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Irlanda: La linea del fronte è tracciata

category irlanda / gran bretagna | lotte sindacali | opinione / analisi author Tuesday May 25, 2010 19:30author by D. Freeman - Workers Solidarity Movement Report this post to the editors

Il settore pubblico pagherà i costi dell'accordo governo-sindacati

Dobbiamo respingere questo accordo, che è peggiore dello statu quo. E' talmente brutto che addirittura gli esecutivi di alcuni sindacati hanno intimato ai loro delegati al negoziato di non firmare nessun accordo.
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Il settore pubblico pagherà i costi dell'accordo governo-sindacati

La linea del fronte è tracciata


La maggioranza degli iscritti ai sindacati del settore pubblico aveva votato per lo sciopero in occasione della finanziaria del dicembre 2009. I vertici sindacali avevano interpretato questo voto come una giustificazione per continuare il negoziato, nel corso del quale si erano spinti a dichiarare che il governo avrebbe potuto ottenere i risparmi necessari senza ridurre ulteriormente gli stipendi implementando la "Transformation Agenda".

Il Governo ne ha preso nota e fatto tesoro e dopo essere uscito dai negoziati ha messo mano ai tagli agli stipendi per poi invitare i sindacati ad una verifica della "Transformation Agenda". I vertici sindacali frenavano la protesta con cui i lavoratori speravano di ricuperare quanto avessero perso, ed è nato un nuovo accordo il 31 marzo.

Ma come si sa, gli accordi non si dovrebbero respingere per principio. Occorre calcolare i benefici che ne derivano ai lavoratori:

  • non verranno tagliati ulteriormente gli stipendi pubblici almeno fino al 2014, ma il governo ha dei precendenti e potrebbe tranquillamente stracciare l'accordo all'occorenza; nel frattempo viviamo in un'era di costante tassazione indiretta...
  • la promessa che se siamo in linea con i risparmi previsti via "razionalizzazione" e "ristrutturazione" e se c'è l'ok dell'organismo di controllo nella primavera del 2011, allora il governo vedrà quello che può fare rispetto ai bassi stipendi dei lavoratori a partire dalla soglia dei 35.000 euro annui;
  • nessun esubero obbligatorio di personale se il governo ottiene i risultati voluti. A ripensarci, forse non è proprio un beneficio...
Ora vediamo gli aspetti negativi.
  • Nuovo sistema pensionistico a partire dal 2011, con cui si abbandona lo schema dei benefici predefiniti per accedere ad una piano di contribuzione. Su questo l'accordo è stato raggiunto senza una verifica dei dettagli, dando carta bianca ad un governo che si è già dimostrato pronto a perseguire i suoi interessi.
  • Aumento delle ore di lavoro per molti, dalle 8.00 alle 20.00.
  • Riduzioni del personale.
  • Nessun rimpiazzo di personale finché il governo non riduce i livelli occupazionali ad un numero che solo loro hanno in mente.
  • Completa cooperazione dei lavoratori ai piani di "razionalizzazione" e "ristrutturazione".
  • Nessuno sciopero per retribuzioni o condizioni di lavoro.
  • Organismo indipendente di controllo, che includerà alcuni membri della confederazione sindacale e che monitorerà il processo di trasformazione ed i progressi ottenuti.
  • Massimizzare la produttività, qualunque cosa ciò significhi nei settori dell'istruzione, della sanità e dei trasporti per citarne alcuni.
  • Nessun piano di ripristino dei livelli stipendiali pre-tagli.
  • Nuovi contratti da sottoscrivere, anche se non se ne conoscono i dettagli ed i contenuti!
Dobbiamo respingere questo accordo, che è peggiore dello statu quo. E' talmente brutto che addirittura gli esecutivi di alcuni sindacati hanno intimato ai loro delegati al negoziato di non firmare nessun accordo. I dirigenti sindacali hanno dimenticato come si fa a lottare ed anche quelli tra loro che tuonano contro questo accordo, non vogliono altro che tornare a sedersi al tavolo e rinegoziare.

Quando voteremo per questo accordo, ribadiremo la nostra scelta di sciopero fatta nell'ottobre del 2009. I nostri sindacati sono ancora nostri. E' bene che questo messaggio giunga chiaro e nitido ai dirigenti dell'ICTU, ai tromboni di Liberty Hall ed al Parlamento. La trasformazione che noi vogliamo è quella di riprenderci il sindacato... e solo noi lo possiamo fare.

D. Freeman

Tradotto ed adattato a cura della FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali da "Workers Solidarity" n°115, maggio/giugno 2010, foglio del Workers Solidarity Movement.

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