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Che i Comitati Popolari in Libia siano le basi di una nuova vita e non solo organismi transitori

category nordafrica | imperialismo / guerra | intervista author Saturday March 05, 2011 00:27author by José Antonio Gutiérrez D. Report this post to the editors

Intervista con Mazen Kamalmaz

Gli USA ed i loro alleati occidentali stanno esplorando tutte le vie per evitare che le rivolte di massa in Libia e nel mondo arabo con evolvano in senso rivoluzionario, ma anche per assicurarsi che i loro interessi economici e strategici non abbiano da temere in uno scenario futuro post-Gheddafi. Per meglio comprendere cosa sta succedendo n Libia, siamo tornati ad intervistare il 27 febbraio il nostro amico e compagno, l'anarchico siriano Mazen Kamalmaz. [English] [Castellano] [العربية ] [Français] [Català] [Polski] [Ελληνικά] [Dansk] [Português]
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I Comitati Popolari in Libia dovrebbero essere le basi di una nuova vita e non solo organismi transitori


La lotta del popolo libico, all'interno delle rivolte popolari diffusesi come un incendio in tutto il mondo arabo, è giunta ad un drammatico punto di svolta di fronte ad un regime che si mantiene al potere con ogni mezzo necessario. Gheddafi, nonostante il suo passato di spina nel fianco degli USA, ne era diventato un alleato chiave nella cosiddetta Guerra al Terrore, cosa che spiega la tardiva ed imbarazzata reazione degli USA agli eventi in corso in Libia e la tardiva sospensione da parte dell'UE del considerevole traffico di armi col regime libico. Mentre gli USA e le potenze occidentali ri-scoprono, per ragioni di immagine, posizioni anti-Gheddafi (dopo 10 anni di amichevoli relazioni), sono iniziati incontri per un possibile intervento e navi USA si sono posizionate di fronte alle coste libiche. Le conseguenze di una simile prospettiva sarebbero come minimo terribili. Nel frattempo, gli USA ed i loro alleati occidentali stanno esplorando tutte le vie per evitare che le rivolte di massa in Libia e nel mondo arabo con evolvano in senso rivoluzionario, ma anche per assicurarsi che i loro interessi economici e strategici non abbiano da temere in uno scenario futuro post-Gheddafi. Per meglio comprendere cosa sta succedendo n Libia, siamo tornati ad intervistare il 27 febbraio il nostro amico e compagno, l'anarchico siriano Mazen Kamalmaz, che cura il blog rivoluzionario http://www.ahewar.org/m.asp?i=1385
José Antonio Gutiérrez D.

Cosa sta veramente accadendo in Libia e nel resto del mondo arabo?

E' una rivoluzione. Dopo 42 anni di governo del regime di Gheddafi, le masse sono scese in strada. La brutta notizia è che a causa della brutale repressione da parte del regime, la rivoluzione ha avuto successo solo nella parte orientale, che è composta anche dalle diverse tribù dell'ovest e del centro. Le forze del regime sono riuscite a riprendersi dalla sorpresa ed hanno represso la rivolta a Tripoli e nel resto della Libia con forza estrema e brutale. Le masse hanno cercato di nuovo di scendere in strada venerdì scorso (25 febbraio, ndt), giornata della rabbia in molti paesi e città arabe, ma non sono riuscite a sopraffare le forze del regime. Ora c'è una situazione di stallo tra i due poteri, quello del popolo e quello del regime, sebbene entrambi stiano aspettando l'occasione migliore.

Oltre alla Libia, anche lo Yemen è in rivolta da settimane. In questo paese ci sono molte tribù e minoranze settarie, che ai aggiungono al conflitto tra il governo del nord ed il sud marginalizzato che chiede autonomia. Gli studenti universitari e delle scuole superiori potrebbero riuscire, grazie alla loro dedizione alla libertà ed alla disponibilità a sacrificarsi per la causa, nell'opera di radunare tutte le fazioni del paese nell'obiettivo di abbattere la dittatura.

Venerdì 25 febbraio è stata una giornata intensa anche in Iraq, dove migliaia di giovani iracheni - sia sunniti che sciiti, solo pochi anni fa sull'orlo della guerra civile - sono scesi insieme in strada per protestare contro il corrotto governo filo-americano. La polizia ha usato le stesse misure repressive viste negli altri paesi arabi, causando la morte di alcuni manifestanti.

