'anticapitalismo e sull'ambientalismo ed io penso che valga la pena discuterne. Il movimento di liberazione ha appena deciso di realizzarlo nelle aree in cui è forte. Per quanto mi riguarda, credo sia un'esperienza che deve essere seguita e dibattuta.


Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali

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