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appello / petizione
Wednesday February 23, 2011 01:07 by Mazen Kamalmaz - (anarchico siriano) mazen2190 at gmail dot com
Appello alla solidarietà Le notizie che arrivano dalla Libia sono impressionanti. Il regime di Qaddafi sta perpetrando un orribile massacre contro le masse in rivolta. I mercenari (equivalente del baltajia del regime di Mubarak) reclutati dal regome di Gheddafi, oltre alle forze armate e di sicurezza, sparano sul popolo libico del tutto disarmato se non di armi da fuoco leggere. Le forze repressive del regime non usano solo armi da fuoco ma anche artiglieria, carri armati, aviazione ed elicotteri da guerra... [English] [Castellano] [Français] Appello alla solidarietàUrgente: Massacri e Rivoluzione in LibiaLe notizie che arrivano dalla Libia sono impressionanti. Il regime di Gheddafi sta perpetrando un orribile massacro contro le masse in rivolta. I mercenari (equivalente dei baltajia del regime di Mubarak) reclutati dal regime di Gheddafi, oltre alle forze armate e di sicurezza, sparano sul popolo libico del tutto disarmato se non di armi da fuoco leggere. Le forze repressive del regime non usano solo armi da fuoco ma anche artiglieria, carri armati, aviazione ed elicotteri da guerra. Dal punto di vista militare non siamo in presenza di una guerra. Infatti, è solo un orribile massacro condotto dal regime di Gheddafi sotto la supervisione delle potenze imperialiste in Europa e negli USA ma, come sempre, queste potenze si preoccupano solo del petrolio, delle finanze e dei profitti, dato che diritti umani e vite umane non rientrano nelle loro preoccupazioni. I governi europei insieme agli USA stanno mettendo in atto un silenzio vergognoso, che fa più rumore di qualsiasi documento politico. In sostanza, essi stanno sostenendo gli assassini, la dittatura contro le masse in rivolta, esattamente come hanno fatto per la Tunisia e per l’Egitto, salvo cambiare campo quando il trionfo della rivoluzione era diventato inevitabile. Non c’è nulla di segreto in tutto ciò. E’ tutto legato al petrolio ed ai suoi proventi che dovrebbero restare nelle mani del dittatori e non del popolo. Come già successo in Bahrein, Tunisia ed Egitto, la maggior parte delle armi anti-sommossa e le munizioni usate dalle forze di regime per uccidere e reprimere la gente, provengono da compagnie europee o americane. Due notti fa il figlio del dittatore libico ha minacciato le masse e ieri i suoi sicari e mercenari hanno messo in atto le minacce. La Libia del dittatore Gheddafi è un perfetto esempio di regime totalitario, come la società oppressiva descritta da George Orwell nel suo romanzo “1984”. Ora il “Grande Fratello” ha scatenato una guerra vera e propria contro il suo stesso popolo, o meglio, sta conducendo un massacro sanguinario contro i libici in rivolta. Ed ancora una volta si cerca di usare il fondamentalismo come spauracchio. Non è una lotta tra i fondamentalisti ed il regime – la lotta in corso è tra le masse e la dittatura. Quella che viene messa in atto non è che una scandalosa manipolazione della realtà, una finzione vergognosa per giustificare non solo la repressione da parte del regime, ma anche i crimini più brutali, mentre nella realtà nulla, assolutamente nulla giustifica i crimini del regime di Gheddafi, l’uso dei carri armati dei jet da combattimento contro masse disarmate, contro donne e bambini. Noi anarchici e libertari non possiamo sottovalutare la possibilità che qualche potere repressivo –islamista o altro- possa cercare di cavalcare la rivoluzione, ma nemmeno in questo caso noi sceglieremmo un potere repressivo non-religioso invece di uno religioso. Noi optiamo per la vera libertà delle masse, per una società autogestita organizzata liberamente e volontariamente dal basso. Di fronte a qualsiasi evenienza, noi diciamo che l’unica risposta adeguata è l’azione diretta popolare, guidata da masse libere, e non la brutale repressione messa in atto da una dittatura barbara. Alcune notizie e commenti di un compagno anarchico libico (solo in arabo) sul blog: http://saoudsalem.maktoobblog.com
Mazen KamalmazAnarchico siriano
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali |