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"Iran-scibili"?

category internazionale | imperialismo / guerra | stampa non anarchica author Thursday June 10, 2010 17:56author by Gaspare Serraauthor email spazio.libero at email dot it Report this post to the editors

ECCO PERCHE’ DIFENDERE LE RAGIONI DELL’IRAN… (ALMENO SUL NUCLEARE!)

Non sono “sciocco”, dunque mi rendo ben conto di come questo titolo da solo basti per attrarmi addosso critiche furiose e “condanne sommarie” (mi perdonerete se aggiungo l’inciso “specie da parte dei più distratti”, di coloro pronti a giudicare senza aver nemmeno letto una riga in più dell’analisi che segue!).

Ciò né mi sorprende né mi spaventa, cosciente di vivere in un Mondo in cui:
- la ragione si è andata sempre più perdendo, offuscata dagli odi e dai pregiudizi…
- e molti occhi ormai discernono solo tra il “bianco” e il “nero”, perdendo di vista quelle sfumature che sono proprio ciò che fa spesso la differenza!

La riflessione seguente è un tentativo (non so se riuscito) di analizzare la “Questione iraniana”:
- sganciandosi dai parametri di giudizio più “scontati” (specie di conio statunitense e “contraffazione” europea);
- rifuggendo dai “topos” propri della politica internazionale (molti dei quali di marca bushiana e mera “imitazione” berlusconiana);
- ed evitando il ricorso ai più banali “luoghi comuni” con cui si tende sempre più spesso a dividere la realtà in “piani contrapposti” (Occidente/ Oriente; Democrazie/ “Stati canaglia”; Cristianesimo/ Islam…).

INIZIAMO A RAGIONARE…

L’analisi seguente esprime il rifiuto netto di quella “logica divisiva” (dalla maggior parte della pubblica opinione recepita inconsapevolmente…) che sembra governare l’Occidente, tendente a trasformare la realtà (politica, culturale, religiosa, etica, morale…) in un gioco di “coppie contrapposte” in cui:
- “tutto è lecito” (anche il ricorso a guerre del tutto “illegittime e infondate”!), spesso stravolgendo persino lo stesso “senso logico” delle parole (spacciando per operazioni di “peace keeping” mere guerre commerciali o, addirittura, per “guerre esportatrici di democrazia” o di liberazione dal terrorismo internazionale pretestuose operazioni d’occupazione militare!);
- mentre una sola regola regge il gioco: “o con noi o contro di noi!”.
In un simile contesto, allora, la scelta di non schierarsi apertamente per nessuna delle due parti può apparire come una scelta “eversiva” dell’ordine costituito!

Diceva il filosofo tedesco Theodor Adorno (1903/1969): “la libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, bensì nel sottrarsi a questa scelta prescritta…”.
Personalmente credo che il principale handicap delle opinioni pubbliche moderne (dominate da un’informazione mass-mediatica il più delle volte “manipolata” e “a senso unico”) sia proprio la profonda difficoltà di sottrarsi alle scelte “prescritte” dal Potere (non tanto politico quanto economico), scelte attraverso cui chi “governa le coscienze” (non solo la “res publica”…) è in grado di trasformare persino le più palesi “menzogne”, una volta ripetute ossessivamente, nelle più “incontestabili verità” (almeno per quella crescente maggioranza “distratta e silenziosa” che ha perso del tutto la capacità di farsi “massa critica”…).

“La vera libertà di stampa è dire alla gente quello che la gente non vorrebbe sentirsi dire”, ripeteva lo scrittore britannico George Orwell (1903/1950, in realtà Eric Arthur Blair).
Io non sono “la stampa” né detengo alcuna verità “tascabile”!
Possiedo ancora, però, quella libertà di pensiero e onestà intellettuale sufficiente:
- per interrogarmi “criticamente” sulla gestione della politica internazionale statunitense (seguita passivamente “a ruota” da molti paesi europei, in primis l’Italia);
- per dubitare persino della presunta “superiorità morale” dell’Occidente rispetto al resto del Mondo (in materia di rispetto della legalità internazionale, uso legittimo della forza e proliferazione nucleare);
- e per arrivare a sostenere (pur da “convinto” pacifista e antinuclearista!) che, a queste condizioni, l’Iran ha “tutte le ragioni del mondo” per rivendicare finanche il diritto di dotarsi di armi nucleari!