Il Sultanato dell'Oman si è appena aggiunto al resto dei paesi arabi in rivolta, i giovani sono scesi in strada chiedendo, come hanno fatto i loro coetanei negli altri paesi, lavoro, libertà e condizioni di vita dignitose.

Molti ancora vedono Gheddafi come un socialista anti-imperialista... è vero?

Questa è una immagine di Gheddafi del tutto fuorviante e priva di sostanza, che è stata creata dalla sinistra autoritaria tempo fa, ma ancora in auge. La ragione sta nella ripresa della sinistra autoritaria, grazie a personaggi come Chávez.

Dobbiamo aver chiaro che le relazioni del regime d Gheddafi con le principali potenze occidentali sono improvvisamente migliorate dopo il 2003, dopo che il dittatore libico accantonò il suo programma nucleare, cosa che indusse l'allora segretario di stato USA Condolezza Rice a dichiarare che tali passi andavano verso la normalizzazione delle relazioni tra gli USA ed i paesi del Terzo Mondo, inclusi quelli che gli USA avevano etichettato come "stati canaglia". Si aprì così la strada alle visite in Libia di politici come Berlusconi, Blair e Sarkozy, per firmare contratti multi-miliardari, tra cui il traffico di armi, con le imprese occidentali. Seguì la partecipazione di Gheddafi al G8 dove si incontrò con Obama. Come nel caso di Ben Ali e di Mubarak, anche nel caso di Gheddafi le grandi potenze capitaliste hanno semplicemente ignorato le violazioni dei diritti umani contro il popolo. Anche quando, tanti anni fa, Gheddafi si auto-proclamò come anti-imperialista, si trattava di una menzogna dal momento che egli si stava impegnando, da quell'autoritario che è, in inaccettabili atti terroristici che erano ben lungi dal sostenere gli obiettivi libertari delle vittime dell'imperialismo.

Noi dobbiamo saper distinguere tra essere anti-americani, essere anticapitalisti ed essere veri socialisti, dal momento che ci sono tantissimi anti-americani che sono al tempo stesso tanto autoritari e repressori quanto l'insieme del fascismo globale dei regimi filo-americani. Non dimentichiamoci di cosa è stato lo stalinismo. Lo stesso Gheddafi salì al potere quando il nazionalismo arabo era al suo massimo, ed in quanto solo retoricamente anti-imperialista, portò i paesi arabi di sconfitta in sconfitta in tutti gli scontri con l'imperialismo e col suo rappresentante nell'area, Israele. L'ultima sconfitta si è avuta nel 2003 in Iraq. Dopo la sconfitta del 1967 di Egitto, Siria e Giordania per mano di Israele, molti a sinistra giunsero alla conclusione che le responsabilità di quella sconfitta stavano nella natura repressiva e sfruttatrice dei loro regimi. Fu proprio l'anno dopo, nel 1968, che la gioventù e gli studenti egiziani diedero inizio alle manifestazioni a carattere libertario contro il regime di Nasser. Il fatto è che l'Egitto di Nasser, l'Iraq di Saddam e la Siria di Assad, erano tutti nitidi esempi di capitalismo burocratico di Stato, e cioè di regimi che reprimevano e sfruttavano i loro popoli.

Quale è stato il ruolo degli USA e della UE in questa crisi? Si sa che Gheddafi è stato in ottimi rapporti con loro fino all'ultimo...

Durante la Guerra Fredda, entrambe le due superpotenze, gli USA e l'URSS, svolgevano un duplice ruolo: erano repressive all'interno della loro sfera di dominazione e "sostenevano" le lotte popolari per la libertà nella sfera di dominazione dell'avversario. Per cui, l'URSS appoggiava il popolo vietnamita contro l'intervento americano e sosteneva la rivoluzione cubana, come pure altre rivolte in Sud America ed in posti dove al potere c'erano regimi fantoccio nelle mani degli USA. Dall'altra parte, gli USA ed il blocco capitalista sostenevano l'ondata di rivolte nell'Europa dell'Est, ecc. Questo doppio gioco è ancora vigente. Gli USA sono pronti a sostenere rivolte come quelle in Iran, ma non in Arabia Saudita. In Iraq, l'amministrazione Bush ha aiutato Saddam a riconquistare il potere dopo la sconfitta nella Guerra del Golfo del 1991, quando Saddam si trovò ad affrontare una rivoluzione popolare di massa e poteva controllare solo una parte del paese. Volevano rovesciarlo quando sembrava più facile, ma senza compromettere il dominio nella regione.

