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La crisi in Irlanda

category irlanda / gran bretagna | economia | opinione / analisi author Sunday December 19, 2010 16:54author by Ronan McAoidh Report this post to the editors

La bolla, il salvataggio e il colpo di frusta

Martedì 7 dicembre, il governo irlandese si è barricato nel parlamento per votare la legge finanziaria che contiene i tagli e le misure di austerità richieste dal FMI e dalla BCE. La finanziaria giunge alla fine di un anno di crisi profonda, dopo che è andata fuori controllo la spirale del debito di quello che era il paese europeo dalla crescita economica più veloce. L'ovvia domanda che ci si pone è "Cosa è andato storto? Cosa è successo al miracolo economico irlandese?" [English]
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La crisi in Irlanda

La bolla, il salvataggio e il colpo di frusta


Martedì 7 dicembre, il governo irlandese si è barricato nel parlamento per votare la legge finanziaria che contiene i tagli e le misure di austerità richieste dal FMI e dalla BCE. La finanziaria giunge alla fine di un anno di crisi profonda, dopo che è andata fuori controllo la spirale del debito di quello che era il paese europeo dalla crescita economica più veloce. L'ovvia domanda che ci si pone è "Cosa è andato storto? Cosa è successo al miracolo economico irlandese?"

Il castello di carte: la costruzione

Per rispondere a queste domande è necessario guardare al periodo di crescita economica e a quello di crisi recente. La crescita economica di cui si è giovata l'Irlanda dalla metà degli anni '90 fino alla crisi finanziaria del 2008, va in realtà divisa in due fasi. All'inizio c'è stata una crescita trainata da salari bassi, alti livelli di formazione e grossi investimenti delle multinazionali straniere che delocalizzavano in Irlanda. Questo periodo è noto come la "Tigre Celtica" ed è durato più o meno dal 1995 al 2000. In seguito la crescita economica è stata trainata dalla bolla della casa, del tutto fuori controllo, e che è durata fino al 2006.

La bolla della casa ha iniziato a gonfiarsi nel periodo della Tigre Celtica. L'aumento dell'occupazione e dei salari hanno spinto verso l'alto i prezzi delle case. Ne è seguito il boom nel settore delle costruzioni. Che ha portato ad un aumento dei salari e della domanda di case per gli immigrati che venivano in Irlanda a lavorare nell'edilizia. Questo processo circolare è stato rafforzato dal sistema bancario che si è arricchito prestando denaro sia a chi voleva acquistare una casa, sia ai costruttori. Il che significa che le banche potevano spingere la domanda di case prestando sempre più denaro per i mutui; questo ha fatto crescere i prezzi ed ha fatto aumentare i guadagni ricavati dai prestiti ai costruttori. A questo punto sono entrati nel gioco le banche estere e gli investitori, prestando alle banche irlandesi 844 miliardi di dollari per trarre profitto dal folle business della casa.

Il castello di carte: il crollo

Nel 2007, il settore delle costruzioni era salito al 23% del PIL ed occupava il 20% della forza-lavoro totale; era diventato la parte più importante dell'economia irlandese. Ma la mania costruttrice ha provocato una gigantesca sovra-offerta di abitazioni, con inevitabile caduta dei prezzi. In pratica, i costruttori -che avevano preso in prestito grandi quantità di denaro dalle banche per i loro cantieri-si ritrovavano ora nella condizione di non riuscire a vendere le case al prezzo che avevano stimato e quindi a non poter ripagare i prestiti contratti con le banche. Le quali, pur avendo sequestrato tali proprietà, si sono ritrovate nella stessa condizione di non riuscire a venderle a prezzo di realizzo. E venendo meno queste entrate, le banche hanno iniziato a cercare denaro per poter pagare i loro debiti.

Nel 2008, il sistema bancario irlandese era sul limite del collasso. Per impedirlo, il governo irlandese si eresse a garante di tutti i debiti delle banche irlandesi. Questo voleva dire che lo Stato irlandese, e quindi i contribuenti irlandesi, diventavano responsabili dei buchi giganteschi nelle finanze delle banche irlandesi. La follia insita in questa decisione è sorprendente. Invece di ritenere gli investitori quali responsabili delle decisioni che li avevano spinti ad investire nella bolla della casa, l'accordo obbligava la gente comune a riparare agli errori dei banchieri e dei costruttori.

Passando questo debito dai banchieri ai contribuenti, si è giunti ad una situazione in cui il debito irlandese è diventato di gran lunga superiore al PIL. A questo punto il governo irlandese è stato costretto a chiedere denaro in prestito offrendo un alto tasso di interesse, sperando di poter attrarre gli investitori poco fiduciosi nelle possibilità del governo irlandese di pagare gli interessi. Per poter ottenere la fiducia dei mercati finanziari, il governo ha tentato anche di ridurre il deficit, tagliando le spese e quindi riducendo gli stipendi e le uscite per i sevizi pubblici.

Arriva la BCE

E però, tutto ciò non era ancora sufficiente per i mercati ed intanto i costi del prestito irlandese crescevano in modo esponenziale di pari passo con i costi del salvataggio delle banche. A novembre del 2010, la Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso di intervenire con un piano di salvataggio dell'Irlanda. L'intervento della BCE, oltre a fermare il collasso irlandese, aveva altri due obiettivi.

Prima di tutto, la BCE era preoccupata per un fallimento delle banche irlandesi, che avrebbe avuto conseguenze pesanti per le banche francesi e tedesche, fondamentali per l'economia dell'eurozona. Infatti le banche tedesche da sole hanno prestato alle banche irlandesi qualcosa come 206 miliardi di euro, per cui un crollo di queste dimensioni avrebbe avuto effetti giganteschi sulle banche francesi e tedesche.