Un antico proverbio zen ricorda che “quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito…”, nonostante luna e dito appartengano a due dimensioni incomparabili, a due mondi del tutto differenti!
Contestualizzando tale aforisma, la conclusione a cui approda la mia analisi è la seguente: le potenze nucleari non possono indicare nell’Iran “il male” piuttosto che un suo “sintomo”!
Anche una volta risolta la “Questione iraniana”, così, non sarebbe affatto risolta la vera questione, quella “nucleare”, che la Comunità internazionale dovrebbe finalmente affrontare a viso aperto e senza “ipocrisia”!

Il vero problema, dunque, non è la questione “iraniana”, bensì quella “nucleare”!
Per queste ragioni (senza voler dare minimamente l’impressione di difendere il governo teocratico, reazionario, illiberale e antisionista di Ahmadinejad!), mi sento in dovere di giustificare le pretese nucleari iraniane almeno finché le nove potenze nucleari già esistenti:
I- non ammetteranno che la fonte primaria d’“instabilità e insicurezza” nel Mondo è costituita dai propri arsenali atomici;
II- e non accetteranno di affrontare il problema mettendo anzitutto in discussione la propria “politica nucleare”!

COS’E’ LA “QUESTIONE IRANIANA”?

“Quanto sta avvenendo tra le superpotenze e l’Iran equivale a un gruppo di pazzi che si riunisce; un matto bussa alla porta, vuole entrare a farne parte; l’assemblea decide di no: c’è il numero chiuso, dunque resti fuori!” (tratto dal libro “Per ragionare”, del filosofo Mario Capanna).
Non c’è descrizione più azzeccata per presentare il nocciolo della “Questione iraniana”, ossia la contesa apertasi:
- tra un gruppo di Stati (Stati Uniti e Israele, in particolare) che vorrebbe proibire a un altro paese sovrano, l’Iran, di sviluppare l’energia nucleare, temendo che questo sia solo un pretesto per arrivare anch’esso a dotarsi di armi atomiche;
- e un Paese, l’Iran, che sostanzialmente chiede d’entrare a far parte del “club ristretto” delle potenze nucleari (di cui i propri più acerrimi contestatori sono già parte!).
Verrebbe da dire, allora, che il Mondo è governato dalla stessa ragione dei “matti”!

COS’E’ IL “TRATTATO DI NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE”?

Il “Trattato di non proliferazione nucleare” (che, per comodità, chiameremo di seguito “Tnp”) stabilisce il principio per cui la pace nel Mondo va salvaguardata evitando la “corsa agli armamenti nucleari” (armi dalle potenzialità catastrofiche!).

Per quale motivo?
Perché, in caso contrario, le potenze nucleari potrebbero essere “tentate” dalla possibilità di risolvere le proprie controversie internazionali ricorrendo agli arsenali atomici, con le conseguenze che ben si possono immaginare…
Lo spirito del Tnp, dunque, è quello di “prevenire” il rischio di nuove guerre atomiche (qual è stata la Seconda Guerra mondiale, conclusasi il 6 agosto del 1945 con il lancio della bomba atomica “Little Boy” -così fu denominata- sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki).

Cosa prevede, più in dettaglio, il Tnp?
Il Trattato impegna gli stati firmatari:
I- qualora detengano testate atomiche, a un progressivo “disarmo nucleare” (finora, purtroppo, rimasto solo sulla carta…);
II- e, qualora sviluppino l’energia nucleare “a scopi civili” (in pratica, per costruire centrali elettronucleari), a sottoporsi al controllo dell’Aiea (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite).

Il Tnp è entrato in vigore nel 1970, in piena “guerra fredda” e allorquando erano solo 5 le potenze nucleari nel Mondo (tra l’altro, tutte membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu): Usa, Urss, Gran Bretagna, Francia e Cina.
A sottoscrivere il Trattato, tuttavia, sono state:
- non solo potenze nucleari all’epoca esistenti;
- bensì anche paesi che avevano sviluppato l’energia nucleare esclusivamente per “scopi civili”;
- e paesi del tutto sprovvisti sia di armi che di centrali nucleari.

Non essendo l’adesione al Tnp un obbligo per gli Stati, però:
- ad oggi, diversi paesi non hanno aderito al Trattato;
- e, cosa più preoccupante, tra questi vi rientrano alcuni paesi che dispongo in ogni caso dell’arma atomica (tra cui Israele!).

QUALI SONO LE POTENZE NUCLEARI NEL MONDO?

