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Prime note sull'Egitto

category internazionale | storia | opinione / analisi author Thursday February 10, 2011 17:16author by Jan Makandal Report this post to the editors

Troppo spesso tutti noi a sinistra ci mettiamo ad analizzare prematuramente una realtà oggettiva sulla base di quello che vediamo come se fosse espressione di una contraddizione interna, senza investigare a tutto campo, comprendere od acquisire tutti i fattori interni, anche a livello di conoscenza su base percettiva. [English]
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Prime note sull'Egitto


Troppo spesso tutti noi a sinistra ci mettiamo ad analizzare prematuramente una realtà oggettiva sulla base di quello che vediamo come se fosse espressione di una contraddizione interna, senza investigare a tutto campo, comprendere od acquisire tutti i fattori interni, anche a livello di conoscenza su base percettiva.

L'elaborazione teorica (pur in presenza di analisi) non dovrebbe essere ridotta a mero atto di commento o di verdetto sugli eventi, bensì dovrebbe essere un processo di comprensione di una realtà oggettiva. Da questo punto di vista, la produzione teorica serve gli interessi delle lotte proletarie.

Le lotte in Tunisia e in Egitto, solo per citarne due di quelle recenti, non sono rivoluzioni, o meglio, esse non hanno raggiunto lo stadio delle lotte rivoluzionarie, sebbene possano prendere questa piega. Le lotte sono ancora a livello di rivendicazioni popolari di riforme democratiche. Una linea molto esile separa queste lotte dall'essere lotte riformiste. Perciò, queste lotte dovrebbero essere viste come rivolte democratiche popolari, piuttosto che come rivoluzioni. Il che chiarisce il contenuto e la natura di queste lotte, tanto quanto il loro limite. Il loro scopo è quello di ampliare la democrazia borghese.

I limiti di queste lotte sono determinati dal fatto che esse vengono portate avanti sotto la guida di settori della borghesia e soprattutto della piccolo borghesia e che la borghesia è fortemente impegnata per garantire il proprio controllo sulle masse popolari per impedire qualsiasi sviluppo di queste lotte in senso rivoluzionario.

Queste lotte, pur con i loro limiti, sono un oggettivo passo avanti rispetto allo stato di cose precedente e quindi richiedono il nostro appoggio. E' necessario appoggiarle per l'unità di interessi che c'è tra il proletariato egiziano ed il proletariato internazionale.

Tuttavia, il rischio insito in queste lotte è quello di essere cooptate dalle classi dominanti. Solo l'autonoma presenza delle masse popolari, in particolare la classe lavoratrice, determinerà:

  1. fin dove si possano spingere le rivendicazioni, e
  2. il proseguimento di queste lotte per sconfiggere veramente le classi dominanti e l'imperialismo.
Sarà importante per noi, non dogmaticamente e non da una posizione da ultra-sinistra, evitare di trattare queste lotte come rivoluzioni o concludere che siamo di fronte a delle vittorie, sminuendone in realtà l'effetto reale.

Una dittatura è la capacità di una classe di riprodurre il suo dominio all'interno di una specifica forma sociale. Le classi dominanti usano l'apparato dello Stato quale strumento politico per amministrare, gestire e regolare il proprio dominio.

La lotta contro la dittatura non dovrebbe concentrarsi solo contro una persona, ma contro le classi dominanti. Per cui, è importante non confondere l'apparato statale con il governo. L'apparato statale è la macchina dell'oppressione ed il governo è il polo centrale della macchina statuale. Le elezioni tendono a permettere alle classi dominanti di rinnovare l'apparato statale con un cambio di governo, favorendo l'alternanza allo scopo di reiterare il loro potere.

In un certo senso siamo di fronte ad una costante regolazione della democrazia borghese. Naturalmente, è tutto relativo e dipende dalla forza della struttura borghese dominante e dalla natura delle lotte intestine alla borghesia, tanto quanto dalla sua capacità di mantenere il potere di fronte alle lotte popolari e di fronte alle interferenze imperialiste.

In alcuni esempi di democrazia borghese possiamo incontrare periodi di forme particolarmente estreme quali l'autocrazia ed il fascismo. Anche in questi casi, non dovremmo confondere gli alberi con la foresta. La foresta corrisponde alle classi dominanti. Gli alberi sono queste forme particolari che il potere assume o le sue figure predominanti.

Se facciamo confusione, finiremo per commettere alcuni degli errori seguenti:

  1. etichettare queste lotte come rivoluzioni e concludere che siamo di fronte a delle vittorie;
  2. fare appello ad un fronte unitario;
  3. limitare il nostro appoggio al cambio di governo, permettendo la ristrutturazione delle relazioni tra le classe dominanti, anche in caso di qualche concessione alle masse;
  4. farsi prendere completamente dal riformismo;
  5. andare contro gli interessi oggettivi della classe lavoratrice.
Fin dai tempi di Nasser, uno dei problemi del Movimento di Liberazione Nazionale (ma non solo del MLN) è stato quello del consolidarsi al suo interno della borghesia dei burocrati. La quale ha la tendenza a diventare autocratica. Nella maggior parte delle formazioni politiche in questione, è questa frazione della borghesia che, in nome dei propri interessi e di quelli delle classi dominanti, detiene un potere politico egemone.