In secondo luogo, la BCE voleva impedire che la crisi contagiasse il resto d'Europa. Le economie dell'eurozona sono profondamente correlate e la crisi di un paese porterebbe gli investitori a temere che essa possa colpirne un altro. Attualmente, Portogallo e Spagna si trovano seriamente sul punto di dover richiedere un intervento di salvataggio ed è possibile che la crisi contagi l'Europa intera.

Morte per tagli innumerevoli

Così quando la BCE ha annunciato i particolari del piano di salvataggio per il governo irlandese, era chiaro che si trattava di un pacchetto di provvedimenti finalizzato a salvare il sistema bancario a spese del popolo irlandese. La grandissima parte degli 85 miliardi di euro prestati al governo irlandese finirà alle fallimentari banche irlandesi. In cambio, il governo irlandese deve fare tagli pari a 15 miliardi di euro entro i prossimi 4 anni. Obiettivo raggiungibile solo tramite il classico pacchetto neoliberista fatto di privatizzazioni, di tagli ai salari ed ai servizi pubblici.

I settori della classe lavoratrice che ne soffriranno di più sono quelli già deprivati, dato che il governo ha tolto l'esonero dalle tasse alle famiglie a basso reddito, ha diminuito il salario minimo ed ha tagliato lo stato sociale. Gli economisti sono d'accordo nel ritenere che gli effetti combinati di questi tagli impediranno una crescita economica dell'Irlanda nei prossimi anni. La disoccupazione è già ora un problema enorme, dato che colpisce il 14% della forza-lavoro e non si prevedono miglioramenti a breve termine. In queste condizioni, molti giovani irlandesi stanno mettendo in conto di riprendere la tradizionale via irlandese dell'emigrazione oltreoceano.

Resistenza o rassegnazione?

Di fronte ad attacchi così pesanti alle condizioni di vita dei lavoratori, c'è stata solo una risposta limitata da parte della popolazione irlandese. Le manifestazioni organizzate dai sindacati hanno radunato 100mila persone, ma queste manifestazioni non si sono sviluppate poi in un movimento a sostegno dello sciopero generale. Gli studenti sono stati più combattivi, hanno occupato uffici del governo e svuotato le scuole; ma a confronto con gli altri paesi europei, la classe lavoratrice irlandese si è mostrata sorprendentemente passiva.

Questo può essere in parte attribuibile alla propaganda del governo e dei media impegnati in una campagna di nascondimento delle vere ragioni della crisi. Il popolo irlandese è stato portato a credere che fosse esso stesso responsabile del debito crescente ed accusato di non aver risparmiato denaro a sufficienza durante gli anni del boom. Nel frattempo, il governo riusciva a creare una divisione tra i lavoratori del pubblico impiego ed i lavoratori del settore privato, dando la colpa del debito agli alti stipendi dei dipendenti pubblici piuttosto che all'operazione di salvataggio delle banche. Questa divisione è stata strumentalizzata per poter tagliare gli stipendi a tutti i dipendenti del pubblico impiego.

Il movimento sindacale, sebbene fosse molto più forte nel pubblico impiego, ha clamorosamente fallito nell'impedire i tagli agli stipendi. Grandi manifestazioni sindacali ed uno sciopero del pubblico impiego di 250mila persone hanno mostrato nel 2009 quale fosse la rabbia contro il governo, ma questa rabbia non si è tramutata in qualcosa di più consistente. Gli attivisti di sinistra dentro il sindacato hanno cercato di spingere verso una direzione più radicale, ma questi sforzi hanno avuto un effetto limitato.

E questo per due motivi. Da una parte, durante gli anni del boom il movimento sindacale aveva perseguito una tattica di partneriato col governo e quindi si impegnava a livello centrale a non indire scioperi in cambio di aumenti salariali. Questa tattica ha indebolito la capacità del sindacato di lottare ed ha rafforzato quella tendenza alla centralizzazione delle decisioni che hanno consentito ai dirigenti sindacali di soffocare il movimento di protesta. Dall'altra parte, la sinistra in Irlanda è sempre stata storicamente debole, limitando la sua azione a sviluppare iniziative radicali dentro il sindacato o altrove.

Gli attivisti di sinistra hanno avuto più successo dentro il movimento studentesco, dove è emerso un gruppo più radicale che si è opposto alla dirigenza conservatrice del sindacato nazionale degli studenti. Questo gruppo stava dietro l'occupazione del Ministero delle Finanze ed è stato attivo nelle manifestazioni degli studenti delle scuole superiori.

I prossimi anni molto probabilmente non saranno nè anni di crescita economica nè dell'occupazione, dal momento che l'austerità morderà in profondità. Fino ad ora, il movimento contro il salvataggio e contro i tagli dei governo è stato estremamente limitato ma il futuro non è chiaro. Le elezioni imminenti vedranno probabilmente il partito di governo perdere molti seggi e forse porteranno persino ad un governo guidato dai socialdemocratici del Partito Laburista. Diversi partiti socialisti hanno fatto un'alleanza elettorale e potrebbero prendere qualche seggio.

Ma l'azione vera è altrove. E' possibile che i sindacati rompano la tregua col governo e tornino a scioperare. E' anche probabile che il movimento degli studenti continui a lottare contro i tagli alla formazione. Altrove, gli attivisti sul territorio si stanno preparando a lottare contro la privatizzazione dell'acqua e dei servizi sociali e stanno già facendo campagna contro i tagli ai sussidi.

Ronan McAoidh


Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali

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