Attualmente nel Mondo sono presenti:
I- 5 potenze nucleari “legali” (che dispongono dichiaratamente dell’arma atomica e sono aderenti al Tnp): i già citati Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina;
II- 3 potenze nucleari “illegali” (che detengono notoriamente armi nucleari ma non hanno sottoscritto il Tnp): India, Pakistan e Corea del Nord (quest’ultima nel 1985 aveva aderito al Tnp, per poi ritirarsi dallo stesso nel 2003);
III- e 1 potenza nucleare “di fatto” (che dispone di armi nucleari -pur senza averlo mai ufficialmente riconosciuto- ma non ha mai aderito al Tnp): Israele.

Riguardo il caso israeliano, tra l’altro, proprio lo scorso 24 maggio il quotidiano inglese “The Guardian” (citando un documento ufficiale “riservato” ma finalmente “declassificato” in Sudafrica, firmato dall’allora ministro della Difesa -oggi presidente della Repubblica e “Premio Nobel per la Pace”!- Shimon Peres):
- non solo ha confermato che Israele detiene da tempo l’arma atomica;
- bensì ha rivelato che, nel 1975, il governo israeliano ha tentato di vendere tre testate nucleari al regime sudafricano dell’apartheid!

USA-IRAN: CATTIVI MAESTRI, STUDENTI RIBELLI…

Lo scorso 3 maggio si è svolta, al Palazzo di Vetro di New York, una conferenza dell’Onu proprio sul tema della “proliferazione nucleare”.
Una vetrina internazionale imperdibile per il ribelle presidente iraniano, Ahmadinejad, sempre pronto a sfidare la Comunità internazionale con i suoi deliranti proclami!
L’intervento di Ahmadinejad, anche stavolta svoltosi un po’ in solitudine (essendosi allontanate dall’Aula le delegazioni americane, italiane e di molti altri paesi occidentali non appena concessagli la parola), ha comunque “spiazzato” un po’ tutti giocando di contrattacco, sfidando gli Usa a un maggior impegno per il disarmo nucleare.
Un po’ come se, una volta tanto, fosse l’alunno “indisciplinato” a redarguire il maestro “inadempiente”!

Il nocciolo del ragionamento di Ahmadinejad può così riassumersi: “gli Stati Uniti, prima di occuparsi di fantomatici propositi nucleari iraniani, perché non dimostrano alla Comunità internazionale di tener fede agli impegni assunti col Tnp ritirando immediatamente le proprie armi nucleari sparse nelle basi americane d’Europa e del resto del Mondo?”.
Più in dettaglio, il leader iraniano ha avanzato una proposta di “denuclearizzazione globale” in tre punti:
I- “smantellamento delle armi” nucleari americane;
II- affidamento a un organismo internazionale indipendente del compito di fissare una data per l’“eliminazione integrale delle armi nucleari” di tutti i paesi membri del Tnp;
III- e varo di un nuovo Tnp (da ridefinire “Trattato di Disarmo e di non Proliferazione nucleare”).
Una proposta, pertanto:
- forse “utopistica”;
- probabilmente dai secondi fini “provocatori”;
- ma in sé tutt’altro che “insensata” o belligerante!

Qual è stata la risposta americana alle denunce/proposte iraniane?
Anzitutto fonti ufficiali del Pentagono sono state costrette ad ammettere che gli Usa:
- dispongono di ben “5.113” testate nucleari;
- di cui ben “90” detenute solo in Italia!
Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha però accusato l’Iran di “far di tutto per distogliere l’attenzione dalle proprie responsabilità” e di “mettere a rischio il futuro della non-proliferazione nucleare”.
A stretto di giro, inoltre, è arrivata anche la risposta del presidente americano, Barack Obama: “i Paesi che non onorano i loro obblighi sulla non-proliferazione si troveranno ad essere meno sicuri, meno prosperi e più isolati”.