Ma le cose accadono comunque, qualche volta anche contro la volontà degli USA, come è successo in Egitto ed in Tunisia. Nonostante tutti i migliori sforzi per tenere al potere Ben Ali e Mubarak, le masse hanno creato una nuova situazione e gli USA stanno cercando di adattarvisi. In Libia le cose sembrano differenti. Gli USA ora svolgono la parte dei predatori, dato che il regime di Gheddafi appare indebolito ed odiato dal popolo, e soprattutto, perché il suolo libico trabocca di petrolio ed appare oggi una preda facile e ghiotta. Ma questi USA che vestono i panni dei combattenti per la libertà per liberare un paese senza speranza da un dittatore sanguinario, solo poco tempo fa loro amico, offrono buone ragioni a chi ancora sostiene le dittature nei nostri paesi. La cosa negativa per un predatore è quella di non saper resistere ad una preda facile, nonostante tutte le dolorose esperienze del passato. Un aspetto importante in questo possibile piano USA per la Libia è che nessuno oggi in Libia, nè le masse in rivolta, nè l'opposizione in esilio in Occidente, accetta l'ipotesi di un intervento militare straniero.

Ipotesi che naturalmente, sarebbe un duro colpo per l'intera lotta in Libia. Non solo danneggerebbe la lotta indipendente per la libertà, ma getterebbe anche un'ombra minacciosa sul futuro del paese. I Libici sono a due passi dal rovesciare il regime e riconquistare il controllo sul petrolio e sulle loro vite; e non penso che essi, o almeno la maggioranza dei Libici, sia pronta a sacrificare quello che hanno conquistato finora per assicurarsi una vittoria facile ma che non sarebbe la loro vittoria.

Qual è la natura del governo civile-militare insediatosi a Bengasi?

Non ci sono ancora chiare istituzioni statali come quelle nelle aree liberate. Ci sono elite che stanno cercando di imporsi, ma al momento, senza molto successo.

Non è molto che certa stampa americana e stampa araba filo-americana ha scritto di un Consiglio transitorio a Bengasi guidato da un ex-ministro di Gheddafi, al solo scopo di sostenere un possibile intervento militare USA. A parte questo cosiddetto Consiglio ad interim, nessuna forza e nessun gruppo nelle aree liberate è disponibile ad un intervento esterno.

Qual è il ruolo dei Comitati Popolari Libici? Si tratta di organismi di democrazia diretta creati dalle masse?

Infatti, questi comitati stanno segnando ogni rivoluzione in ogni paese arabo. Credo che essi siano buoni esempi di democrazia diretta, tutte le aree liberate sono gestite da loro al momento, come è stato in Tunisia dopo la caduta del regime di Ben Ali e come è stato in Egitto dopo che Mubarak ebbe ordinato alle sue forze di sicurezza di scatenare le orde di teppisti per fare saccheggi dovunque e per intimidire le masse in rivolta. Ora è necessario di rendere stabili questi Comitati e non solo organismi transitori: questo potrebbe essere il nostro messaggio alle masse.

Si sono viste bandiere monarchiche... Ci vedi lo spettro di un ritorno del vecchio regime di Re Idris?

A dire il vero, può accadere di tutto. Credo che gli stessi libici in rivolta non abbiano le idee chiare su cosa vogliono e su come gestire il loro paese dopo esser riusciti ad abbattere Gheddafi. Devono scoprire la loro strada. Quello che vedo difficile che possa accadere è che si lascino sottomettere da un nuovo regime. Ora sanno qual è la loro forza e non sarà facile per nessuno portagliela via.

Nell'immediato quali sono le prospettive della rivolta?

Dipende. La battaglia contro la dittatura non è ancora finita, e non ancora vinta. Ma dobbiamo renderci conto dell'alto potenziale che vi è insito. La vittoria della rivoluzione farebbe la differenza in tutta la regione. Ricordiamoci che il nuovo ordine mondiale venne dichiarato ed instaurato per la prima volta durante la crisi del Golfo del 1990-1991. Da allora, questa regione, ha sostituito il Sud America, quale cortile di casa degli USA. Dopo quello che è successo in Tunisia ed Egitto, i cambiamenti saranno profondi e duraturi. Ci sono due grandi possibilità: che si insedi una nuova elite di regime, oppure che le masse trovino la strada per una società veramente libera, organizzata sul modello di questi comitati popolari che il popolo stesso ha creato nel crogiuolo della lotta.


Articolo scritto per Anarkismo.net
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali

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