Sono due i tipi di lotte che vediamo oggi in Egitto, come pure in molte altre formazioni sociali (ognuna delle quali ovviamente con le sue particolarità): le lotte tra le masse popolari e le classi dominanti; la lotta tra le differenti fazioni dentro le classi dominanti per il controllo politico e per le relazioni preferenziali con l'imperialismo.

Mentre analizziamo queste lotte, dovremmo tener presenti parecchi aspetti:

1. Vi è una lotta costante tra le classi dominanti per ristrutturare la democrazia borghese, specialmente se lo stato viene gestito in modo autocratico da una frazione e se tutto il potere è nelle mani di un solo individuo.

2. Nella maggior parte dei casi di queste formazioni sociali, la base sociale della borghesia dei burocrati sta nell'esercito o in settori delle forze armate, e/o nella struttura generale dell'apparato repressivo. Sadat e Mubarak erano generali dell'esercito. Nella maggior parte dei casi, l'esercito o sezioni particolari delle forze armate agiscono come organizzazioni politiche della frazione della borghesia dei burocrati. Un settore dell'esercito potrebbe essere sotto il controllo di questa componente della borghesia ed al servizio dell'imperialismo, oppure potrebbe servire interessi feudali dei latifondisti - le cose non sono così definitive. Ci occorre analizzare queste condizioni più a fondo per comprendere il ruolo dell'esercito.

3. I settori della borghesia che si stanno muovendo contro la borghesia dei burocrati (guidata da Mubarak) non sono affatto progressisti e non dovrebbero essere considerati come alleati delle masse. Le contraddizioni tra questi settori sono di carattere secondario, essendo risolte attualmente su base antagonista. La borghesia in quanto blocco è del tutto filo-imperialista. Fu subito dopo Nasser che la linea politica imperialista all'interno delle formazioni sociali egiziane ottenne sostanziali consensi. Per esempio, gli aiuti imperialisti hanno favorito la formazione della borghesia dei burocrati, hanno minato il nazionalismo della piccola borghesia nasseriana ed hanno indebolito grandemente la borghesia nazionale. E' necessaria un'analisi più profonda anche qui per comprendere in pieno l'impatto interno di questa linea politica.

4. Il ruolo dell'Egitto nell'imperialismo nel Medio Oriente è significativo, specialmente in relazione a Israele. Il che facilita anche lo sviluppo di una particolare tendenza feudale ultra-reazionaria islamica, come già visto in altre formazioni sociali del Medio Oriente.

5. La lotta tra le classi dominanti è solo nell'interesse di queste classi, anche nel caso di alcune concessioni alle masse. Una vera liberazione dipende dalla capacità autonoma delle masse, dalla loro resistenza ed indipendenza dalla borghesia.

6. Settori delle classi dominanti contro l'egemonia della borghesia dei burocrati tendono in genere ad appoggiarsi sulla piccola borghesia per influenzare le masse, per limitare ed impedire ogni approfondirsi delle contraddizioni sociali che permetterebbero una transizione da una rivolta ad una lotta rivoluzionaria. La piccola borghesia solitamente presenta le sue rivendicazioni di classe come rivendicazioni fondamentali delle masse (quelle della classe lavoratrice in particolare); così si annega la lotta nel populismo, nell'opportunismo e nella collaborazione di classe.

7. La lotta popolare avanzerà sulla base della sua capacità di resistere alla cooptazione da parte di settori delle classi dominanti e dell'imperialismo che si presentano come oppositori della borghesia dei burocrati.

8. Le politiche imperialiste sono diventate più mature in questi 40 anni. La prassi dell'appoggio unilaterale agli autocrati è finita; ora gli imperialisti contano su entrambi i campi ed aggiustano la loro posizione in base all'evolversi della situazione. L'imperialismo deve essere denunciato senza nessun equivoco.

9. Non dovremmo reagire semplicemente per moda populista. Occorre sottolineare che le situazioni in Tunisia, in Egitto ed altrove rappresentano il fallimento del capitalismo e del neoliberismo.

Le rivendicazioni popolari sono basate sul sottolineare gli interessi di classe. Occorre capire il loro contenuto di classe allo scopo di perseguire la nostra lotta anticapitalista a tutti i livelli e per sostenere queste lotte popolari secondo una prospettiva anti-imperialista ed anti-capitalista.

Nei prossimi giorni, i rapporti di potere saranno cruciali per la lotta delle masse e per quello che hanno acquisito. Più la lotta viene soffocata, più l'esito sarà a favore degli interessi della borghesia in quanto blocco e dell'imperialismo. Anche se la borghesia dei burocrati venisse scossa dalle manovre degli imperialisti, restano alte le probabilità che la borghesia dei burocrati ed il blocco delle classi dominanti rinnovino il proprio controllo, rispetto ad una vittoria di qualche alternativa autonoma popolare.

Occorre sviluppare l'analisi su queste situazioni ed evitare i potenziali effetti negativi del cieco sostegno offerto dal basso livello di coscienza di classe e di lotta esistente negli USA.

Queste sono note iniziali da tenere presente nel contesto del nostro generale sostegno alle rivolte in Egitto.

Jan Makandal
4 febbraio 2011

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali

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