A questo punto, qualche domanda (pur destinata a rimanere senza risposta…) vorremmo volentieri rivolgerla all’Amministrazione americana:
I- perché gli Usa hanno sempre taciuto sull’“esorbitante” ammontare del proprio arsenale nucleare?
II- Perché gli Stati Uniti dispongono ancor oggi di un potenziale atomico così “imbarazzante”, pur trascorsi 30 anni dalla sottoscrizione del Tnp?
III- Come può la responsabilità della proliferazione nucleare nel Mondo ricadere su un Paese, l’Iran appunto, che ancora nemmeno dispone dell’arma atomica? Tale responsabilità non dovrebbe ricadere, piuttosto, sulle potenze nucleari esistenti? Perché mai, invece, proprio questi paesi sono ad oggi esenti da responsabilità e sanzioni?
IV- Così stando le cose, non toccherebbe proprio ai paesi che dispongono di armi atomiche il dovere di fare un “primo passo” distensivo di fronte alla Comunità internazionale?
V- Perché la nuova Amministrazione statunitense, potendo dimostrare “nei fatti” di voler iniziare un “nuovo corso” nei rapporti con l’Iran (rispetto alla precedente gestione Bush), non ha colto al volo il “guanto di sfida” lanciato da Teheran, rispondendo “nel merito” alle proposte di denuclearizzazione globale avanzate? E perché, piuttosto, si è deciso tanto “frettolosamente” (dopo appena pochi mesi di presidenza Obama) di abbandonare la (sia pur difficile) “via del dialogo” per perseguire la più comoda (ma più pericolosa!) strada della contrapposizione frontale e delle sanzioni?

NUCLEARE “MADE IN USA”: 5.113 LE TESTATE AMERICANE (90 IN ITALIA!)

La cosa che più sconcerta delle rivelazioni statunitensi non è tanto lo “spaventoso” numero di testate dichiarate (sufficienti a distruggere la Terra “innumerevoli volte”!) quanto il fatto:
I- che gran parte delle testate siano detenute nelle basi militari americane presenti nel Vecchio Continente e nel resto del Mondo (ossia in suolo straniero ma al di fuori di ogni controllo da parte degli Stati ospitanti!);
II- e che ciò sia stato consentito all’insaputa delle popolazioni nazionali!

Secondo quanto riferito dagli studiosi del Fas (“Federation of American Scientists”), tra la base aerea Nato di Aviano e quella di Ghedi Torre sarebbero stipate ben “90” testate statunitensi!
Il che ha dell’“assurdo” se si considera che proprio i sindaci di Aviano e Ghedi sono da anni membri del network “Mayors for peace” (associazione presieduta dal sindaco di Hiroshima e impegnata per l’eliminazione di tutte le armi nucleari dal mondo entro il 2020)!
E’ vero che l’Italia non è l’unico paese a ospitare testate nucleari “a stelle e strisce”. Per fare qualche esempio:
- 150 testate sarebbero detenute in Germania;
- 100 in Inghilterra;
- 90 in Turchia;
- e 40 tra il Belgio e l’Olanda.
Numeri che ritraggono il quadro di un’Europa sostanzialmente a “sovranità limitata” (questo è forse il “prezzo di riconoscenza” ancora da scottare per i meriti americani nell’averci liberato dall’oppressione nazi-fascista nel ‘45?!).
E’ anche vero, però, che, diversamente da altri paesi europei (quali Belgio, Germania, Lussemburgo, Norvegia e Paesi Bassi, che hanno provveduto in tal senso già dal febbraio 2009), l’Italia non ha ancora nemmeno chiesto ufficialmente agli Usa il ritiro delle loro testate dal proprio territorio nazionale!

Qualche domanda (anch’essa destinata a cadere nel vuoto…), allora, sarebbe doveroso rivolgerla anche al governo italiano:
I- com’è ammissibile che il popolo italiano scopra solo a distanza di decenni (e soltanto per “merito” di Ahmadinejad!) che il suo territorio nazionale sia stato “svenduto” per farne una vera e propria “polveriera nucleare”?
II- Com’è spiegabile il fatto che gli Italiani, mentre sono interpellati per via referendaria (nel 1987) per decidere della sorte di pacifiche centrali elettronucleari, sono tenuti all’oscuro sulla presenza di “testate atomiche” nel proprio territorio (ben “90” e, per di più, “in mani straniere”)?
III- Com’è giustificabile la “cortina di silenzio” calata su tale vicenda, sia da parte del mondo politico (non una sola reazione significativa si è registrata in merito, nemmeno da parte delle opposizioni!) che informativo?
IV- Non sarebbe nell’interesse pubblico e della “democrazia” che della vicenda si discutesse in Parlamento?

ECCO PERCHE’ DIFENDERE LE RAGIONI DELL’IRAN… (ALMENO SUL NUCLEARE!)

Su questo complicatissimo “intrigo internazionale” rimangono ancora troppi interrogativi su cui un’opinione pubblica con un minimo di “coscienza critica” non dovrebbe sorvolare (lasciandosi passivamente andare a letture “parziali” e aprioristicamente schierate!).

PRIMO:
L’Iran vuole davvero portare a termine il processo di arricchimento dell’uranio al fine di dotarsi di armi nucleari?
La risposta a tale domanda è nevralgica: se così non fosse, non vi sarebbe pretesto alcuno per accusare l’Iran di violare il Tnp o di rappresentare un pericolo per la sicurezza mondiale!
E’ nel pieno diritto degli Stati (anche contraenti il Tnp), difatti, scegliere di diversificare le proprie fonti energetiche decidendo di produrre parte della propria energia elettrica ricorrendo a centrali elettronucleari.

La risposta è no!
Sul punto l’Iran è sempre stato chiaro, dichiarando di ambire solo alla costruzione di centrali elettronucleari: lo stesso Ayatollah Khamenei ha più volte ribadito come l’utilizzo di armi nucleari (così come di quelle chimiche) è proibito dall’Islam (nel corso della Prima Guerra del Golfo, del resto, è stato l’Iraq di Saddam Hussein -e non certo l’Iran!- a ricorrere ad armi chimiche).
Se quella iraniana può facilmente considerarsi una fonte inattendibile, ciò non può dirsi, invece, per quanto dichiarato:
I- sia dall’Aiea (l’unica agenzia internazionale incaricata, in base al Tnp, delle ispezioni sui siti nucleari), che ha ripetutamente negato che l’Iran stia lavorando a un programma nucleare militare;
II- sia dagli stessi servizi segreti americani (un rapporto del 2007 della “National Intelligence Estimate” americana ha concluso che Teheran ha interrotto il proprio programma nucleare militare già nel 2003).

Gli unici a sostenere la tesi contraria, in pratica, sono Israeliani e Statunitensi.
Già questo sarebbe sufficiente per parlare di accuse “unilaterali” e “non verificate”, che rischiano di trasformarsi nell’ennesimo vergognoso “processo sommario” condotto contro uno Stato sovrano (dopo il “processo farsa” fatto all’Iraq, occupato da forze militari statunitensi e inglesi nel 2003 sulla base di prove “false” e di palesi “menzogne” propagandate per vere, come autorevolmente confermato lo scorso gennaio nella relazione presentata dalla “Commissione d’inchiesta indipendente sull’Iraq” voluta dal premier olandese Balkenende e guidata dall’ex presidente della Corte Suprema olandese, Willibrord Davids).

Perche mai, allora, l’Iran non avrebbe diritto a sviluppare l’energia nucleare “a scopi civili”?
Perché ciò stesso sarebbe una “pretesa” inaccettabile (per non dire una “provocazione”)?
Che cosa differenzia l’Iran dall’Italia e dalle altre nazioni che hanno fatto la scelta (a mio avviso “folle”, ma comunque legittima) di investire sulla fonte energetica nucleare?
Forse solo il fatto che l’Iran sia un paese “ostile” all’Occidente, proponente un modello di civiltà (discutibile o meno che sia) “alternativo” al nostro?

SECONDO:
Supponendo pure che l’Iran “menta spudoratamente” e nasconda le sue reali ambizioni militari nucleari, siamo davvero sicuri che l’Iran non abbia alcun “diritto” di dotarsi di un’arma di cui già dispongono altri nove Stati nel Mondo?

Dal punto di vista “strettamente giuridico”, tale pretesa incontrerebbe un limite invalicabile: il Tnp (sottoscritto dall’Iran) escluderebbe la legittimità internazionale di una simile ambizione.
Ma se si considerano le “logiche sostanziali” di funzionamento della Comunità internazionale ci si accorge, in realtà, che il problema non è affatto giuridico bensì “politico”!
Se così non fosse, del resto:
I- all’Iran basterebbe ritirarsi dal Tnp (come già fatto dalla Corea del Nord nel 2003) per svincolarsi dagli obblighi del Tnp;
II- e non si comprenderebbe la ragione per la quale tali obblighi non graverebbero anche su Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, potenze nucleari che non hanno mai mantenuto l’impegno (formalmente assunto col Tnp) di smantellare i propri arsenali atomici!

Per scoprire le ragioni per cui l’Iran non rappresenta “il problema” bensì “il sintomo” di un problema ben maggiore occorre porsi, semmai, un’altra domanda: quale sarebbe la spiegazione più logica di un interessamento dell’Iran per l’arma nucleare?
La risposta:
- non è l’interesse di realizzare finalmente il proposito di distruggere Israele dalla cartina geografica mediorientale (sarebbe “folle” immaginare che l’Iran mettesse realmente in pratica un piano del genere!);
- bensì l’interesse di “ristabilire un equilibrio” nei rapporti di forza in Medio Oriente con Israele (potenza nucleare), tale da “mettersi al riparo” per il futuro da ogni possibile ipotesi di subire un attacco militare!

Perché un “Iran nuclearizzato”, allora, fa così tanta paura ai Potenti della Terra?
Non tanto per le sue mire “offensive”, quanto perché risulterebbe “inattaccabile” come potenza nucleare (nonostante, in un futuro prossimo, le sue rilevanti risorse petrolifere e gassose potrebbero “far gola” a molti!).

Per spiegare questa risposta occorre, anzitutto, che sia chiara la logica “folle” (o, meglio, “darwiniana”) che governa il diritto internazionale: nell’ambito della Comunità internazionale, non governa la “legge del diritto” bensì la “legge del più forte”!
La “proliferazione nucleare”, in particolare:
I- ha avuto origine dalla politica nucleare statunitense (gli Usa sono stati i primi a dotarsi di tale arma e gli unici -per fortuna!- ad averla utilizzata nella storia);
II- e si è propagata a macchia d’olio per colpa di quella che lo scrittore Mario Capanna definisce la logica del “Mad” (in inglese “folle”, “pazzo”, “matto”, in realtà acronimo di “mutual assured destruction”, ossia “distruzione mutua assicurata”!).

Come funzione il sistema logica (pur se “folle”) del Mad?
Il “Mad” incentiva le grandi potenze a dotarsi di un’arma nucleare:
- non (come potrebbe appare da una lettura superficiale) in nome di una logica “offensiva”;
- bensì in ragione di una logica “difensiva” o di “auto-tutela”, ossia per garantirsi una piena autonomia d’azione rispetto alle altre potenze nucleari facendo valere la “forza deterrente” rappresentata dal solo possesso di un’arma nucleare!
Spiegato in parole ancor più povere, nell’ambito del “club privilegiato” delle potenze nucleari:
a- da un lato, ogni potenza nucleare è consapevole che un intervento militare contro una nazione dotata anch’essa di ordigni nucleari potrebbe rappresentare la propria rovina, rischiando di subire una “rappresaglia nucleare” e, dunque, di finire anch’essa distrutta (di innescare una spirale di violenza capace di portare a una “guerra totale” dalle conseguente distruttive per l’intero Pianeta!);
b- dall’altro, il semplice possesso di un’arma atomica rappresenta per uno Stato la migliore garanzia d’“inattaccabilità” (un “deterrente formidabile” da ogni possibile minaccia straniera), il che pone le potenze nucleari in una posizione di forza nettamente favorevole rispetto agli Stati non dotati di arsenali nucleari!
A conferma di ciò, potremmo ricordare:
I- che l’unica occasione in cui è stata utilizzata l’arma nucleare è stata nel 1945, non a caso allorquando gli Stati Uniti erano i “detentori esclusivi” di armi nucleari nel Mondo;
II- e che l’unico vero motivo per il quale la Corea del Nord ha mantenuto la propria indipendenza fino ai nostri giorni è proprio il fatto che sia sospettata di possedere una decina di testate nucleari (il che la mette dal riparo, per intendersi, dal rischio di fare la stessa fine dell’Iraq!).

In conclusione:
I- perché mai gli Iraniani (68 milioni di cittadini) dovrebbero rinunciare a dotarsi di un’arma di cui già dispongono non solo gli avversari statunitensi (300 milioni) e gli scomodi vicini pakistani (140 milioni) bensì anche i Francesi (65 milioni), gli Inglesi (60 milioni) e, soprattutto, i nemici israeliani (7 milioni)?
II- Come si potrebbe contestare il proposito iraniano di “tutelarsi” con l’atomica dalle continue minacce d’intervento militare di Stati Uniti e Israele?
III- E cosa renderebbe una futura arma nucleare iraniana più pericolosa in sé, per la sicurezza e la pace nel Mondo, delle armi atomiche statunitensi, israeliane o pakistane?

Qual è l’“assurda” conclusione cui spinge la logica del Mad?
Quella per cui il Mondo, paradossalmente, sarebbe più sicuro se ogni Stato fosse dotato di un arsenale nucleare!
Alcuni studiosi, anzi, si spingono a sostenere che se una Terza Guerra mondiale non è scoppiata (salvo piccole guerre di carattere locale e che non hanno mai coinvolto potenze nucleari) il merito va proprio all’invenzione dell’arma atomica!
Questo “meccanismo infernale”, però, è destinato a reggere fino a quando si dimostrerà “efficace” alla prova dei fatti: quel giorno in cui qualche “ingranaggio” non dovrebbe funzionare come auspicato, il rischio concreto è quello di dirigere velocemente l’Umanità verso un’inesorabile catastrofe!

TERZO:
La Comunità internazionale sta assumendo un atteggiamento corretto, equanime e “imparziale” nell’affrontare la Questione iraniana?

L’impressione è “del tutto contraria”:
I- perché la politica statunitense (per non prendere nemmeno in considerazione quella israeliana) ha teso a “ghettizzare” l’Iran come “Stato canaglia”, applicando severe sanzioni e rendendo impossibile ogni spiraglio di dialogo;
II- e perché è di tutta evidenza che gli Usa hanno adottato negli anni la politica dei “due pesi e due misure”.
Qualche esempio concreto?
Come spiegare altrimenti:
I- tanta “inflessibilità” verso l’Iran quanta “accondiscendenza” verso Israele (Paese che non può violare gli obblighi sanciti dal Tnp semplicemente perché non ha mai nemmeno accettato di farsene carico)?;
II- tante “sanzioni” contro l’Iran (per “presunte” violazioni del Tnp) quanta “tolleranza” verso le gravi, ripetute ed accertate violazioni israeliane sia di numerose risoluzioni dell’Onu sia dei diritti umani (per ultimo, basti citare la strage di attivisti umanitari compiuta in acque internazionale lo scorso 30 maggio)?

“SI VIS PACEM PARA BELLUM”?

Che Ahmadinejad sia un abile “provocatore” (oltre che un folle “reazionario” e “negazionista”) è fuori discussione!
E’ Ahmadinejad, però, il presidente eletto dall’Iran per il secondo mandato consecutivo (pur con tutto il rammarico di Stati Uniti ed Europa, facenti il tifo, alle ultime elezioni iraniane, per il più moderato Mousavi).
Il leader iraniano, dunque (piaccia o non piaccia), è l’unico interlocutore possibile!
Preso atto che un nuovo corso politico in Iran (non impossibile, stante la “speranza verde” rappresentata dai giovani che per la prima volta sono scesi in piazza a Teheran sfidando il regime) potrà comunque avviarsi solo conclusa la stagione politica di Ahmadinejad, l’unica ragionevole strada percorribile resta quella del dialogo, non certo dello scontro “muro contro muro” (capeggiato, invece, dal presidente israeliano Netanyahu!).

Obama ha iniziato la sua nuova presidenza promettendo un “new deal” nelle relazioni diplomatiche col mondo arabo, basato sul multilateralismo e su un maggiore rispetto reciproco.
E’ questa (anche se più lunga e faticosa) la strada che l’Occidente ha l’obbligo di perseguire!
E’ anche vero, però, che un vero dialogo non potrà mai avviarsi fin quando l’Iran, dall’altra parte, si ritroverà un interlocutore pronto a sedersi al tavolo delle trattative soltanto:
- facendo valere il peso di qualche tonnellata di arsenali nucleari;
- e cercando la pace “minacciando la guerra”!
Bombardare gli eventuali siti nucleari iraniani -come ammonisce ripetutamente Israele- sarebbe una scelta folle, che porterebbe solo:
- a “radicalizzare” lo scontro Occidente/Medio Oriente;
- a rivitalizzare gli estremisti islamici;
- e ad alimentare una “scia di sangue” dalle proporzioni inimmaginabili e dalla durata imprevedibile!

Non c’è alternativa alla diplomazia, dunque.
O, per meglio dire, l’unica alternativa sarebbe la catastrofe!

Abbiamo detto che la causa del “riarmo nucleare” non è certo l’Iran bensì la presenza di potenze nucleari, le quali finiscono inevitabilmente con l’alimentare la logica del “Mad” (della “distruzione mutua assicurata”).
La “proliferazione nucleare”, allora, si può arrestare solo in un modo: mettendo in discussione l’“era nucleare” e lavorando per un Mondo “senza atomiche”!

Un processo lungo e difficile che richiederebbe una “svolta politica internazionale” di portata storica:

I- la stesura di un nuovo “Trattato di disarmo e di non proliferazione nucleare”, con cui:
- da un lato, le potenze nucleari s’impegnino al “disarmo nucleare”;
- e, dall’altro, si doti l’Aiea di stringenti poteri di controllo sugli Stati, al fine d’impedire che gli stessi si disarmino “solo in apparenza” oppure operino clandestinamente per un successivo “riarmo nucleare” (dotando l’Onu di specifici poteri d’intervento per arrestare sul nascere -anche ricorrendo all’uso della forza, ove necessario- possibili nuovi programmi nucleari militari).

II- L’apertura di una nuova stagione nei rapporti tra Stati basata sul multilateralismo, in primis riformando l’Onu in modo da renderne più democratico il suo funzionamento e più rappresentative di tutte le aree del Mondo le sue decisioni.

III- La pacificazione delle regioni del Mondo da troppi anni instabili, perciò focolai sempre accesi di violenza e terrorismo, cominciando proprio da quella mediorientale:
- realizzando finalmente la soluzione “due popoli per due stati” in Terra Santa;
- e garantendo, al contempo, la sicurezza e il diritto all’esistenza d’Israele (che può aspirare ad essere riconosciuta come un interlocutore affidabile dagli altri paesi dell’area solo allorquando svestirà i panni di potenza nucleare e di Stato occupante i territori palestinesi!).

Un processo di disarmo nucleare mondiale, di riconciliazione tra Stati ostili e di pacificazione globale non è certo semplice da realizzare.
La sfida però, per chi ha davvero a cuore il futuro di questo sempre “più piccolo e conflittuale” Pianeta, è proprio questa!
Perdere o, ancor peggio, nemmeno puntare uno sforzo su questa sfida vorrebbe dire semplicemente consegnare alle future generazioni un Mondo sempre più precario e insicuro, a costante rischio nucleare…

Gaspare Serra
(in facebook: http://www.facebook.com/Gaspare.Serra.IV )

Blog “Panta Rei”:
http://gaspareserra.blogspot.com

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author by Gaspare Serrapublication date Fri Jun 18, 2010 00:09author address author phone Report this post to the editors

E’ LA STRADA GIUSTA?

A mio avviso, NO!
Questo voto rappresenta il “fallimento” della politica di Obama (e il crollo di ogni speranza nella reale possibilità che il “Premio Nobel per la Pace” potesse proporre una politica estera statunitense “alternativa” a quelle passate!).

Perché?
Perché L’IRAN, a mio avviso, NON E’ “IL MALE”, PIUTTOSTO UN SUO “SINTOMO”!
E “nascondere i sintomi” per non affrontare il male non potrà certo guarire il “vero male” della Comunità internazionale!
Si potrà pure risolvere la “Questione iraniana” un giorno ma rimarrà comunque irrisolta LA VERA QUESTIONE, che E’ QUELLA “NUCLEARE”!

A scanso di equivoci, personalmente sono del tutto contrario “a ogni forma” di nucleare!
Per questo ritengo che L’UNICA CURA a questo male (la “proliferazione nucleare”):
non sia “tamponare le falle” di un sistema che comincia a perdere acqua da tutte le parti (bloccare sul nascere le pretese nucleari ieri coreane, oggi iraniane, domani di chissà quale altro paese…);
bensì “cambiare sistema”, mettere in discussione l’“era nucleare” per giungere ad UNA “DENUCLEARIZZAZIONE GLOBALE”!

Finché esisteranno ben “9 potenze nucleari” nel Mondo (ossia Stati più o meno ufficialmente dotati dell’arma atomica -non di mere centrali elettronucleari!-, tra cui gli Usa e Israele) la logica conseguenza è che in molti paesi (tra cui l’Iran, appunto) sorga l’ambizione a dotarsi di armi di “pari potenza” (secondo la logica del “Mad” -o “Mutual Assured Destruction”- che spiego nell’articolo…), con ciò producendo una “spinta” verso una proliferazione nucleare continua!

Per arrestare questo “vortice nucleare”, allora, occorrerebbe:
non solo impedire che il “club privilegiato” delle potenze nucleari non si ampli;
bensì “chiuderlo” del tutto!

Sono gli Stati già oggi dotati dell’arma nucleare a doversi mettere in discussione per primi, dunque!
La cosa più inaccettabile, difatti, è la “doppia morale” di quegli Stati (Stati Uniti e Israele su tutti) che pretendono dagli altri il rispetto di regole che sono i primi a infrangere!

Saluti...

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